Le nuove elezioni avranno luogo se la tranquillità e l'ordine lo consentiranno

Le nuove elezioni avranno luogo se la tranquillità e l'ordine lo consentiranno DOPO LO SCIOGLIMENTO DEL REICHSTAG Le nuove elezioni avranno luogo se la tranquillità e l'ordine lo consentiranno Berlino, 13 notte. In conclusione, dopo le cromwelliane scenate di ieri, il Reichstag è disciolto e ben disciolto. Non vi è più alcun dubbio. Nato appena poco più di un mese fa e inaugurato sotto cattiva stella da una vecchia ambasciatrice moscovita, questo disgraziato Reichstag ha vissuto solo per due ?edute nelle quali si è però compensato della brevità esperimentando avventure cosi anormali quali raramente altro Parlamento del mondo ha mai rissute ed è perito nella confusione e nell'equivoco. Che sia realmente e bene perito non lo contesta ormai nemmeno 10 stesso presidente Goring, il quale, benché antiparlamentarista per natura e per principio, anzi forse per questo, ha fatto fino all'ultimo letteralmente l'impossibile, cioè proprio quello che non era possibile fare, per tenere in vita l'assemblea e lo ha fatto per qualche tempo funzionare come vivo quando era già cadavere. La tesi di Goring n presidente Goring sosteneva ancora ieri in fine di seduta la doppia tesi: primo, che lo scioglimento del Reichstag non fosse valido — e ciò perchè il Cancelliere aveva presentato 11 decreto di scioglimento a votazione cominciata e cioè quando il Governo era virtualmente già battuto —; e secondariamente, che le votazioni avvenute dopo, circa la revoca delle ordinanze e il voto di sfiducia al Governo, fossero perfettamente valide. Egli aveva anche già indetto la nuova' seduta per oggi; ma qualche ora dopo, ritiratosi nel suo studio, investito non soltanto dalle opposte tesi governative ma anche dalle opinioni dei vari: partiti, compreso tra questi il partito amico del Centro, ha dovuto ritornsfre. sulle sue precedenti convinzioni e riflettere sull'accaduto e sulla più 0 meno perfetta giuridicità degli avvenimenti, svoltisi nella tempestosa seduta, e delle azioni compiute. Da queste salutari riflessioni è venuta subito fuori una notevole correzione alle sue primitive convinzioni, e cioè che egl: si è dichiarato convinto che lo sciogli' mento del Reichstag fosse valido e ne ha dato subito la dimostrazione ritirando senz'altro la convocazione che già aveva indetto della nuova seduta per oggi. La motivazione per cui Goring ammette che il Reichstag sia validamente disciolto è però questa: che cioè anche un Cancelliere battuto dal Reichstag può ancora sciogliere U Parlamento fino a che possiede la fiducia del Presidente, dappoiché è appunto il Presidente che scioglie il Reichstag; von Papen dunque avrebbe sciolto il Reichstag quando egli era già battuto; cioè, dunque, Goring mantiene sempre la sua tesi che il Cancelliere abbia chiesto la parola quando già la votazione era cominciata. Ma qui vengono le constatazioni dei fatti. Le cose non stanno, affermano tutti i testimoni, come le prospetta questa versione del Presidente. Il fatto è che il Cancelliere ha chiesto la parola assolutamente prima dell'inizio della votazione indetta dal Presidente. Ma il fatto è anche che questa prima volta né Goring nè alcun altro membro dell'uflicio di presidenza guardava pei una strana combinazione dalla parte dove il Cancelliere si era levato in piedi e chiedeva di parlare. E tutti i giornali oggi pubblicano chiarissime fotografie proprio di quell'istante in cui il Cancelliere appare in piedi chie dendo di parlare mentre Goring, e tutti i suoi colleghi dell'ufficio di presidenza, ostentatamente guardano proprio dall'altra parte. Non c'è che dire. Allora il Cancelliere chiese la parola per la seconda volta, e ciò fece ancora prima che fosse deciso se la votazione dovesse avvenire per appello nomi, naie oppure per alzata e seduta pri ma cioè ancora che la vera e propria fase dell'atto di votazione fosse cominciata. Il fatto è poi anche che, in ogni modo, la Sostituzione nel suo articolo 33 dispone che il Cancelliere o qualunque membro del Governo possano avere la parola in qualsiasi momento, e che in qualsiasi momento il Reichstag può essere ."ciotto Il Cancelliere dunque accusa di doppia anticostituzionalità il Presidente Goring e cioè: primo, di avergli negata la parola, e, secondo, di avere fatto votare il Reichstag già disciolto. In quanto a Goring, egli rimane sulla sua opinione praticamente soltanto nella seconda parte, nella parte cioè della validità del voto, e circa questa questione egli ha già deciso di avanzare ricorso — a mezzo di un Governo di Pae¬ sicngzldttm a a e , a o e a o a se retto da nazionalsocialisti, dappoiché il Reichstag non è persona giuridica che possa stare in giudizio — al Tribunale di Stato di Lipsia. Il conflitto costituzionale Il conflitto si è manifestato poi oggi un'altra volta in tutta la sua violenza nella commissione così detta di vigilanza (è questa una commissione di deputati costituita proporzionalmente tra i varii partiti la quale durante l'interregno fra un Reichstag e l'altro rimane in vita a rappresentare i diritti giuridici dell'istituto parlamentare). Questa commissione oggi si è riunita convocata dal suo presidente, il socialdemocratico Lobe, e ha chiesto la presenza del Cancelliere e del Ministro degli Interni. Il Cancelliere però ha risposto rifiutandosi di intervenire, e ne ha fatto esprimere il motivo in commissione dal direttore ministeriale Gottheiner. Il motivo è che il Governo ai rifiuta di prendere parte alla commissione fino a che il Presidente del Reichstag, che ha infranto due volte la Costituzione, non riconosca il suo errore; praticamente, cioè, fino a che non ritiri la lettera scritta ieri al Can celliere nella quale affermava categoricamente la validità del voti interve> nuti circa le ordinanze, e circa la raO' zione di sfiducia. La commissione ha deciso di citare formalmente il Can celliere e il Ministro degli Interni. Il conflitto rimane cosi aperto, e probabilmente la decisione si avrà soltanto — ma sarà una decisione puramente platonica — dal Tribunale di Lipsia. Per quanto riguarda la precisazione dei fatti svoltisi ieri è interessante rilevare che chi ha poi veramente salvato il Governo e le ordinanze sono stati precisamente i nazionalsocialisti che hanno fatto tanto per abbattere l'uno e le altre e cioè è stato il deputato nazionalsocialista Frick con l'idea che ha avuto, nella generale confusione, di chiedere la sospensione per mezz'ora della seduta. Risulta ora accertato che il Cancelliere von Papen fino a quel momento non aveva in tasca, o per meglio diro nella borsa rossa, il decreto vero e proprio di scioglimento del Reichstag, ma aveva soltanto la « carta bianca » che aveva ricevuto dal Presidente della Repubblica a Neudeck, cioè il formulario presidenziale con la semplice firma del Presidente von Hindenburg, e che egli doveva — al momento opportuno — riempire col testo del decreto, n Cancelliere ebbe appena, in quella provvidenziale mezz'ora regalatagli dal deputato nazional-socialista Frick, il tempo di buttar giù in fretta e furia il testo del decreto, e riapparire a seduta riaperta con la sentenza di morte del Reichstag tutta stesa. Egli — come del resto tutti — si era recato alla seduta nella certezza che in essa non vi sarebbe stato bisogno di metter mano al decreto, e nella convinzione di poter tranquillamente leggere le sue dichiarazioni programmatiche, salvo procedere allo scioglimento del Parlamento a discussione iniziata nella seconda o terza seduta. Le dichiarazioni dei partiti I partiti naturalmente si riuniscono uno dopo l'altro e prendono posizione sugli avvenimenti: ma vi è poco da prendere posizione, e non c'è altro piuttosto che prendere atto dei fatti compiuti e attendere le nuove elezioni o, meglio, i nuovi avvenimenti. Da rilevare è soltanto una dichiarazione dei nazionalsocialisti pubblicata oggi dalla agenzia del partito, dichiarazione la quale constata !a schiacciante maggioranza del « voto di sfiducia » che dichiara perfettamente valido. « Il popolo tedesco — dice — ha con questo voto parlato, e ha dato a questo Governo la meritata quietanza per la sua condotta ». II comunicato quindi dichiara perfettamente costituzionale la condotta di Goring, il quale avrebbe certamente dato la parola al Cancelliere a votazione avvenuta. Dal voto di sfiducia espresso da una maggioranza di 513 voti contro 32 e 5 astenuti — su 550 votanti — risulta chiarita d'un colpo la situazione politica; esso rende manifesto dinanzi a tutto il mondo che l'attuale Governo è un « Governo senza popolo ». Questo, in sostanza, è l'unico sugo convincente di verità che può premere ai nazional-socialisti di estrarre j da tutti questi equivoci costituzionali tutt'altro che convincenti della Battaglia che hanno combattuto. La dichiarazione conclude alla fine esprimendo la convinzione — veramente un po' paradossale — che il Presidente Hindenburg finirà per ritirare il decreto di scioglimento. Anche il Centro ha emanato una di¬ cccdtttsslsLvdszsRlt chiarazione in cui dice che il partito considera lo scioglimento del Reichstag come un grave danno per il popolo tedesco e per l'economia e come un fatale inasprimento delle tensioni e contrasti politici interni che avrebbe potuto essere evitato. Il partito non assume nessuna responsabilità per le conseguenze di questo scioglimento, il quale « nè secondo la lettera nè secondo lo spirito corrisponde alla Costituzione ». L'accenno in una forma che vuole salvare l'onore delle armi si riferisce evidentemente alla tesi notoriamente sostenuta dal Centro che una maggioranza nel Reichstag esistesse e che perciò, secondo lo spirito della Costituzione, il Reichstag non poteva essere sciolto. Fin qui la cronaca e, diremo cosi, l'atto di morte di questo sesto Reichstag della Repubblica: atto di morte che i prossimi mesi, e precisamente i prossimi due mesi, ci diranno se e fino a che punto abbia a che fare, come è assai probabile, con gli atti finali del parlamentarismo tedesco che va sotto il nome di Weimar. Si viene con ciò alla questione delle nuove elezioni le quali, secondo la Costituzione, dovrebbero essere indette appunto entro i due mesi dello scioglimento del Reichstag. Lo saranno esae? E' ancora troppo presto per dirlo. Il Governo finora fa moltiplicare sui giornali le dichiarazioni, di seconda mano però, nelle quali si assicura che esso procederà secondo la Costituzione. Ma secondo la Costituzione, la quale contiene quel famoso articolo 48, si possono fare tante cose : e inoltre tutte queste dichiarazioni che dovrebbero essere tranquillanti, contengono per altro immancabilmente una riserva, cioè hanno la coda, e in questa coda sta il veleno. La richiesta socialdemocratioa di un plebiscito Il veleno è nella dichiarazione supplementare che le nuove elezioni saranno si indette entro i termini prescritti, ma « soltanto se la tranquillità e l'ordine permetteranno che le elezioni abbiano luogo ». Formula assai vaga questa della, tranquillità e dell'ordine dentro cui moltissime cose possono entrare. Si fa poi anche la questione se le elezioni saranno — se mai — fatte secondo l'attuale legge elettorale, o se esse dovranno essere fatte second j la legge modificata a mezzo dell'art colo 48. Un'altra questione è poi quella della riforma costituzionale stessa, di cui von Papen ha annunciato e confermato anche nel suo discorso ii ieri alla radio la ferma intenzione del Governo. La riforma costituzionale, ha detto, sarà sottoposta « al popolo ». Come? Quando? Sono tutte domande che sospendono rU animi e rendono impossibile ogni previsione. 13 come se tutto questo non bastasse, un'altra cosa che aiuta a rimetter tutto in crogiolo interviene all'ultimo momento, ed è la richiesta già foimalmente avanzata dai social-democratici di un plebiscito per l'abolizione di quella parte dell'ultima ordinanza che riguarda il programma sociale del Governj, e cioè tutto il futuro programma di azione che questo Governo si propone di svolgere, e di cui nell'ultima ordinanza non ha ricevuto che la pura e semplice autorizzazione. Se il plebiscito avrà — e dovrà costituzionalmente averlo — il suo corso, si proporrà di rimettere in forse tutta quanta la possibile azione vera e propria di Governo del Gabinetto von Papen. G. P.

Luoghi citati: Berlino, Weimar