Un trionfale successo ha arriso al Circuito del Valentino

Un trionfale successo ha arriso al Circuito del Valentino Torino auspice "La Stampa,, ha avuto la sua grande manifestazione motoristica ^ Un trionfale successo ha arriso al Circuito del Valentino Circa trentamila persone hanno assistito all'originale ed appassionante competizione dei campioni della velocità = Il bolognese Sandri vincitore assoluto alla media di Km. 96.011 = Meritate e brillanti vittorie di Lama nella 175 eme; di Fieschi nella 250 e di Ghersi nella 350 Al primo giro un concorrente — sull'identità del quale il pubblico presente ha manifestato pareri discordi — è uscito di ■curva invadendo un'aiuola. Un arbusto gli lia piegato il manubrio — che era pericolosamente diretto contro un gruppo di rocce artificiali — e l'Ita rimesso in direzione delia pista. Il corridore ha saputo miracolosamente profittarne e, dopo una serie di paurosi sbandamenti, ha ripreso la sua, strada, sonda cadere, sema arrestarsi. L'arbusto è rimasto schiantato. Questo episodio, minuscolo in sé stesso, è degno di essere interpretato come, simbolo. JSo i parchi — rome assicura il poeta — hanno ima loro sensibile anima, il mostro incantevole Valentino ha voluto, all'inizio della contesa, rivelarsi benigno ai tumultuosi invasori della sua pace, sacrificando un virgulto della sita flora alla salvezza di uno di essi. O, forse, stanco della monotona ospitalità sempre concessa alle tenerezze degli innamorati, perpetuanti i languori settecenteschi die segnano il cai-attero del nostro Parco, ha compreso che la nuova anima italiana non sospira e non langue, ma freme, combatte cammina. Quel lacerante rombo dì cinquanta motori che ieri l'iniziativa del nostro giornale — organizzatore del Primo Circuito del Valentino — scatenò lungo i viali pittoreschi di uno dei più bei parchi urbani d'Italia, sarebbe forse apparso, un tempo, come una profanazìone. Ieri, invece, esso apparve a tutti — come per un naturale, spontaneo intuito — la consacrazione dell'avvenuta fusione, nei nostri spiriti, tra l'amore del bello e l'ardor della forza. Lungi dallo spoetizzarsi agli occhi dei sognatori e degli innamorati, il Valentino ha aggiunto, ai suoi meriti idillici, quello di essersi dimostrato il più bello, il più affascinante, il più emotivo, il più tecnicamente adatto dei terreni di gara per una grande battaglia di motori, di audacie, di giovinezze. Una gara che diventerà classica Stasera esso riprenderà, nella ritrovata pace settembrina, la sua funzione, di balsamo ai nostri spiriti. Ma durerà l'eco detta folla, affluita innumerevole al nostro richiamo, dei suoi entusiasmi, dei suoi incitamenti, della sua passione; durerà il ricordo delle emozioni provate nel geniale intrecciarsi delle scie dei corridori, che moltiplicavano, in virtù del tracciato, la loro sonante presenza nel Parco; durerà e si diffonderà la persuasione che solo per un incomprensibile fenomeno la nostra città aveva potuto sino a ieri trascurare il tesoro che aveva a portata di mano e lasciare ad altri la cura e l'onore di queste sagre velocistiche di centauri — che Torino sportiva, insomma, ha finalmente trovato e preso stabile possesso del suo grande circuito motociclistico, per questo e per gli anni venturi. Il trionfale successo del Primo Circuito del Valentino, se ci riempie di legittimo orgoglio per averlo creato, non ci nasconde che abbiamo attribuito a Torino una nuova responsabilità: quella di perpetuarlo. Tutti gli elementi che compongono il successo di una grande manifestazione di motori sono concorsi al grado superlativo nel successo complessivo del « Valentino ». » Un tempo era di prammatica, per il critico di contese motoristiche, concentrare la propria attenzione sulle ri-sultanze tecniclie e sportive, quasi che egli si vergognasse, o che tornasse di disdoro alla purezza della manifestazione, rilevarne il carattere spettacolare. Questo stesso aggettivo aveva assunto quasi un significato dispregiativo; la corsa deve vivere di vita propria, deve svolgersi per collaudare le possibilità comparative di uomini e di macchine; che, per di più, un largo pubblico vi assista o vi si diverta, questa è questione secondaria, che deve interessare il cronista e non già il cultore di sport. Cotti si ripeteva qualche anno fa. Ci è grato constatare l'assurdità di tale opinione, elencando appunto come primissimo elemento del successo della nostra manifestazione l'entusiasmo, la passione che ha saputo desiare nelle folle torinesi, delle quali ben raramente sì era potuto saggiare — e mai integralmente — il grado di sensibilità davanti alle più belle espressioni dello sport del motore. Si diceva, anzi, che, essendo la culla dei motori, ed essendo quindi coìi essi famigliare per lunga quotidiana consuetudine, Torino fosse un po' fredda a questo riguardo. Le parecchie decine di migliaia di spettatori che ieri hanno letteralmente gremito fr'' une, marciapiedi, viali, prati ed og area libera attorno al «astro «trattale del nostro circuito, hanno opposto la più clamorosa e definitiva smentita a questo dubbio. Spettacolo indimenticabile E perchè dovremmo tacere di avere offerto a queste fiumane di gente pei l'appunto uno spettacolo quale ben pochi avevano mai goduto? Lo sporto a porte chiuse è un controsenso: lo sport è anzitutto propaganda di sè stesso, gioia e passione delle moltitudini. E se il nostro Valentino, per raggiungere questi scopi, si è yiovato dei suoi ecce zccldstrmdatisqtrrsgpuipssntmrpmesnmtdlpzccesrdccnrfnngaptprtshtslmttctifndsgl«cqlbcd zionali, anzi, unici caratteri « spettacolari », esercitanti il fascino che ogni conquista offre in ragione proporzionale delle proprie difficoltà, tanto di guadagnato per la buona propaganda che si è potuta scolpire nell'animo degli interessati in caratteri indelebili. Tuttavia, se siamo orgogliosi di aver richiamato tutta Tori.io sportiva alla massima contesa motociclistica sinora disputata in Piemonte, non possiamo andar meno lusingati degli altri elementi del grandioso successo conseguito: i risultati tecnico-sportivi della manifestazione. Il circuito del Valentino si è rivelato quello che neppure i migliori competenti di cose motociclistiche osavano spe rare. Si credeva che il fortissimo nume ro e la difficoltà delle sue curve, costringendo i motori a sforzi saltuari seguiti da frequenti e provvidenziali, se pur brevissimi, rÌ2>osi, rappresentasse un collaudo dì macchine relativamente indulgente, anzi, un livellatore delle possibilità ìneccaniche. Di conseguenza, sì prevedeva di non segnalare distacchi sensibili tra le varie classi di macchine, e forse di dover salutare il vincitore assoluto all'in fuori della classe maggiore. Per contro, abbandoni e ritiri erano attribuiti, nelle previsioni dei più, a cause personali: cadute, scoramenti, ritardi incolmabili. Invece il « Valentino » si è rivelato egualmente e profondamente severo, sia come banco di prova per le macchine che come palestra di virtuosismo per guidatori. Una pista ideale, perfettamente equilibrata. Con questo risaltato: che, mentre ima forte percentuale di macchine ha ceduto, malgrado la relativa brevità del percorso, che non rappresentava certo una gara di 7-esistenza, la quasi totalità dei corridori si è comportata egregiamente: pochissime cadute — -non più di un paio o tre — e tutte determini (e a loro volta da cause meccaniche; nessun importante ritiro determinato da insufficienza del guidatore. La constatatione è rallegrante perchè, mentre la maggioranza delle macchine gareggianti era straniera, almeno di motore, la quasi totalità dei corridori, e tutti indistintamente i classificati, erano italiani. Si aggiunga che nella classe dove tutte le macchine erano italiane (motoleggere) si registrò di gran lunga la massima percentuale di arrivali, anzi, una percentuale-rècord per una corsa di velocità : 9 su 12 partiti/ La toeletta del circuito Lo sviluppo del giro, die poteva rappresentare ima incognita, rispetto alla regolarità dei servizi, pel suo chilometraggio di soli tre chilometri e mezzo si è pure dimostrato ottimo. Esso non ha originato il più piccolo inconveniente: tutto è proceduto atta perfezione, senza un incaglio nè una incertezza: la macchina organizzativa, amorosamente curata dai direttori di corsa dottor cav. Pastore e cav. Cottino, non poteva funzionare meglio. La toeletta del circuito, che abbiamo percorso sulla vettura ufficiale di chiusura nell'imminena delle partenze dei due gruppi, era impressionante: segnalazioni, ripari, forza pubblica, disciplina; ricchezza inusitata di agenti della forza pubblica, di commissari d'organizzazione, di posti di soccorso medico; e presso il traguardo, l'impianto delle tre tribune, la loggia rialzata pei cronometristi e gli « ufficiali », gli stalli di rifornimento, il colossale quadro dei tempi, il prezioso quadro numerario: un pittoresco villaggio di legno, festante di tendaggi e bandiere. Il tutto grandioso e pratico, come raramente si potè notare altrove. Anche le altissime medie conseguite dai vincitori in tutte le classi vanno annoverate tra gli elementi del successo complessivo. La 500 ?ia superato i 96 Km. orari sul percorso totale, ha sfiorato i 100 sul giro: le motoleggere kan toccato gli 85. Chi avesse osato, prima degli allenamenti, prevedere velocità siffatte, si saicbbe attirata l'ironia dei bempensantì. Non vi sono precedenti records del circuito da paragonare ai tempi attuali, che hanno, quindi, soltanto un valore etssoluto: ma il paragone è possibile cori altri circuiti di velocità a tracciato accidentato disputati di recente, ed è anche molto istruttivo: esso permette di giungere a conclusioni molto lusinghiere pei valorosi che ieri hnn dimostrato di essersi impegnati fino agli estremi limiti delle attuali possibilità. Che sono (se indaghiamo nei nostri ricordi di pochi anni addietro) formidabili. La macchina e l'uomo migliori La vittoria non ha coronato gli sforzi dei concorrenti torinesi (del resto in minoranza) in nessuna classe: però si è posata (come pure l'intera graduatoria degli arrivati) su nomi di corridori italiani. Occorre dire, anzi, che il pericolo dei corridori stranieri non è mai esistito come tale: il loro comportamento non è mai stato brillante. Meno rallegrante constatazione si può fare sulla nazionalità delle macchine, la produzione inglese essendosi imposta in tre dette quattro classi, come, del resto, era logico attendersi data l'esigua rappresentanza della nostra industria all'infuori delia classe delle motoleggere. ' Vincitore assoluto è stato proclamato il bolognese Guglielmo Sandri, con la sua Norton 500. Occorre dire che questo risultato, malgrado la fortissima selezione verificatasi nella classe massima, non è stato per nulla facilitato da disavventure di concorrenti più meritevoli: hanno vinto l'uomo e la macchina migliori. Sandri non ha avuto che un avversario, Colombo, col quale si è alternato al comando nella prima metà della gara, distaccandolo nettamente in seguito, anche prima che Colombo abbandonasse. Egli si è riconfermato quello stilista, che i pubblici di tutta Italia conosccmo: famigliare alle audacie della pista, egli prodiga i suoi mezzi con perfetta conoscenza dei limiti di aderenza in curva, che avvicina sempre al massimo grado. Dal canto suo, la nuova Norton tipo T. T. 1932 a lui affidata dalla Scuderia Ferrari, si è rivelata la più potente macchina in gara : anche in rettilineo, a 160 Km. all'ora. Sandri non dava affatto l'impressione di forzare, ma di avere anapra qualche riserva, se il corso della lotta avesse richiesto di rischiare la tenuta del proprio motore. La beneficiata degli anziani Secondo assoluto, con una corsa superba, troviamo il genovese Mario Ghersi, primo delia 350, con la Rudge, anch'essa della Sóuderia Ferrari e munita dei ritocchi é detta 'speciale torss<i a punto recentemente apportati dagli inglesi sui loro tipi T. T. Gli elogi di MàHo Ghersi sì trovano in tutte le cronache sportive da un decennio a questa parte; egli è l'uomo che .si impegna a fondo dai primi istanti di gara, e va sinché la macchina gli risponde. Però è anche cosi accorto meccanico, da percepire immediatamente i primi sintomi di debolezza della sua cavalcatura, e da individuarli. E', insomma, sotto ogni aspettai liti'avversario pericoloso. Del che si è bene accorto il velocissimo Pigorini, che per quasi tutta la gara ha condotto col ligure un duello a ruota, entusiasmante. Curiosa e ben interessante lotta, quella delle 350! Anche l'altra coppia di arrivati, coprente il terzo e il quarto posto —- il livornese Susini e il campione d'Italia Cerato — ha costantemente gareggiato a ruota, alternandosi. Sul traguardo finale ha avuto la meglio Susini per un quinto di secondo, con meno di quattro minuti di distacco dal primo della sua classe! Un altra campione della vecchia guardia (decisamente il « Valentino » ha segnato la beneficiata degli anziani) troviamo al primo posto nella classe 250: il milanese Virginio Fieschi, il calmo, olimpico difensore deHa Rudge, il quale annovera forse, tra i corridori italiani, il record nel numero di corse disputate. Egli non ha vinto di prepotenza, ma metodicamenteT facendosi luce gradualmente e resistendo poi agli assalti di Cariii, di Colombo, di AldrigJietti, di Panello, che citiamo nell'ordine dell'impressioni: che ci hanno destata. Notevole il «doppietto x> del motore Rudge, il più largamente rappresentato in gara, del resto, essendo montato dalla maggioranza delle macchine italiane. Solo nella 175 salutiamo vincitore un nome non nuovo, ma di notorietà certamente più ristretta che gli cassi» precedenti: il giovane faentino Francesco Lama, assiduo alle corse regionale, oggi assurto al rango dei migliori specialisti della sua classe. Granitica è, invece, la fama della sua M. M., la motoleggera che ha recentemente superato i Ì50 Km. orari sul chilometro lanciato. Dobbiamo dire, però, che il più veloce e ardimentoso corridore di questa classe ci è apparso il giovanissimo Cavacciuti; ripetutamente attardato da noie di candele in princìpio di gara, egli lia avuto un ritorno impressionante, sopravvanzando man mano tutti i coinpagni e terminando secondo, a 18" dal viìicitore. E' opportuno che conchiudiamo il nostro commento con qualche nota di cronaca più minuta, non foss'altro che per mettere in luce i generosi e sfortunati sforzi di quanti si trovarono esclusi o allontanati dai primi posti in classifica. li Segretario Federale dà il « via » Son passate da poco le 14 quando il Segretario Federale Andrea Gastaldi, assistito dal capo-cronometrista Del Grano, e circondato dalle Autorità presenti — il Preside della Provincia gr. uff. Aìiselmi. l'on. Clavenzani, il rappresentante del Municipio e altre personalità dell'Esercito e della Miliario- — dà il via al pittoresco gruppo delle 12 motoleggere, seguite a un minuto dalle 11 «250». /n testa ai due gruppi balzano rispettivamente Cacawiuti e AU drighetti: ma mentre il secondo riesce a mantenere il comando fino al 12.o giro, ritirandosi in seguito per guasto al cambio, Cava-càuti c attardato fin dal secondo giro. Nelle posizioni retrostanti si fanno luco Alberti, Mazza, Girotta, Castagno (che farà una corsa rcgolarissima con la sua modesta Della Ferrera, terminando al quinto posto nonché primo e unico, nel suo gruppo, dei concorrenti torinesi), Carni, Fieschi e Panella. dfubnfuAhmgCi2FPgpgmietPpudtridlamtamccaimcvlgaGlicmgUptpvmtcnridTifnmmrgtèclncmneP4d Ma già s'inizia, con Boetsch, la serie dei ritiri: al terzo giro il francese è fermo per la rottura di un bilancerò di uiw valvola. Lo segue al sesto giro Gobetti, che ha, scarrucolato la catena e non riesce a riparare prontamente, e il francese Reyos, che pare abbia rotto una valvola. Al settimo giro si ferma Guazzoni, che ha delle ratées al motore: ripartirà, ma presto scomparirà dalla gara Al decimo giro la classifica à la. seguente: Classe 175: Lama in 15' 10"; .Aderti in 25' 16"; Mazza in 25' 36"; Giretto in 25' 44"; Cavacciuti; Castagno. Classe 250: Aldrighetti, in 23' 43"; Fieschi, in 24' 7"; barrii, in 24' 51"; Panella, in 25' 17". Per parecchi giri, la classe motoleggere non offre spostamenii nelle prime posizioni: nelle 250, scomparso ilZdriglietti, Corrà si fa avanti velocissimo, ma non riesce a ridurre sensilMmente il distacco elio lo separa da Fieschi: egli continuerà così fino al 26.o giro, ritirandosi per aver bruciata la frizione. Prima di ritirarsi, però, egli si vede sopravanzato da Colombo, che riesce jjer. un 7)iomento — attardate le Guzzi — a dare al pubblico la. speranza nella vittoria della sua italiana Ganna. Tra le motoleggere, al 22.o .oiro, si ritira Bologna, che ha rotto il carter del cambio della sua M. M., forse per la eccessixxi foga nell'uso del comando a piede, così comodo e così di moda, ma, come si vede, non privo di pericoli. Le vittorie di Lama e Fieschi li finale detta gara (al 35.o giro) non trova altri spostamenti: Fieschi giunge applauditissimo, seguito a meno di un minuto da Colombo: terzo Panello, che, come si prevedeva, non ha potuto richiedere di più, in curva e in ripresa, alla sua velocissima Guzzi. La Marca italiana, però, vede entrare regolarmente in classifica la sua- soconda macchina, guidata da Pizzato. Nelle motoleggere, dopo Lama e Cavacciuti, entra in classifica Alberti con la sua Ancora: egli era secondo al 25.o giro, ma non aveva potuto resistere all'incalzare di Cavacciuti. Come la Guzzi, tuttavia, anche l'Ancora vede all'arrivo entrambe le macchine partite: il sesto posto in classifica, infatti, è coperto da Girotto. Alle 16, sempre agli ordini del commendator Gastaldi, si allineano sul traguardo di partenza le grosse cilindrate. Un rombo improvviso riempie tutto il parco: la squadra delle nove 350 è partita, al comando di Motitesi, che ha saputo balzare in testa nell'istante del via. Un minuto dopo, ecco fragorosamente irrompere sul Viale deil'Orta Botanico le 500, al comando dì Sandri, che solo per brevi tratti si alternerà nella posizione di testa con Colombo, ricuperando però sempre, e mantenendo sino all'arrivo, il primato. Nella 350, al primo giro è in testa Tenni, al secondo Ghersi, che, partito in penultima posizione, ha già saputo farsi largo. A quasi 100 all'ora Ma l'attenzione del pubblico, coinè è naturale, tende a concentrarsi sulle macchine maggiori, dove un forte numero di autentici assi è impegnato a ruota. Ecco Cavalieri, oggetto di molte giustificate speranze, che ha compiuto un primo giro velocissimo : però egli è già fermo al secondo giro a cambiar candela; riparte, compie il giro più veloce della sua classe, ma non è fortunato: l'inceppamento di un freno lo fa cadere in curva, senza danni personali, ma costringendolo al ritiro. Riva, il be niamino dette folle torinesi, e presto in ritardo: il suo motore manca dei colpi, e, scoraggiato, egli si ritira dopo il decimo giro. La classifica al 15.0 jfiro è la seguente : Classe 350: 1. Ghersi, in 33'50"; 2. Pigorini, in 33'53"; 3. Susini, in 35'44"; 4. Cerato, in 35'44": posicioni, come si vede, che già corrispondono a quelle dell'arrivo. Classe 500: 1. Sandri, in 32'57"; 2. Coloni ho, in 32'59"; 3. Nazzaro, in 33'13"; 4. Pazè, in 34'43". Le posizioni, però, mutano subito perchè Nazzaro si ferma ai box, riparte, ma, per l'afflosciamento di una gomma in curva, ca de ferendosi leggermente a un ginocchio. Dapprima si teme che si tratti di un guaio serio: fortunatamente ogni apprensione è presto dissipata. E' questo, si può dire, l'unico incidente personale della giornata. Pazè passa cosi in terza posizione, e con una corsa regolarissima, incalzante, elio ha rivelato in lui doti di « curvista » di prim'orditte^ i-iescc a mantenersi a pochi minuti dalla coppia Sandri-Coloìnbo; scomparso quest'ultimo, termina secondo. Dei francesi, non è più in gara chi) Guasco, quarto al 20.o giro con notevole distacco: egli scomparirà in seguito. Boetsch ha già riportato nel box la sua Terrot per rottura della forcella; Lafon si è ritirato fin dal nono giro. Oramai le posiatoni sono stabilizzate: il finale della gara non vede sposta nienti. Sandri e Ghersi arrivano con poco più di tre minuti di distacco: sia il bolognese che il ligure — il quale ha compiuto con ia sua 350 il giro più ve¬ loce di tutte le classi — sono lungamen le acclamati. Dopo l'arrivo dei sei primi, constatato che i pochi superstiti hanno un distacco che non permetterà loro di finire in tempo massimo, i direttori di gara fermano i ritardatari. Gli « ufficiali» si stringono attorno alla schiera dei cronometristi per attingere dati e anche per dichiararsi ammirati del loro lavoro : Del Grano, Calosso, Martinetto, Vizio e Montaldi sono stati i veri cirenei della giornata, come sempre, del resto, nei circuiti a breve sviluppo, dove il numero dei passaggi e i relativi computi di tempi parziali salgono a cifre astronomiche. E finalmente una marea fitta, variopinta, tumultuante, allegra, di pubblico si riversa sulla pista, prende d'assalto le porte del circuito. Adesso è lecito il disordine. ALDO FARINELLI. tScihzdnvagavsvcmnAbse

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