Gli occhiali

Gli occhiali Gli occhiali Gino Massei aveva promesso di ■venirle a trovare, invece eccoti una sua banalissima cartolina illustrata da Genova. « Prima di partire per la crociera mando a Lei, gentile signora e alla signorina sua figlia, i migliori auguri di una buona villeggiatura ». La signora e la signorina sono sedute a tavola, una dirimpetto all'altra, e non si guardano, ma stentano entrambe a inghiottire le prime cucchiaiate di minestra. « Annamaria, dice la madre, tu lo sapevi che andava in crociera?...». Annamaria guarda per aria, come se pensasse a tutt'altro. «Eh?... Chi?...». «Massei, naturalmente», dice la madre piano, ma con una voce straziata che ha il dono d[irritare la figlia fino all'esasperazione. « Se lo sapevo?... Può darsi che me l'abbia detto, ma io non ho mai badato molto alle sue parole. Vada dove vuole; cosa vuoi mai che me rie importi?... ». Glie ne importa, la madre 10 sa. Di Massei, Annamaria era alquanto innamorata in questi giorni passati, quando lui veniva quasi ogni sera, con una scusa'o con l'altra. Adesso finge di nulla, ma la partolina le ha dato un colpo, tanto è vero che non mangia, non beve, e fa una smorfia di nausea davanti a quel che la cameriera porta in tavola, come se tutto fosse cattivo. E la madre deve fare uno sforzo inaudito per non correre da lei, prenderla tra le braccia, accarezzarla come una bimba e dirle : « Piangi, sfogati, stringiti a me che sono la mamma, che capisco, che vedo e che farei non so che cosa per prendere ogni tua pena sopra di me ». Non può far questo ; se lo facesse, Annamaria si adirerebbe, batterebbe i piedi, si metterebbe a piangere di rabbia. Non che sia cattiva (è un tesoro Annamaria !...) o comunque collerica, ma è sul tema « amore » che diventa intrattabile e non tollera confidenze, allusioni, commenti, e neppure sorrisi, e neppure lacrime. Come se l'amore non esistesse. Ma esiste, lei lo voglia o no, tanto è vero che s'è innamorata alquanto di Massei, come qualche tempo fa s'era innamorata di Giovannino Giorgi e come l'anno passato si era innamorata di Clemente Zecchi. Intendiamoci : innamorata come può e deve innamorarsi una signorina per bene, mica da perdere la testa, ma da perder l'appetito sì. Oh, quel che la madre ha sofferto quando Clemente Zecchi e Giovannino Giorgi, dopo aver frequentato la casa cori evidente entusiasmo, si sono tutto ad un tratto squagliati, come adesso Massei. Perchè?... Ma perchè?... Non sarebbe una eccellente, un'ottima moglie la sua Annamaria? Carina, prima di tutto, e poi educata, istruita, di buona famiglia e con una discreta dote. E lei, la mamma, con che tenera simpatia ha considerato e trattalo ogni voltà^quer^robabili gèneri, con che propòsiti di tenérseli in casa padroni di tutto, di essere una suocera ideale... Ma che !... Tutto inutile, dopo un poco chi li ha visti più?... Qualche cartolina illustrata, qualche scappellata se s'incontrano per via, e basta. 11 disinganno amoroso che procura oggi Massei è però il più grave di tutti, intanto perchè viene dopo due altri e poi perchè Massei, Massei... Più piacente, ecco, degli altri due, più serio, con un che di romantico, di cavalleresco che gli altri non avevano. Certo, Annamaria soffrirà di più. Dal modo con cui s'è alzata da tavola, ha sfogliato i giornali fingendo di leggerli, e poi s'è chiusa in camera sua, si può arguire che adesso è distesa sul letto a piangere. E questo la madre non può immaginarlo senza sentirsi dilaniare dentro; ritta nel corridoio, dietro l'uscio, si scervella a cercare delle scuse per bussare : « Non hai mica mal di testa, Annamaria?... Se metto un disco nel grammofono ti darebbe noia?... ». Oppure : « E' per oggi che la sarta prepara il tuo abito rosa?... Debbo telefonare per saperlo? ».. Annamaria risponde a monosillabi con una voce che alla madre pare soffocata dal pianto ; allora non resiste, apre l'uscio, entra. « Scusami, ma mi pareva che ti sentissi male... ». Annamaria, che era veramente distesa sul lètto, si alza in piedi con un balzo e si asciuga rabbiosamente gli occhi. « Oh, mamma, quanto sei noiosa... Scusa se te lo dico, ma è la verità. Noiosa a un punto!... Ti sento, sai ronzare continuamente intorno all'uscio... Infine avrei pure diritto a un'ora di pace, di libertà. Tu mi dai ,tutto quello che voglio, ma la libertà no, non c'è verso che tu mi lasci fare un passo da sola fuori, e, in oasa, mi sei sempre addosso. E non capisci, mamma, non capisci, che se le cose vanno in questo modo è per cagione tua... Non dico colpa, dico cagione, mamma, procura di capire... Non ti guardi mai nello specchio?... Non lo sai che tanto Giorgi quanto Zecchi e sì, sì, lasciamelo dire, anche Massei, ne son certa, venivano in casa perchè erano innamorati di te?... Di te, di te, non di me!... E' sempre stato così, anche per la strada guardan te, non me!...Accanto a te io non so no neppure vista, nonché notata. E tu non ti accorgi di nulla, tu seguiti a desolarti sulle mie disillusioni < non t'immagini nemmeno lontana mente che, se mai, qualche modesta probabilità di piacere a qualcuno po trei averla, ma a solo patto di la sciarmi andare e venire sola, come fanno, del resto, tutte le ragazze al giorno d'oggi, che abbiano o no la madre bella... ». Così parlando, con una specie di furore, Annamaria s'è incipriato il viso, ha infilato il pale totot, il berretto, e : « Abbi pazien za mamma, ho bisogno assoluto di solitudine, di aria... » ed è uscita, sen za lasciarie il tempo nè la possibilità di protestare, di reagire. E' rimasta lì pietrificata, e quando s'avvia per andare a rifugiarsi nella sua camera sente che le gambe le tremano e develLmrvfimrpvutgrssslpvcrdprtecsbfildMvmtenersi alla parete. Davanti al tavolodi toeletta cade a sedere con una vio lenza di crollo. Il suo sguardo erra sugli oggetti d'argento, qua e là disposti sul broccato rosso poi sale aiIo specchio di fronte. Già, è bella. E la sua bellezza l'ha sempre isolata. Le cugine, le amiche... Nessuna è mai uscita volentieri con lei. Le sorelle, tanto maggiori d'età, non la vedevano di buon occhio colle loro figliuole. Glielo dicevano scherzando, ma glie lo dicevano : « Se vanno fuori con una zia che tutti guardano, povere nipoti, arrischiano di non trovare un cane». Scherzavano, ma se un giorno ella fosse stata seriamente d'ostacolo alla felicità delle loro figliuole, l'avrebbero sfigurata colie loro proprie mani... E adesso che ella si sente vecchia e unicamente, appassionatamente madre, ecco sua figlia stessa che le si rivolta contro, che l'abbandona in casa e che corre sola per le strade della città. E' la prima volta. Ella si sente agghiacciare il cuore dalla paura al pensiero dei pericoli morali e materiali della strada. Le macchine, gli uomini... Le pare che il suo povero defunto marito glielo rimproveri : « E' così che tu vegli sulla nostra Annamaria?...» e che la buonanima di sua suocera censuri acerbamente : « Educazione sbagliata!... Troppe carezze, troppi baci. E troppa confidenza. Madre e figliuola che vivono come due sorelle !... Non va, non va... ». Che può ella fare se non soffrire tutto il soffrirle mentre aspetta in un'interminabile spasimante attesa colle mani rattrappite sul petto, là dove sotto batte il suo cuore spaventato e dolente e intanto torturarsi per cercare il modo di aSenuare, se non di cancellare, quella stupida inutile bellezza che impedisce alla grazia di Annamaria di mostrarsi, di brillare, di fiorire?... Ore eterne, terribili. Poi un respiro di sollievo, quasi un senso di svenimento, dopò una stretta di angoscia così dura : il campanello ha trillato tre volte segno famigliare : è Annamaria che rientra. Rientra, passa nella stanza da pranzo, va in salotto. Butta il berretto e il soprabito su di una poltrona, si passa le mani sui capelli corti, sul viso pallido : è stanca. Ha camminato a destra e a sinistra, in piena libertà. Incontrato l'amore?... No, non l'ha incontrato. Non vista quando esce con la madre, non vista quando esce sola, libera e con aria spavalda. E allora?... Allora bisogna dire quei che han sempre detto le fanciulle dei tempi più remoti : se è destino... Ha comperato un disco, lo mette nel grammofono. E quella musica amorosa e selvaggia, voluttuosa e nostalgica che riempie a un tratto la casa, sembra dirle che la vita è un mare pieno di ardori misteriosi, ma anche di correnti gelide e che vi si può naufragare in solitudine mentre intorno pullulano miriadi di esistenze indifferenti. Che bisogno di aggrapparsi alla mamma !... La mamma è già entrata da un po' di tempo e cuce accanto alla finestra, e non si lamenta e non fa rimproveri. Vuol far vedere che non ricorda, che non pensa più alle parole di Annamaria... Ma che cos'ha sul viso?... «Mamma... Oh, questa è bella!... Dì. dove hai tirato fuori quegli occhiali?... Son della nonna, dì?... ». Son della nonna, un paio di orribili occhiali a stanghetta... « Ci vedo così poco ormai...» dice la mammacon falsa disinvoltura. « Tu ci vedi benissimo, mamma, levati quegli orrori !... E tu hai creduto, con questo... ». La mamma ha creduto, con questo, di distruggere l'incomparabile armonia del suo viso, quella grazia di tratti che la fanno simile a una Madonna e l'indistruttibile perfezione di una fronte statuaria. «Oh, mamma, mamma!...». Lo sguardo dignitoso e semioffeso della mamma attraverso quegli occhiali ha su Annamaria un effetto d'irresistibile ilarità. Ella scoppia in una risata fragorosa e s'avvinghia alla mamma che non può resistere al contagio. Tenendosi abbracciate strettamente esse ridono a non più finireCome due sorelle... CAROLA PROSPERI.

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