Le spoglie della Beata Arcangela in solenne processione per le vie di Trino

Le spoglie della Beata Arcangela in solenne processione per le vie di Trino Le spoglie della Beata Arcangela in solenne processione per le vie di Trino Trino Vercellese, 1 mattino, mCinquantamila fedeli sono sfilati da vanti la salma venerata di una piccola suora bianco-vestita, che da oltre quattrocento anni riposa nella pace del Signore. Con ogni mezzo di locomozione, finanche a piedi, sono scesi dalle colline del Monferrato, hanno valicato il mare immoto della pianura vercellese, guidati dai loro pastori, per prosternare la fronte avanti l'urna preziosa, che è una delle cose più care al loro cuore, non pur eccessivamente incline a ciò ch'è indulgenza sentimentale. Forse che non hanno saputo attendere dei secoli; e non hanno saputo superare stoicamente difficoltà che certo sono parse enormi; e non hanno dimo strato una volontà incrollabile nel tendere allo scopo, quei di Trino Vercellese, città feconda di Santi, di Dotti, di Condottieri, città contesa da Principi e da Potestà, perchè, alfine, si dessero compiuta ragione di amare la piccola bianca Protettrice, di un'amore, forse incolore in fatto di esteriorità, ma profondo, ma enorme, ma stupendo? Fórse che non sono stati nel giusto per aver voluto celebrare con si fastosa solennità, il compimento del terzo cinquantennio da che l'urna contenen te le già venerate spoglie della beata Arcangela, pilssima figliuola del Carmelo, faceva ritorno alla terra natale dopo pressoché duecentocinquanta anni di assenza? 437 anni or sono Poiché, è questo, il fatto che hanno voluto solennizzare quel di Trino, e del Casalese e del Vercellese. Eleonora dei Garlini, giovinetta di nobilissima prosapia, indossato diciassettenne ap' pena, il saio carmelitano, faceva ingresso nel convento dell'Ordine che era a Parma, ove, divenuta prestissimo su periora, rimaneva fino all'età di trentadue anni. Quando, cioè, con alcune poche sorelle, andava a fondare 11 convento del Carmelino di Mantova, nel quale incontrava santissima morte, appena tre anni dopo. Si era nel gennaio del 1495. H profumo della sua santità varcò felicemente e prestissimo i portoni dell'ancor fresco convento; e giunse a Roma. Le grazie che ella concedeva a piene mani, commossero le folle, che sempre più fitte e fiduciose accorrevano alla sua sepoltura. Per tre anni ancora le sue spoglie immacolate giacquero entro una fossa comune; « la fede di un popolo la tolse al sepolcro, la parola di un Pontefice la elevò agli onori dell'altare, e da allora — e sono passati 437 anni — fiamma splendente e radiosa, brilla nei secoli... a confortare i cuori ». Ma i mantovani, ricolmi di favori, ne contesero ad oltranza il santo corpo ai conterranei. « Quasi trecent'annl passarono in vani tentativi, in inutili armeggìi, lunga attesa che preparò gli animi e li fece convinti del dono Inestimabile che stavano per ricevere ». Cosi ancora un biografo.-E i mantovani non mollarono fino al giorno in cui un soffio rivoluzionario spazzò via il Carmelino. Solo allora quei di Trino ottennero il sospirato assenso; ed allora — era il 24 settembre 1782 — ad un'ora di notte, per non destare allarme, otto giovani trinesi, tolta a spalle l'urna preziosa, lasciavano Mantova per raggiungere la patria. Il viaggio si compi in nove giorni. Ovunque l'urna passava, era fatta segno alle più intense manifestazioni di fede da parte di folle innumerevoli. Il corteo entrò in Trino la sera del 2 ottobre. La gioia dei trinesi fu indescrivibile; essa si estrinsecò in feste incomparabilmente solenni. Miracolo d'ogni giorno Trino sa, d'altra parte, di essere stata e di essere tuttora specialissimamente protetta da Suor Arcangela; sa di essere stata, mercè sua, salvata dall'assedio, di cui l'avevano stretta truppe spagnuole italiane e germane, sa che miracolosa è perfino l'acqua che lavò il suo corpo verginale e l'olio che dopo la sua morte fu trovato nella sua cella disadorna, e di cui parte si conserva in un'ampolla da quasi tre secoli; sa che un quotidiano miracolo è la conservazione del suo corpo. E l'ama di palpiti vivi, cocenti, proprio con il cuore fatto di carne, come se viva si aggirasse ancora per le sue strade. Non vi è mondina, la miserella mondariso, che prima e dopo la stagione non passi a rendere la visita di rigore alla piccola Santa bianca, Che importa se di Lei poche cose si sanno, se ciò che costituì la sua carne, è qui, tuttora, a testimoniare di Lei? E poi che vale la fredda, sciatta cronaca, quando la leggenda è cosi delicata, che è meglio assai della storia ? A dunque, tre anni stette sepolta la sua bara, nella tomba comune alle suore, al Carmelino. Un giorno, nel dar sepoltura ad una defunta, venne desiderio nelle consorelle di vedere ancora una volta il suo corpo. Qual fu il loro stupore e sbigottimento, allorché, scoperta la cassa, il suo corpo fu trovato prodigiosamente con servato, con le carni candide flessibili odorose come se pur non fosse morto! Avvicinata alla bara una candela, tosto si spense; ma usci dal petto della Vergine una fiamma simile ad una stella, che si innalzò fino alla volta e disparve. E per tre volte si ripetè il prodigio. Riferita la cosa al Vescovo, questi ne scrisse a Roma, e il Papa concesse che il cadavere odoroso venisse esposto alla pubblica venerazione, Apparizione prodigiosa « Nei Santi — annota il biografo — è la morte che costituisce il principio della loro vita, perchè è da quell'istante che Dio si compiace glorificarli in terra come segno sicuro della gloria che possiedono in cielo. Cosi fu della Beata Arcangela. Spirata appena, comparve, a Parma, a una delle sorelle, la Scolastica, che l'aveva seguita nell'ordine, e che in quel punto stava in coro, a recitare l'ufficio divino con le suore. E per più e più minuti fu vista nelle sue sembianze umane, sorridente e raccolta; fino a che, cioè, portata a compimento la preghle ra, la sorella si levò, per abbracciarla. Allora silenziosamente dileguò, lasciando dietro di 3è un profumo soavissimo. Sgomenta, la Scolastica stava pensando al significato dell'apparizione quando le giunse un corriere da Mantova ad annunziarle la morte della Beata. « E fu questo — sommessamente sospira il biografo — il congedo, che volle prendere dal convento di Parma, prima di salire al Cielo». Il trionfo di centocinquanta anni fa, può dirsi si sia ripetuto ieri. Ancor composta come allora, nonostante le furie della Rivoluzione Francese che sono venute a ripercuotersi fin qui, le mani ripiegate sul plfi&SiS Crocaìsso blièafblssssqCnglscrtp metallico, la piccola Santa è passata, — e a benedicente, tra i suoi conterranei, per le strade della sua città. Il corteo che, inneggiante a Lei, l'ha accompagnata, è stato quanto mai imponente. A otto a otto, giovani, vecchi, uomini, donne, frati, monache, sono sfilati per circa ben tre ore, seguendo gli stendardi, i labari, le bandiere, i gagliardetti, al suono dell'inno che è suo. Due arcivescovi, S. E. mons. Montanelli arcivescovo conte di Vercelli, S. E. mons. Rossino, arcivescovo di Tessalonica; e quattro vescovi, mons. Albino Pella.di Casale; mons. Ernesto Coppo, missionario salesiano; mons.' Umberto Ugliengo, vescovo eletto di Susa; mons. Carlo Rusticoni, protonotario apostolico e vicario generale del Vescovo Castrense, attorniavano la bara d'argento e di cristallo. E' stata questa la cerimonia religiosa di chiusura, e la più solenne, Ancor al mattino di ieri, mons. Montanelli aveva officiato un pontificale solenne, che era durato oltre due ore, nella parrocchiale stipata fino all'inverosimile. Eppure una nube era venuta a offuscare la letizia di tutti; mancava un illustre trinese, che si era' atteso, con ansia, fino all'ultimo. Ed era il cardinale Sincero. Colto da una indisposizione, non aveva potuto intervenire. E il suo disappunto, il suo dispiacere aveva manifestato in un nobilissimo te legramma a mons. Montanelli, mentre aveva inviato l'augurio benedicente per la popolazione. Processione solenne Adunque la processione, lasciata la parrocchiale, percorre, con un ampio giro, la circonvallazione. E' stato necessario dispiegarla così ampiamente, per poter procedere nel massimo ordine. I gruppi succedono ai gruppi, i vessilli ai vessilli, le associazioni alle associazioni. Nella gran calura pomeridiana, il corteo si sgrana lentamente accompagnato nel tragitto dalle bande, Par che esso non debba più aver fine. Ma nessuno bada al solleone, che viene anzi sopportato stoicamente. Si era te muto, all'inizio dei festeggiamenti, che il tempo dovesse guastare più di una volta l'ordine minutamente predisposto delle cose. Ora, più di uno sussurra che la Santa ha fatto la grazia. Il cielo è terso come non mai... Vuole una pia tradizione popolare (e su questa poggiava la generale fiducia nella piena riuscita dei festeggiamenti) che un cielo egualmente adamantino sia stato testimone degli episodi salienti, quelli che meglio hanno caratterizzato il viaggio terreno della piccola monaca. E il popolo racconta... Nata, adunque, in Trino il 25 gennaio del 1460 da Giovanni dei Girlani e da Angela Margherita Millo, due illustri famiglie, nobilissime per lignaggio, per censo e per virtù, Eleonora (in religione, poi, doveva assumere il nome di Arcangela) crebbe nella casa paterna come un candido fiore in una serra. Piccolina ancora, venne condotta nel convento delle Domenicane di Rocca delle Donne, poco discosto dal turrito maniero di Camino, per compiervi la sua educazione. Qui la voce del Signore la raggiunse per indicarle la strada della santità. Ma il padre si oppone recisamente a che. ella prenda il velo. La strappa infatti dal convento e la riconduce al castello avito. E qui, con banchetti e tornei, di cui ella è invariàbilmente la regina, cerca di distoglierla dal proposito. Ma due creature, al par di lei serafiche, le sono al fianco: le sorelle Francesca e Maria. Pur esse, ammirate della sua vita, anelano di unirsi a lei, in convento. La fermezza delle tre giovanette ha ragione sui progetti del padre, che alfine cede. Non più le nozze con un illustre cavaliere appartenente alla famiglia dei Paleologl, che possiedono il titolo marchionale del Monferrato; ma le nozze col Signore. Or ecco che accade il primo prodigio. Le tre fanciulle son pronte per raggiungere il convento di Rocca delle Donne: gran folla di popolo, e 1 parenti, commossi danno l'estremo saluto alle giovinette, che che stanno per dare addio al mondo. Il corteo s'avvia di galoppo verso il convento. Ma giunto a porta Bassa, a un crocicchio di strade, i cavalli che trainano il cocchio non avanzano più; par che un ostacolo invisibile, ma non perciò meno Insormontabile, vieti loro il cammino. Non è possibile farli avanzare di un solo passo. Che è' che non è, a un tratto i cavalli, ritornati docili, riprendono la via del castello. Non il convento domenicano doveva essere la dimora predestinata; ma il Carmelo di Parma. E a questo giungono alfine, le tre sorelle. E in questo, Eleonora, divenuta suor Arcangela, attingerà la vetta sublime della santità, fino a toccare la estasi e il divino rapimento. Tra i fiori ed i canti Or dunque, il corteo, compiuta la circonvallazione, già si addensa nell'ampia piazza Garibaldi, su un lato del quale è stato eretto un altissimo altare. Tanta folla non sarebbe possibile, del resto, che contenesse la parrocchiale... Ecco, compaiono le rappresentanze delle maggiori confraternite, indossanti 11 saio nero o bianco; e seguono i paggetti in graziosissimi costumi del tempo; e poi il clero con mons. Rossino, che officia. E poi appare, tra gli arcivescovi e 1 vescovi, l'urna. La salma sembra ancor più vicina di quanto in realtà non sia, avvolta come è, nelle bianche lane, come usavano nell'Ordine quattrocento anni fa. E l'urna è tutta ricoperta di fiori. Da ogni balcone, da ogni finestra, parati con quanto di più prezioso si aveva nelle case, è stato gettato l'omaggio floreale, al passaggio delle venerate spoglie. Il cielo, i presuli ascendono all'altare; ai piedi di esso vien deposta la salma, uno squillo echeggia. Il brusio cessa come d'incanto, le molte migliaia di convenuti piegano le ginocchia al suolo. Il presule officiante impartisce la benedizione eucaristica. Mons. Montanelli, la cui ascetica figura pare spicchi vieppiù, nella porpora che indossa (privilegio, questo, che compete all'arcivescovo conte di Vercelli parla una volta ancora al popolo. E poi, più breve, 1! corteo si ricompone; l'urna sarà riaccompagnata alla Chiesa di San Lorenzo, ove viene conservata e venerata, e ancora rinchiusa nell'altare, ove la Beata dorme il suo sonno dolcissimo. La.folla accorre ad assieparsi nei paraggi dell'ingresso del Tempio. Vuol vedere, vedere ancora la sua Prediletta; chissà per quanto tempo non verrà essa ritolta dalla cripta, ed esposta. E allorquando l'urna sta per dileguare alla sua vista, nella penombra morbida della Chiese,, il popolo scatta in un applauso che si prolunga e commuove. E' il più affettuoso degli addii. MARIO STRADELLA, frp(n13VT1pTr2dDtgyALvrd4VctnaLGM1L2ps11LCpr9oPpr9TpdDdp