La figura, le imprese e l'arresto di tre raffinati truffatori

La figura, le imprese e l'arresto di tre raffinati truffatori La figura, le imprese e l'arresto di tre raffinati truffatori Uno pseudo dottore in legge e due negozianti disinvolti - La guardia alla moglie dell'amico - Assegni a vuoto - Fuga e inseguimento in automobile Sono stati assicurati alla Giustizia tre astutissimi truffatori. Uno di essi, quello che è stato arrestato nel tardo pomeriggio di ieri, h un pseudo dottore in legge, certo Giovanni Pavesio, abitante in via Lamarmora 30. Uno strano poliziotto dilettante Il Pavesio, che è pregiudicato per truffe commesse in epoche diverse, era uscito di carcere da appena quattro mesi dopo aver scontato una condanna a circa tre anni di detenzione. Appena riacquistata la libertà, il Pavesio, anziché preoccuparsi e pensare seriamente alla propria famiglia composta dalla moglie e da due creature ancora in tenera età, che vivono quasi nell'indigenza, preferì darsi a facile vita e riprese a frequentare compagnie composte di individui equivoci; quegli stessi che egli aveva per amici prima di essere internato in carcere e che lo avevano trascinato sulla cattiva strada. Dapprima il Pavesio, non adattandosi ad una umile professione, si diede a fare il po liziotto dilettante ed in tal modo riuscì, a spese di un amico, a sbarcare discretamente il lunario. Egli aveva assunto il compito di pedinare la moglie di detto amico allo scopo di constatare se era fedele o no. L'amico era gelosissimo della moglie e non lesinava spese per sorvegliarla. Il Pavesio, a quanto pare, seppe così bene sfruttare la situazione che, per un paio di mesi circa riuscì a farsi noleggiare dall'amico, da un « garage » nei pressi della barriera di Nizza, una lussuosa automobile che, a suo dire, gli serviva per trasportarsi rapidamente da un punto all'altro della città e nei paesi dove la signora sospettata si recava. Non si conosce la fine di questa faccenda, ma certo si è che il provvidenziale amico, un bel giorno, dichiarò al Pavesio di non aver più bisogno dei suoi servizi e che perciò lo esonerava da qualsiasi attività. Scarrozzate senza spesa Il Pavesio, quel giorno, si trovò nella condizione di dover restituire l'automobile al « garage » in questione; senonchè, ormai abituato a darsi l'aria di gran signore, pensò di sfruttare la fiducia che in due mesi aveva saputo ispirare al proprietario dell'autorimessa, per farsi da questi rilasciare l'automobile a noleggio in proprio conto. Egli, anzi, per darsi una maggiore importanza, raccontò di essere incaricato dalla Polizia di missioni di fiducia in città e in provincia. Come se ciò non bastasse, egli, valendosi della sua omo nimia con un noto e stimato profes sionista della nostra città, non esitava a lasciar volutamente intendere, quan do gli tornava comodo, di essere il prò fessionista in questione. Il padrone del « garage » non fece osCgeiHisi o o pspcgddifficoltà a lasciargli l'automobile, ed il,Pavesio cominciò a scorazzare per ia,a l o r o i i i a o a e i e città e dintorni, recandosi però ogni giorno in « garage » a far rifornimento. Naturalmente in tutto questo secondo periodo di tempo, il Pavesio non accennò mai a voler pagare il noleggio e il rifornimento dell'automobile, dimodoché il conto saliva a cifre impressionanti. Un brutto giorno, il noleggiatore, stanco di non veder mai il becco di un quattrino, invitò il cliente a saldargli il conto. Il pseudo dottore in legge senza scomporsi, promise di provvedere per il pagamento il giorno seguente, e, per confondere sempre più il credulo creditore, gli raccontò una certa vicenda poliziesca di cui egli era l'eroe, degna di figurare fra i romanzi gialli. I nodi al pettine Questa volta però la chiacchiera del Pavesio non sortì alcun effetto nel proprietario dell'autorimessa il quale ritirò la macchina dichiarando che se lo strano poliziotto dilettante non avesse provveduto a pagargli le 5000 lire che gli doveva lo avrebbe denunciato alla Polizia. La minaccia, come per incanto, fece eclissare il Pavesio cosicché il padrone del « garage » dovette rivolgersi all'Arma dei carabinieri. Il maresciallo Curzi, comandante la Squadra investigativa, eseguiva rapide indagini e perve niva ieri nel pomeriggio a rintracciare e ad arrestare il truffatore. Sulla sua oscura attività i carabinieri, naturalmente, continuano le indagini e non è improbabile che vengano in luce altre edificanti imprese Si è potuto sapere, ad esempio, che fra le altre truffe compiute in passate: dal lestofante ve n'è una, commessa circa tre anni fa, la quale è rimasta tutt'ora impunita. Allora il Pavesio, adducendo gravi e immediati impegni tanto fece e tanto disse che riuscì t< e'farsl ™™<*™™ da.,un "m»e °Peraio l- la somma di lire mille. Il fatto e an- n cor più grave se si pensa che 1 operaio, spiato dal buon cuore, allo scopo di a a a a a o . o n n a e venir in aiuto al Pavesio, non esitò, pur di raggranellare la somma richiestagli, di portare al monte di Pietà gli oggetti d'oro della moglie. Un'azienda impiantata bene Gli altri due truffatori, pure arrestati dalla Squadra Investigativa dei Carabinieri l'altro ieri, sono corti Biagio Bolzoli, abitante in via Ormea 21 gblgmariVpmscv _ driusciti a creare attorno a sdi intrichi e un certo ere- [iai ìningni e uu «iiu tre Ue Gaggiera. L'attività di questi due individui appare complessa ed estesa. I dHjSsi erano sè una rete ,::,„ v- ni, si S^ntósione ^cheaue^a vuoto emissione ai cucque |tli Gaggiera, ad esempio, aveva aper to un magazzino di stoffe in via Acca- ppdndemia Albertina 21 e subito dopo, aiu- Gtato validamente dal compagno, si era ]dato da fare per prendere contatto con ]fornitori e crearsi una clientela. I due.ssoci, però, non possedevano, all'inizio cdella loro attività, un soldo, dimodo-^Schè, per raggiungere il loro scopo sen-' za destare sospetti e per farsi credere commercianti facoltosi, decisero di fornirsi di un'automobile. Senza porre indugi, essi si presentarono al garage di cui abbiamo già parlato nel fatto pre- j scedente, e contrattarono il noleggio di j un'automobile. Stabilite le condizioni, ! ni due soci fecero rifornimento nello i stesso «garage», saHrono sulla mac- ea sapere che i due soci erano partiti per Milano, dove avevano acquistato stoffe di vario genere pagando con assegni a vuoto. La merce era stata poi venduta quasi subito, in contanti, ad un prezzo inferiore al costo. Anche la proprietaria dello stabile- china e... non si fecero più vedere. Dap prima il padrone dell'autorimessa pensò di rivolgersi alla Questura per rintrac-i ciare l'automobile, ma poi decise di ese- jguire per proprio conto le indagini, iAiutato da un suo meccanico, riuscii di via Accadrà Albertina, Gaggiera aveva affittato il magazzino | magazzino nel quale non venne mai deportata merce di sorta — venne pagata con un assegno che risultò essere stato emesso a vuoto. Sempre attraverso le informazioni assunte dal padrone del « garage » e dal suo meccanico, risultò che i due pseudo-commercianti, nella nostra città, sempre col sistema degli assegni a vuoto, avevano commesso altre truffe, alcune delle quali ingenti. Una caccia fortunata Con la scorta di questi e altri elementi il proprietario dell'autorimessa, ii meccanico e due garzoni, su di una automobile, decisero di partire alla volta di Milano sulle tracce dei due lestofanti. Fortuna volle però che la- macchina ricercata venisse ritrovata alle porte di Torino e precisamente alla l, Barriera di Milano, e su di essa i due a, lestofanti. Questi vennero inseguiti i n o i e e, o lungo la strada di Settimo e, nonostan te che forzassero la velocità della loro macchina, vennero raggiunti dagli improvvisati poliziotti. Vistisi ormai persi, il Bolzoli e il Gaggiera si diedero per vinti e si lasciarono trasportare alla caserma dei Carabinieri di piazza Carlina, dove il proprietario del « garage » sporse la sua regolare denuncia. Anche sull'attività toi questi due ultimi truffatori, che, come abbiamo detto fin da principio, appare assai estesa, la Squadra investigativa ha iniziato indagini.

Luoghi citati: Milano, Nizza, Torino