Il pittore della salute

Il pittore della salute Il pittore della salute Quaranta ritratti di Fra Galgano, fraticello ascetico e romito La storia di una dama bella e capricciosa - Fascino di Bergamo BERGAMO, settembre. |legCome lombardo non manco mai di chfare ogni anno in autunno una corsa a maBergamo, città tonificante che in mez-j cuza giornata che ci stai ti ha bell'e ri- : tutdonata la fede nella vita e nel lavoro, ! cocaso mai tu l'avessi smarrita nel ma-: citrasma della vita moderna. La sua fer-j tralilità industriale, il pittoresco delle sue suvit!| f]cj dlntornì| d*el tipii ]a saporita sabellezza dei suoi monumenti offroDo : Uvsensazioni inesauribili allo spirito di un : Oobuon osservatore, Ma non meno di quel che appaia « capa".dl contenere e versare la ricchezza di quelle immense cornucopie che «,„„„ ,„ „„„ .,„„ .. „„ „„„i„Q ti LtraquFr"or-° le sue due valli» come scrive il [braD'Annunzio, è Bergamo feconda d'ini- veziative artistiche le quali trovano sem 1 Pro nella cittadinanza largo consenso di stimoli e di appoggi. Ogni volta ch'io n» reco colà posso star sicuro di sco¬ prirvi ÌQ attopoualche nuova impresa geniale, che sarà bello ed utile seguire, Malgrado la sua veste un po' clamoro sa, Bergamo non sbaglia mai nell'indi rizzo delle sue imprese d'arte: ha fiuto, un gusto fine e sicuro la guida. In fatto di musica, per esempio, non è seconda a nessun'altra città. Le sue belle tradizioni di concerti, di opere e di e.secuzioni orchestrali sono squisite e nuove, ma di quest'ultimi tempi oltre all'esser stati fatti restauri imponenti ed accurati nelle sue piazze e nei suoi vecchi monumenti e palazzi, bellissimi successi hanno avuto alcune mostre di arte retrospettiva di pittura che vennero aperte nel centro della Città Bassa e che hanno chiamato gran pubblico un po' da tutte le parti. L'anno scorso vi furono esposte le tele del Piccio e del Gola e quest'anno, richiamati dai proprietari che li detenevano, le pitture migliori di Fra Galgario, il grande ritrattista bergamasco del XVI secolo, che per forza di colorito, schiettezza e vigore di disegno può figurare tra i più grandi ritrattisti di ogni secolo, no strani e forastieri. Questa quarantina di ritratti veramente mirabili esposti qui nelle sale della Galleria Permanente, sotto uno „ Bergamo sieno vivaci e pronti e non solo da oggi, poiché questo umi le pittore fu proprio un bergamasco al cento per cento e i personaggi da lui dipinti esprimono in un modo, che più Profocdo non si Poteva- «pi della ter¬ ra bergamasca. Penso che la miglior lode che si possa fare a Fra Galgario è quella di essere stato tra i primi ritrattisti della sua epoca che seppero u- scire dal generico per esprimere un ti- |po etnicamente puro e deciso; cosicché J meglio che di persone singole si può dire *'S^i1fbw* f*tfco. " V^",0 a!!a sua cltta' all° splrlto vlvente della sua regiono. Ed è quest0 che nella sua pit- ,tura ci interessa profondamente. Figu1 re di nobili, di magistrati, di gentildon,ne, di mercanti arricchiti, di garzoni di bottega, di frati, di vecchioni in par\TUCCa- e palandrana, che viva e parlan te |al1 "ia «^Pjj, tXe quali per°le J^a°dre dff sobborghi o delle campagne: i0Tti, rubicondi, clamorosi ed espres sivi! \ Entrando in queste sale una folata di 'vita vi accoglie, vi alita in viso, e qua'si direi, una fede in eerte qualità sana mente plebee e popolaresche del nostro V°?oXo- G'la^iam° giovine bec- caio arricchito che figura sulla parete di Mnistra entrando. In esso è tutta la iburDanza e ]a fierezza del paesano inurbato che gode di farsi ritrarre per la ] prima volta in veste da gran signore. ' S'è messo in capo un berrettone fanta sUco di vcllut°. s'è drappeggiato in una 'grande ,ca,ppa sv°laz!!ante di tf °fa rara e al di sopra del ricci?farsetto la- ;scia in vista fi hel collo taurino: ma viso impronto, sanguigno, dall'oc-chio vivo, dalle gote rubizze, sporgenti e vinose in cui par di leggere i nume1rosi boccali trincati nelle canove di j Borgo Canaie o del Gòmbito è tutto il pepitramoerGachchgetadete teal di dotoprscnechi! cococolaerbistvoarqualSalagicomniscchlitdil'Al'acopesachmglaritao poema, l'epica universale della plebe salita coi rapidi guadagni agli onori di torre e di palazzo. Passando in rassegna questi ritratti si è presi come da un'ilarità rude. Questa vecchia dama dal mento stretto e dal naso aguzzo, olivastra di viso, racchiusa in un cuffìone e in un man. tello di moerro nero, che superbiosa daniazza dev'essere stata, degna della pungente battuta goldoniana! E quest'altra qui nell'angolo, viso plebeo ma raffinato già da un contegno signorile, con quel gran busto a punta d'alabarda, con quella pettinatura a torre su l'alta fronte, forse fu donna che seppe amare e compatire. Maestre dell'autore fu Salomone Adler, ed anche di lui è qui il viso florido, unto ed astuto: e vi è quello del padre bellissimo, strano ed abbaruffato vecchio, raffigurato col compasso in mano, però che era « pittore di quadrature * e di paesi. E v'è, per nostra fortuna, anche il magnifico autoritratto. L'autore è qui in veste da frate, adusto e scarno viso pensoso. E chi direbbe che dalle mani di quel fraticello ascetico e romito dovessero balzare queste tele gonfie di tanta sensualità paesana, questi visi di pappatori alla grossa, questa floridezza di gote arrubinate e questa rutilante sarabanda di farsetti, di cappe, di parrucche e di velluti? 1CdMnsostde vstliaSgggilqPcctuatuleurmtlidvgsaSvccccvasaCA vero dire Fra Galgario (al se- ì acolo Vittore Ghislandi) fu frate un po' la controvoglia. A soli vent'anni fug- ; Vgiva di casa per sottrarsi al castigai inflittogli dal padre per una sua scap-1 fipattella amorosa, e si avviava verso1 rVenezia a piedi, solo, senza un soldo; lin tasca. Ma nel barcone che da Pa-1 Bdova lo nortava alla città dogale co-1 nnobbe per caso un frate dell'ordine! Vdei Minimi di San Francesco al quale; iespose il suo stato e che preso dai Kcom-passione lo indirizzò al suo con- tvento, ottenendo poi di farcelo sogiornare per qualche tempo. E fu là uche il Ghislandi, pochi mesi dopo, per | spoter vivere e studiare a suo agio, vesti il sajo e si fece frate. Ma che frate dovette essere questo giovinottc che aveva nel sangue tanto genio di colore e il gusto per la divina Mondezza delle forme? Comunque si sai che non volle mai esser ordinato sacerdote e che col nome di Frate Pao-| lotto delle Teste si era applicato aj i 11 1 Ma i studiare i grandi maestri del Rinasci-: mento; che poi passò alla scuola di i Sebastiano Bombeili, friulano, imltan-1 dolo nel fare vigoroso e nell'impiego ' delle lacche e delle vernici, ila nel" 1705 lo troviamo di nuovo in Eer-j gamo dpve già s'era diffusa la fama] del suo talento, e di li in Milano aj perfezionarsi alla scuoia di Salomone! il suo ritorno a Bergamo da Bo¬ lnt legna, dov'era stato a Javorare ed anche in qualità di medico, segna il maggior trionfo per Fra Galgario, l cui ritratti già andavano a ruba in tutta l'Italia. Lo acclamano, se lo contendono. I patrizi e le danne della città, gareggiano nel farai fare il ritratto da lui. Ha ormai 78 anni, ma la sua vecchiaia è vegeta e maravigliosa. Si direroc chele sue forze cr."U Uve, anziché scemare, s'accrescano Oon gli anni e risplendano. Lavora febbrilmente. Aggiunge ritratto a ritratto, e dipinge fra l'altro quello del Podestà Paolo Guerini e del Frate Pecorari degli Ambìveri. La sua bravura e facilità nel trattar lacche, verdoni e granati ò tanta che giunge persino allo sprezzo di ogni metodo di pittura. In quei tempi il Tiepolo lavorava a trescare la cappella in Bergamo Alta che il Colleoni aveva fatto erigere a sepolcro di sè e dei suoi. Il Galgario lo va a trovare e s'accorge che spesso il grande veneziano anziché il pennello usa del dito nel dipingere corti partiti della tela. Volle imitarlo e in quegli ultimi anni appunto deila sua vita si servi quasi unicamente dell'anulare per dare più larga scioltezza e vigore ai panneggi, più forza al rubicondo dei suoi visi. Moriva nel dicembre del 1740, in età di 85 anni, nel convento del Galgario, dove poi venne sepolto. Fu uomo casto. Narrano che pregato una volta da una dama bella e capricciosa che la dipingesse ignuda, sconcertato gittò via tavolozza e pennelli e scappò via. Verace italiano anche in questo, io penso, che come ebbe i! senso avventuroso della luce e del colori e delle carni schiette e floride, cosi conobbe la continenza, che sola conduce alle vere altezze dell'arte. Finita la mia visita, esco sulla bella piazza che Marcello Piacentini ha eretto nel cuore della città nuova. Nobili edifici di linee quiete ed esatte mi stanno intorno, espressione di un nuovo modo dello spirito italiano che trae arditamente dall'antico. E com'è bella questa Bergamo cosi ringiovanita! Ho qualche ora da perdere e salgo alla Città Alta a risalutare il Duomo, Santa Maria Maggiore, il Gòmbito e la Ròcca. Poi, verso tramonto, mi aggiro per quelle care stradicciole che corrono quiete e pensose dietro il Duomo, e si perdono verso gli alti bastioni. Un giorno bisognerà bene ch'io descriva le buone sorprese di pittoresco che s'incontrano per queste tacite, solitarie, impagabili viuzze! Le facciate di certe casette, come quella detta dell'Arciprete, in stile rinascenza puro, l'abside del Duomo, scaluccine e balconi che menano a luminosi giardinetti pensili e certe prospettive di vicoli in salita su cui la figura di un pretone che sale a lenti passi col breviario in mano mi riporta di colpo, quasi in sogno, nel secolo di Fra Galgario e nella vita bergamasca cosi fertile e spiritosa che il suo pennello ha immortalato. CARLO LINATI.

Persone citate: Colleoni, Galgano, Ghislandi, Marcello Piacentini, Paolo Guerini, Pecorari, Piccio, Salomone Adler, Tiepolo, Vittore Ghislandi

Luoghi citati: Bergamo, Italia, Milano