La risposta della Francia consegnata a Berlino

La risposta della Francia consegnata a Berlino Per lei eqvtipetr*et^ione d&i diritti La risposta della Francia consegnata a Berlino Il Governo francese richiama ia Germania ai rispetto dei Trattati e indica Ginevra come sede di una possibile discussione Parigi, 12 mattino. Il testo della risposta francese al memoriale tedesco del 29 agosto sul problema degli armamenti,' che l'ambasciatore di Francia a Berlino Francois Poncet ha consegnato ieri mattina al Ministro degli Esteri von Neurath, sarà pubblicato a Parigi stasera o domattina. Ma è fin d'ora possibile farsi un'idea delle grandi linee della Nota francese, dall'articolo particolarmente interessante che il giornale Le Democrate de Lyon, organo personale del Presidente del Consiglio, Herriot, ha pubblicato a firma del suo redattore-capo, sotto il titolo: «Prima della risposta della Francia ». Le linee della risposta Dice in sostanza questo articolo: La Germania desidera vedere modificare se non sopprimere le clausole che nel Trattato di Versailles le hanno creato una situazione particolare dal punto di vista militare. Il Governo di von Papen segue un piano metodicamente tracciato e con tutti i mezzi, compresi in una certa misura quelli della intimidazione, tenta di ottenere per il suo Paese delle condizioni che equivarrebbero per esso ad una liberazione totale dagli obblighi che la Germania ha contratti. Tali sono le ragioni che hanno motivato quello che è stato rappresentato come un promemoria del Ministro della Reichswehr. La Germania ritiene, ed è questo un errore fondamentale, che, essendo ade. rente alla Società delle Nazioni, essa deve per questo solo fatto trovarsi sul lo stesso piede di tutte le altre Nazioni per quello che concerne i suoi diritti e i suoi doveri. Ciò è fare tabula rasa delle stipulazioni del Trattato di Ver sailles, il quale ha sancito condizioni particolari al Governo tedesco, condì, zioni che non si trovano affatto modificate in seguito alla sua presenza a fianco nostro a Ginevra. Ma la Germania fa notare che il trattato che noi gli opponiamo ha previsto una riduzione generale degli armamenti, e che, questa riduzione non essendo stata ottenuta, essa recupera con ciò la pienezza della sua libertà e quindi l'autorizzazione di armare di nuovo. Che il disarmo non abbia potuto ancora essere realizzato è una verità; ma il solo fatto che le Conferenze riunite per raggiungere questo obbiettivo continuano ad esistere, è una risposta già sufficiente alle pretese tedesche. Del resto di chi è la colpa se non si è ancora riusciti a conseguire questo disarmo? E la Germania non ha in questo caso una grave responsabilità? Chi non ricorda il suo atteggiamento al momento della Conferenza di Losanna' Dopo Losanna è stato concluso un pat to di fiducia. Herriot non poteva in nessun modo seguire il Gabinetto von Papen nel suo desiderio di veder vio lare in modo cosi deliberato, con una conversazione privata fra due nazioni soltanto, questo accordo di fiducia, in calce al quale la Germania ha apposto la sua firma. «Non sarebbe del resto soltanto il trattato di Versailles a soffrire della violazione che si vuole oggi fargli subire, ma anche tutti gli accordi che sono stati firmati dipoi, fra cui, principalmente, gli accordi di Washington e di Londra. Giammai problema fu più internazionale di quello sollevato dal memoriale tedesco. Se per caso la Francia tentasse di risolverlo da sola, essa creerebbe un diritto pericolosissimo e inopportuno di libera discussione da potenza a potenza, ciò che immergerebbe l'Europa intera nel « caos » più inestricabile e più profondo. «Il Presidente Herriot — conclude testualmente l'articolo — farà pervenire alla Germania i termini della ri- ttrcdtMpUnscpgttg, sposta del Governo francese. Questa risposta conterrà certamente in sostan za quello che noi abbiamo indicato e |richiamerà la Germania al rispetto del le convenzioni e degli accordi, aggiun;„endo sen2a dubbio che la discussione trova precisamente il suo P-to alla Conferenza del disarmo che sta per riprendersi a Ginevra». i AUusjoni dirette e. indirette alla ai- ù a e ù e - tuazione internazionale sono state fatte ieri dal Presidente del Consiglio Herriot e dal Ministro della guerra Boncour In occasione della inaugurazione del monumento offerto dagli Stati Uniti per commemorjare ia vittoria della Marna. La cerimònia si è svolta alla presenza del Presidente della Repubblica, dell'ambasciatore degli Stati Uniti, del maresciallo Petain, e del generale Pershing comandante in capo del corpo eli spedizione americano in Francia, del rappresentanti di tutti gli exalleati e di tutte le Autorità e di numerose associazioni. Il Ministro della guerra Paul Boncour in una breve allocuzione ha ricordato le gravi circostanze nelle quali esercita le sue funzioni e, dopo aver sottolineato la forza dell'intesa franco-americana, ha fatto una allusione precisa alle manifestazioni che si svolgono sempre più numerose e,significative dall'altro lato del Reno. Egli ha affermato che la Francia, che ha attraversato 18 anni or sono delle ore tragiche e ha affrontato sacrifici senza precedenti non soltanto per salvare la propria libertà ma per la salvezza del mondo, non permetterà che le vengano tolte le giuste armi di cui ha bisogno per preservare le proprie frontiere e mettere il suo territorio al si curo da una nuova invasione. Il Presidente del Consiglio Herriot ha celebrato nel suo discorso la volon tà di pace della Francia e l'amicizia franco-americana. « Quattordici anni dopo la sua fine — ha detto Herriot — la guerra con tinua tuttora i suol misfatti: essa mette il mondo intero alle prese con difficoltà economiche e finanziarie, politiche e sociali che ci rendono incerti per l'avvenire anche più prossimo. Tutte le Nazioni ricercano un equilibrio che esse hanno perduto dopo l'orribile conflitto. « Noi ci guarderemo bene dal risvegliare con manifestazioni impru denti quelle istituzioni di forza che non possono più essere arginate quando è stato loro permesso di scatenarsi. Tuttavia, riflettiamo. In questi giorni, in questo luogo, come non rientrare nella profondità delle nostre coscienze e non invitare tutti gli spiriti liberi del mondo a meditare con noi? Non basta volere la pace per ottenerla: si vorrebbe che l'ascendente della legge morale rendesse impossibile il ritorno della guerra. E' ben sicuro che l'appello ai nostri alti princdpii basti a scartarla? Certamente, prima ' di ogni altra cosa, un paese deve guardarsi dal commettere, contro questa idea della pace, qualche errore che possa impegnare la propria responsabilità ». la e e o e -'geo. ritorno, del secchio militarismo Un appello di Herriot E, dopo aver rivolto un pensiero al soldati che, immolandosi, contribuì, rono a rendere possibile la vittoria della Marna, Herriot, facendo allusione a recenti manifestazioni tede sche, cosi ha proseguito: «Che gli animi onesti e Indipendenti comprendano la nostra inquieta dine al rumore di certe manifestazio ni pericolose. Questa Inquietudine non contraddice il nostro orrore per l'appello alle armi; essa traduce semplicemente il nostro modesto desiderio di vivere in pace in casa nostra; essa ci lascia abbastanza serenità per rivolgere un appello di riconciliazione perfino a quelli che ci hanno duramente combattuto ». E il Presidente del Consiglio fran. cese ha concluso esaltando di nuovo l'amicizia franco-americana. Il Temps, che a questo discorso consacra il suo articolo quotidiano di politica estera, felicita Herriot per avere definito la volontà di pace della Francia e per l'appello di conciliazio ne rivolto agli ex-nemici. « Sono parole, scrive l'organo repubblicano, che meritano di essere meditate dal mondo intero nel momento in cui un bro¬ prussiano minaccia di trascinare un gran popolo dall'altro lato del Reno verso l'avventura e la catastrofe. Herriot ha tenuto a Meaux il linguaggio della ragione che traduce il sentimento intimo di un popolo che mette la sua fierezza nell'essere profondamente umano e che vuole tanto la propria salvezza come la salvezza di tutta la nostra civiltà ». Del problema della pace ha poi parlato il Ministro delle Colonie Sarraut in questi termini", a Moissac: «In un mondo ancora attraversato dai riflessi e dalle reazioni della guerra, l'inquietudine domina tutte le nazioni l'incertezza generale influisce sulle transazioni e paralizza gli affari. E' dunque il problema della organizzazione della pace che domina tutti gli altri». Intanto la Journée IndustrieUe, constatando che la stampa britannica sembra nel suo insieme criticare l'atteggiamento della Francia, preconizza in questa grave contingenza l'unione possibile e necessaria di tutti i francesi. « Se a Londra e a Roma si considera che tutto deve essere fatto dalla Francia per impedire alla Germania di lasciare la Conferenza del disarmo e di fatto la Società delle Nazioni, un serio malinteso rischia di essere creato fra le Nazioni ex-alleate. Con una franchezza di cui dobbiamo essere riconoscenti, il generale von Schleicher scrive o fa scrivere a suo nome che egli sa che la Francia è fino da questo momento abbandonata dalla Gran Bretagna e dall'Italia. Questa campagna è complicata da affermazioni relative al morale della Francia che è presentato come Indebolito e rassegnato ad ogni cosa, e cioè all'asservimento politico, finanziario ed economico. Si comprende in tali condizioni lo stato di esaltazione delle masse popolari tedesche e In particolar modo della gioventù. La partenza della Germania dalla Conferenza del disarmo sarebbe certamente un grave evento ma, per essere più velato, il ricatto esercitato dal Governo di Berlino nei riguardi non soltanto della Conferenza ma della Società delle Nazioni non è meno gra- o resto, ha fatto la Germania che. al gatto e o o i a e VrizuRcmgfmsdpfslve. La Francia non pensa soltanto a|se stessa. Essa sa che se cedesse su certo terreno e su certi punti non è essa sola che verrebbe ad essere minacciata: lo sarebbe la pace europea. Su tutto quello che dirà e farà il Governo per difendere queste posizioni, che sono al tempo stesso francesi ed europee, l'unione di tutti i cittadini può e deve farsi ». La pubblicazione a stasera Berlino, 12 mattino. Ieri a mezzogiorno l'Ambasciatore francese Francois Poncet si è recato al Ministero degli Esteri ed ha consegnato al Ministro barone von Neurath la nota di risposta francese al passo che il Governo tedesco ha fatto sulla parità di armamento. Il documento, che è assai voluminoso, è stato nella giornata di ieri tradotto dagli uffici della Wilhelmstrasse e sarà, secondo gli accordi presi con gli interessati, comunicato ai giornali solo per le edizioni di stasera, Benché ancora nulla se ne conosca di preciso, non è difficile ai giornali arguire, in base soprattutto alle anticipazioni fattene dalla stampa parigina, il contenuto. La prima parte del do. cumento si diffonde a spiegare la condotta del Governo francese che fu fatta oggetto di tante critiche in Germania, fra cui una aperta censura del Ministro degli Esteri nell'intervista accordata al Wolff Bureau nel comunicare il passo ad alcune altre Potenze. Il Governo francese sostiene che non avrebbe potuto esimersi da questa comunicazione senza venir meno all'impegno preso con le Potenze contraenti del cosidetto patto di fiducia, come, del di fiducia ha aderito essa pure. Trattan dosi di argomento di cosi grande importanza come gli armamenti di un grande Paese, il Governo francese non avrebbe potuto evitare questo procedimento. Il documento contesta poi l'interpretazione che in Germania si dà alla clausola del disarmo nel trattato di Versailles e sostiene per altro che la Francia ha già spontaneamente in gran parte attuato misure di disarmo. Per il resto rinvia la discussione per quanto riguarda la questione della parità di diritti alla Società delle Nazioni. Demmo sabato sera il comunicato ufficioso diramato dal Ministro della Reichswehr von Schleicher, nel quale, contrariamente alle voci interessatamente messe in circolazione, egli energicamente dichiarava di non essere affatto disposto — così affermava il comunicato — a prestare mano alla falsificazione del principio di un Governo « presidenziale » indipendente, a mezzo di un Gabinetto dipendente di fatto dai partiti. E aggiungeva che egli crederebbe di mancare alla dovuta fedeltà di fronte al Presidente compiendo qualsiasi azione che possa indebolire o minare l'attuale Gabinetto presidenziale. La Vossiscìie Zeitung di ieri mattina si dice in grado di spiegare il retroscena di queste inattese dichiarazioni del Ministro della Reichswehr, la cui energia era apparsa in verità alquanto superiore alla vaghezza delle voci corse, nelle quali si riferiva che egli si sarebbe fatto in questi giorni sostenitore in seno al Gabinetto della crisi — voluta dai Nazionalsocialisti e dal Centro — e dell'abbandono della realtà di un Gabinetto « presidenziale » se pure l'attributo potesse essere mantenuto a camuffare un Gabinetto parlamentare vero e proprio effettivamente dipendente dai partiti della asserita maggioranza centro-nazionalsocialista. La Vossische Zeitung precisa dunque che le voci corse erano ben più concrete e racconta cioè che in questi giorni delegati inviati dai partiti del Centro e dai Nazionalsocialisti, in seguito alle trattative intercorse si sarebbero presentati al Ministro della Reichswehr von Schleicher e gli avrebbero fatto proposte concre lvtte per la soluzione delle presenti diffi colta di politica interna. La soluzione sarebbe stata questa: il Gabinetto von Papen avrebbe dovuto ritirarsi prima ancora di fare le sue dichiarazioni al Reichstag e al Presi, dente Hindenburg si sarebbe dovuto proporre dai due partiti, nell'udienza del capi rispettivi annunziata per mar tedi, di confidare la formazione del nuovo Gabir ;tto al generale von Schleicher. Il Gabinetto, che si sarebbe dovuto presentare ugualmente col nome di Gabinetto « presidenziale », avrebbe do vuto avere come vice-cancelliere il de putato nazionalsocialista Gregorio Strasser e i più importanti portafogli avrebbero dovuto essere opportunamente e proporzionalmente affidati personalità nazionalsocialiste, del Centro e del Centro bavarese. Il giornale non è In grado di precisare nomi, ma può soltanto precisare che, per quanto riguarda il Centro, la scelta si sarebbe esercitata sull'ala sinistra sindacalista del partito. Le vóci di queste trattative erano state interessatamente messe in giro, per cui il ministro della Reichswer ha creduto opportuno di intervenire a tagliar corto con la sua dichiarazione di smentita. 0. P