Lo sport argentino a ranghi ridotti

Lo sport argentino a ranghi ridotti Rassegna per* Los Angeles Lo sport argentino a ranghi ridotti « Pochi ma buoni » è stato il motto dei selezionatori - Il primato pugilistico italiano e la seria minaccia dei «rioplatensì » La crisi economica. Ecco l'imprevista avversaria della X Olimpiade. Tutti i Comitati Olimpionici Nazionali sono stati costretti a provvedere alla preparazione degli atleti ed al loro invio a Los Angeles, con mezzi ridotti, e l'Argentina, nonostante la buona volontà e i grandi sacrifici dei dirigenti sportivi, ha dovuto seguire l'imperativo categorico della signora crisi. Partecipazione ridottissima, dunque, ma in compenso atleti valorosi e in grado di cogliere qualche affermazione clamorosa. Lo sport argentino ha inviato a Los Angeles complessivamente 32 rappresentanti, cioè 8 pugnatori, 10 atleti, 5 schermitori, 7 nuotatori (oltre ad Alberto Zorrilla, il trionfatore dei 400 metri stile Ubero, di Amsterdam, che trovasi già da tempo negli Stati Uniti) e un sollevatore di pesi. Lo sforzo fatto dallo sport argentino è degno di sincera lode ed ha quasi del miracoloso quando si pensi che il Governo non ha dato nessun sussidio e che il C.O.A. ha chiesto tutto direttamente agli sportivi. Qualche società ha avuto il simpatico gesto di prendere a completo suo carico le spese di viaggio e di permanenza a Los Angeles di uno o più atleti, e questa generosità ha permesso di aumentare il numero dei componenti la rappresentativa, che altrimenti sarebbe stata molto più ridotta. Oltre la squadra pugilistica, che rappresenta una delle maggiori speranze argentine per Los Angeles, la rappresentativa ha uomini eccezionali, alcuni dei quali hanno ottenuto in questi ultimi tempi « performance » di grande valore internazionale e possono aspirare anche a conquiste assolute. Nelle corse di fondo specialmente, l'atletismo argentino conta su campioni di grande classe: Zabala, l'emulo del grande Nurmi, già affermatosi nella «tournée» realizzata ultimamente in Europa e sicuro vincitore di qualcuna delle prove superiori ai 5000 metri; Ribas, fondista nato, che ha battuto recentemente il «record» mondiale dei 20 chilometri, già detenuto dallo stesso Zabala e Ciccarelli un «india» sbucato fuori improvvisamente dalla Sierra di Cordoba e destinato a grandi cose in campo atletico. Per le corse veloci citiamo BianchiLutti, un ragazzone simpatico, che sembra più un peso massimo che un velocista, il quale 'ha ottenuto recentemente, sui cento metri, l'ottimo tempo di 10" e 2/10, inferiore di un solo decimo al record mondiale. Un atleta che ha grandissime aspirazioni e figurerà certamente nelle piazze d'onore della gara di salto in lungo è Ettore Berrà, figliolo di un nostro connazionale residente a Buenos Aires. Berrà, che durante la presente stagione è stato sempre al di sopra dei m 7 20, ha ottenuto recentemente un portentoso 7,36 (record sudamericano) che parla abbastanza eloquentemente sulla classe e sulle possibilità di questo saltatore. * Nelle corse di mezzofondo e nei lanci, pur trattandosi di elementi volenterosi ed allenatissimi, l'Argentina ha poco da sperare, che i suoi specialisti non hanno la classe per figurare degnamente in un torneo delEimportanza di quello di Los Angeles- pdgutVftAlzmfrifpsnshappdaainI pugnatori I giochi olimpici di Amsterdam del 1928, misero in luce vivissima le conquiste ed i progressi del pugilato argentino in campo dilettantistico e il secondo posto nella classifica per Nazioni sta a testimoniare la brillante prova dei dilettanti argentini, che sono stati i più seri avversari dei nostri « azzurri », ai quali doveva spettare l'ambito lauro olimpionico. Conscia delle responsabilità che le provengono dall'affermazione di Amsterdam e favorita dall'abbondanza del materiale « uomo i — abbondanza che ha permesso di scegliere i migliori uomini in un vivaio rigoglioso di autentiche promesse pugilistiche — la Federazione Argentina di boxo ha curato attentamente la preparazione dei suoi rappresentanti, destinati a rinverdire a Los Angeles gli allori colti nello stadio di Amsterdam. Degli anziani, cioè dei pugili che hanno partecipato al torneo di Amsterdam, due solamente saranno della partita questa volta: Juan J. Trillo, peso mosca che ad Amsterdam veniva eliminato al primo incontro dall'inglese Taylor, e Carmelo Robledo, attualmente nella categoria piuma, il quale partecipò ai giochi della IX Olimpiade come peso gallo e battè nella sua prima presentazione il belga Van Rumbeck. Nel secondo combattimento, contro l'irlandese Rayner, regolava di stretta misura l'avversario,- ma la giuria, con un verdetto che suscitò aspre proteste e molte critiche, lo dichiarò battuto ai punti. Gli altri rappresentanti sono nuovi a cimenti internazionali di grande importanza, ma non per questo avversari da trascurare. Forse non completamente maturi in fatto di scienza pugilistica, ma veloci e puntigliosi, i rappresentanti argentini hanno l'istinto del combattente di razza e quasi tutti sono forniti di una grande capacità di assimilare e superare prontamente le punizioni più dure. L'aggressività è la caratteristica comune e forse rappresenta uno dei fattori più importanti nel gioco di questi pugili argentini per i quali l'incontro ha un solo scopo: attaccare, disordinatamente magari, ma attaccare sempre, continuamente, senza concedere respiro all'avversario. La rappresentativa è, forse, in com- plesso, leggermente inferiore a quella di Amsterdam, specialmente nelle categorie superiori, ma in compenso ha due uomini che faranno parlare sicuramente di sè al prossimo torneo: Eduardo Vargas peso leggero, e Amado Azar (fratello del professionista Jorge, che fra le tante vittime dei suoi pugni conta anche i nostri Mario Farabullini e Alfredo Reguzzoni) rappresentante della categoria medi. E' sempre pretenzioso e difficile azzardare previsioni, ma crediamo di non andare errati affermando che Eduardo Vargas sarà la rivelazione delle Olimpiadi e un sicuro finalista. Il nostro rappresentante dei pesi leggeri resta avvisato. Lame argentine Nel campo schermistico, le speranze sono abbastanza buone e l'ottimismo non è poi tanto infondato, che, da Amsterdam ad oggi, la scherma argentina ha fatto progressi enormi; ma non creaia-mp che le lame argentine possano costituirsi in minaccia seria per i rappresentanti italiani. Qualche elemento, però, come Larraz, capitano della squadra, e Gorordo Palacios, può aspirare ad affermazioni onorevoli, che la loro arte schermistica ha dei pregi indiscutibili e si è perfezionata specialmente in quello che è 11 punto debole di molti campioni: il contrattempo. Il perfezionamento ed i progressi, quindi, sono dovuti unicamente ed esclusivamente all arte insuperabile e alla costanza di un maestro che è l'orgoglio degli sportivi italiani e che sulle sponde del Piata tiene alto il buon nome e la tradizione brillante della scherma italiana: Candido Sassone. A proposito del maestro vercellese (un giornale argentino, con una ingenuità incredibile, lo ha definito italo-argentino) crediamo interessante mettere in evidenza la sua nomina ad accompagnatore della squadra argentina di scherma, oltre che per la prova di stima e deferenza che la nomina in se stessa rappresenta per il maestro italiano, per le aspre critiche sollevate negli ambienti sportivi e per i grattacapi che ne sono derivati alla Federazione argentina di scherma. Due maestri argentini hanno sollevato la questione della nazionalità del nostro maestro ed i giornali hanno dato esca alla polemica con una serie di articoli roventi e non sempre disinteressati. Ha trionfato, però, il buon senso, anzi, il valore di Candido Sassone, e la Federazione ha confermato la sua nomina, quando già gli schermidori erano partiti — senza capo e senza un programma fisso. Ma Candido Sassone ha trovato nell'aeroplano un amico compiacente che gli ha permesso di raggiungere ì suol ragazzi a Rio de Janeiro.