Ricordi di d'Annunzio e di Shaw

Ricordi di d'Annunzio e di Shaw Ricordi di d'Annunzio e di Shaw nell'atmosfera settembrina della laguna l VENEZIA, settembre. de Un giorno — di questa lenta e stan- erca stagione — Bernard Shaw, tornan- ce do da un suo viaggio veloce alle iso- le più verdi della laguna, da San Fran- ch ecsco del Deserto a Sant'Erasmo, dal- se le Vignole dove le donne più giovani amano ballare la furlana, a Burano do-jme ve la fatica del fusello sembra il la- voro arguto e misterioso di un orafo po cauto e intelligente, volle che gli mo- co strassi dalla balaustra del Crand Ho-;ri, tei l'anfiteatro stupendo che si svolge- deva in una miriade di colori discordi all sotto gli occhi smagati di una piccola:va lolla di stranieri che scendevano allo- ; ar i*a dalle gondole sulla riva della Sa-jm luto. |to — Vedete? Io credo di «aver tutta ; ca Venezia nel mio cervello ». Sarebbe puerile creder d'averla vista tutta, di avcrnc scoperto sia pure un solo se s'roto ma scP?ur Provate, a d.,v;aer,e'„a separare, a distinguere la ridda de lo immagini che vi son restate, quelle che credevate sepolte, germoglieranno d'un Pr°vviso... Bornard Shaw volle che lo accompagnassi nella terrazza più alta dove l'aspettava la sua signora Dalla porta dischiusa le vele latine _ (-vlu —aln' . Piu avanti era tutta l'armonia diffusa delle chiese, il fastigio dei palazzi, la corona dei campanili, le croci verti ginoso dipinte sulla chiostra del cic io, la lieve orchestra del vento e delle campane, dalla Pietà alla Bragora, da s. Giorgio Maggiore, più avanti e più montano, dall'arco dela Giudecca — quasi la molle, lasciva, profumata, tepida carezza di un amante — dalle Zitelle al Redentore, dallo Spirito Santo, più vicino a noi, da San Gregorio da San .Vio, da Santa Maria del Giglio, da San j Vitale, da San Stefano, da San Mau- ™zio, a ridoso di quella casa vermiglia dove d'Annunzio ritrovava ogni notte Ia quiete solenne della città fasciata di bianco e di azzurro che gli deponeva un'ombra tremante sulla fronte quando, steso nel suo giaciglio, componeva per Renata, sui cartigli appuntati nel le Sno- quel notturno nel quale la figura d(*l cieco veggente sembra riemersa con una forita senza cicatrice dalle stesse I pagine della tenebra. - La città nel cuore ' _. . ! — Vedete? — chiedeva Bernard Shaw- — Questa Venezia che credevate di portar dentro il vostro cuore, non e Piu quella di ieri e non sarà, fatal mente, la città di domani. Ha un altro v<flto' un'altra pace, un altra ansietà, ' Se.tino di noi dovesse pensare ad un Possesso solitario e temporaneo, non riuscirebbe che a mettere assieme il ^I0C0 fatuo «capriccioso di un ragazzo, Nessuna citta al mondo più che questa. ° come questa, ha un suo volto molte Plicc' YmCa e ^^"^-"oh^™ na a-ualch~, cosa,1X1 f ' °^fn°™' ?n 51 Siorn° doP° 10 stess0 dono 31 scl0_ 1 B"c. dilegua, vanisce... 1 E. la dttà che trascolora. j Non ha tinte. E' di tutte le sfumature. Pensate all'arcobaleno? Lo supera. Perchè uno di noi dovrebbe scoprir.vi qualche cosa? E' assai meglio passare per le sue strade come un viandante, senza mèta. Andare per le sue piazze, per le sue calli, per i suoi ca nali. Non tentare di aprire uno scrl gno per impossessarsi di un monile. Si - spezzerebbe fra le nostre mani, - E' la città che ha dato tutto e non i ha dato niente. , Io preferisco giungervi cosi — da l straniero — arrivarvi dalla Palestina, e passarvi due giorni, ripartire per Lon, dra, non cercarla più dentro di me, r P«" non farmi del male... à Mi parlava di altre cose cocodonevela starà"Ttrtocononuti ti chceBaavsenequ« gril « doa coamnaBavanbounnoEsaavavcatel'aoldfrSa e o e è a del Garda, di'quello che avrebbe fatto, del sistema di lavoro che seguiva (lascio che la fantasia entri nel mio cuore. Anche il mio cuore lavora con la mia fantasia. Ad un tratto questa specie di parabola è finita. Allora io ho composto, inavvertitamente, la mia opera...) ma poi il velario della divina città lo riprendeva, a quando a quando. Saliva dall'acqua qualche voce di e l gondoliere, qualche canzone si spegne. va sotto l'arco di un ponte, nella gola : un canale, moriva allo svolto di un , rio, aveva uno spirito essenziale — e languiva e viveva — riempiva tutto il tamccvssdpztpctvinscgèe a a- e alberghi, delle ville, delle terrazze, do e ve fìno a icri 0 passata la moda, è 8 passata l'eleganza, è sfilata la bellezza a con le insegne scintillanti dei grandi a disegnatori di croquis di Parigi e di 0. Londra, di Milano e di Torino, - Ha un altro viso. Un'altra abitudine maPrtlirlss,n„ r :». fibreve orizzonte, dalla terrazza fiorita, sè assolutamente diversa da quella che i h!!?™?1^!!' OHrtWri^al CTotS al L««i! n, ?,Vha frn W*2Syi£§S2r s•»m, o al Lido, fra. San Nicolo eie Quat- tro Fontane, nella ressa caotica degli &lsapgpge R" meno ciarliera, meno vana, meno I &gtul v: ta Venezia - ma le importa meno di ì^- fragorosa, I E' venula per vedere Venezia - ammirare le gale scarlatte dei manne- _,-, se 1 quitte biondi di Lelong, e assai di più cercare in t'ondo ad un tesoro le ossa nsccel cranio di un Santo, o in una fiala rmetica, la ideal parvenza di tre goce del sangue del signore. Vorrei dire — se mi fosse lecito — he, dentro alla vita, dalla vita stessa !ombra, ineffabilmente, la più distante, i1Chiede agli Scalzi dove sia San Si- ■ eon Profeta. ;eS'indugia agli orti Gradenigo. Si fa sortare al Casino degli Spiriti. La in- contri a Santa Maria Gloriosa dei Fra- «, a San Giov ella Carta e lo squero mcrav aso, fra barche rovesciate c fornaci ardenti, e a San Sebastiano, chiede se dai sia vero che d'Annunzio sia torna- do alla sua casetta rossa, sulla vecchia arlinga bSulla vecchia carlinga L'imagine di d'Annunzio, dopo una , . ' 1 . oosì lunga assenza, è viva e presente uome se il Poeta non avesse piu abban- ponata la città. dUno di noi è sicuro che tornerà. Tor- pera una notte sulla carlinga di un 1ecchio aeroplano di guerra. Cercherà d sepoltura di Miraglia. Scenderà alla dazione di Sant'Andrea. Verrà e parti- là senza che nessuno lo veda, senza che aTTJ? Sa?.PÌa- a « 1 • ì H, Dante « 1 uomo dagli occhi di ve- ro » il vecchio gondoliere del traghet- po di Santa Maria del Giglio che rac- gonta queste cose. dMolti giornalisti americani gli han- po chiesto che mai fosse vero che d'An- cunzio avesse raccolto un libro di « not- K „ » ™„ T-.„„f» i.» _;o„„».t„ g a Venera » ma Dante ha risposto |he non sa. Quando d Annunzio era in- Derto fra la casetta rossa e il palazzo sarbarigo della Terrazza, Dante non aveva paura che s'allontanasse per;aempre. Anche adesso egli sa che tor-[Berà. E gli preparerà — come allora, 1 muando arrivava all'alba dal mare — il '^ letto più duro » per il suo sonno più rande. Ecco che la gente chiede di rivedere Poeta; fra San Maurizio dove la congiura » di Ronchi fu ordita e di ove partì la prima pattuglia eroica, Santo Stefano dove un alchimista acorto preparava al Poeta chiuso in una mpolla verde con etichetta repubblicaa, fabbricato con i pollini dei fiori di Burano, un'aroma mordente che egli veva battezzato secondo il rito delle culaScgdvMTntiche farmacie «acqua che sa dalon... ». Gli americani che avevano costruite na Venezia di carta e di caucciù hano dovuto sfasciarla con le lor mani. Erano venuti allo squero degli Ognisanti, avevan presi dieci barcaioli, li vevan vestiti secondo il buon gusto, li vevan portati a Miani con una bella anzone d'amore., Questa che accoglie gli ospiti di set- pembre assolutamente diversa da quel- altra, romnatica e lirica, sognante ed leografica, che era la gioia del filma 'oltre mare con i tricorni e le bautte,!ra il canale profondo e il ponte dei Sospiri E' la Venezia dell'anno X, la inevi abilmente fascista, con una sua ani ma severa, con una sua volontà rigida, on un suo aspetto d'immenso e sonoro jcantiere. Quest'è veramente la «città eroica e voluttuosa che portò e soffocò nelle'siip hraeein di marmo il nifi rireo <ioi>'nn sue braccia di maimo il più ricco sogno dell'anima latina» e il «magico ponte:prolungato su un mare di luce e di silen-1zio verso un sogno di bellezza infini-1 to » non è che una radiosa realtà. Per ciò il vaticinio che un giorno fu pronunciato nella sala dei Pregadi, chiuso nel saluto della allegoria d'autunno, a distanza di gran tempo, ci parve fin d'allora un canto di speranza, un nno di vittoria. Questa che doveva essere per alcuni la città archeologica, con una porta d'oro sul ponte della laguna per entrarvi, adagio adagio, non è, oggi, da Mestre a Venezia, fra le due magnifiche testate del ponte, dagli archi alla piattaforma, da Santa Chiara a SanPantaleone, nei suoi canali allargati o risorti, che un immenso e sonoro can-tiere nel quale le maestranze più intel-igenti, indurite nel travaglio del sudo- re e del solo, esprimono gagliardamente a fantasia più alta della stirpe che,sulle rive del Piave ricevette la sua seconda acqua lustrale. La città « più vera » per la quale « la fiacca» orientale o la contemplazione ^ nQn sQno che vecchie ^ormu!e storia più alta e più feconda. Se la Paramount verrà a girare il suonuovo film non avrà l'imbarazzo dellascelta: acanto alla reliquia splenden- respiro delle sue industrie &.£I££ìflkHS\^^ l'arco del cielo immacolato, oratori, ca-se, strade, calli, rive, fondamenta, tuttoa posto, e per musica il grande e stu-pendo jazz delle leve, degli argani, dellegrues, da Porto Marghera immenso crii- porio di ogni attività umana, ai ponti gettati Bull'acqua, il simbolo lucido de-&c"iul su." acqua, u buuuuiu mciuo oc-gli asfalti sui quali umanità più gio-vane riprenderà per la ricchezza di do-^l^l^ IS^t^t_ seKuendo 'c Plu rare aspirazioni, la sua corsa febbrile.. C 0. GALLO.