Da una preziosa biblioteca a una fulgente basilica

Da una preziosa biblioteca a una fulgente basilica Con gii archeologi a. Ravenna Da una preziosa biblioteca a una fulgente basilica (i».-U nostro inviato)- i i e n o ù ù a ; e . a n a , , i i a a l i o a a o a a a a a, e r- r- mgi e a o e, ò di i RAVENNA, settembre. Se non poteva scegliersi meglio di Ravenna, per convocare a congresso i cultori di archeologia cristiana, questo edificio stesso, dove il Congresso si riuniva, pareva specialmente indicato e propizio. E' l'antico monastero istedamstedei Camaldolesi : che quando abban- ! Sdonarono, nel 1515, la loro prima se- j rde di Sant'Apollinare in Classe, e ripararono in città, lo costruirono presso la chiesa di San Bartolomeo detto in ttirrìcuki, avuta in dono dai signori da Polenta; e da loro quindi, per quella loro provenienza, fu poi chiamato — di Classe. — E quando la costruzióne del grandioso monastero fu compiuta, in prosieguo di tempo, la chiesa parve diventare, al confronto, trop ■ po (piccola e disadorna: sicché venne demolita, e ricostruita a sua volta grandiosamente, su disegno del ravennate Luca Danesi, nel 1630; e le venne attribuito il titolo, che porta tuttora, di San Romualdo. Banditi, nel 1798, i monaci Camaldolesi, il Comune accampò e fece valere diritti sull'edificio; e vi stabili scuole e musei. Ultimamente vi è stata allocata anche la Scuola del Mosaico, che rifiorisce, degno vanto di Ravenna. Ma il pregio massimo, che vi si ammira, è costituito dalla famosa biblioteca, che si chiama appunto — di Classe, — fondata dagli stessi Camaldolesi, nel 1707, ricchissima di codici manoscritti, circa un migliajo, ricchissima di libri a stampa, quasi centomila, di cui un settecento incunabuli. Ecco il preziosissimo codice membranaceo in-folio, probabilmente del decimo secolo, che contiene le commedie di Aristofane, l'unico che le riunisca tutte undici; ecco le epistole di Cicerone, in un codice membranaceo del Duecento; un Dante miniato del Trecento — in fine dell'In/erno la nota che dichiara chi 10 scrisse, per proprio conto, e la data di quel giorno, che arrivò a quel punto: «De suo betinus de pilis scripsit in usti 9 Kl. ianuari anno domini 1369»; — un altro Dante, ancora del Trecento; e il commento all'Inferno, di Benvenuto Rambaldi da Imola; ed ecco un libro d'ore, squisitamente miniato, che la tradizione vuole sia appartenuto a Maria Stuarda. Più di cinquemila pergamente, dalla metà del nono secolo al sedicesimo secolo. Ed ecco, tra gl'incunabuli rarissimi, 11 sesto libro dei Decretali di papa Bonifazio VHI, stampato a Magonza, nel j 1465, da Giovanni Faust e Pietro Schoiffer, in pergamena in-folio, con miniature; c i ventidue libri della Città di Dio di Sant'Agostino, stampati a Roma nel 1468; e una Bibbia stampata a Venezia dal francese Nicolò Jenson, nel 1476; e un Dante, con commenti di Martino Paolo Nidobeato, di Guido Terzago, e altri, stampato a. Milano, dal 1477 al 1478; e il Dante, con il commento di Benvenuto da Imola e la vita del poeta scritta dal Boccaccio, stampato a Venezia, per Vindelino da Spira, nel 1477... Un bibliofilo sente venirsi la febbre,, a cercare in questi scaffali, a tirarsi giù questi libri, a sfogliarseli, a goderseli in ogni pagina, dal frontispizio al-, Vexplicit, goderseli per quel senso che danno, un po' come un'ebrietà sopraffina... Ma soltanto gl'iniziati, o vuoi gl'incurabili specifici, posson capire, di questo senso. E il monastero di Classe ebbe locali ancora por accogliere gli uffici del Comitato organizzatore del Congresso, la segreteria, servizi vari, dall'ufficio pestale al bar. Questo, con te. sua tavole: e i suoi scaffali di bottiglie, l'avevano collocato sotto il portico del ocl chiostro architettato da Giulio Morelli, il chiostro retto dalle colonne di sasso d'Istria BdnsdvtcptlNipsrttrqpEmtqlllBcndssvSomlnc[, che il tempo ha patinato in un tono coslcaldo, di rosa, e venato di f oscori az- zurrigni, e co' suoi lauri lucidi, co suoicipressi color di bronzo, e con in mezzo la cisterna, e le pietre della bocca zi-, grinate di licheni, e i ferri lavorati, sanguigni di ruggine. Le adunanze del Congresso sì tenevano nella superba aula, vastissima, che s'apre su un lato del chiostro del Morelli: i congressisti che non trovassero più posto nelle file delle sedie, sedevano sugli alti panconi, che formano zoccolo e rivestimento ai muri, intor- no. Vastissima, l'aula; ma quanta scienza, per cento e cento teste, vi si accoglieva, in questi giorni : tutti i sommi nella disciplina, i più gemali e i più dotti, tutto il fiore dei dotti di archeologia cristiana, rappresentanti ì maggiori istituti di cultura, le più accreditate scuole, titolari delle cattedre piùfamose, direttori di scavi e di musei, II Congresso, secondo il program- nia preordinato da monsignor Kirsch e dal senatore Ricci, di perfetto accordo, si è applicato a una duplice attività: visite, da parte dei congressisti, ai monumenti di archeologia cristiana di Ravenna, cui veniva dedicata la mattinata; e nel pomeriggio, le riunioni in questa aula Classanse, con la lettura e discussione delle relazioni. Ma anche queste relazioni sono state opportunamente coordinate, in base a un concetto fondamentale e a un ordine sistematico: che i più eminenti cultori delle scienze archeologiche di ognipaese dell'antico mondo romano-cri-stiano, esponessero ai congressisti il ri-sumato degli scavi e degli studi com-piuti in questi trentadue anni, dal pre-cedente Secondo Congresso di Archeo-logia Cristiana: cosi che i congressi-sti avessero modo e agio di conoscereriassuntivamente e complessivamentetutta l'opera compiuta in questi anni,per ciascuna regione, e per tutta Ve stensione del mondo romano-cristiano antico, a a- ao a di o di n-' n-j r- à, rV u-i Le visite ai monumenti cristiani an- tichì di Ravenna offrivano un par-titolare interesse al congressisti, per5SSL! Suicontigua tomba di Dante, e dove, in-torno! si verrà creando, come in prò-getto la - zona del silenzio; - aSant'Apollinare in Classe; e soprat-tutto a'f>sn Vitale. A questo propositode' più recenti restauri di San Vitale.nessuno noteva informarci meglio de u e , f o ,,.i-„„„ir,; „i„f v i, dottor Renate' Bartoccm che li haduetti e portati a■ temute. E comepremessa alla visita, egli mi accennava: ., , , _ PKhi meaumenti nel mondo sonoconosciuti come la basilica di • SanVitale, a P.-venna- e non soltantodagli studiosi; consideri che si calcola che essa venga visitata, ogni an-no, da ciré-, cinquantamila forestieriLurghi e co-.tosi lavori vi furono ese-ghiti dalla Direzione Generale dellAntichità e Belle Arti del Regno, per isolarla dalle costruzioni già addossatesi ad essa, nei secoli, e per liberarla dalle molte superfetazioni ' che ne avevano alterata l'architettura. Il nome di Corrado Ricci, ravennate di nascita e di cuore, resta indissolubilmente legato a tale opere, cui attese corno Soprintendente, prima, poi come Direttore Generale delle Antichità e Belle Arti. Ma accanto a lui meritano di essere ricordati e nominati Domenico Maioli e il Gerola. Verso il 1921 si era giunti così a una fase che potrei definire di equilibrio fra le deplorevoli condizioni anteriori e quelle molto migliori ottenute, senza però che 11 compito fosse affatto esaurito. Troppo ricca di monumenti è Ravenna, e tutti di eccellente valore; e il mausoleo di Galla Placidia, e il battistero Neoniano, e Sant'Apollinare Nuovo, e ii battistero degli Ariani, e Sant'Apollinare in Classe raccolgono veri te. sori d'arte; senza citarne ancora parecchi altri, dei quali non vogliamo tuttavia sminuire l'importanza. Molti dunque i bisogni, molto il lavoro eseguito, se si consideri che tutti questi insigni monumenti sono oggi, più o meno, decorosamente sistemati. E potè accadere che, a un certo momento, il desiderio di supplire a tante necessità facesse sospendere alquanto l'interesse per San Vitale. Poi la guerra, la crisi; e l'abolizione della Soprintendenza ai monumenti della Romagna, aggregata a quella di Bologna... Due anni or sono veniva costituita, e affidata a me, la Direzione degli scavi, monumenti e opere d'arte per la provincia di Ravenna. E sùbito, io chiesi e ottenni di potere studiare e proporre le necessarie provvidenze per 11 definitivo restauro di San Vitale. H Comune di Ravenna mi offriva un contributo di venticinquemila lire annue; la Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, pur nelle ardue contingenze del bilancio, accoglieva integralmente le mie richieste, distribuendo in vari esercizi finanziari la spesa prevista. Da due anni, così, si è tornato a lavorare in San Vitale... Ma non le pare più opportuno che andiamo a vedere, sul posto? MARIO BASSI.