La malinconica fine della Conferenza del disarmo

La malinconica fine della Conferenza del disarmo La malinconica fine della Conferenza del disarmo Fallimento Roma, 23 notte. La Conferenza del disarmo è fi nìta col suo fallimento completo ciò va affermando subito, senza ab bahdonarsi a distinzioni sottili e ad eufemismi, in modo da non permettere equivoci ed illusioni. Mai fotse nella storia tanti Stati d'ogni parte del mondo avevano inviati i loro rappresentanti ad una riunione internazionale; raramente nei popoli, sotto la spinta di crudeli necessità, si era nutrita ansia più sincera di successo: ebbene questo sforzo, al tirar delle somme, non ha significato altro che una logomachia, estenuante noiosa, in cui solo di tratto in tratto si udiva qual che voce ispirata agli ideali veri della pace e della giustizia. La quintessenza di questo lavorio corrosivo je inconcludente è in quel ridicolo documento che è stato votato con ^opposizione aperta di due Potenze, quali la Germania e la Russia, e con l'astensione, oltre che di numerosi Stati, di un'altra grande Potenza, l'Italia, n progetto di risoluzione del signor Benes, alla cui difesa il Mini stro degli Esteri britannico ha pròfuso le sue virtù di avvocato degne di miglior causa, si presterebbe al l'ironia più mordace dalla prima al l'ultima parola, da quando rivolge un « cordiale saluto » alle proposte Hoover alla dichiarazione finale « di non pregiudicare l'atteggiamento della Conferenza verso misure più Complete di disarmo » ; ma si tratta di una delle tante risoluzioni ginevrine, morte prima di veder la lu ce; domani non se ne parlerà e lo Stesso signor Benes non deve aver creduto mai di legare il suo nome ad un atto storico. ■ I tentativi compiuti n che si com piranno ancora per qualche giorno per valorizzare « questo aborto, non debbono ingannare nessuno. Basta riportarsi al punto di partenza che costituiva pur l'obbiettivo della Conferenza, la riduzione effettiva degli armamenti: si è fatto alcun passo innanzi su tale strada? Si pu6 rispondere subito un no secco, reciso, che taglia la testa ad ogni argomentazione infarcita di se e di ma. Tre volte la Conferenza del disarmo è stata richiamata alla frusta perchè non si sbizzarrisse in giri inutili e iniziasse la dirittura; la prima fu quando l'Italia presentò le sue proposte di disarmo che da vano applicazione concreta al prin cipio suggerito dal delegato britannico della distinzione fra disarmo qualitativo e disarmo quantitativo la seconda volta nell'aprile scorso, quando per iniziativa della delega' zione americana si tentò di arrivare a qualche conclusione, almeno ne! campo terrestre; il terzo sforzo, il più decisivo, avvenne durante la Conferenza di Losanna, con la presentazione del progetto Hoover, che ebbe l'immediata approvazione integrale da parte del Governo ita liano. La Conferenza dimostrò sempre delle capacità ostruzionistiche tali da arrestare uno sviluppo fecondo delle iniziative rivolte a diminuire sul serio il fardello delle spese mi' litari; ed ha segnato così fatalmen te il suo atto di morte. A dir la Verità, si tratta di una morte un po' speciale perchè si parla ufficiai mente di rinvìi, di una seconda fase, di ripresa per il gennaio 19;ma sono parole convenzionali perchè Viviamo un periodo internazionale pieno di tanti turbamenti che è semplicemente assurdo, per non dire idiota, voler fissare delle convocazioni a mezzo anno di distanza. I tempi maturano con una velocità impressionante, anche per le questioni relative agli armamenti. La Germania ha dato il là dell'ultima giornata di discussione; è nostra opinione personale, avendo seguito sul luogo la Conferenza in varie fasi importanti, che la delegazione tedesca abbia commesso degli errori di tattica, tutta trincerata nella speciale posizione fattale dai trattati di pace; ma alla fine, fuori dalle manovre e dai temporeggiamenti, la sostanza della tesi tedesca ha dovuto presentarsi nella sua brutalità: o il principio dell'uguaglianza dei diritti verrà riponosciuto preliminarmente o il Governo tedesco è libero da ogni impegno di Dartecinare a successive convocazioni. Malgrado la gravità della questione così posta, essa è tuttavia velata da necessità diplomatiche ; la realtà è forse ancora più urgente; la crisi tedesca, che sboccherà fra breve in un regime nazionalista con caratteri di stabilità, non avrà come una delle prime, se non la prima conseguenza di politica internazionale la dichiarazione unilaterale della decadenza degli obblighi della parte V del Trattato di Versailles? E' un interrogativo che non ci sembra debba porsi soltanto nel numero delle ipotesi arrischiate. Herriot, dinanzi all'offensiva germanica, si è ritirato sulla vecchie posizione della sicurezza; ma è una posizione smantellata, su cui ogni resistenza è vana; secondo la costante direttiva dall'armistizio in poi, è facile prevedere che la Francia sarà costretta ad abbandonarla gpmbvumvsclmasugvGMdddMmcdrplmumdczsACndolpclslu"dzpns d i i i i ù o a o i o o n , n i e a senza ottenere quei compensi che le sarebbe stato possibile avere negoziando Vaccettazione ineluttabile nell'ordine logico e naturale delle cose, del ritorno della Germania alla libertà, e di provvedere alla sua sicurezza. Se ai problemi connessi alla situazione tedesca aggiungiamo lo stato di incertezza e di irrequietudine che domina su quasi tutti i fronti della politica e della economia mondiale, l'assurdo della se conda fase della Conferenza appare nella sua piena luce; se, come ci au guriamo ma come purtroppo non crediamo, un miglioramento nelle relazioni fra i popoli dovesse determinarsi nel frattempo, e la necessità di ridurre i pesi derivanti dagli armamenti suonasse più imperiosa, non assisteremmo ad una ripresa della Conferenza del disarmo, bensì ad una nuova riunione completamente diversa per lo spirito e per i metodi. L'Italia è sempre pronta a collafborare in tal senso, perchè la coerenza della sua politica non ha subito e non subirà mai alterazioni o deviazioni su questo terreno essenziale per sollevare le sorti dei popoli e per assicurare il minimo indispensabile di giustizia fra gli Stati. La stampa anti-fascista che non tralascia occasione per attaccare il Regime, e che in questi giorni con le menzogne più sfacciate è partita in quarta velocità per individuare in Italia una situazione di inauietu dine che esiste solo nei suoi deside ri, ha afferrata anche la astensione dal voto di Ginevra della delegazione italiana per parlare di siluri contro la Conferenza, di mutamento di rotta, eccetera. Tutto ciò è mistificazione che rientra nel solito gioco di cambiar le carte in tavola; dopo aver ostacolato con tutti i mezzi di prendere delle decisioni pratiche, si vorrebbe istituire il giudizio delle responsabilità intorno a una dichia razione vuota con cui ci si illude di turlupinare le Nazioni. Noi che ab biamo sostenuto le proposte più ar dite di disarmo, noi che non ab biamo mai indietreggiato di fronte ad alcun sacrificio e ad alcuna responsabilità "avevamo il dovere morale di dire al mondo come stanno realmente le cose: il linguaggio del Ministro Balbo non era forse troppo consono all'ambiente di ipocrisia e di sotterfugio delle riunioni internazionali, ma era il linguaggio nudo della verità. Le delegazioni hanno creduto opportuno di passarvi sopra con metodi procedurali ; ma " popoli hanno capito solo quelle frasi taglienti e crude come tanti testi di accusa contro le intransigenze e gli egoismi di piccoli uomini miopi dinanzi alla tempesta che non deve scoppiare, ma che è già scoppiata. Ai concetti mussoliniani del disarmo, improntati a concezioni di uguaglianza, di libertà per gli Stati si dovrà ritornare se si vuole evitare che le esperienze, che già si accumulano nella storia di questi anni, di questi mesi, assumano degli aspetti tragici: mentre la Conferenza del disarmo dorme, siamo già negli anni, nei mesi cruciali. ALFREDO SFQNORETTI La seduta di chiusura Ginevra, 23 notte. I battenti della Conferenza del disarmo sono stati chiusi a mezzogiorno di oggi. Verranno essi riaperti nel mese di gennaio? E' la do manda che molti si pongono ed a cui ben difficile è la risposta. Se rivanghiamo gli avvenimenti di questi ultimi giorni, non solo a Ginevra, ma anche negli altri settori della vita politica internazionale la risposta dovrebbe essere negativa. Francia ed Inghilterra hanno dimostrato la loro netta volontà contro il disarmo; la Germania — alla vigilia di avvenimenti essenziali alla sua esistenza di Stato — ha dovuto porre un ultimatum in cui si richiede l'eguaglianza di diritti, altrimenti si vedrà obbligata ad allontanarsi da Ginevra. Infine, last but not least, 'Italia ha dovuto, per la voce del Ministro Balbo, porre la Conferenza del disarmo ed il sistema societario di fronte allo spettacolo miserando della sua ipocrisia. Il discorso del Ministro dell'Aria non è ancora dimenticato perchè esso può essere considerato come la chiave di volta di tutta la situazione odierna. E' stato Balbo che con la dichiarazione di astensione dell'Italia ha precipitato gli avvenimenti verso la loro conclusione, distinguendo nettamente tra le Potenze che vogliono una riduzione e limitazione degli armamenti e quelle che cercano comodi paraventi di formule vaghe e inconcludenti. La gravità della situazione venutasi a determinare non è sfuggita a un uomo intelligente come Arthur Henderson, Presidente della Conferenza del disarmo, che ha pronunciato oggi il discorso conclusivo di questi lavori. L'ultima serie degli oratori è stata iniziata dal greco Politis, che ha dato la sua adesione al progetto di risoluzione. Quindi il turco Kemal Husnun bey ha detto che rzdcsbsaAqpènzehgtsslsrndcrsssprrGldcdrnvimgedfatpaddrUdvla Turchia si vedeva costretta ad a- : Gstenersi dalla votazione di una riso- j dluzione che era lungi dal costituire tuna soluzione radicale del problema 1 f" .. i.; t-. ,_ tjdegli armamenti. Dopo la dichiara-jdzione di voto favorevole del delearato : luportoghese e di quello polacco, Litvi- j cnoff ha fatto un ultimo breve discor- rso per dichiarare che egli dava il suo | g e e e a a o i e u n e i , a ì i e e . n l n a e e a e o e «sì » al disarmo e il suo « no » alla risoluzione antidisarmista. « Il tempo si avvicina — egli ha concluso — in cui il verbo disarmare non si coniugherà più che al passato ». Le ultime parole del delegato sovietico sono state una risposta a quanto ha detto Herriot, che ha parlato del verbo disarmare come coniu gabile soltanto alla seconda persona singolare. Essendo stata così chiusa la di- ! scussione, Henderson, prima di ini- j ziare la votazione, ha voluto formu lare alcune osservazioni. Egli ha dichiarato tra l'altro che dal 28 febbraio in poi ha cercato di essere sempre paziente, pure in mezzo a circostanze difficili. Ha ricevuto da tutto il mondo espressioni del sentimento dell'opinione pubblica e deve notare che il maggior numero di queste sono state in favore del disarmo qualitativo, della proposta Hoover e del principio dell'eguaglianza giuridica. « Senza dubbio — egli ha detto — la risoluzione proposta resta molto al di qua di questi progetti ». Tuttavia egli dice che, se fosse delegato, voterebbe a favore della risoluzione, ma conclude dicendo che se non si avrà il coraggio di andare oltre a questa e di elaborare una convenzione che determini una vera riduzione degli armamenti in cielo, in terra in mare, fra sei mesi, quando i lavori della Conferenza del disarmo saranno ripresi, egli si vedrà, costretto a rifiutare di presiedere la Conferenza. La Commissione vota quindi l'insieme della risoluzione con 41 voti favorevoli, 2 contrari e 8 astenuti. Va notato pure che ci sono stati 14 squagliamenti, dato che gli Stati partecipanti alla Conferenza del disarmo sono 65. Va pure notato che i delegati boliviano, cinese, irlandese, giapponese e persiano hanno votato la risoluzione con riserva. Prima di chiudere la Conferenza, il Presidente Henderson propone di votare separatamente la parte della risoluzione che si riferisce alla proroga di quattro mesi della tregua degli armamenti. La piena unanimità viene raccolta su questa, che è proposta italiana, avanzata dalla nostra Delegazione fin dal dicembre del 1931. Così è finita la Conferenza del disarmo: melanconica fine se si pensa che per tanti mesi si è lavorato sperando e coltivando tante speranze nell'opinione pubblica del mondo intero. G. T. « L'accordo di fiducia » e la Germania Roma, 23 notte. (A. S.) A quale punto è l'accordo consultivo europeo? Si è fatto tanto rumore intorno a questa famosa ini ziativa anglo-francese, decantata dagli uni come la resurrezione dello spirito dell'enterite cordiale, e dagli altri come il punto di partenza per una pacificazione reale dell'Europa, da trovar naturale 'a domanda: a che punto siamo? Le dichiarazioni di Sir John Simon al Consiglio del la Società delle Nazioni lasciarono supporre che almeno in prosieguo di tempo tutti gli Stati europei sareb bero invitati ad aderire ; di qui pressioni della Polonia per non restare assente, preoccupazioni degli altri Alleati orientali della Francia. Ma questo è un problema di un domani più o meno lontano : quel che è certo è che l'Italia, il Belgio e la Germania furono subito messi a conoscenza del cosiddetto accordo di fiducia e invitati a prendervi parte. L'Italia ha subito aderito e così pure il Belgio ; la Germania invece si è riservato il tempo di riflettere, ha chiesto spiegazioni prima di dare una risposta affermativa. H Governo di Berlino vuole veder chiaro sovrattutto su due punti, e cioè che la procedura intravista nel Patto consultivo non pregiudichi affatto la libertà della Germania di ricorrere all'articolo 19 del Patto della Lega per la revisione dei Trattati e che l'allusione fatta nel paragrafo 2 ad una soluzione del problema del disarmo significhi il riconoscimento meno del principio della eguaglianza dei diritti. Le spiegazioni non debbono essere state del tutto esaurienti se il Governo tedesco non ha ancora dato la sua adesione; nè noi possiamo dargli torto; si tratta di due nrincipii fondamentali per la politica tedesca di oggi e di domani. Nessuna rinunzia può essere consentita Der non vedersi sbarrate le vie dell'avvenire- Sono questi degli aspetti molto interessanti, che vanno seguiti con molta attenzione, per comprendere gli sviluppi della delicata situazione europea; è vano sperar di eludere dei contrasti storici con abilità di formule: per una via o per un'altra, attraverso il Patto consultivo o attraverso gli articoli del Covenant, i problemi del ritorno della Germania alla parità morale, politica, militare domineranno la vita internazionale dei prossimi mesi. sldphsrtnnOadppeCDbetglzlpiddCcqaqsrnhgGIl Governo paraguayano tratta eoi rappresentanti della Bolivia Washington, 23 notte. Il Governo paraguayano si sta arrendendo alle pressioni degli Stati Uniti per l'adozione di una politica di accomodamento nei riguardi della vertenza con la Bolivia, cslsntgspsscpcgfDi esvzdsprlssafctsisncaci dcvlunlaailpbseo d. Infatti il Governo paraguayano ha intanto or dinato ai propri delegati, i quali si i ^ trovano attualmente a New York di; R far ritorno a Washington per ripren-1 !°j ,_ i in;... _„ . ' ^ ! ddere le trattative per la pacifica so-1 luzione della vertenza- —i*trattative v che, come e noto, erano state mter- ! p rotte in seguito al ritiro dei dele-la gati stessi. pr