Un antico castello dei Rezi

Un antico castello dei Rezi ITINERARI ESTIVI Un antico castello dei Rezi FELTRE, agosto. IdeiDisposta in bell'ordine lungo la trif cresta macra e diruta di un colle che'che per esser tale appunto si chiamò delle ; qua Capre, e almeno nella sua parte anti-neg ca raccolta attorno alla via Mezzater-.dop ra sino alla culminante piazza palla-jved diana_ ib ^bertesca_ed, oltre, alla via | con di PorfOria; discendendo a mezzo- j del 8io™? fra giardini ed orti sino.alla, pricercllla di mura; compresa fra Porta e Castaldi a occidente e Port'Oria a le- Ar vante, e al di là di queste, allargan-linsd° neI Piano coì b°rShi Tezze e Rl,Ba gna e co1 modern° Campogiorgio, quindi .mo strada di Ponzato .e Pedavena.con ?er nuove Vllle ?. e.'^dim, sorge Fai- tan t antic0 castello dei Rezi a quanto .tur 0, Munici io romano, e altra- ta 1 *e varJ /ferod lnvasioni dei ! .sevvane barbari, vassalla dell' Impero dilania ta dalle guerriglie dei Signori, poi città veneta, all'Impero con varia fortuna ed infine felice, contesa ». Così mi sarebbe piaciuto leggere a delintroduzione della città in cui mi reca-1 pervo per la prima volta su una di quel-!dule guide ingenue e appassionate che!nelquasi sempre uno studioso locale com-|zatpone: lo stile aulico e discretamenteIt'Ofaticoso viene quasi sempre compensa- cheto dalla precisione del linguaggio e vicdalla chiarezza e abbondanza delle no-1 butizie. Però Feltre non ha ancora una!pe guida simile, benché non le manchino m ; cittadini letterati di professione e an-: sil ohe, ed è poi fra quest'ultimi che è j tre,meglio augurarsi salti fuori l'uomo di j ch buona volontà, cittadini i quali pur at-j civ tendendo a professioni liberali e ad|me ogni modo civili, dedicano parte dello- .us ro tempo agli studi e ad opere oneste!ch di poesia. A questo punto potrei farejMo anche un nome, ma lo reputo inutile : 1 j] colui a cui accenno interpreterà que-jne ste righe come un messaggio, e mi, ca auguro vi troverà il primo impulso. In id'e quanto a me la mancanza di una gui-'msfda scritta simpatica fu largamenteL c ; compensata da un'altra guida in carne ra;ed ossa che mi accompagnò con intel- d.a ligenza in lungo e in largo per la sua e città: voglio dire il giovine amico di bu cui ero ospite, e debbo alle sue pa-L .zienti e quasi inesorabili insistenze ■e|J^.retta d'ogni nuovo paese, Rivalità di campane D' questo di cui tratto dirò, per ri- finire la sua fisionomia più esterna, che le prealpi lo chiudono d'ogni lato mente anguste; nella breve pianura che circonda la città alta, poggi rom- pono di tanto in tanto dolcemente, so- £tegno di ville ombrose, c0nducOno alle prime erte pareti. Monte Avena e ii; Tomatico incombono alle porte; e ;come quest'ultimo chiude a mezzoglor-iuo la via del sole, un'ombra pesa suli!1* fabbriche digradanti, dà gelidi in- .verni, e il vento di frequente spazza e | turbmi di neye dai tet * tenacemente bianchi. Questa del gran freddo di cui si soffre a Feltre, è una delle prime notizie che avrai recandoti alla città d'ogni stagione, e gli abitanti non se ne mostrano spiacenti, anzi! Senza allontanarsi di. un passo l'ansia sportiva della gioventù trova sfogo nelle strade in discesa, e le vie Mezzaterra e Por t'Oria, che la vita cittadina diserta verso il Campogiorgio, diventano libe- , , a a a'1"0 campo alle imprese di sciatori ag, Serriti e principianti, slitte solcando fulminee innanzi lo sguardo tollerante l I ¬ dei pochi vigili bonaccioni. Tanta neve che cade ai momento giusto ricopre terre sufficientemente o fertili, e quando giunge il tempo dei a raccolti, grani, uve, ortaggi, le camo'pagne che vanno verso Arten e Fon- zaso- grosso borgo, non tradiscono l'at- lesa. Più faticata messe e più scarsa - ,„ „ , .,,„_ ; sulle montagne, e povertà nei vulag- o'gìi polenta e latte estate e inverno - poiché v'è pascolo numeroso e il gran turco nasce a mille metri; nelle casè- o re sparse fra i prati e i boschi di la- rici ,e di abeti' u? /"° m fumo am"^" eia la presenza intorno al parco cibo - dorato £ei faIciatori e di chi si prende d ai tronchi più antichi. E al campanario delle mandrie s'accordano di ora in ora i rintocchi delle pievi, orgogliose e gelose di bronzi rivali. Sono campane che hanno voci squil Ianti per lo più, ma anche morbide e -!^avi °le scorra: . n« son ricche le ichiese di quei paesi e quando suona o mezzogiorno e sale ed è piena la brez- n" =a della mattina, le distanze divengoe-no, per quei suoni che vagano secon- a-|do l'assi delle valli e aerei sorvolano e o ssv i n-. a'di mano dei loro artisti, le facciate pi oe e md di is, eoa, le pendici, capricciosamente accorciate, ovvero mutando l'aria e affievolendo la squilla, aumentano in proporzione e proseguono l'inganno. Le chiese sono molte, e di sovente questi villaggi montani che non distano fra loro più di tre o quattro chilometri, non contenti di avere ciascuno la loro, altre ne innalzano a metà strada, che rechino nomi di santi venerati nei luoghi e richiamino a date fisse pellegrinaggi di fedeli. Si tratta di costruzioni modeste le quali han però tutte il campanile e sono interamente imbiancate alla calce, a differenza delle fabbriche profane costruite dello stesso sasso e dello stesso legno però lasciate in gran parte nude di rivestimento: negli interni chiari e ad una sola navata le pareti similmente bianche fanno contrasto agli altari profusi di colori ingenui, le ingenue immagini sacre si distaccano dai muri disadorni, e il soffio di gusti nordici alemanni vi si dichiara. Il gran numero delle chiese dura anche in città; aiutato dal mio giovane amico ne ho contate fino a quattordici, che è un bel fare per una cittadina come Feltre, e la maggior parte sono notevoli e parlano a sufficienza di un amore per l'arte. E' quel fistimdedoronapipiè sttodefrlegbie nolodiprzaquil detoquranemUperatrcal'aspquinseSaneCmordemvcoFfigchtevdntesce dsfespnsazlodmegscvBtlCsagcV il — —. t-v.. ~ ta'medesimo amore che allorquando i cu-ìfeltrensi ricostruirono sopra le ceneri ™le che lascio il sacco dell imperiale Lichn. tenstein li condusse a voler affrescate ci te le etesEèei e; tà a. a|delle case e dei tempi. E certo dovetme tero avere una sin"oIar Srazia 1ueIle a-|« storia: qualcosa che ne rimane non'ane è di certo che pallida idea. Qui fe-1 rce prova delle sue innegabili doti, seppure troppo soffuse di dolcezza la quale di sovente suggerisce il dubbio di un temperamento fiacco, il pittore di Feltre, quel Morto da Feltre di cui non si può fare a meno di parlare ìogni dieci passi, girellando per la cit- to : tadina. Di sua mano o di mano dei cgnMvda-|suoi scolari, sono quei resti suggestl- Fte vi, che trovarono spazio tra gli orna-.rro menti architettonici delle facciate, so-]nal-1 bri in gran parte e persuasi a qualche 'libertà soltanto nella finestra centrale s i primo piano, bifora e più spesso fora, aprentes'i sul balcone. Gli è e l'influsso dello stil veneziano il ale si fece indubbiamente sentire gli artisti che lavorarono in Peltre po la definitiva, riconquista del provditore Gritti, si trovò a combattere n gusti e bisogni cui la vicinanza lla montagna prestava caratteri proi senza alcun dubbio assai più forti decisi e di un effetto più parco. rte dunque ed anche eleganza, ma sieme spesse mura che non dìsdeavano speroni fortilizi, e nessuna ollezza lagunare. Nei paesi che cirnciano in piano la città, case ogni nto, fra le altre, di più nobile fat ra,'ripetono quei segni, e li rendono un ^oro linguaggi agreste, eh'è verità e candore Il Morto da Feltre Per uno che voglia farsi un'idea lle possibilità artistiche di Feltre. rcorse che abbia le vie antiche e i e borghi, e soffermandosi che si sia lla piazza ove termina la via Mezterra e ha principio la via di PorOda, innanzi le fontane lombardesche e fecero artigiani di quella terra ciniore, innanzi il portico a grosse ugne del Teatro in cui Goldoni tentò r la prima volta le scene, che fece Palladio, e abbia goduto in pace il enzio che 3hita quel luogo come aie piazze d'altre cittadine d'Italia h'io conosco, c'è da visitare il Museo vico di Palazzo Villabruna dove al eno tre 0 qUattro peZzi meritano a ura la spesa, e la sagrestia della hiesa d'Ognissanti, e sulle pendici de] onte Miessa, a dominio della valle Santuario d'i S. Vittore. Troverebbe el Museo, secondo le targhette indi atrici, due quadri del Morto però un essi, ' una Deposizione non è certa snté di lui e j0~ilanno riconosciuto critici e lo'riconoscono anche i proaaj Solamente una figura un uomo armj che gta Re] cenjr0 dej auacjr0 Kuarda in avartj na nei volto bar uto di biondo la serenità delle crea! , . . , , ~ ^^JJ*^-^J|L!Ì^JSS sico straziante. Per quest'opera, ul mamente, han fatto il nome del Porenone. Del Morto è invece una Maonna col Bambino, e i colori tenui osa e celesti, e i volti rotondi e boaccioni ove sembra tacere ogni vita ù profonda, si fanno guardare con acere. Un altro quadro del Morto lo scopo che guiderà alla Sagreia d'Ognissanti, dico la Trasfiguratone, che si vuole l'opera più insigne el pittore. Sopra un cocuzzolo erboso ra due arboscelli di piccola foglia e ggèra, sta il Redentore vestito di anco in atto di pregare; in basso ai lati, S. Antonio abate e S. Lucia on hanno lo sguardo su di lui, ma il oro atteggiamento di quiete pensosa mostra che han già sopportato il rimo incontro con la Divina presena. Affreschi invece di Ignoti sono uelli che ci riserba S. Vittore, sotto loggiato del chiostro e sulle pareti el tempio, liberati da poco dall'inonaco, riferibili al Quattrocento. Ma uanto richiamò quassù oltre al panoama, è soprattutto ciò che si trova ell'abside, dietro un Aitar maggiore marmoreo modernissimo che è brutto. Un piccolo loggiato, a cui si giunge er torte scalette affogate nella muaglia, corre torno torno per le re pareti, posando le brevi arcate su apitelli graziosi. Nel bel mezzo delabside un sarcofago che serra le poglie del Martine patrono, posa su uattro colonne, reca scolpito attorno n alto e in basso, con forte rilievo, erto di fiori: la figura intera del anto guerriero giovinetto è scolpita ella lastra di sotto, guarda il suolo. Costruì questa chiesa subito dopo il mille il Crociato Giovanni Vidor, ed ra vi riposa in una tomba a sinistr." ell'Aitar maggiore intagliata a ricami di gusto orientale; ne fecero conento i frati fiesolani; adesso è pieve on giurisdizione sino al piano di Feltre. Vi si viene per una strada dificile: lungh'essa, cappelle votive segnano la tappe della salma del Santo.A cuore aperto Ma oltre tali riferimenti precisi, ciò he conquista in Feltre è un caratere, un'aura inconfondibile. Non la vincono pa questo neppure le cittadine medioevali del centro della penisola. E' d'altronde un po' il caratere degli abitanti, e non faccio una coperta. La proverbiale socievolezza e la petulante cortesia degli abitanti della laguna, si rivestono nei feltrensi di una scorza che le modera e le a preferire. Ospitali a cuore apertoe per ragioni di cuore e non per con suetudine mondana, credo che sap piano dire pane al pane e vino al vino, che non è poca lode. Amano Io scherzo e nella loro parlata assai più aspra e sbrigativa del dialetto veneziano sanno renderlo conciso. Ma ioro fondo è serio, e continuano a credere in certi principii su cui altrove morse da tempo lo scetticismo. Moltemigrano, e fanno fortuna e si distinguono in molti campi; chi resta, rispetta i fortunati e sa lodarli, non dice, come so di altrove: io, se avessvoluto, avrei fatto altrettanto e piùFeltre conserva abitudini paesaneBasta assistere al mercato del martedì per persuadersene. Lungo il viae sotto le mura, che va da Por' Castaldi a Port'Oria, in doppia fila son disposti i banchi dei venditori, e attorno ad essi, dalle nove a mezzogiorno, tutto il paese si riversa. Si fan compere, ma si fa anche all'amoreVi si ritrovano ragazze e giovanottcui non bastano le passeggiate in co™tiya f" Per le montagne, e i balle gli sci invernali che le madri atten te sorvegliano. Si lanciano occhiate complimenti fra le stoffe espostsvolazzanti e i richiami dei venditoriE intese gentili, di cui tutto il paesè a conoscenza, vi trovano il pimento de. caso, e delle combinazionaccortamente preparate e felicementriuscite. I giovanotti sanno esserconquistatori e le ragazze, che songraziose e vivaci e di una intelligenznon comune, sanno farsi conquistare Ma fra i giochi della spensierata giovinezza è dato scoprire esempi di f-deità rari. msFeltro. Ma dirò ancora: non mi sarebbe discaro abitarvi. E adesso ponon so aggiungere altro, Da quanto ho scritto mi sembra risulti evidente la mia simpatia peALESSANDRO B0NSANTI.

Persone citate: Castaldi, Giovanni Vidor, Goldoni, Gritti, Palladio, Tezze, Villabruna

Luoghi citati: Feltre, Italia, Pedavena