Una visita all'Opera Pia Barolo nel quartiere del miracolo

Una visita all'Opera Pia Barolo nel quartiere del miracolo Una visita all'Opera Pia Barolo nel quartiere del miracolo Tra il Cottolengo e i Salesiani - Come l'istituzione svolge la sua azione benefica - Giovani preparate alla vita e suore serenamente staccate dalla vita • L'aeroplano indiscreto Nel tratto di via Cottolengo, posto fra le'proprietà dell'Istituto dei Salesiani e quelle della Piccola Casa della Divina Provvidenza si distende un ani' pio terreno su cui sorgono le case dell'Opera Pia Barolo. In questo quartie re di Torino, così raccolto e silenzioso,si respira l'atmosfera del miracolo. Ed è infatti per un miracolo di carità e di grande pietà umana che il Beato Don Cottolengo, il Beato Don Bosco e la marchesa Giulietta BaroloColbert hanno potuto creare in questo angolo della città istituzioni che si completano l'un l'altra. Il Pio Sacerdote di Castelnuovo d'Asti nel suo amore per la fanciullezza realizzo prima di gettare le basi di quell'immensa opera che doveva abbracciare tutto il mondo, l'oratorio nel quale i ragazzi di generazione in generazione vengono educati nell'amore di Dio e della Patria; la marchesa Barolo fece per le ragazzine quel che Don Bosco aveva fatto per i maschietti, mentre la piccola Casa della Divina Provvidenza aprì le sue porte, ai vecchi, agli inabilitati al lavoro, a tutti gli infelici d'ambo i sessi e di tutte le età abbandonati da tutti. Il cuore della casa Alle case dell'Opera Pia Barolo si accede da tre ingressi contrassegnati coi N. 22, 24, 26. Dalla strada non si vedono imponenti fabbricati ma modesti stabili a due piani fuori terra, con porte e finestre quasi sempre chiuse ciò che li fa sembrare perennemente disabitati. Nell'interno oltre il secondo ' cortile sorge una bella chiesa in forma di croce latina e la chiesa, quasi un simbolo, raccoglie e congiunge le diverse case dell'Opera che alte mura dividono. Da diverse e separate porte entrano nella chiesa le ospiti grandi e piccine dell'Istituto femminile, le probanti, quelle cioè che si trovano nel'Istituto in via "di esperimento, le « Maddalenine », le bimbe convalesceni dell'annesso Ospedale Infantile di Sfanta Filomena e le Maddalene, suore di clausura. Quest'ultime hanno accesso nel braccio oltre l'aitar maggiore; e rimangono invisibili a coloro che si rovano negli altri tre bracci. Ma nele funzioni, quando siede all' « armonium » suor Crocefissa, che possiede speciali doti di musicista, le Maddalene cantano in coro e alle belle voci delle invisibili religiose rispondono quele delle educande che il salesiano monignor Crosso ha istruite. Il sacerdoe, noto cultore di musica sacra, ha qui le sue allieve predilette e le funzioni nella piccola chiesa Barolo assumono a volte un carattere e un valore di accademia. Macchina da oucira e harmonium Con mons. Busca, che fa parte del'Amministrazione della Pia Opera, visitiamo queste Case cominciando dal'Istituto 'femminile contrassegnato col N. 26. Qui vivono 160 fanciulle dai 14 ai 21 anno le quali, compiute le scuole, elementari, si addestrano in lavori di cucito e di ricamo e alla domenica frequentano corsi superiori che possono essere paragonati a quelli delle scuole di avviamento. A parte vi sono e bimbe dai 9 ai 15 o 16 anni, ed inane le probanti, giovanette che — come abbiamo detto — prima di venir ammesse definitivamente nell'Istituto compiono un periodo di prova.' Da que sto Istituto le fanciulle escono all'età di 21 anno dopo, aver appresa una prò fessione che permette loro di guada gnarsl la vita. Diciotto suore dell'Or dine di San Giuseppe, la cui Superiora è madre Teodora, hanno cura di tutte e fanciulle. In questo Istituto vengono eseguiti per privati e Ditte, sotto a direzione delle religiose corredi e confezioni accuratissimi. Nel primo cortile aiuole fiorite rallegrano la vista di chi varca il cancello. Superfluo sarebbe il descrivere minutamente l'ubicazione delle diverse aule scolastiche, parlare cioè del refettorio amplissimo, delle camerate dove sono allineati i lettini delle fan' ciulle; della palestra, delle cucine, dela lavanderia, dei bagni, ecc. Solo diremo che in questi vecchi fabbricati si trovano locali amplissimi, bene aerati, dove l'ordine e la pulizia si rivelano in tutta la loro efficacia. Quando com piamo la visita vi troviamo poco più della metà delle educande, le altre sono a Grugliasco in villeggiatura. Per ciascuna casa la Marchesa ha stabilito una speciale villeggiatura, dove a tur no le fanciulle trascorrono una qua rantina di giorni. In ogni aula due og. getti attraggono la nostra attenzione: a macchina da cucire e f «armonium». La prima è lo strumento indispensabie alla professione e al quale vengono addestrate tutte le alunne, l'altro rap presenta il loro svago preferito. Per desiderio della Superiora suor Teodora, le. fanciulle ci danno un saggio del óro sapere eseguendo 'in modo perfetto alcuni cori fra cui l'i Aragonese » di Gaffard e quello di Verdi « Va pensiero sull'ali- dorate... ». L'affiatamento, l'armonia e la purezza delle voci, ci dicono la maestrìa dì don Grosso che ha saputo ottenere un così magnifico complesso. Il più vecchio ospedaleito per bambiniLasciamo il cortile inghirlandato ai pampini che ravvivano' il grigiore del vecchi fabbricati e passiamo a visitare l'ospedaletto di Santa filomena. E' il più vecchio che conti Torino. Fu fondato dalla Marchesa Barolo nel 1840 ; vent'anni dopo l'Istituto Femminile, e nella sua semplice struttura è fornito di tutto quanto può desiderarsi in un ospedaletto infantile; gabinetto radiologico, sala d'operazione ecc. Ne"' e direttore il prof. Giordano del R. Ospedali Psichiatrici e conta un reparto chirurgico ed uno medico. Il dott. Filippello che da moltissimi anni occupa il ruolo di primo chirurgo ci accompagna nella visita e ci fornisce preziose informazioni. Agli ambulatori affluiscono specialmente i bimbi delie regione, e qui vengono pure inviati dalle Opere per la Difesa dei fanciulli e dalla « Maternità e infanzia ». LA infermiere sono Suore e la loro supcriora è Madre Palmira. Anche l'ospedaletto ha prosperato: da 16 piccole ammalate da 3 al 15 anni che all'inizio contava l'istituto ve ne sono ricoverate 200. In generale vi si cura la tuberco¬ losi ossea, o delle cavità viscerali, e tutte le deformità che necessitano di intervento chirurgico. Per le convalescenti vi e una villeggiatura a Testona, L'accettazione prevede la garanzia che dopo la guarigione la piccola malata verrà ripresa dai genitori o dai parenti, e questa precauzione è stata det' tata dal fatto, più volte verificatosi, di persone che hanno poi abbandonata la bimba guarita all'Ospedale. Dall'ospedale passiamo al « doposcuola» di San Giuseppe che ospita una sessantina di bimbe dai due a tre anni fino ai quindici che le mamme, le quali vanno a lavorare, portano, ora che le scuole sono chiuse, al mattino e vanno a- prendere alla sera. Subito dopo, attraverso a vicoli limitati da alti muri, raggiungiamo l'altro istituto, quello delle Maddalenine. La Marchesa nel creare le diverse case che pure avevano un unico scopo, quello di raccogliere bimbe di famiglie bisognose, per educarle e dar loro 'una ,professione, teneva specialmente conto della classe sociale da cui provenivano le sue protette; e cioè se da famiglie operaie, o dalla piccola borghesia, o da borghesi che disavventure avevano condotto in miseria. Di qui specialmente la distinzione fra Casa e Casa. « Maddalene » e « Maddalenine » Le Maddalene sono affidate alle suore di clausura « le Maddalene » ordine creato dalla stessa Marchesa, di cui dettò le regole, e che Papa Gregorio con sua Bolla approvò. Corrono ora cent'anni dall'istituzione di quest'ordine che le buone religiose, una cinquantina • circa, si preparano a celebrare. Con mons. Busca entriamo nel recinto dal quale le suore di clausura non escono mal. Lia superiora Suor Maria Maddalena e le altre religiose ci accolgono con quella ingenua festosità, quasi fanciullesca, delle persone che non sono pio in contatto col mondo d! fuori. Veniamo accompagnati nel braccio della chiesa dove esse si raccolgono non vedute a pregare e ci vien fatto vedere il tesoro dell'ordine: le reliquie di « Santa Fortuna » che la Marchesa trovò nelle catacombe di Roma e che, avutane autorizzazione aai santo Padre, portò a Torino e donò alle « Maddaene ». Le reliquie si trovano nell'altar maggiore dalla parte dove si raccolgono le pie suore. Esse possiedono pure un prezioso cimelio che si affrettano a .farci conoscere : si tratta di alcuni grossi massi, raccolti in una nicchia unitamente ad alcune inferriate contorte e rugginose. Una scritta posta sotto l'immagine della Vergine dice che 11 26 aprile del 1852 alle ore 11,15 quei massi e quei ferri caddero nel giardino delle. Suore, e concluder « Cara Madre per tè viviamo e sempre avremo in te speranza. O Maria consolatrice tu ci liberasti nel giorno terribile dello scòppio della polveriera». Queste frasi le dettò Silvio Pellico, interprete dell'infinita riconoscenza delle religiose all'altissima protezione della Madre di Dio, ed egli pure scrisse due canzoncine Sacre per Maria Maddalena e per Santa Fortuna che le suore cantano ancora. Visitiamo poi il giardino che col suo frutteto, 1 suoi alberi d'alto fusto, la sua verzura forma il paradiso terrestre delle religiose. Di giardini in questo lembo di terra We ne sono ovunque; ogni Casa dell'Opera ha il suo, e sono vere basì di verde in mezzo al gri giore dei fabbricati. Oasi che nessuno sì sognerebbe esistessero percorrendo quella malinconica strada che è la via Cottolengo. Le monache di clausura possono qui passeggiare senza timore di essere vedute da alcuno, nemmeno dalle «maddalenine», le scolare che passano sotto il porticato, perchè le arcate sono state celate con assiti. Ma' una suora ci fa osservare come in oggi sia difficile rispettare le regole monastiche perchè nessuno può impedire ai piloti che con i velivoli solcano liberamente il cielo, di abbassarsi fino a vedere anche dentro il giardino delle monache di clausura. La suora precisa di aver veduto più di un aeroplano volteggiar sul giardino; ma le sue parole non hanno alcun accento di rammarico; nell'intimo, anche queste pie creature che volontariamente si sono divise dal mondo, sono certamente felici guardando il cielo verso cui si elevano le loro preghiere, di osservare i miracoli che la scienza ha ottenuto. Suor Pia che 'conobbe la Marchesa In questo chiuso recinto le abitatrici hanno delle gioie ignorate dalla grande maggioranza dei viventi. La visita al pollaio che racchiude galline di cui esse conoscono i pregi e difetti, è una festa; il cane «Moretto» è un personaggio di riguardo verso cui tutte sentono riconoscenza perchè una volta ha messo in fuga i ladri. Quell'episodio rappresenta per le buone monache un grande avvenimento e lo raccontano con una infinità dì particolari dai quali balza l'indomito coraggio della brava bestia. In occasione della nostra visita esse però l'hanno rinchiuso, nella tema che, vedendo un ignoto, non dia qualche saggio di quella bravura per la quale si è meritata fama. «Moretto» in compenso ci saluta, attraverso le sbarre di un cancello con tali abbaiamenti che esprimono chiaramente come avrebbe desiderio di far conoscenza coi nostri polpacci. Le suore, per calmare il suo entusiasmo, gli danno delle caramelle, e la bestia, come se fosse un bambino, si acqueta coi dolci. Visitiamo le scuole delle Maddalenine; su ogni uscio la marchesa ha voluto fosse scritta la massima: «Ricordiamoci che non siamo in questo mondo che per la gloria di Dio ». Lo spirito della benefica dama aleggia sopra queste case che essa ha voluto creare per1 sollevare le miserie fisiche e morali: il suo nome viene ripetuto e benedetto ogni giorno da tutte le beneficate, dalle Suore e specialmente da una di esse: suor Pia, che conta 91 anno, e che conobbe la Marchesa. Nonostante la tarda età essa conserva una buona salute e il lontano tempo in cui vestì l'abito con l'assistenza di Don Bosco, è presente alla sua memoria come se fosse ieri. . V. P.

Luoghi citati: Castelnuovo D'asti, Grugliasco, Roma, Torino