Sintesi di una grande fatica

Sintesi di una grande fatica Lo. tenasa. Fiera del Levante Sintesi di una grande fatica _(I>£»1 nostro invinto) Bari, 9 notte. Bisogna riportarsi per un momento ad una epoca lontana, eroica, illuminata dagli ori di Bisanzio e dalle gemme dei mosaici. La Puglia era allora una terra arsa, incandescente in cui mettevano note di stacco violento le rocche grifagne e le primitive Basiliche, sorte sulle colonne smozzicate di una romanità crepuscolare. Il lido di Bari vecchio non era ancora porto; vi sorgevano tuttavia le fiamme variegate d,i vele, le belle vele adriatiche impresse di simboli, di immagini alate e di santi. Ma erano rudi navigatori, questi lontani mercanti baresi! Solcavano •Ionio e Mediterraneo; portavano grano in Siria e in Anatolia. Quei grani aurei e duri, fenduti quasi da un sorriso, gonfi di polpa, che danno un pane morbido e fragrante come un fiore. Per questo traffico con l'Oriente, per questo alimento sostanziale d'Italia dato alle genti del la prossima Asia i mercanti puglies, sentivano, anche sull'altra sponda, di essere quasi in casa propria; riconoscevano sia pure inconsciamente, anche nelle terre d'oltre Mediterraneo, gli indistruttibili segni di Roma. » Le spoglie di San Nicola Senonchè nel 1087 i saraceni (gente scura e dannata, nemica di Cristo) invadevano, saccheggiavano ed usurpavano gli antichi dominii della latinità. Fu appunto nella primavera di quell'anno, che tre navi pugliesi comandate ciascuna da un « nauclerio » e condotte da mercatanti e marinai di Bari, di Monopoli, di Trani e di Polignano dopo avere scaricato i loro grani sul lido di Antiochia, seppero che Mira era stata occupata e messa a sacco dalle orde saracene. Si veneravano in Mita le spoglie di Nicola, celebrato Vescovo d'Oriente, santificato per le sue opere. I pugliesi meditarono allora di recarsi a Mira e di trafugare i resti di San Nicola per recarli per mare a Bari. L'audace colpo di mano riuscì. L'11 aprile del 1087, le navi recanti le sacre spoglie giungevano al lido barese, accolte dalla popolazione festante. Così sorse nella capitale della Puglia la Basilica di San Nicola, che fu centro di venerazione e di pellegrinaggi europei e orientali anche nei secoli venturi. Oggi al lume di una visione moderna, il mito dì San Nicola divietie simbolo. Esso diventa il segno sacro di uno scambio fra Bari e il Levante; uno scambio di spiritualità e di attività pratica. L'Italia, eterna nutrice di popoli, in cambio del pane sostanziale esportato nell'Asia Minore e nel prossimo Oriente ha ricevuto in pegno l'immagine e il culto del patrono orientale. Un privilegio imperiale. Questo preambolo acquista oggi un valore più denso. Vuol ricordare quel che l'Italia può dare agli altri popoli, sia esso spirito o materia. Il mito ricorda anche specialmente ai popoli dell'Oriente balcanico e asiatico ciò che l'Italia da una iniziale esportazione di grano ha saputo produrre e organizzare, divenendo ancora, come un tempo, un vivaio di energie, un centro dove il lavoro umano raggiunge non soltanto la. perfezione tecnica richiesta dalla vorace vita moderna ma i limiti di quella santificazione, che gli eroici sudori della quotidiana fatica richiedono. Questo è il nuovo culto al quale può riferirsi il mito di San Nicola. E questo è anche il significato, non soltanto economico ma morale e sociale, della imponente rassegna di prodotti e di valori italiani, esposta ■nella Terza Fiera del Levante. Ieri, per squisito dovere di ospitalità e per quel senso di civiltà universale che è il più alto attributo della nostra stirpe, abbiamo parlato delle 29 Nazioni concorrenti alla Fiera del Levante, esponendo le caratteristiche, le bellezze e le promesse di ogni padiglione estero. Oggi parliamo dell'Italia. La mitologia del secolo XX Non un articolo solo, ma tutta una serie occorrerebbe per dare, se non la descrizione, l'impressione completa di questa città bianca, striata di colori e di luci, adornata di tinte e dì lacche, vera madrepora sotto il cielo azzurro di Puglia. Sovratutto ci preme di dichiarare subito che questa Mostra, degna di Roma, vuol significare nel senso più profondo, la vera indipendenza d'Italia da tutta la bardatura straniera, impostaci fino a qualche tempo fa più dallo snobismo che dalla necessità. Qui si vede come l'Italia, dal genio eminentemente febbrile, abbia lavorato e lavori! si sia andata creando tutti i più necessari e raffinati strumenti che occorrono alla sua vita economica, ed abbia anche potuto importi agli altri. Questo è veramente il coronamento delle guerre che dal 1848 al 1918 hanno dato unità e indipendenza all'Italia, giacché alla imita e alla indipendenza, vista nei suoi limiti confinari, corrispondono oggi l'unità delle energie, degli sforzi e degli intenti, e la promessa certa della definitiva indipendenza economica, l'ultima e la più dura da conseguire in un Paese che forzatamente nel passato, è stato tributario de gli altri. — Fino a ieri — mi diceva un in caricato del padiglione della Confederazione dell'industria — quando si parlava, ad esempio, di essenze e di legnami rari, esistevano soltanto il (iitchpbiC degli Stali Uniti. ^ ì'u bete canadese, o il tronco russo: * Oggi, per la intensa propaganda silvicola che ha avuto un araldo nel compianto Arnaldo Mussolini, e precursori in Luzzatti, in Baccelli, in Michele Bianchi ed altri, le ricerche enetì iI Ej fscqaisdpczfatpedPtscqnrnctsltssdplhlesspnvpptllscpntcmpudeddcp i 8 e i e a o e o a l n e e le esperienze hanno dimostrato che noi possediamo tutto il legno forte e dolce, da travatura o da intarsiatura, che occórre a grandi e piccole industrie ». // rilievo si può generalizzare. In tutti i campi possiamo fare da noi. E anche dove la materia prima di: fetta, o sembra difettare, l'ingegnosità italica escogita, supplisce, crea. Non altrimenti si comprenderebbe che dalle industrie metallurgiche a quelle minerarie, da quelle di utsso a quelle di necessità, l'Italia abbia in tanti luminosi padiglioni dimostrato che i prodotti delle sue menti direttive e dei suoi lavoratori s'impongono sul mercato mondiale, anche laddove c'è cozzo mortale di forze e di supremazia. Visto da questo punto, il grande fabbricato che ospita le macchine agricole in diuturno pulsare, diven-\ ta una Mostra interessante quanto il padiglione che ospita la raffinata esposizione di lavori femminili. Esso diventa, passatemi la frase, il Luna Park dell'agricoltura: ha con le sue trebbiatrici, cromate di giallo e le sue grandi trattrici azzurre Fiat, un colore nuovissimo. Vi interessate \ quindi, al numero infinito di macchine agricole, che, in rapporto all'eroico sforzo dell'agricoltura nazionale, sono state escogitate e fabbricate. Ecco le irrìgatrici, le svecciatrici, le pulitrici, le snocciolatrici di sanze di oliva, le dissodatrici di semi, le semolatrici, i frantoi, i torchi, i trincia-foraggio, le polverizzatrici di sottoprodotti per il mangime del bestiame, gli elevatori e gli aspiratori dall'aspetto proboscidale. Nuova poesia e nuove immagini sorgono; è la mitologia del XX secolo. La rassegna delle piante Così un profondo senso di poesia ha tutta la rassegna delle piante, delle essenze che nella Mostra silvicola e nel padiglione della Milizia Forestale offre campionari interessantissimi ben levigati, ben presentati. Apprendiamo come ai tronchi sì facciano iniezioni di creosoto per conservarli e renderli imputrescibili (c'è un pino della Sila, che è stato iniettato per tutta la sua lunghezza: 21 metri); apprendiamo come la ginestra leopardiana (dal geniale intuito dell'ing. Galloni) possa, in seguito a disintegrazione meccanica, diventare cotone purissimo, possa dar fibra, per tesserne corde e tele, possa infine — i poeti ne siano soddisfatti! — trasformarsi in carta da scrivere e conservare, forse, l'originale profumo delle pendici. Tutto un avvenire probabile per l'industria cotoniera, una via additata per la redenzione dalla servitù delle materie prime esotiche. E così vediamo svilupparsi tutte le piccole industrie delle cassette e delle ceste da imballaggio per frutta, accanto alla produzione in grande stile, che dà legno per i carri ferroviari, traversine per le linee. Vediamo imprese come quella elettrica umbra, che sfruttano la lignite con possibilità duranti 300 anni. Tutta questa rassegna è poi connessa alla Mostra d'agricoltura che rivela i formidabili progressi della produzione granifera dell'Italia, alla Mostra armentaria che ci fa penetrare nei segreti della zootecnica e ci riconduce alla sana serena e reale vita dei campi, alla Mostra vinicola che ci riporta alla visione mitica della terra Enotria, fra un trionfo di uve e di vini che fanno già risplendere gV. auspici di un primato che ci compete. La « casa del latte », Za « casa de: riso », la fattoria tipo, la casa del pastore ci portano nel regno della edilizia nuova, razionale e colorata, ispirata tuttavia ai profondi motivi della vita, i veri motivi della grande poesia umana. Non meno imponente è il contributo dato dall'Italia alle industrie di lasso e a quelle estetiche. Basterebbe la Mostra della carrozzerìa per dire a quale grado di raffinatezza sia giunta, insieme alla nostra industria automobilistica, questa industria accessoria e decorativa. I metalli a lacca, le tinte e le eleganze conciliale con le comodità, sono sintetizzati in questa rassegna eminentemente attuale. E così una visita al palazzo dell'abbigliamento (dove Torino è rappresentata da un campionario squisito) può informarci circa la sontuosità e l'eleganza, cui è giunta la tecnica delle pelliccerie e della moda femminile in genere. Del resto, sotto la guida del Consiglio Provinciale dell'Economia che ha fatto da organo accuratamente selezionatore, Torino presenta tutta una gamma, per Udti i campi pratici e suntuari, dai prodotti metallurgici a quelli della alimentazione (vermouth, cioccolato, biscotti, caramelle, ecc.), dall'arredamento della casa alla meda dei mobili, ai pianoforti; dalla biancheria alla seteria, fino al turismo. La gloria del Sestrières Appunto cima lo sviluppo turistico del Piemonte, c'è nel Padiglioni dell'Enit tutta, una rassegna illustrativa, che va dalla Provincia di Torino a quella di Aosta, dal Novarese che ha creato le prime ferriere e van ta una magnifica produzione nel campo caseario, alla zona del Sestrières centro di turismo alpino per ec-\ cellenza, dove per iniziativa del se-', ìnatore Agnelli e dell'avi:. Edoardo Agnelli, si è potuta creare -..nella me-' ■ raviglia che è la filovia, con degna' ,atirezi.atura di alberghi e di corno-, dita. Un riusci'o e colorito plastico: ideila zona richiama la curiosità dei {visitatori. ' Nel reparto turistico sono pure il¬ lmApddscfl'rvmcgnvveadacsstddcddmemppcUdcIremfacsVidnvvdsrgaGacpgEmmlpqlgprpssncg lustrate da fotografie e da grafici molte altre bellezze nostre: dall'Alto Adige alla Conca di Cortina, dalle pinete e dalle madreperlacee acque del Ravennate alle stazioni balneari di cui è così ricca l'Italia. Ma la parte più raffinala e più squisita della Mostra, anche perchè ci illumina sulle segrete e rinascenti forze artigiane d'Italia, è quella dell'E.N.A.P.L, annessa alla Mostra forestale, ma con padiglione proprio. Folklore Qui il folklore del nostro Paese, vario ed inesauribile, risorge in forme e in immagini, in porcellane e in cristalli, in tessuti ricamati e variegati, e in mobili, gioiellerie di ebanisteria. Ecco i mobili faentini, tavole esagonali, tratte dalle diverse vene del noce, piegato poi a vapore e intarsiato. Ecco i tappeti stampati a ruggine e quindi non decolorabili della Scuola Riminese, tipico clan di artisti che sta orientandosi verso sicure affermazioni con sobrietà di disegni e di colori. Ecco i tessuti cosentini di Cerzeto, tutti fatti con i telai a rilievi e a disegni. E poi le deliziose scatole di ulivo e di noce, a disegni garbatissimi su gamme di colori fusi. Ecco i magnifici tessuti di Romagna. Sono le antiche coperte di cui si ammantavano sontuosamente i buoi nei giorni di festa; oggi esse sono rievocate e riprodotte come pannelli decorativi ed arazzi. E poi, i tappeti di Isili e di Nuoro, e i pupazzi sardi mettono una festa di colori crudi violenti nella Mostra. Un vaso bianco a figure ippiche nere del Melis è ima meraviglia che richiama alla mente ì prodigi ellenici. I tessuti antichi di Frosinone (i caratteristici cialoni di Ciociaria che erano anticamente coperte pastorali) mettono pure una nota ardente nel folklore italico. E con essi le piccole arche ciociare in legno graffito di cui ci illustra le finezze il cav. Gismondi, Ispettore Generale delVE.N.A.P.I. Il magnifico bazar d'arte contìnua inesauribilmente. Tessuti cosentini, dei tappeti del 300 e del 400 che erano lavorati dalle donne nell'epoca invernale e riproducentì antichi motivi di feste dei re, di carte da giuoco, di cervi, ecc. I loro toni, ottenuti con segreti coloristici vegetali, sono ora riprodotti all'anilina, ma si posseggono ancora cinque antiche ricette ed altre si indagano. E poi vediamo i pupazzi di Val Gardena, quelli di Valtournanche, gli alabastri di Volterra in cui sono ricavati motivi classici (il fauno, la primavera, ecc.) ; i tessuti di Vicenza, gli oggetti torniti di Arezzo, ecc. eco E' una visione moderna dì bellezza ma sovrattutto un motivo squisita mente artistico di irradiaziotie italiana nel mondo. C'è poi quasi in questo stesso campo, la Mostra dì lavori femminili alla quale abbiamo già accennato. E' per le signore una miniera, se il paragone grezzo di una miniera, per quanto preziosa, può accordarsi con questa rassegna di raffinatezza. Questo è in rapidissime note l'imponente sforzo che Bari ha racchiu so in questa grande sona bianca pres so l'Adriatico, quasi a specchio del nuovo porto, nel quale sì riflette l'alto e nuovissimo faro. Questo faro fa pensare ad un piccolo padiglione candido, di un candore d'uovo fresco, che sorge nel cerchio della piazza Roma, quasi all'angolo del Viale Volga. E' l'edificio de dicalo dalla Fiera del Levante alla Albania. Il padiglione albanese andrebbe considerato fra quelli esteri Ma d'altra parte, quanti ricordi quanti riverberi, quanti legami tra l'antico Paese diventato oggi un nuo ■vo Regno e la Puglia! Non soltanto le colonie albanesi qui stabilite mantengono vìve queste relazioni fra terra e terra, fra razza e razza, ma i nuovi rapporti, i nuovi scambi, la solidarietà nuova. Così il padiglione dell'Albania, pure essendo annoverato fra quelli stranieri, è un po' ravvolto nell'atmosfera nostra. Si respira dentro questo ambiente nitido e bene ordinato, un'aria di novità rude e gentile al tempo stesso. Le pelli dì lupo, con la. loro testa ferina perfettamente conservata, parlano del Paese aspro con le sue forre e le sue foreste; ma gli strumenti di metallurgia e di precisione testimoniano le forze nuove. I mobili intarsiati e lucidati, che mettono in risalto le rabescature dei tappeti vivacissimi, parlano di tutto un color locale misterioso e singolare. Gli oggetti di legìio lavorato c verniciati a colori avvicinano le raffinatezze delle bluse femminili e ricamate, mentre i magnifici ed enormi pesci che, racchiusi in grandi vasi di cristallo danno riflessi iridati, mettono accanto alle piramidi ci uova ed alle ampolle di olio aurato la nota della attività peschereccia ed agricola. Il piccolo Stato, nell'impulso dì un rinnovamento formidabile, gareggia con i maggiori. Il nule popolo pastorale e agricolo di ieri marcia nei ranghi delle nuove forze europee. Ho nominato il faro di Bari. Non l'ho nominato a caso. La stella che si accende ogni sera al sommo di questa torre del mare, splende situtta l'opposta sponda. CURIO M0RTARI. sdIsIspzuetdusltlmflp

Persone citate: Agnelli, Antiochia, Arnaldo Mussolini, Baccelli, Edoardo Agnelli, Galloni, Gismondi, Luzzatti, Melis, Michele Bianchi