La scuola di ballo

La scuola di ballo La scuola di ballo Arturo Loria è scrittore singolare e interessante : la sua complessità — a tratti lievemente effusa e inafferrabile — è frutto di un temperamento senza dubbio ricco e acute, e tuttavia un po' intricato, e confuso a se stesso. Egli non ha forse ancora chiarito e raggiunto — pur nella bella pienezza delle cose migliori — il tono fondamentale della sua arte, che ora trova colori e accenti di una specie di romantico verismo — che già fu dettò picaresco, ed è talvolta forzato e gratuito — e ora tenta le vie di un tenue preziosismo psicologico e immaginoso, che finisce poi quasi sempre a volo, sulle ali della fantasia. Non tutti i voli di questa fantasia sono piani e sereni, anzi, assai spesso il fantastico di Loria nasce da un barocchismo e da una stravaganza di situazioni e di casi che lascia perplessi e dubitosi, ma nell'ultimo suo volume — La scuola di ballo. Edizioni di Solario — che pure accoglie i varii modi e le curiose, molteplici tendenze dello scrittore, ci è parso notare un affinamento, una capacità di liberarsi da grosse scorie, e di lavorar pulito, un dono di reggersi sulla grazia «tessa dell'estro, senza soverchie esibizioni di macchine avventurose e strambe, che è già eccellente conquista, e anche più promette. Due sono le qualità caratteristiche i3el Loria : la possibilità di creare, in un sorprendente isolamento dalla realtà e dalla cronaca, atmosfere rarefatte e vive, e la virtù di immettere poi, per questa via, il fiabesco nel quotidiano. Ci si accorge a un tratto di essere avvolti, circuiti, da un che di inverosimile, di irreale, e pure di intensamente vissuto; tutto è sempre un po' falso, ma vi è una sfocatura, uno slittamento di immagini, un perdersi di motivi oltre ogni limite razionale — come un continuo inizio di sogni pei quali i termini precisi del reale non hanno quasi più valore — che seduce infinitamente. E si noti che le sottigliezze e le ricercatezze d'anima e di stile — anche quando non sono negative, in pura perdita — non collaborano poi tanto a questi effetti quanto la tenerezza, fi il puerile sentimento, facile agli incantesimi e alla bontà, tenerezza che circola per queste pagine graziosamente. La Serra, forse uno dei racconti migliori del volume, certo uno dei più significativi, ci narra di un giardiniere, guardiano di serre, che si reca al lavoro in una rigidissima notte d'inverno ; egli giunge nella serra — che per tutta notte dovrà tener ben calda badando alle stufe — e vi trova il capo-giardiniere e altri suoi compagni attorno a una povera vecchia, una.stracciona, raccolta quasi assiderata per via. Il capo e i compagni se ne vanno, e lasciano a lui il misero fardello da custodire fino al mattino dopo. Intorno è la bianca solitudine di un parco sotto la neve. Un palazzotto, serrato, sorge 11 accanto : alto è il silenzio. « Le immagini erano confuse e sfocate da una posa di nevischio che il vento gelido tendeva a cristallizzare sui vetri, ma qua e là, da un quadrello sgombro e terso, traspariva una parte del piazzale con i tondi rilevati dell'aiuole e i boschetti irrigiditi dell'alloro, dalle cui vette le raffiche strappavano una polvere che si perdeva tra gli alberi pesantemente bianchi del limite boscoso lasciando, quand'era svanita, spazi accresciuti tra le cose, una nuova vastità. Anche il palazzo si staccava più chiaro e più netto sul fondo, ma come allontanato dall'inverno, quasi che il disagio di giungervi influisse sulla valutazione visiva della distanza. Ogni tanto il vento buttava nel piazzale i fumacchi delle stufe, fiati neri che non sporcavano il candore di tutto li intorno». Ed ecco, una fantastica notte si svolge per l'umile giardiniere. La vecchia, riprendendo i sensi e confortata dal tepore e dall'accoglienza gli rivelerà con poche parole il suo passato. Anch'essa ebbe un parco e un palazzo come quelli ; fu una gran signora, poi — bellezza traditrice, galanterie e colpe — venne la rovina. E il giardiniere è dominato da quella voce dolce e altera; gli pare d'aver ritrovato una sua antica padrona, vorrebbe fare chi sa che, preso da compassione e reverenza per quegli stracci che nascondono un mistero, qualcosa di augusto e lontano. E' la fiaba: che so? il giardiniere e la principessa, oppure « fior di neve » e cosi via ; e toni argentei, e la pietà e lo struggimento, sentimentale e idillico, sono immersi in un bellissimo, candido paesaggio — è una diffusa, improvvisa chiarezza di cose sognate, e le vesti di lei, che potrebbero essere un travestimento^ e lo stupore di lui, il suo desiderio di abbandono e di incanto, ci offrono tutti i termini di un racconto di fate. Quasi si attende di venire a sapere che la vecchia è veramente una fata, nobile e indulgente: quel «fior di neve » che consolerà poi il vedovo e povero giardiniere. Abbiamo accennato all'idillico : è del volume nota costante, se pur spesso non dichiarata. All'idillio sen suale e coreografico, tende il Caffè Arabo, all'idillio coniugale, in un bisogno di cose leggere, liberate e consolanti, tende La casa ritinta, e, in •varia guisa, a un conforto amoroso, tenue, delicato, a qualcosa di ineffabilmente dolce e interiore, tendono così II fratellino come i personaggi dell'Ora sul mare. A cogliere ciò che sotto questo aspetto, è più rappre séntativo dell'arte di Loria — non solo idillica, ma preziosa e intrisa di vaghi artifici fantastici, un po' imbarazzanti anche quando più sommersi e fusi nella felice ispirazione — è necessario leggere // muratore stanco : muratore che non è poi altri che un pastorello d'Arcadia, di una Arcadia 1932, ove hanno passeggiato Proust, Gide e Giraudoux, un'Arcadia cerebrale e sensibile; e il pastorello perduto su un tetto ha in sè tutta la squisitezza d'impressionabilità e di letteratura atta a convertire un lbdmdmrWsi msdprsgdDrArgtstslsvrtlpnmMdbstaaadstslsmesdsu«dabsldIsscqnttubcfsl—ddsbpuvlBgdctbactelgsmlcdmrzzziaimBgsnTnvitirqpvqvmnzlsgnctirivasgvlupg ttimo di vertigine e di aereo, vago, erotismo, in una féerie rosea, iridecente, luminosa. Nell'occhio e nei ensi di lui il paesaggio circostante, la luce del cielo, i cigni sul lago, la bellezza della donna e l'inizio stesso di un piccolo dramma di solitudine amorosa, si convertono in una specie di festa fantasiosa e galante, in una magica sovrapposizione di trasparenze e finezze, che ci ricordano Watteau, e quelle eleganze, nella sostanza coloristica e sentimentale, e i nostri contemporanei di tutto il mondo nell'interpretazione impreziosita e compiaciuta : « ...con le palme delle mani incollate alla fuggente superficie d'ardesia il muratore esplorava in basso per ritrovare l'antica sicurezza. Vedeva a sinistra il laghetto, argenteo-nel mezzo e oscuro d'acqua nera sotto le rive ombrose. Da un piccolo golfo nascosto uscirono i cigni. Tre, candidi e in fila. Andavano lisci per l'acqua oscura rompendo col petto barriere galleggianti di foglie e parevano aver mè te lontanissime. Con ironia egli misurò i confini del laghetto. Ogni tan to gli uccelli aprivano l'ali a invelai si come barche e manovravano i colli lunghi per mutar direzione ». Ora, a scoprire il difetto di così sottili e fragili costruzioni, basterà vedere La danza sul prato, che ci pare rappresenti il peggio di un'arte troppo affidata a sensibilità e cervello, e complicata e appesantita da superflue sottigliezze e discriminazioni : le due coppie di coniugi dai nomi shakespeariani, Porzia e Antonio, Miranda e Fernando, l'avventura d'amore nel bosco, l'incontro con il ballerino e la sua vècchia compagna su tra i monti, infine la danza con tutti i significati e le intenzioni e le allusioni connesse, ci paiono davvero artifici un po' grevi e anche, salvo alcuni episodi delicati e festevoli, di dubbio gusto. Il presupposto fantastico è qui cosi dichiaratamente letterario da divenire assurdo, qualcosa che sta tra la smanceria e la malizia, e che dà l'aire a tutte le altre smancerie e malizie di tono e di sfumatura. E in quanto a complicazioni e superfluità psicologiche ed espressive si veda, nel gioco vario delle due coppie amanti, come Fernando s'accorge che Antonio ha posto, per un attimo, gli occhi sulla sua donna : «Fernando sorprese l'amico mentre distoglieva lo sguardo da Miranda, e a sviarlo dal troppo consapevole imbarazzo di sentirsi scoperto, volle sorridergli per confessargli la sua dolente comprensione d'uomo in parte deluso, ma l'altro guardava altrove». Il rischio di Loria è pur sempre questo, di cadere nel latte e miele delle sensazioni provocate e titillate, nel cattivo gusto del capello spaccato in quattro : spesso tanta smania di vana precisione, quel seguire nei contorni più oziosi ordini di sentimenti e di idee in sè quasi banali, ci pare un perditempo. Virtuosismo, forse bravura? Comunque cose sprecate, che vi lasciano un'impressione di infantilismo snobistico e lievemente fastidioso. Si Vedano ad esempio, tra l'altro, certe apparenti complicazioni — complicata ne è l'espressione •.— della protagonista della Parrucca, del Gaffe arabo e della citata Danza sul prato. Ma v'è poi anche in Loria una robustezza che gran parte delle sue pagine non lascerebbe sospettare, una schiettezza che deriva, pur avendone lasciato indietro l'orpello e le bislacche acutezze, dal Cicco e la Bellona e da Fannias Ventosca : vogliamo dire un senso drammatico dell'uomo e dell'avventura che particolarmente si rivela, con bellissimi tratti, nel racconto La scuola di ballo. Umano e solido — ma un po' abusato, un po' vieto tra il cronistico e il sentimentale — è già // Fratellino. Ne La scuola di ballo i tipi e le figure decisamente tratteggiati, l'ambiente fosco, e pur non senza gentilezza, della scuola, Amina e la sua fiducia e la sua tenerezza per la maestra autoritaria e bizzarra, e poi la pietà di quella morte di vecchia che nasconde in cuore un passato ardente o gelido, misterioso ormai come tutte le cose che stanno per sparire nell'eterno, questa bella sicurezza di tocco, e soprattutto l'ampiezza della visione, sono degne d'attenzione. V'è qui un romanticismo, tra il realistico e il fantastico, affidato a sensazioni forti, a colpi di scena intensi, che ci fa ripensare a certi modi ottocenteschi e vigorosi, che da Balzac prendono nome. Il che, nella gracilità di molti vezzi del Loria, è singolare, attraente e curioso. FRANCESCO BERNARDELLI. gnplodlgacfsmschstsgnpavdscpstbstlpsrnTtfLSdlcgblvcvCgqfqdsSsgslndUhlliptSMTrrmucTvapcmotsrtdbm

Persone citate: Arturo Loria, Balzac, Cicco, Gide, Giraudoux, Proust

Luoghi citati: Loria