Come nacque l'ode alla Chiesa di Polenta

Come nacque l'ode alla Chiesa di Polenta Come nacque l'ode alla Chiesa di Polenta o i e e i o o a i e o , e è i o i n , e l a n i r o «Asilo o solo vie» di collo in collo i votaQuasi accennando l'ardito cipresso...». PolQuesto cipresso, onde muove l'ode 1 n° famosa che; il Carducci dedicò atta ESChiesa di Polenta, sorgeva sul pog-i Etrugio di Conzano. E se il nuovo visita- : nefatore lo contempli tuttora, là, domi- do nante dal sommo, come il poggi* stes-jil cso domina per ampia vista la conval- \™c-'re' ave^Ttr ^ re avere detto — sorgeva: — cho esso ; rat/proprio non e più; e quello che oggi cenvediamo, è un altro; cui il poeta con-, rim- piantare, interrando di sua | di cmano le radici al rinverdito arbusto. Ma il vecchio cipresso, secolare, insieme che dei voli dei passeri, s'incoronava di una poetica e patetica leggenda. Al suo fusto già gagliardo d mieQni, gii f,Ì°!1„ne^,.S\Slare°130 appogBial*,?!?: «attsuosa giovinetta Francesca, anelante di aver salito l'erta. A quella sua scor ta: za «cabra arrostata Ir molle trota dì:"cUJLÌTi ,.„„„ ™° iLH?. dense ie. a per più largo respiro, ella volgeva gii ; amiocchi a bearsi del panorama lieto e no stupendo, dal monte di Bertinoro, pel ■ pundigradare de' colli aprichi, alla mari-'sto na dove il Po discoide. E queil'armo-jgionia di linee e quella luminosa fusione |vocdi colori, del paesaggio, quel rigoglio!Andella campagna opima, quell'azzurreg-.cosgiare lontano della sterminata distesa del delle acque, il translucido del cielo, il Giofulgore del Sole, si riflettevano nei pu- preri occhi estasiati, vi accendevano un;te dsorriso ineffabile, sorriso sempremaijil '9ardente... Giù, nel profondo inferno, nell'orrore dell'aere perso, nella rapina della bufera che mai non resta, nella dannazione e nel tormento, Dante maconbrevillvedrà rifulgere immortalmente quel I dicsorriso, Il cipresso di Francesca Il popolo lo chiamava — il cipresso di Francesca; — e lo chiama così ancora, per tradizione, por attaccamento alla leggenda tradizionale, ora che pur si sa di certo che non è più quello. E il Carducci aveva cercato questi luoghi, ed era salito quassù, la prima volta, nella primavera del 1887. Lo! guidava il suo fervido amore per la terra di Romagna;- lo agitavano i ricordi di Dante e del Boccaccio. E visitò Bertinoro; e sostò sul poggio di a vrauni malo sra, ca. sa botCascirioRulito^iPasolo avanzano, dopo l'assalto dei Tra- P'eversar!, il 1278, rivali acerrimi, a Ra- aCanzano; e si aggirò tra i ruderi del- la rocca dei Polintani. tra le sbrec- date mura e il mozzo torrione, chevenna, dei Polentani, e dalla distruzione che fecero con ferro e fuoco quei di Cesena, passati a fil di spada i terrazzani o tratti prigionieri, ai diciassette di decembre del 129G. Attorno al dovglimoce perla rovina, quasi appoggiate ad essa, le,^' poche umili case di contadini costituì--za scono ino' il villaggio di Polenta. E j miIl Carducci entrò nella chiesa, là do-| tve avrebbe pregato Francesca, avreb-j mebe pregato Dante: la chiesa di San Do- vanato di Polenta, che data dall'ottavo!te, secolo, ed è citata in un documento imidel 976. Il poeta restò vivamente im-jpopressionato, e della insigne vetustissima costruzione, nella circostante bellezza panoramica, e delle memorie grandiose che ad essa si riferiscono e collegano. Esclamò: — Questo è un vero ornamento delle colline romagnole. — E lamentò l'abbandono miserevole in cui tutto era lasciato, quei diroccati muri polentani, là dove aveva nidificato l'aquila di Guido il Vecchio, quella chiesetta ultramillenaria, dove all'austerità e venustà dell'ossatura architettonica si congiungono le grottesche e mostruose sculture, in cui il Medioevo esprimeva sue fanta- mee pnosui tsitpuridl'astaricve. ... iprsie intormi e bieche, il più torbido cotrapasso d'arte, travagli e perverti- |dementi atroci, spasimi spirituali e sin- van ri di e - e e e ara al a ri si ao: a a a onca di taci ^, a ,!anza' Parl° da quell'uomo culto e sano I a^fìt-v*™* no,fvorrì ron^rLTIi n- doratew ehi "sa dove D 4t' „'re-l *| g0? — Allor tutti quei repubbìicanil nilchdegulti. «... Dai capitelli orride Torme intiuse A le memorie di scalpelli arglvi. Sogni efferati e spasimi del bieco Settentrione, Imbestiati degencramenti De l'oriente, al guizzo de la fioca Lampada, in turpe abbracciamento I attorti, Zolfo ed in l'emù Goffi sputavan su la prosternata Gregge: di dietro al battistero un fulvo Picciol cornuto diavolo guardava E subsunnava... ». Ma la musa del poeta, allora, dopo quella visita della primavera dell'87, jnàa Polenta, allora non aveva parlato: cjuimene se, rispondendo a un invito del-,trlalora sindaco di Bertinoro 1 avvo-:tucato Enrico Lorenzim, egli si fosse la- msolato sfuggire una vaga promessa, l^lf.avn"*be studiato, meditato. InL "'Ih 6 nU\aIOra; ?fcf- Orse assorto in altri studi, ispirato da- altri argomenti, nemmeno ci pensò più. E l'abbandono dello storico e mirabi-| le monumento sarebbe continuato, certo con irreparabili danni; e peggio, fu anche, nel campo ecclesiastico, chi no aveva progettato addirittura una mezza demolizione; quando insorse provvidenzialmente un intelligente e degno I sacerdote, don Luigi Zattini Brusa- poa fiate| riluDorci ch'era areinrpte d"Un r.Me« Bl porci, cnera c.rciprete della chiesa, e|bepiù appassionato di quel suo trascura- grto e minacciato tesoro; e con tanto]mcuore si adoperò e tanta abilità, che Prichiamò l'attenzione e l'interessameli- gato delle autorità tutorie, ecclesiastiche Idec civili, e principalmente dell'ispctto- re dei monumenti e scavi dolla prò- d'vincia di Forlì, il cavaliere Antonio i?Santarelli. Sicché finalmente, raccolti dfun po' di fondi, col concorso del Co-i mune e de la mensa vescovile di Ber- voSS-"5S!r.SS f"nsdf°"e rlent:'a l'HPolenta distante dal centro un c:nque|Gchilometri col concorso della provln- ]an-PO JnrV° * Sierosi privati, tra seSJSn- .? 9ll, -P - acldlvcrvre-e.sljdoSS? sf pavidi r'eS ifeb"barbarie di rabberciamenti, consuma- ti sul principio del Settecento, climi- narli almeno per la parte più grossa tae vituperevole, e restituire quindi al- la chiesa la sua forma e aspetti più saautentici, primitivi. Al quale prooosi-'l'oto, di questi primi capitali restauri, mtorna interessante rileggere alcuni pe-|')0riodi di una nota che Ù Carducci a>)-porrà poi alla sua ode, quando, alquan- 9u&M3!2S*Sr*i avfendolVom-D03ta. èrTpubblicandola in fascicolo, con in u-' --strazioni, la vorrà messa in vendita a beneficio dei restauri nella chiesa di Polenta: — successivi restauri, cui si. darebbe ulteriormente mano. Ricorde- u rà il poeca che, «...nella seduta 20 dee. 1sr9 cmI consiglio provinciale» — di Forlì __ilu« venuta in discussione la spesa por !a!tochiesa polentana, opponendo alcuno'sunon doversi gittare denaro del r>ub- Fbucoi per conservare chiese- quando il po« fftt£S^^S^\^mo mazziniano cho presiedeva l'adii- do=a. ! incodilaviI Z arono la spesa per San Donato di enta. Che fu dichiarato dal Gover monumento nazionale;, e cominciaSÀfifi? £f£ SteJTlftuzione e quello dei Culti: dei beattori, come dicono, privati, ricor la contessa Silvia Baroni Pasolini, comm. Francesco Torraca, l'arcipr. cci di Consercole• * parochiani di Po- /fnrono ,,"tett0i £ v.a.va.te destra e tralo, l'abside centrale, la cripta: mane da ristaurare l'abside a destra chi entra e da ricostruire il campa- e... Una benefattrice emerita Quella contessa Silvia Pasolini Baro che il Carducci rammenta qui, tra oblatori, doveva diventare la bene- trice emerita della chiesa di Polen che proprio a lei, gentildonna al- Uanto aggraziata che gemale, n nda l'eccezionale merito di avere di icizia coi Pasolini, i quali possedeva una magnifica villa a Lizzano, apnto in quel di Bcrtinoro, poco disco da Polenta. Un giorno, del mago '97, — e io mi valgo, per queste Ilecazioni, della sicura testimonianza di tonio Messeri, nella sua prefazione, sì ricca d'informazioni al riguardo, volume Da un carteggio inedito di osuè Carducci, volume che contiene ecisamente diciotto lettere indirizza dal poeta alla contessa Pasolini, tra 97 e il '906; — un giorno dunque del aggio del '97, la contessa Silvia, inntrando il poeta a Bologna, nella lieria Zanichelli, lo invitava alla sua la a Lizzano — Villa Sylvia, — col chiarato scopo di una gita a Polenta, visitare la chiesa restaurata e-restauuda. Il Carducci, ch'era in quei gior sovraccarico di lavoro, rispose pria, senza troppa galanteria, un no bel secco; poi, alle premure della signo ripiegava su un chissà, a mezza boc. Ma qualche giorno dopo, nella stes libreria dello Zanichelli, nel retrottega, si riunivano a banchetto, col arducci, una trentina ai letterati, ienziati, professori: tra altri, Vitto¬ o Puntoni, Augusto Righi, Vittorio ugarli, Corrado Ricci : quei che di soo si ritrovavano al celebre Caffè del avaglione. Unica signora ammessa, Pasocerto e?e;.°?f. v'n°' Una ^Pa an°STte" a: 31 brindava in onor di messer Lo- fi , f ^ a ^°tavoIa la con*essa 1 " g Pranzo era irrorato da , vico, e Le donne, i cavalier, l'arme, i amori... L'amabile contessa colse il omento propizio, inter pocula, auspi il divin lombardo; e ripetè l'invito r Lizzano e la visita a San Donato Polenta. E il Carducci, stavolta sen farsi troppo pregare, accettò e proise. tù mantenne la promessa, puntualente. Il sabato cinque giugno, arriava a Villa Sylvia; e il giorno seguen guida la contessa, andavano in coitiva a Bertinoro, dove autorità e poolazione avevano preparato un ricevi- ento non meno cordiale che solenne; proseguivano a Polenta, dove intoro a quel bravo arciprete don Zattini, l sagrato della chiesa, s'erano riuniti terrazzani, in festa. Nell'albo dei vitatori illustri della chiesa si legge, di ugno del poeta: « 6 giugno 1S97 - Giosuè Carducci ride con grande piacere e soddisfazione antica chiesa di Polenta ristaurata». Il poeta lodò i restauri, che erano ati diretti dal professore Faccioll; e conobbe l'opportunità e la dignità che enissero continuati e completati, e con rosciugare la cripta, e segnatamente, ome accenncrà nolla nota aggiuntiva ell'od0i con riaprire l'abside della naata di destra, e ricostruire il campa- * Q'l0<l ' ' raustumque Slt * le. « a questa Madre rcgliàrda, o tu rinnovellata Itala gente da le molte vite, Rendi la voce De la preghiera: la campana squilli Ammonitrice: il campanil risorto Canti di clivo in clivo alla campagna Ave Maria... ». Ave Maria La comitiva tornava verso Lizzano, he lo campane, dai borghi sparsi al eclivio dei colli e giù per le valli, suo- àvàno fàve~mmariL"«... Scendendo da ue. coHi incantatii n carducci, menre u so]e muminava di rossl b'agllorI utto locci(jento> fu preso dalla dolce maUnconia dell'ora e dalla poesia dehi la le evidentomentJe passava £ea rispondonza nell'anima sua... ». ra la musa gi'intonava in cuore e ; u j £ melodia, E' trascorso poco più di un mese. II oeta si piace dello ferie in montagna, Madesimo. Riceve una bella fotograa della chiesa di Polenta, che la conessa Pasolini gli ha inviata, quasi a chiamo. Le risponde, in data diciotto uglio : •s. Signora contessa, «Grazic- Ricevei ieri la fotografia, e!la mo]to. intanto dal Ministero di razia o giustizia furono assegnate mille lire po' restauri della chiesa di olenta. Io, presso la vetta dello Splua, a milleseicento metri su '1 livello ei mare, poco posso fare, « Certo, non cogliere timi, come l'ape 'Orazio, circa nemus nvidique Tibus n^'s : ma t,ra ve°Ui '"P1 % torrenfemo »° a ° qUalChe Strofe; e ve" Questa "qualche strofe, che rapisce a ol0) ò dell'ode alla chiesa di Polenta: Ha già proannunziata a Domenico noH, assicurandogliene la primizia per a sua Biviata d.j£dUu E mPen d,un e dopo, ai d0[Ucì di Eettcmbrej t0T™B ovor ringraziare la sollecita contessa, " ™" *"> * • S o- «Signora contessa, ta«»S» ^ «Credo che il 15 prossimo, alla fine, arà pubblicata navItalia di Roma ode, che sin dal giugno io aveva promesso al conte Gnoli. Pochi giorni do0 verrà fuori l'edizione Zanichelli, con fotografia della chiosa, credo, e con uju.a à?\ c'P'esso, vorrei; a tutto be- Tattamente tre giorni dopo - 1 u "01 d0p0 clrca Un armo' 11 ventui» uS!io ck'' '5S' circa all'ora del tramono: 0 fulmino colpiva e incendiava, ul poggio di Conzano, il cipresso di Francesca. Ma quello stesso ottobre il oeta ripiantava l'albero leggendario: ^^ «W »™*™' ra^e « freni oso- SuIla pergamena, elio suggellata n un tubo di ferro, venne interrata on le nuove radici, egli scrisse: quinici cu settembre del 1S97, — l'ode ala diic-ii di Polenta usciva sulla Riista d'iteli i; e ai primi dell' ottobre fateicoiotto illustrato dello anichelli. MARIO BASSI. ]