I Negozianti

I Negozianti I Negozianti « Tu starai alla mia sinistra, è deciso, e non seccarmi. Se ho preso un fàmulo al mio servizio anziché un domestico qualunque, non è questa una buona ragione per rompermi l'anima coi tuoi capricci da ragazzaccio maleducato : e quanto ai miei numeri per fare la governante o la balia asciutta sono scarsi, te ne avverto ; un po' che séguiti di questo passo, e ti rimando da tua zia, a pascolar le capre e a coltivare zucche e barbabietole, che forse è il tuo vero mestiere. O perdio! Ma che sono tutti questi ridicoli puntigli? da quando in qua si è mai visto negare all'ospite il posto d'onore? Il Negoziante cavalcherà alla mia destra, tu a sinistra, è deciso e non c'è santi; ed esigo anzi che tu gli renda tutte quelle testimonianze di rispetto che io stesso gli prodigherò, presentandolo all'assemblea dei genii.No caro, non temere che fra tutti e tre prendiamo un'aria donchisciottesca, e che i ragazzini ci corrano dietro per darci la baia! codeste insinuazioni mi fan ridere. Ti par forse che l'allampanato droghiere che andiamo a prelevare nella sua bottega abbia del Sancio Panza? E non sarebbe pura ingiustizia qualificar di Ronzinanti questi magnifici destrieri? — Aspetta solo che la calca diradi, e che il cessare del movimento tranviario verso la periferia ci consenta di metterci in valore nel bel mezzo della strada e mi dirai se, nell'aria serotina, tutti e tre di conserva, le briglie negligentemente abbandonate nel pugno sinistro e la destra sull'anca, ad andatura riposata, non faremo un gruppo di bellissimo effetto. Che t'importa, scusa, se al giorno d'oggi solo più le amazzoni, e pochi bellimbusti relegati nei galoppatoi che fiancheggiano i grandi parchi all'inglese, si permettono di questi lussi? Vuol dire che rilanceremo l'uso delle cavalcate utilitarie, ecco tutto. Per le visite di cerimonia, credi pure, un buon cavallo è ancora il meglio ; e, del resto, una volta la città era piena di siffatte brigatelle equestri che se ne andavano pei fatti loro : gruppi di moschettieri affrentantisi ad una partita d'armi con le guardie del signor Cardinale, all'angolo dei Carmelitani scalzi ; oppure il conte d'Almaviva, a capo di numerosi suonatori,*recavasi a far la serenata alla sua bella. Avvolti da capo a piedi nei terraiuoli, se manco manco una punta d'aria diaccia ferisse, al raggio delie prime stelle — chi ci trovava da ridire? E credi forse che, per esser moderni, noi siamo da meno, se un demiurgo col suo fàmulo scortano il Negoziante a un rito eccentrico ?, Eccoci ormai quasi soli, su questa strada di circonvallazione che ha già un po' del campestre, mentre tutto il traffico s'ingolfa là, vedi, in quell'altrui che porta al centro. La città, se o&ervij è fatta a raggi e a cerchi: i raggi sono fragorosi ed i cerchi tranquilli, come quei canali di allacciamento fra correnti rapinose, dove l'acqua ristagna in molli gorghi. E quel viottolo a destra, guarda come arieggia il sentiero, e se ne va sinuoso in mezzo al verde. Non diresti che a seguirlo debba portare in qualche luogo strano ? Che tentazione, imboccarlo, e quante volte le ho ceduto! Io sono un uomo prudente, tu puoi dirlo, eppure quante volte ho ceduto a questo invito delle vie sconosciute ; quante volte, fin dai più lontani giorni di giovinezza (e spesso senza meta) mi avviai così, solo per un gusto d'isolarmi coi miei pensieri, quando non sapevo ancora a che portino i pensieri su certe strade dove l'uomo è solo. Così, come nel mezzo di una ifesta animata piace a qualche ospite isolarsi in recessi segreti, e di là spiare... Isolarsi, isolarsi, questo è il principio di tutto. Il mondo segreto ove si svolge la seconda vita dell' uomo ha infiniti ingressi come questo, davanti a cui passa il_ volgo e non sospetta; sbocchi ambigui del misterioso nel consueto, schiusi qua, là, sui tuoi passi, a trabocchetto, come^un tempo (dicono) l'Averno avesse inizio da una modesta grotta in quel di Capua. Vedi qua, per esempio, niente più di un sentiero; un sentiero innocente che si parte dalla via fragorosa e profonda nel verde, come ogni onesto sentiero fa per prati : solo, se vi t'inoltri (e il sentiero che hai scelto è quello buono), ecco la gente poco a poco dirada e il silenzio comincia a farsi greve, e sempre più pieno di senso, quasi che una presenza si formasse, invisibile ancorale qualcosa t'invitasse, accennando, a ricercare. Che è che non è, le apparenze intorno, non c'è che dire, son le solite, ma l'aura è mutata. Tu concentri l'attenzione per capire quel che succede e, strano! più profondi nel tuo intimo, più diresti che l'esterno ti sforzi, come se solo il diaframma del tuo corpo stesse fra il tuo pensiero e un gran senso attorniante. Se i fiori sono azzurri o gialli, se il prato nel suo verde patisce, se l'acqua corre e il vento soffia — tutto ciò non ha solo un aspetto ma anche un senso, capisci? e tu lo cerchi. Di', non ti accadde mai, fiancheggiando un lungo muro, un esasperante impedimento, che so? il muro di cinta dell'immenso verziere di un convento — pensare: chi sa, se mi stringessi a questo muro e spingessi, spingessi, ed avessi forza e fede bastanti, chi sa, forse le pietre cederebbero ed un varco si aprirebbe, stretto dapprima e pauroso a cacciarvisi, come quando negl'incubi par di soffocare — ma per quella via me ne uscirei piano piano dal mondo, lasciando qui la morte e gli altri errori? Ebbene, altrettanto opaco è il muro condro cui cozza il tuo pensiero sulla trada dei genii : senti al di là qualosa, come un immenso pullulare di arole e di sensi, ma il muro non de; è il diaframma (ti direbbe un osofo) fra il soggetto e l'oggetto, guai se per farlo cadere non ci fossero, i genii ad aiutarti. Chiudi chiudi i tuoi occhi, serra serra il tuo sforzo, profonda sempre più nel tuo pensiero... ricordi quando Siegfried comprese a un tratto il canto dell'uccellino ; o quando per le strade il suono roco della radio da vicino si fa parole chiare? Solo che una volta tu riesca a carpire la parola dei genii, e il più è fatto. Anime delle cose, i genii non parlano alla tua se non pel tramite dei tuoi pensieri, che la loro essenza stessa è quella di un pensiero: e così, invisibili, seguono l'uomo, press'a poco come coi bimbi fa l'Angelo Custode ; che quando per la via tu vedi irente parlar da soli, magari un po' gesticolando, ebbene, cosa credi? confabulano coi loro genii. Così converserà col suo genio fi Mercante, i gomiti appoggiati su! banco, oppur col naso in aria a cercarlo appollaiato fra i barattoli, quando (per i miei buoni uffici), lo avrà indotto ad abitare secolui nella bottega : e non gli parrà vero, per tanto tempo di averne potuto far senza. Ma certo è buffo, a prima vista, che per delle strade così fuori di mano io tragga il Mercante a cercare il suo genio, pròprio lui. che appena fuori cinta boccheggia come un pesce fuor d'acqua, e alla domenica, quando accompagna moglie e figli alla passeggiata rituale, sempre sta con l'anima rivolta alla sua cara bottega, così lontana e chiusa e misteriosa (come un'amante abbandonata) nel meriggio festivo che, vuotando il centro come una centrifuga, pompa tutti al suburbio : e solo allora sa quanto l'ami. Poi la pompa, a sera (che di aspirante si rifa premente), sospinge le lunghe file dei borghesi tornanti, come formiche al formicaio; e mazzolini, rami fioriti, bottino vario dei campi, sono le torcie della processione. File di genii cittadini, nei crepuscolo incerto, per meandri sempre più stretti si riaddensano al chiuso, verso il cuore segreto della città, ridesto da quella vita rifluente alle sue vene: che se alle beghine uscenti da vespro s'incontrano, fanno un sol vortice nero. Signori scabini, su presto, alla cuccia! Rintocca il coprifuoco, albeggia, al suono dei mandolini, l'ora lunare degli amanti, fa fresco ormai fuori, e per voi non è buono restare ; su, presto a Ietto con le mogliere — e impettito li capeggia il Mercante, genio fra i genii cittadini il più schietto, che voglioso torna alla sua felicità, che è la bottega. * * La felicità del Mercante è la bottega, quella stanza a pian terreno foderata di cose su fino al soffitto, dove egli passa le sue giornate, e dietro la trincea del banco affronta l'urto degli avventori in una vicenda che ora sa l'irruenza degli assalti, ora le soste della guerra d'assedio (che allora è bello, come in ogni sosta, posare, spiando dalla vetrina, in quella luce di acquario, quel che accada fuori). Con l'occhio a tutto, specie al « blockhaus.p della cassa, luogo sopraelevato dove sua moglie troneggia a volte sopra un mare di teste, dirige egli il flusso del denaro che entra, della merce che va, impassibile come un macchinista al suo manometro. Esca pure il bimbo stringendo al petto il suo ninnolo, la signora la sua stoffa preziosa, egli impacchetta la roba, con ghigno mefistofelico la porge, asseconda, anzi attizza quei gusti, e non partecipa. Egli sa quel che deve alle cose, ma se ne stacca senza pena, che ancor meglio le possiede se ne sprema quel dolce succo che si chiama il guadagno. Grembiale al fianco e in pugno il metro o il trinciante, mezzo donna e mezzo prete, guarda egli con alti sopraccigli a quella gente sensuale e primitiva che gli si affolla intorno a comprare, come chi ha dentro sè motivi ascosi. E' il palladio della sua libertà, la sua bottega, il luogo ov'egli si sente re, lui che potrebbe esser nient'altro che un modesto impiegatuccio, un salariato senza genio nè sede ; e re di un regno estroso, il migliore che la città sappia offrire, tal che solo il fattore alla campagna, col suo microcosmo, può stargli a confronto. Strani regni invero, queste botteghe tutte messe in fila, al pianterreno delle case, come tante bocche aperte e ridanciane, dove ogni porta è una lingua che ora inghiotte ora espelle il nutrimento. « Isole », chiama il popolo quei blocchi abitati ; e, nel mare cittadino sempre in subbuglio e in tempesta, le botteghe ne son bene i porti luminosi e accoglienti. Splendono nelle sere Nebbiose come fari sul gorga scuro della ressa; e le navi che vi approdano son poi quei carri colmi di merci che al Negoziante (gran sedentario) un soffio della libera vita sotto i cieli avventurosi recano, nomadi ambasciatori, i carrettieri. Bisogna vederlo, il Negoziante^come gode, quando i grossi camions scaricano in cortile, uno sull'altro, a mucchi, casse e sacchi e barili e ceste e balle ! Tutto il suo fortilizio, fino alle cantine, se ne riempie come per sostenere un lungo assedio ; ed egli va di qua, va di là, registra, conta,_ ha l'occhio a tutto. Signori ospiti, siate i benvenuti ! Vedrete che in casa mia starete bene : io con voi, voi con me, faremo massa contro l'esterno. — Nel suo Stato minuscolo la cassa è l'Amministrazione del tesoro, mentre la bottega ha piuttosto della sala del trono, dove il Negoziante dà udienza, in vista a tutti; ma nei_sotterranei discende solo, le chiavi al fianco e la candela in mano, come l'avaro al suo tesoro : e compiaciuto gira l'occhio intorno. Bizzarri ospiti, le cose ! Cadaveri mummificati e, come le mummie, inquietanti, senza moto, così, senza parola. Odore e aspetto, ecco tutto, e silenzio : modi di un linguaggio segreto. Certo, il Negoziante non invidia al fattore il suo mondo animato, nè al carrettiere il suo mobile centro, nè al pastore il gregge che lo segue fidente, e avvolge caldo, la notte, come una coltre viva, nei bivacchi sotto le stelle. Questo è un regno muto, ove soli esseri vivi son pochi abitatori di frodo, dall'esistenza oscura e disperata : blatte, vermiciattoli pigri nella pasta che fermenta e, nelle nicchie dtfsaltdolllsmgpcrcncgmsèrdttenrqgmrrzbmtzptghtnmdmsps.slfcnufttrgtfnvAèlpsadgisspmrdcdsfrbdcgttnnvpsFctsdpdpsnmseslgvpBctnf del formaggio, pavidi sorci che il gatto insidia, in una lotta di agguati. Il gatto è il vero genio del luogo, familiare con ogni rispostigli, ove ripara quando la bottega è piena; ma un po' troppo, intonato agli aspetti sfingei delle cose, con cui s'accorda il suo passo felpato: devoto, certo, al Negoziante, e suo factotum, ma un po' anche, si sa, fiduciario dell'occulto. Una invisibile presenza, uno sguardo che ti spia, fosforescente; te lo senti addosso, uscente non sai di dove, qua, là, dietro una fila di bottiglie alta sulle scansìe, da una fessura tra cesta c cesta. Quella varietà della bottega gli piace tanto più della casa ! e se apprezza la rossa carne sui marmi bianchi del macellaio, quasi direi per dovere felino, odia le ceste degli insipidi ortaggi dalla vita breve, l'odore vacuo (rape e carote), nella bottega dell'erbivendolo^ Nessuno più del suo istinto infallibile sa soppesare il rango, stabilir le gerarchie: gusto di signore sedentario, e dì'rentier, gli fa preferire le cose pulite e decorose, di seria consistenza e durevole aspetto ; bottiglie di marsala, marmellate in bei barattoli, frutta secche polpute, e quell'o dorè di caffè, di spezie vagolante nell'aria : il droghiere, insomma, quintessenza della bottega. «** Nella trinità cittadina dei ritrovi magici, la bottega e la chiesa hanno spbbsm sul caffè una sorta di privilegio : ci passan tutti. Il caffè, certo, ha i giubilati, ma la serva, pensa, che farebbero la serva e la beghina se, all'uscir di messa, non avessero da andare a far la spesa? E' per loro il momento più solenne della giornata. Dio, che batticuore, che emozione, entrar là dentro, nel consesso delle tue pari adunato, che ti squadra e sospende per un istante il suo parlare : poi, su, prendere il coraggio a due mani, e buttarti anche tu nel mare magno. Il Negoziante ride verde. « Taci, maledetta marmaglia », brontola fra i denti mentre affetta il prosciutto, o con una smorfia porge il pacco delle uova ; e tenta avviare quell'ingorgo alla foce. (II gatto almeno lui se l'è battuta). E' permesso disturbarlo a quel .modo, lui che ama gli avventori discreti e, a mane a mano che il suo genio lo avvince anche più le lunghe soste che lo far, sognare? Quando la ressa dirada, e meglio poi quando non c'è nessuno — ore bruciate dei meriggi d'estate, che la gente è in montagna, con la luce, fuori, che abbaglia, c dentro un fresco, ahi troppo fresco: e il greve odore del formaggio stagna. La mercantessa siede al banco, il Negoziante scrive scrive: conti di cassa? confessioni e nostalgie? Filtra dal terzo piano, fioco, un suono di pianoforte, e si spegne; meno male, è passato: m ma improvviso dalla via, vicino, sul trillante ritmo dell'organetto, il maledetto suono, ecco, riprende. — E' quell'ora del giorno, che non risparmia nessuno, del démon de midi, quando ognun sente che gli manca qualcosa, e che la vita lo ha tradito. La villanella piange in mezzo al prato, la mercantessa dietro il banco. Quel suono, oh Dio! O prati verdi! o estati ai monti ! o cimiteri fioriti, o voli di farfalle bianche sul verde, lucido quando il sole batte a picco! Son gli scherzi del sesso; e se non è il sesso è la morte. Il Negoziante stringe i denti, ma la donna (povere donne!) è disarmata. Quanto a me, vedi, non è questo il momento di raccontarti i miei amori, ma mi punge il ricordo della belle droghicra diciassettenne che durante la guerra, e all'insaputa_ di suo zio. veniva a portarci il proibito zucchero a casa — poiché quando usciva era notte, io la riaccompagnavo poi fino in borgo San Paolo, che allora erano prati ; e appena soli io la baciavo, e lei gemeva dolcemente dal piacere. Lo crederai che una volta ci fece scorta un suono di mandolini (quelle brigate di giovani che a maggio vanno in giro per le strade) : e guardandola di sotto in su mentre lei teneva gli occhi chiusi le vedevo, come nel verso di Heine, « il viso bianco nel lume della luna » ? Bionda Maria. FILIPPO BURZIO.

Persone citate: Capua, Chiudi, Heine, Ietto, Mercante, Panza, Sancio