Controriforma

Controriforma Controriforma PARIGI, ottobre. Se le pagine mordaci dedicate da Camillo Mauclair all'arte sacra de.l Seicento nel suo bel libro La majesté de Rome avessero per avventura acceso in noi italiani un qualche desiderio di vendetta, la monumentale opera di Emilio Male sull'arte sacra dopo il Concilio di Trento (Paris, Colin, 1932) giungerebbe singo: l.irmente a proposito per permetterci di soddisfarlo. Medievalista convinto, trincerato da decenni nel culto quasi esclusivo di quell'arte francese dei secoli XII e XIII che al Mauclair sembra il solo sbocco legittimo dell'arte cristiana dei primi secoli, il direttore della Scuola Francese di Roma è giunto infatti d'un colpo, al contatto del barocco italiano, alla scoperta, quasi rivoluzionaria per un francese, che il Seicento è una delle più grandi epoche dell'arte sacra, non meno fervida, sincera e feconda del Medioevo. Anche il Male, come il Mauclair, aveva scritto anni or sono che « dopo il Concilio di Trento l'arte cristiana cessa di esistere». Oggi la sua ritrattazione è completa : « Ho dovuto riconoscere che mi ero sbagliato ». E' l'errore in cui cadono di primo acchito gli uomini del nord, usciti dalle tenebre delle cattedrali gotiche, all'entrare nell'atmosfera calda, mossa, rumorosa ed espansiva del nostro Seicento : pigliano, come accadde appunto al Mauclair, i migliori artisti del tempo, un Bernini, un Domenichino, un Guercino, per mestieranti dotati di una vertiginosa bravura ma privi di senso religioso e unicamente capaci di intendere l'iconografia come un enorme spettacolo, sfondo frivolo e sgargiante di una vita dissipata dove la declamazione e l'enfasi abbiano preso il. posto del sentimento. L'autore di Majesté de Rome non aveva esitato ad affibbiare alla loro pittura qualifiche roventi — « carnevale », « scuola senza Dio » — affermando che i critici e gli storici amici del barocco debbono essere dei veri miscredenti per. non accorgersi dell'« offesa mostruosa » inflitta al Cristianesimo da un siffatto stile d'arte. Di queste e d'altre analoghe eresie, purtroppo più accreditate di quel che non sembri, Emilio Male fa ampia giustizia in una apologia di seicento pagine in-ottavo, che al lettore italiano innamorato di quel barocco che è una delle grazie più penetranti del panorama estetico della penisola non lascia se non un motivo di rammarico : il dover renderne merito a un erudito straniero anziché a uno studioso di casa nostra Increduli gli artisti del Seicento! Ma Lorenzo Bernini, il più grande di tutti, se non il più combattuto da certi esteti d'oltr'Alpe, si confessava e comunicava due volte la settimana e ogni anno faceva un periodo di esercizi spirituali ! Quando Luigi"XlV"lo chiamò a Parigi, chi non lo^vide,1 degli stessi francesi più sbadati, a cercare quotidianamente nel la preghiera i conforti necessari ai travagli impostigli da una Corte do ve contava più nemici che amici? Il Diario del Canteloube è pieno di prove eloquenti della sua sincera pietà Increduli! Ma il Guercino non cominciava mai la sua giornata senza starsene un'ora buona in orazione appiè del letto e recarsi poscia a sen tir messa. La sera, a lavoro finito, tornava in chiesa a pregare, e il venerdì lo trovavi, immancabile, agli esercizi della Confraternita della Buona Morte, di cui era membro, con moltissimi altri artisti del suo tempo. Identiche consuetudini di stretta osservanza vantava Giuseppe Crespi, due figli del quale vestirono l'abito di Sari Francesco. Carlo Dolci, membro della Confraternita di San Benedetto, aveva fatto voto di non dipingere se non quadri atti ad infiammare la devozione del_ popolo. . Francesco Ferrari prima di dipingere un Santo non mancava mai di porsi sotto la sua protezione, come i noeti del secolo precedente prima di incominciare un poema si mettevano sotto la protezione della Musa. Luca Giordano, prototipo della tanto deplorata facilità e leggerezza seicentesca, non acconsentì a recarsi a lavorare in Ispagna se non accompagnato dal proprio confessore. Il Caroselli, chiamato dal re d'Inghilterra, rifiutò di muoversi per tema che in zpLoterra protestante non gli riuscisse diadempiere ai propri doveri di buon cattolico. Notizie poco diverse troviamo nei biografi del tempo, i Baldinucci, i Bellori, i Baruffaldi, iSerj-a, sul conto di quasi tutti i pittori noti, dal Domenichino giù giù sino al Ticpolo, membro — chi lo crederebbe, da parte di una natura così squisitamente sensuale? — della Confraternita dei Carmelitani. Sostenere che uomini di tanta fede potessero creare opere vuote di valore religioso è dunque una tesi per lo meno antinomica. Essa urta, del resto, anche per un altro verso, il buon senso : perchè l'insensibilità religiosa dell'arte di un'epoca obbligherebbe a supporre una insensibilità per lo meno eguale nella Chiesa da cui quell'arte è voluta, giudicata e collaudata. Ora il Seicento è, manco a farlo apposta, il secolo della Controriforma ossia proprio quello di una intensa ripresa religiosa, di una affermazione entusiastica della fede cattolica uscita allora allora> da uno dei più grandi pericoli che l'abbiano mai minacciata. Con la fine del Concilio di Trento ossia nelle ultime decadi del secolo XVI, la Chiesa romana, che il Rinascimento e l'umanesimo avevano condotta senza accorgersene sull'orlo del precipizio buttandola in braccio alle seduzioni delle sirene pagane, rientra bruscamente in carreggiata. Lutero e Calvino sono rimasti battuti, ma la loro ope ra non è crollata del tutto e il pencolo potrebbe risorgere: bisogna dunque vegliare, stare all'erta. Il Cristianesimo dei nuovo secolo sarà un Cristianesimo di combattimento. E poiché l'arte è il grande mezzo disdctqlmdngsIbpppsdpnsctiptsbpngoidCrdzsuctnvCpgl• — o , i e o n o ! e a a a i n i l a e , i a , o i e o i i d o. di i di o a eeaoa, n comunicazione fra i pastori ed il [gregge, esso baderà a tener d'occhio;gli artisti, a guidarli, a impedir loro di ricadere negli antichi errori, a far-1 ne gli agenti della ambita rigenerazione spirituale. Una sorta di censura ecclesiastica preventiva modererà la loro libertà Le licenze della fantasia saranno sub- i ordinate alle esigenze di un'ortodos- dij n olrri o esì ne aer el il eeà a e o ndi a de no no neoertlnno e nna Il rà o. di sia che si considera tuttora in istato di difesa. Senza perdere il contatto con gli umili, non bisogna più dimenticare che esiste una critica storica. In questo programma di congruità intelligente, in questo delicato compromesso fra i diritti dei sensi e quelli dell'anima, i Gesuiti, milizia della nuova Chiesa combattente, raggiungono subito il primo posto col loro senso insuperabile della propaganda. Il nudo viene, quanto più è possibile, bandito dall'arte sacra. Roma si adopera inoltre a ridurre il posto occupatovi sinora dall'aneddotico, dal capriccioso, dal familiare. Certe digressioni care alla pittura del Trecento e del Quattrocento, gli animali, i fieri, il paesaggio, delizia innocente delle generazioni precedenti, spariscono. Basta con le digressioni: è tempo di concentrare, e non di distrarre la fantasia vagabonda dei fedeli, insegna il Loyola. Paolo Veronese, al principio della crociata, ha avuto del filo da torcere col Sant'Uffizio per la sua smania di arricchire i Cenacoli di buffoni, cani, scimmie, scherani, paggi, « ed altre sciocchezze » che non ci hanno a che fare. Il Caravaggio, per eccesso di realismo si vede rifiutare più di una tela da capitoli ormai straordinariamente suscettibili in fatto di espressione mistica. L'ideale del tempo, almeno in quanto la Chiesa interviene a costituirlo, si orienta insomma verso la separazione del profano dal sacrò, verso la distinzione dei generi : il divino cerca di svincolarsi dall'umano, il che è già un modo di superare il paganesimo. Segno eloquente della metamorfosi che si è compiuta negli spiriti, pittori e scultori, fatte le debite eccezioni, capiscono queste nuove idee della Chiesa. Se non sempre si istituiranno esecutori obbedienti delle sue direttive, come vorrebbero gli ispettori della Compagnia di Gesù, giacché la fantasia di un artista e la sensualità di uh popolo sono più forti di tutte le esigenze del dogma, la loro volontà purificatrice, i loro scrupoli di coscienza arriveranno egualmente, malgrado l'apparente abbandono e disordine del barocco, a sgombrare l'atmosfera dai vapori troppo carnali del Rinascimento, a restaurare il prestigio degli elementi puramente spirituali della ispirazione. Molti sono, intanto, gli abusi tematici da correggere. Quell'abito di dipingere la Vergine svenuta appiè della Croce è una mancanza di tatto da condannare una volta per sempre, gtabat dice il Vangelo : stava in piedi. Lo svenimento vizia di troppa umana fralezza un dolore che la Chiesa volle intrepido e austero. E nelle Natività, quel bue e quell'asino, finora immancabili, ma di cui il Vangelo non ha mai fatto menzione, come non accorgersi che, con la loro rusticità e il loro realismo, contaminano una scena grande anzitutto pel suo altissimo senso mistico? Altrettanto dicasi dell'asino nelle Fughe in Egitto : il Vangelo non ne parla, il senso del decoro dovrebbe fare intendere l'opportunità di dargli lo sfratto. Evidentemente l'etichetta seicentesca non è estranea a preoccupazioni di protocollo che avrebbero fatto sorridere i Primitivi, ma in questo travaglio di revisione entra anche in misura notevole il desiderio di rifarsi alle fonti, di sceverare il grano dal loglio, di elevare il tono dèlie grandi tradizioni, insomma una preoccupazione didattica, anzi apostolica. Più degli elementi aneddotici della vita dei Santi, gli artisti baderanno d'ora innanzi a metterne in luce le crisi intime, l'ineffabile della santità. Dalla cronaca ascendiamo alla psicologia. Qu'al'è il momento-indice della santità? Fino ad oggi era stato ^ il miracolo : d'oggi innanzi sarà Te stasi, quella specie di corto circuito fra umano e divino, fra terra e cielo, che rivela la presenza del trascendente. Ed ecco l'arte del Seicento moltiplicare sugli altari le visioni, i folgoramene improvvisi della grazia: volti rapiti che si arrovesciano, braccia che si schiudono, cuori che sanguinano, stimmate, piaghe reali e immaginarie, tutto un •ìmistico delirio che appare per la pri-ma volta nell'arte e che comunica all'atmosfera religiosa una temperatura rovente, un clima di tempesta equatoriale, risposta del temperamen: to cattolico e latino alle negazioni della Riforma. Santa Teresa sarànaturalmente, la prima beneficiaria di tale nuovo stato d'animo che le deve tanta parte di sè: ma anche santi più quieti e più modesti, un Filippo Neri, una Maria Maddalena de Pazzi, un Francesco di Paola, un Francesco d'Assisi, un Antonio dPadova, si offriranno ormai alb reverenza dei fedeli soprattutto nell'ora del supremo rapimento, nell'attimo in cui il messaggio celeste piomba su di loro e li fende come un fulmine la quercia 'sulla montagna. Entra, per merito dell'arte, nell'esperienza corrente della folla tutto un lato psicofisico, medianico, magnetico della vita religiosa che va dal sonnambulismo alla levitazione : da papa Pio V che vede in Vaticano la battaglia dLepanto al beato Giuseppe da Copertino, a San Diego d'Alcalà, a San Francesco di Paola che si librano nell'aria attratti dalla calamita irresistibile dell'amor divino. Oseremmo negare che tutte queste novità contrassegnino un'era nuova, uno stadio più avanzato, più - complesso del sentimento religioso? Ben lungi dal rivelarcisi quale una epoca di involuzione della fede, secondo pretenderebbero il Mauclaie tanti altri, il Seicento presenta chi lo osservi davvicino tutte le caratteristiche delle epoche di fede intensa e schietta, forse più schiettche non la stessa fede medievale, chancora tante scorie ingombravano. pittori dipingono : ma i loro affreschi e le loro tele non sono il semplice parto dei capriceiMella fantasia, sono il prodotto di direttive precise e con seguenti impartite loro dalla Chiesa. Una collaborazione costante fra artisti e teologi garentiscc ormai la perfetta ortodossia dell'arte sacra. Il Domenichino, i Caracci non incomin ciano un quadro senza aver preso consiglio da monsignor Agucchi. Il Guercino lavora sulle indicazioni dei canonici e dei capitoli che lo chiamano. Il cavalier d'Arpino, Guido Reni, il Cigoli e gli altri artisti che affrescano la Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore obbediscono ai suggerimenti di due dotti oratoriani. In pari tempo le polemiche tra i Canisio, i Baronio, i Bellarmino e gli altri storici e teorici intenti ad epurare la tradizione concorrono ad arricchire la cultura come ad affinare la sensibilità degli artisti. Succedu ta alla serenità dell'epoca precedente un'aria di perpetua battaglia, anche pittori e scultori si sentono in certo modo soldati della Controriforma Da Roma, sotto l'alta guida dei Gesuiti, le loro opere proiettano ormai attraverso il mondo, da Praga a Madrid, la logica serrata di una apologetica quanto mai accorta, pertinente ed efficace. Cominciano, dal Paglioni al Reni, con l'agitare contro i protestanti lo spettro della morte degli imperatori iconoclasti ; continuano, dal Domenichino al Caravaggio, con l'apoteosi della Vergine, distruttrice dell'eresia, con quella del¬ lrIvcdnmgtruintlrlpsg 'Immacolata Concezione, dal Maatta al Murillo, con la difesa delle ndulgenze e del Purgatorio, da Salvator Rosa al Caracci e al Guercino, on la propaganda dei Sacramenti, dal Crespi al Barocci, al Domenichino e a cento altri ; culminano, finalmente, nell'esaltazione della carità, giacché nemmeno adesso l'estasi è utto, e il prestigio di un Carlo Borromeo che soccorre gli appestati, di un Giovanni di Dio che assiste gli ncurabili è di quelli cui la Chiesa non saprebbe rinunziare senza smenirsi. . E poiché il sentimento supremo cui a ferie rigenerata fa appello è lo spirito di sagrificio, ecco i pittori mobiitati da un capo all'altro dell'Europa cattolica per esaltare il martirio. In un tempo in cui non è ancora dissipato il ricordo del sangue versato dai Gesuiti in Inghilterra e in Germania, tutte le Case che la Compagnia viene aprendo in Roma si pongono sotto l'egida di rappresentazioni educanti l'animo dei sacerdoti al supremo dono di sé. II portico della chiesa di San Vitale è tutto croci, ruote, staffili, cavalietti, graticole; e nella navata del tempio l'occhio passa da San Gennaro decapitato a San Palmizio inchiodato sulla palma, a Sant'Ignazio divorato dai leoni, ai martiri di Sebasta assiderati fra i ghiacci. Ma da Roma le lezioni di quest'arte severa, compresa della beltà della morte per un'idea, si diffondono su tutto il vecchio mondo. A differenza del secolo precedente, chcpSSDilctstzrvloElmsIPvdsmftglasgvgpcnl che aveva temuto il dolore, il Seicento lo ricerca, vive con esso in una perpetua intimità. Il Baroccio ritrae San Vitale sepolto vivo, il Ribera San Bartolomeo scorticato vivo, il Domenichino Sant'Andrea flagellato, l Russino Sant'Erasmo sventrato sul cavalletto, il Callot, il più truce forse ra i genii del tempo, formato alla scuola degli orrori della guerra, San'Agata mutilata, sant'Edoardo sgozzato, santa Dula pugnalata, santa Dorótea bruciata col ferro rovente. Dovremmo forse lagnarcene? I tempi o richiedono. Salvata la religione in Europa, bisogna ora conquistarle 'Africa, l'Asia, l'America. Sulle orme di San Francesco Saverio i missionari salpano già alla volta delle Indie, del Giappone, del Brasile, del Perù, del Messico, dell'Etiopia. Un vero bosco di palme spunta sul mondo, come ai tempi d'oro della fede... Questo è il Seicento. Secolo nero, seno, cupo, cogitabondo, tormentato ; ma, in quanto cattolico, secolo profondamente italiano. Potrebbe l'arte non essere stata lo specchio della grandezza di una crisi mercè la qua e Roma riaffermava solennemente ancora una volta il proprio dominio spirituale sul mondo? Insorgendo, grazie alle infinite risorse della sua vasta cultura, contro i pregiudizi regnanti sulla materia, Emilio Male ha portato un contributo prezioso alla conoscenza di un'età troppo calunniata e aggiunto un nuovo raggio alla gloria d'Italia. CONCETTO PETTINATO.