Giornale di bordo

Giornale di bordo FILM DEL MEDITERRANEO Giornale di bordo (D A r, NOSTRO INVIATO) gno e un ricordo: Algeri offerse i dadi di candide case, Valenza e Alicante l'uva e l'arancio, Gibilterra le Dal GIULIO CESARE, settembre. Ore 19 — Stamane, alle prime luci dell'alba, la maggiore delle Baleàri ha rivelato un dolce profilo di monti, uno svettare di palme ancóra assopite In un giorno favoloso^didocutrato remee lontano le tre isole si staccarono dalla Catalogna e dopo un lungo errare qui finalmente sostarono in una pausa d'immensa bonaccia. Da ogni porto ìntravvìsto nelle cerulee lontananze della leggenda voller.o un se- haprAacso7 . . i e -.s . tjW«TcacL^ 1S1-7.S^" n>editerraneo. maestrale sorse l'arcipelago che da qualcuno fu detto le Hawai del Me- , a a n o n n e , u i ; i u i a ; E i a, a o n e a. a di In ptimavera le isole appaiono sepolte sotto una nevicata di mandor- nognsctopeh in fiore; ora l'argenteo degli ulimfaDi of-/9 i-i ri o ■rivi- mi:ii fri ri \i fri n +'V/tvì /imi I ogunsusi stende per ogni radura, i tronchiì contorti sembrano radici che si divincolino dalla terra rovente. Chi s'interna per i monti procedendo fra le pinete è accolto da effluvi di resine, da una brezza alpina che gli fa cercare di rupe in rupe i rododendri; e sulle labbra ritrova il sapore della salsedine. Su questi picchi sospesi tra il cielo e il mare piove una luce che ubbriaca il gabbiano, screpola la corteccia della tartaruga; e dalla riviera di Miramar si scorge la distesa del Mediterraneo come un cielo favoloso che brilli e pàlpiti dì fronda in fronda, in un profumo d'aranci e di limoni fra lo stormire delle querce e dei carrubi. Palma, Valldemosa, Soller, La Puebla, in questi paesi nascosti fra cupe verzure, in questi villaggi sorgenti lungo baie fiorite, ancóra risuonano gli accenti di Provenza che i trovieri donarono alla Catalogna; sulle piccole ramblas deserte, dinanzi alla stuoie dei barbieri, ancóra pendono le insigne che al conte d'Almaviva avrebbero fatto torcere il viso « Se afeyta i corta el pelo »; e nella penombra silente della cattedrale la palma risorge, più schietta nell'agile colonna di marmo che si ramifica nel ventaglio degli archi. Al tramonto le scialuppe riportano a bordo gli emigranti della crociera. Le pipe delle bocche d'aria si orientano per il nuovo viaggio, sbuffano i grossi sigari dei funaioli. Due giorni e due notti di navigarne. Accanto alla lista dei cibi un cartoncino allinea i « trattenimenti » di bordo. Corsa con le patate, corsa con le uova, mordere la mela, tornei di rumba. Già sì formano le prime congiure. E ogni cosa scivola facile e lieve, verso la Sicilia, verso la Grecia. Un impaziente Ore 22. — Il signore che è venuto in crociera « per distendere i nervi » a quest' ora comincia a incupirsi. Percorre a gran passi ponti e corridoi, al bar sollecita il primo wisky della serata; poi sale di carriera fino al ponte di fortuna, dà un' occhiata diffidente al mare al cielo c ai riflettori, ridiscende di corsa, va a prua s'appoggia per un attimo att'arganc dell'ancora, torna a poppa, torna al bar per il secondo wisky della sera fra. Nel salotie riesce a raggiungere, con infiniti pardon, una poltroncina in un canto; chiede al cameriere un cerino; e subito dopo, con altrettanti pardon, roma ad alzarsi. Ora ispeziona le scialuppe dì salvataggio, sogghigna dinanzi agli aspiratori che vanno a ronfare nelle cabine; e torna sospirando al bar, per il terzo ivi sky della s&rata. La vita dì bordo è per lui un affannato cross-country di ponte in ponte, un continuo steeple-chase fra scalette e scaloni; guardano quell'anima inquieta due vecchiette inglesi, incipriate a dovere mbiciulaqddMtaloticnlanpaps10g1inbtssLfmtruc■vdtcnspoltglsldsdldcon qualche timido tocco di cinabro, di tutto curiose e di tutto felici. S'appoggiano come bambine al gomito del^marinaio o del cameriere che le ac-|compagna alla poltroncina o alla balaustra; assaporano ogni fiato di vento, centellinano ogni istante del giorno che passa; e quando l'orchestrina si slancia nel pot-pourri Emani o nella v< fantasia » dell'Otello, eccole rapite, con trèmule dita, seguire il ritmo sul bracciuolo della poltrona. La più sorridente, quella meno in cernecchi ha novantasei anni. L'al- ^ ^r^tte^oVdinTsuTpZnli le se ie a sdraio. Ora sono tutte allineate, ormono anche loro, reclinando il uscino. Si riposano dei discorsi che a ottantanove. Hanno già prenotao i posti per le successive crociere. Ore 2. — La nave dorme, accaezza con le sue luci una scia di spue e di silenzio. Il marinaio di guar- spndfndvanno dovuto sorreggere, quasi semre gli stessi ogni giorno. Anzitutto le cartoline illustrate. ìisiosi « Ha già spedito, lei? » sono ccolti da trionfanti « Io sì », o da ospirosi « Non ancora » che sono WO Il Iti UO1/ « IV fi U/ILL/UILI. // OIGO OU/CL "« rammarico. Dopo aver aUi- eato tanti saluti affettuosi, qualcu- o dà una rapida occhiata alle vinette: e guarda quasi incredulo la cogliera o la cattedrale che la carolina gli offre. Legge quel nome, ensa che dovrebbe esserci stato, che As\dGngstanigfa statQ di cert ma inf * ' gni rimorso facendosi prestare n'altra penna stilografica, che la ua immancabilmente si svuota pri- ma di giungere all'ultima firma. Poi isogna sapere il nome di quella 'faniulla tanto tanto carina, dev' essere un'oca intendiamoci, ma è graziosa, a bellezza dell'età si capisce. Sapere quanto si è pagato quella seggiolino di paglia a Mayorca, quel ventaglino di paglia, quelle babbucce di paglia. Magnifico il gelato, magnifica la fonana incastrata in una parete del saone, magnifico il librettino che coniene l'elenco dei passeggeri. Per la classe di lusso è stato distribuito col nastro di seta, col taglio dorato; per a seconda classe col nastro di cotone, col taglio giallino. Qualche esemplare dell'elenco di seconda è giunto anche fra queste sedie a sdraio dì prima; e quelle differenze hanno destato soddisfazioni legittime. Intanto 0 sguardo corre avido fra quei cognomi; e il principe, e l'onorevole, e 11 marchese, e il grande avvocato, e il celebre medico, e certi nomi stra nieri, tutti colleghi nell'ordine alfa betico, danno un sottile piacere soltanto a guardarli. Per quanti mesi sopravviveranno in certi salotti questi librettini — Grande Crociera in Levante —, buttati sbadatamente fra una scatola di sigarette e un romanzo sempre soltanto incominciato? Una signora ne ha voluti due di ricambio; e un' altra, con l'aiuto di un'amica, fa la collezione dei carton cini che a tavola le presentano ogni volta la lista dei cibi. Al sole Ore 11, — Piscina. L'abbraccio dell'acqua salsa che sale per un tubo e si scarica per un altro, mare corrente a tutte le, ore; abbandonarsi poi sulla plancia del ponte, sentire dalle doghe un profumo di pino e di catrame chiudendo gli occhi su questa spiaggia che ha un lieve vibrare e un dolce rullìo. Dietro lu tendina delle palpebre il sole gioca miraggi azzurri e rossicci, nello schiaffo del vento ritornano lo sferragliare dei tranvai di Barcellona, le campanelle delle diligeiize di Valldemosa: pigrizia tutta distesa al sole in un blando torpore. Quando si riaprono gli occhi biàncica all'orizzo-nte la linea sfumata e sottile della Sardegna. Ore 16. — Sco-perta a bordo una tortorella, salita ulle Baleàri senza pagare il 2Jassaggio. Svolazza dalle sartie ai fumaioli, si posa su di una scialuppa, sfrulla verso un boccaporto, si specchia per un attimo in un ottone fulgente, di nuovo svolazza impaurita. Ora s'è posata su gli ultimi gradini della scaletta di sbarco; e laggiù, rabbrividendo ogni tanto per qualche spruzzaglia, sta finalmente sicura, non più inseguita d" grida festose. Si va a far visita alla tortorella, in punta di piedi; appena ci si sporge dalla murata; un marinaio, scendendoqualche gradino, riesce a M.» V0' di pane; e li signe signore impaziente arriva col macinino d'un Pathé-Baby, lo punta come se puntasse una -mitragliatrice. Ore 17 foglietto di carta patinata, con un purpureo « Corriere del mare » sulle onde di un oceano tratteggiate in inchiostro di China; due va- buttarle_ . , r hsee U giornale, unpori stanno per incontrarsi al cen-tro della testata. L'occhio corre <ii stratto di notizia in notizia, giunte per radio nella notte e nella mattinata, voci delle terre che ci circondano e che nel ricordo appaiono infinitamente lontane, per questa bonaccia sonnolenta di vacanze e di diporto, per questo sicuro cammino verso altre terre, verso altri mari.\ A mezzanotte ci affacceremo allo stretto di Messina. Ma chi si ricorderà di Scilla e dì Cariddi, quando Gaby e Nini ed Enrichetta dovranno fra poche ore partecipare al grande torneò di rumba? Ore 20. — Altra scocciatura del signore che per la crociera s'è portato uno smoking bianco, di quelli a giubbetto attillato sui pantaloni neri; e che si sente altezzosamente interpellare da chi gli ordina un gin and soda. Il vento di Scilla Ore 24. — La Calabria s'avvicina rivelando nella notte fonda un luc- tasnestanezo di copete mennoamPale teMcoal 11 si " socechinlue sualle, . , ., ia molare di lumi che tremolano e val-\sì e a e a n u i pitano ogni volta che li ritrova lo sguardo. Torniamo a bordeggiare le coste della Sicilia che-si erano allontanate in un ampio cerchio, ci sorgono dinanzi quelle di Palmi e dì Sant'Eufemia. Su gli ultimi ponti è salito qualche solitario, ogni tanto per una raffica improvvisa s'aggrappa alla balaustra. La rotta si butta sulla costa calabra, sulle luci di San Giovanni, già si vede qualche ometto nero formicolare sul molo, quando la prua se ne distoglie in una virata strettissima, pare un cuneo che alle soglie tenti la via: siamo all'ingresso dell'insidioso corridoio aperto e nascosto fra le tenebre, delle stretto al punto più angusto. Da un capo all'altro i semàfori intessono i loro colloqui, in un linguaggio d'ammicchi rossi e verdini, di candide sventagliate abbaglianti. La corrente batte contro la prua con la furia d'un torrente che si precipiti per balze e dirupi; sono mille torrenti in piena vorticosa che l'uno dopo l'altro irrompono in un ribollire di schiume, in un boato sordo e continuo che ogni notte si rinnova, in un furia che scaglia sulle spiagge grappoli d'alghe sperdute fra le quali boccheggia la cèrvia sotto lo sguardo spento d'un livido corallo. La punta del Faro è quasi doppiata, brilla una fila dì lumi dove un tempo sorgeva il candore della Palazzata. Il gorgo s'intride nel gorgo, spumeggia rabbioso, scompare tagliato dalla nera prua d'acciaio che fa inalberare i frangenti domandoli nella scia che poi di nuovo ribolle. Laggiù nelle tenebre, ai piedi delle ultime falde dell'Etna, dormono gli incanti di Taormina, ignari di queste furie; e le luci di Reggio e di Messina ora si guardano quasi di fronte, sembrano due lunghissimi moli che guidino a un porto tranquillo e sicuro. Un ultimo rabbioso ululato, un ultimo avvinghiarsi di réfoli, un ultimo irrompere di gorghi; e poi si stende una pace silente con l'aprirsi a ventaglio delle rive che s'allontanano, già offerte alle blandizie del Jonìo. Giunge dal sottoponte l'eco di un debole applauso che subito si sperde sotto lo stellato fisso del cielo. Gaby o Nini o Enrichetta, qualcuno ha vinto il torneo di rumba, Torna a farsi udire l'orchestrina, ora si distribuiranno le trombette del cotillon; la prua volge la rotta verso l'isolotto di Cerigo, il nome d'oggi della vecchia Citerà. MARIO GR0M0. pesfvadodotuvatiintiziè trselispcimdmritilefrsl'cfmczfapcpmstmapmmddatmpllptcddsoncEmscampt

Persone citate: Alicante, Cariddi, Cerigo