La scalata del torrione Manaresi

La scalata del torrione Manaresi IL CONGRESSO DEGLI ALPINISTI ITALIANI La scalata del torrione Manaresi a a o i i e . 7 a e a Oropa, 3 notte. Gli alpinisti che, ieri, dopo la commossa commemorazione di Quintino Sella, al cimitero di Oropa, erano saliti al Rifugio Mucrone, stamane si sono sparsi per i monti circostanti, scegliendosi l'itinerario a seconda delle proprie qualità di arrampicatori, e della maggiore o minore buona volontà di camminare. La comitiva più numerosa partiva verso le tre di notte, per salire a Monte Camino, e godere di lassù lo spettacolo maraviglioso del sorgere del sole. L'aspettativa di questi cosi mattinieri escursionisti non è andata niente affatto delusa; la fortuna anzi li ha favoriti in modo speciale, come ha favorito del resto, oggi, ottimamente, tutti gii escursionisti; e tutti hanno goduto del tempo splendido, d'una giornata, almeno per la mattina, eccezionalmente tersa e luminosa. Ma questi di Monte Camino hanno contemplato stamane un levar di sole quale di rado è dato ammirare, anche da questa balza alpina, che è un po', tradizionalmene, il balcone cui si sale e da cui ci si affaccia allo scopo preciso di tale spettacolo. Alba e aurora, in tanta chiarità di atmosfera, chiarità estesa a tutta intera la cerchia dell'orizzonte, hanno sfoggiato stamane la gamma più doviziosa e preziosa delle colorazioni, e bagliori e sfumature, di superlativa delicatezza, dolina stupefacente purità e vivezza. E il panorama alpino, in giro, usciva fuori dall'ombra notturna, a poco a poco, per profilarsi sullo sfondo del cielo più intensamente azzurro, con una assoluta esattezza di contorni, con rilievi potenti, con tinteggiature magiche. Il Presidente del Club Alpino Italiano e Sottosegretario di Stato per la Guerra, Sua Eccellenza Angelo Manaresi, che jeri sera era sceso dal rifugio a Biella, stamane ha voluto ritornare al rifugio, per compiere anche lui una sua escursione. Era accompagnato dal presidente della Sezione del C.A.I. di Biella, Guido Alberto Rivetti, alpinista accademico, dal vicepresidente della Sezione stessa, aw. Gaja, e da un altro membro della Direzione della Sezione, il signor Vigliano; anche questi ultimi due, alpinisti accademici. E' questa triade anzi, Rivetti e Gaia e Vigliano, che costituisce l'orgoglio di Biella, nel campo dell'alpinismo accademico. E c'erano ancora, al sèguito di Sua Eccellenza, il signor Piero Zanetti, segretario, appunto, del Club Alpino Accademico, il ragioniere Rovella, segretario della Sezione del C.A.I. di Palermo, e da qualche altro. DalI'Àpppennino all'Adamello S. E. Manaresi arrivava alla stazione alta della teleferica, sopra al rifugio, verso le sette e trenta. E sùbito prendeva la -via per al Mucrone. Contornato il laghetto, che intorpidisce glauco, con le sue acque, nella conca rupestre; attaccava di buona lena i roccioni che si sovrappongono fino all'erta cima. E in meno di un'ora e un quarto, — di solito, ad andare comodi, ci si mettono ben due ore, — raggiungeva la massima quota (m. 2337). Una prolungata sosta sulla cima dava agio a Sua Eccellenza e a' suoi compagni di godere il panorama immenso e stupendo: poiché da questo Mucrone, che costituì già la palestra delle prime esercitazionì alpinistiche di Quintino Sella giovinetto, il suo campo di alle namento, e che costituisce la prima mèta dei giovani alpinisti biellesi, la loro iniziazione alpina, si discopre un panorama de' più grandiosi al mondo. Di quassù si domina, verso occidente, una prima successione di monti, monti del Biellese: dal Monbarone, a «Monte Bechìt, che, con la cresta Carteèì, si ricollega al Mare, la vetta culminante del Biellese, a 2616 metri; e a Monte Rosso, e a Punta della Croce, e a Monte Camino, e al Tovo, che inarca e solleva i suoi dossi poderosi, imminen- divamMvadeprCl'oracaqucaCnostbetelanedeneanil LydetrneponaStstdigisgZel'AneimsccrdicineliapaunioermsastgugestchchziprsipimMneteritisinaSscsadoe ropulatamDmsoprncpvstado te, sopra Oropa. Ma oltre da„questo primo bastione di monti, l'occhio discopre, di quassù, la catena delle Alpi, par più di un'abbondante metà, dalle Ma- a o i e o n i a a e e i Lpb,1'rittime alle Retiche* e discoore quasi'Gintero il Piemonte, e si spinge" fino alla c,oS„!5° 1^1 tritano i10qtdsMss, cla collina di Torino, e la pianura del laPo, col Novarese e il Vercellese; e da v 'no;cigcbile cerchia che cinge in giro quasi cdue terzi dell'orizzonte, vedi laggiù, rla solitaria, imponente piramide del I BViso; e risaìendoTWra l'imbocco d^lS^piana lombarda. Azzeccare un giorno di questi, salendo quassù, con una visibilità così piena, cui non vela nemmeno un'ombra di nebbia, cui non interrompe una nuvola; e si riesce a scorgere, laggiù, l'Appennino Ligure, che continua le Alpi Marittime; e risalendo, ecco i colli del Monferrato e quest'altra parte, ecco i colli cinavesani, tra cui s'aprono occhi azzurri di 'aghetti, ecco l'anfiteatro morenico d'Ivrea, e la conca e le colline di Bici la. E delle cime alpine, per la formida la valle di Susa, il Rocciamelone; ve- di la Bessanese, il gruppo delle Levanne, il Gran Paradiso, la Grivola, la monumentale cupola di ghiaccio del Monte Bianco. Il Monte Mara, qua davanti, della prima catena dei monti del Biellese, nasconde quindi la catena principale alpina, dal Bianco al Grand Combin. Ma poi, di là, si scorre con l'occhio dal gruppo della Grande Muraille al Dent Herèns, alla Punta Bianca, alla Punta Carrel, alla Punta Maquignaz. E un'altra superba, magnifica, solitaria ed eccelsa piramide: il Cervino. Col cannocchiale si riconoscono nettamento le vie d'ascesa, di questo che ha fama di essere il monte più bello, alpinisticamente parlando, di tutte le Alpi: la via italiana, da destra, la via svizzera, da.sinistra; e di faccia, nella vertiginosa parete meridionale del monte, la nuova via, aperta da Benedetti e Carrell, l'anno scorso. Poi, ancóra: il Breithorn, lo Schwarzhorn, il Castore, il Colle del Felix, i due Lyskamn, il Colle del Lys; e le punte del Rosa, la Parrot, e la Gnifetti, dietro cui s'intravvede, in parte, il culmine dal massiccio, la Punta Dufour. E poi ancora, che sfumano nelle lontananze dell'occidente, il Rinfischorn, lo Stralinhorn, il Monte Leone, che soprasta al Sempione; e via via, che già discolorano e si confondono, azzurreggianti vagamente nell'azzurro, il Disgrazia, il Bernina, i'Ortelio, il Gran Zebù, il Cevedale, il Corno di Cavento', l'Adamello... Un accademico di eccezione Ci strappiamo da una contemplazione cosi sterminata, di così spettacolosa imponenza. E riprendendo la marcia, scendiamo sulla cima minore del Mucrone, verso sud: dove l'enorme croce di ferro, issata'sopra, apre le sue braccia, tinte di minio, come di sanguigno, nell'azzurro e nel sole. E di qua, ci caliamo per il Limbo, com'è detta questa parte del monte, tutta diroccanti rocce, una rovina da lacca dantesca. Poiché io relutto un po', davanti a un pendio erboso che precipita su un caotico ammasso di scheggioni irti e placche di sasso, l'amico Rivetti, memore del no- rcslndtspltmpmdssmllsblègStalccstro*"antico cameratismo "degli anni di i guerra, mi lega con la corda, e mi regge sicuramente nel mal passo. Così sostenuto da un accademico, riesco anch'io a salvamento, su una selletta. Ma chi dà prova ammirevole, in competizione con gli accademici, è il nostro presidente, presidente del C.A.I., e presidente dell'Associazione Nazionale Alpini, comandante del Decimo Reggimento, degli Alpini in congedo, S. E. Manaresi. E gli accademici, Rivetti, Zanetti, Gaja, gli propongono sull'atto di tentare una via nuova, scalando un torrione di roccia, che ora ci soprasta verticale. Il Presidente accetta, con entusiasmo. E noi ci godiamo così la scena, certo inusitata, di un'Eccellenza, Sottosegretario alla Guerra, che fa scuola di arrampicamento. E vittoriosamente. Così che quando egli, riuscendo dal cunicolo di uno stretto camino, e superato un ultimo strapiombo della roccia, si affaccia al sommo della appuntita guglia, i suoi compagni di scalata, Rivetti, Zanetti, Gaja, e noi spettatori, l'accademico Vigliano, il palermitano Rovella, il collega giornalista Doglio, lo acclamiamo con schietta ammirazione, con trasporto. E sùbito, non so chi propone, e tutti plaudiamo, approvando, che l'erto sasso venga nominato — Torrione Manaresi. E' passato il mezzogiorno, quando c'incamminiamo di nuovo, giù per un precipitoso divallare di pendii prativi, I verso la conca di Oropa. Ora, dal basso, nuvoloni di nebbia bianchiccia, montano all'assalto delle vette, che abbandoniamo. MARIO BASSI.

Luoghi citati: Biella, Ivrea, Monferrato, Piemonte, Susa, Torino