I vittoriosi di Los Angeles trionfante accolti in Patria

I vittoriosi di Los Angeles trionfante accolti in Patria I vittoriosi di Los Angeles trionfante accolti in Patria L'accoglienza di Napoli, il saluto di S.E. Arpinali e le grandiose manifestazioni di Roma Xi Dvice ricevere £i o^^i 8:1 i atleti et Palalo Venezia -CCLA.I NOSTRI,INVIATI SPECIALI ) . Ritorno Napoli, 1 notte, fi dobbiamo proprio lasciare, paradisiaco villaggio di cartapesta in cui abbiamo vissuto il mese più sano tccssnddeila nostra vita? Varcando i tuoijdcnugconfini. pur con l'allegrezza del ri torno, ci voltiamo indietro a guardar le baracche deserte. Sembrava che un cataclisma minacciasse questa collina. E' una fuga disperata con una sfumatura di nostalgia. Partiamo davvero: gli autobus ci ingoiano, i motori sono già in moto. Addio città della salute, addio belle aiole fiorite, addio nmici delle cinque parti del mondo. Scendiamo in silenzio: il cielo è d'un azzurro cristallino. Le vie di tutti i giorni, le conosciuto vie che videro i nostri volti accesi dall'entusiasmo 0 intristiti dalla delusione, ci sembrano diverse. Sventolano ancora le bandiere in Figueroa, ma lo Stadio 1 come una mostruosa bocca spalancata e deserta : sulla torre di Maratona la fiaccola è spenta. Una folla di italiani ci attende alla stazione: sono i fratelli che ognuno ha trovato sulle rive del Pacifico. Il buon calabrese non ci chiede niù se « ci piace la Galif ornia » ; sa che orinai anche noi amiamo questa terra beata e sa che partendo non ci dimenticheremo di lui. Più d'una lagrima brilla quando il treno si stacca, quando il nostro lungo viaggio incomincia. E' l'imbrunire. Quante, quante miglia per terra e per mare da percorrere prima di rivedere la Patria! Il negro tira le tendine verdi che separano i letti e nella notte ancor fresca, lacerata dall'urlo strìdulo della locomotiva, pare che una musica nostra, la musica di Mirini e, ripeta le note nostalgiche: Addio California! Facciamo la strada del Sud, traversiamo il deserto infuocato della Arizona con i suoi sperduti rcmchoa cari a Tom Mix finché, ventiquattr'ore dopo la partenza, scendiamo a El Paso per mettere un piede in Messico come due giorni più tardi metteremo un piede in Canada scavalcando da Nord a Sud, con un salto, gigantesco, lo sterminato terri-. torio degli Stati Uniti d'America. Da El Paso a Ciudad Juarez ò breve il cammino : un fiume, il Rio Grande ancóra in fasce, separa le due cittadine.- « Cigarrillos, cigarrUlgsJ » ci grida Jn tutti i toni un miserevole venditore ambulante che segue i nòstri passi; ma non abbiamo bisogno di tabacco. In Messico, ricordi del Messjco. Si comperano pizzi, si beve la « cerveza » per il solo gusto d'infrangere la legge secca, e qua e là appaiono intanto sulle camicie azzurre i cappelloni a larghe tese costellati di pallottoline, cappelloni di paglia messicana che faranno forse a tempo a finire su una spiaggia italiana, al Lido o a Viareggio. Lasciamo Ciudad Juarez senza rimpianti: un'altra notte di treno per sostare quindi a Dallas, nel Texas qo8parso di pozzi di petrolio. Traversiamo poi l'Arkansas verdissimo, costeggiamo il Mississippi prima di cambiar treno a S. Louis ove chiudiamo la pancia larga dell'otto che nel viaggio d'andata e in quello di ritorno stiamo disegnando sul territorio dell'Unione. Quattro ore, un salto, da S. Louis a Chicago; Una foresta di grattacieli che si specchiano nel Lago Michigan, va sto come un mare. Un pranzo si gnorile offerto dal Console, una vi sita alla città e allo Stadio dove nell'incerta luce del tramonto le bandierine sparate nel cielo e sor rette da un paracadute di seta brillano ondulando alla luce dei riflettori. Atleti italiani sono in pista, ma l'indugio non è consentito: partire bisogna. Un altro treno, dal l'Illinois Central, ci porta verso il Nord-Est, nella regione dei grandi laghi. Traversiamo dormendo Tole do e Detroit, passiamo sotto la via d'acqua che congiunge l'Huron all'Erie e apriamo gli occhi alla brezza sottile del Canada, fra i nitidi prati e le foreste secolari. Niagara Falls è la mèta, la meraviglia d'America che appare d'un tratto ai nostri occhi in uno scenario di sogno. In tramvai percorriamo le due rive del Niagara, fra le cascate e le ràpide, a cavallo fra il Canada e gli Stati Uniti finché il viaggio riprende velo ce, sfiorando Buffalo, toccando la piccola capitale di Albany, scenden do poi lungo la stupenda vallata del l'Hudson verso la città babelica. Chi dirà l'urlo degli Italiani che ci aspettano alla stazione del Grand Central, nel cuore di Nuova York? E' una marea che ci sospinge, una moltitudine che ci commuove. La « Saturnia » occhieggiante di mille luci, ci attende e anche qui italiani, autorità e popolo, a darci il benve nuto e l'addio. Perchè la mattina il nostro viaggio riprende sulla bella nave d'Italia. Non è un viaggio; f Una riposante crociera. Dopo la prima notte ci svegliamo a Boston in un giorno di domenica americana, con la città deserta nei suoi parchi e nei suoi famosi Atenei. Ormai la prua è sull'Oceano e per cinque giorni, fra cielo e mare, in questo mare benigno, sempre eguale e sempre diverso, seminiamo i nostri pensieri sulla sterile pianura delle onde... Navighiamo verso la Patria e verso terre sconosciute: approdiamo alle Azzorre ove l'idioma latino carezza poco il nostro orecchio. Con l'au-fitlGdrcadPLpapturftsassCadagobnprcdMidntrlmgmrldmtggdrn tista testardo di Ponta Delgada, anche a conoscere cinque lingue, non ce da intendersi. Prigionieri della sua Ford sgangherata, sobbalziamo sulle strade sconnesse, ci indugiamo nelle chiese antiche, puntiamo la Kodak sui belvedere, ammiriamo i giardini fioriti e le piantagioni di ananas, coltivati come a Sanremo si coltivano i garofani. E' soltanto una sosta, una parentesi fra due onde. Due giorni ancora e la « Saturnia » s'in- fila sul Tago giallastro. Ormai è la terraferma, la vecchia Europa di Colombo, di Vespucci e di Vasco da Gama, che si partì da questa landa dove ora sorge nel sole la torre moresca e barocca di Belém. Non è ancora il dolce porto dove la nostra anima riposata guarderà da via Ca¬ racciolo il mare senza fine: Lisbona si adagia sulla collina con la sua gloria marinara, con i suoi monumenti vetusti, la sua architettura nuova ed antica. Abbiamo appena il tempo di esplorare i tenebrosi castelli di Cintra regale e il viaggio riprende. In un balzo di ore siamo alle Colonne d'Ercole: alla mole ferrigna di Gibilterra che divide due mondi. Poniamo il piede in Inghilterra e vaghiamo con lo sguardo verso la gialla Algesiras: laggiù lontano l'Africa si rivela con una cuspide e con un bagliore. Ci ricordiamo « el dòlar del amigo » e non sappiamo fissare nel tempo quel giorno gioioso. Due mesi o due anni ? Ormai è odor di mare nostro. Fila la « Saturnia •>, verso la terra di a incantato, la meta si rivela. E' Na-1 r\/Oì lini lo r»/i 1 curi v.rjn n i i^/. Vi i r. Ai Francia: un giorno per guardare i mutevoli aspetti de! Mediterraneo appiattito finché Cannes ci appare in una gloria di azzurro. Ultima sosta, ultima tappa del viaggio indimenticabile. Ormai raduniamo le nostre robe, ci rivestiamo dei nostri panni azzurri. Ancora una notte di stelle, di ricordi e di sogni, un odore di casa nostra che ci viene dall'Elba, un presagio di Roma che ci coglie nel sonno, eppoi, nel mattino radioso, con gli occhi sulla prora, filando fra Ischia e Precida verso il Golfo poli bella, col suo pennacchio di fumo. Verrà anche Roma, Alfa e Omega d'ogni gloria terrena. NEDO NADI.

Persone citate: Falls, Figueroa, Gama, Juarez, Ponta, Tom Mix, Vespucci