La stagione lirica all'Arena di Verona

La stagione lirica all'Arena di Verona La stagione lirica all'Arena di Verona Una nave vera, con 200 nomini dì cinr ma, che beccheggia, mora direzione e si arena costruita sol palcoscenico per il II atto de l'« Africana » - Duemila persone sulla scena - La magnifica ricostruzione del « Ballo in maschera » Verona, 22 notte. Oggi c'è prop 'io quello che si dice «un sole che spacca le pietre»: ma nessuno se ne lamenta, anzi, tutti se ne guardano bene, dopo tanto fradiciume piovorno, e il comm. Ansaldo, che si è scarrozzato all'Equatore per ben 32 volte, se ne lamenta, a buon diritto, meno che ogni altro dando l'esempio, da vecchio lupo di mare, e restando sulla breccia, dal sorgere al tramonto del sole, in un lago di sudore. // problema scenografico Pure la cavea è letteralmente tramutata in un crogiolo, pare proprio una fornace dai riflessi cocenti; ed io che seguo Pericle Ansaldo in un continuo saliscendi di gradini e sul palco, tra tonnellate di materiale, là dove c'è un effetto da gustare ed una nuova constatazione da rilevare, io, ripeto, ne so qualche cosa.'... Ma, tanto, la mia guida, indaffarata com'è a spiegarmi il « suo » meccanismo, le « sue » scoperte, nemmeno se ne accorge e continua, come un grammofono a carica automatica, nella sua interessantissima illustrazione. Crogioliamoci, dunque!... L'avevo sorpreso, Ansaldo, sul palcoscenico, riconosciuto ormai il più grande del mondo, scamiciato, le maniche rimboccate, le gambe aperte e piantate saldamente sul suo assito di comando, una mano nella schiena e 'altra intenta a stiracchiare nervosamente un baffo, la testa alta verso gli affusti svettanti al cielo come ciclopici monoliti cariati; forse, colmando le lacune, stava per un istante ad ammirare a « sua ir creatura che palpita — ogni giorno più vitale del precedente e sempre più bella — davanti agli occhi che, n modo completamente nuovo, l'avevano sognata. Pericle Ansaldo, certamente, malgrado la sua sicurezza, guardava, col timore delle grandi vigilie, alla prossima, grande battaglia artistica. Il famoso problema scenotecnico e scenografico dell'Arena, per il quale, malgrado i molti magnifici esperimenti, non s'è ancora saputa trovare la chiave di volta, è stato posto, questo anno, nelle sue mani perchè — dalla competenza che egli ha acquisita nei più grandi teatri del mondo e che gli è scesa nel sangue per atavismo — fosse portato un nuovo contributo a quella grammatica degli spettacoli al'aperto che si dovrà pure un giorno scrivere: per i fasti artistici futuri dell'Arena stessa e per gli sviluppi tecnici di quella scenografia estiva, diciamo così, che, fino a ieri ignota,■<s'affaccia oggi sempre più desiderosa d'affermazione sulle stabili tavole dei palcoscenici all'aperto in continuo aumento. Problema, giova ripeterlo, arduo, difficile, in cui tutto ciò che più fedelmente aderisce al vero ha buon gioco, se pure rischiosissimo, mentre impallidisce e arrossisce, nel cospetto, tutto ciò che sa di teatro chiuso, di finzione al cento per cento, di « quinte » e di « spezzati », di adattamento stiracchiato dalla buona volontà. Dalla «tridimensionalità » alle « costruzioni » di Casarinl, — le due cose che più originalmente si sono imposte all'attenzione — a tutti gli altri tentativi fatti nel passato, si è avuto un notevole contributo innovativo, dinamico e realista, che ha permesso, aprendo nuove vie, di additare nuove maggiori possibilità. Ciò, però, è ancora poco, è un niente, oso dire, davanti agli innumerevoli problemi d'ordine tecnico, artistico, di masse, scenografici e scenotecnici, di uci, e alle esigenze che l'Arena ha nel suo complesso. // « miracolo » de L'Africana Pericle Ansaldo, studiate e sviscerate le lacune del passato, scandagliate e necessità di questa nuova e migliore palestra d'arte teatrale in tutta la loro profondità, ha còlto i momenti che gli sono parsi basilari, fondamentali del problema centrale, e ne ha cercato una soluzione; soluzione che appare, subito, ad ognuno, assai più problematica di quelle del passato se si pensa alle difficoltà date dalle opere prescelte. Non tanto dal « Ballo in maschera » quanto da « L'Africana », nella quale c'è a necessità, nel giro di pochi minuti di ntervallo, di fare un cambiamento totale di scena; cambiamento che i tecnici hanno chiamato « miracolo » perchè non può essere utilizzato, nulla di ciò che è servito all'atto precedente. Alla fine del secondo atto, infatti, si deve far scomparire tutto ciò che si trova sul palcoscenico per costruire una nave in pieno oceano. Un oceano, intendiamoci bene, che non lo si lascia immaginare, che non può essere indovinato dal pubblico, il quale, nell'Arena, più che n ogni altro teatro, fatica a spogliarsi della realtà per cullarsi nella finzione scenica perchè, più che in ogni altro eatro, ha modo di sorprendere la finzione stessa se l'accorgimento non è perfetto e adattato alle particolari contingenze. Per questo si è costruita la nave reae, immensa — se pensata per un teatro — proporzionata all'ambiente, fedee al punto tale" da avere, press'a poco, e stesse dimensioni delle antiche caravelle che levavano l'ancora dai porti di Catalogna e di Lisbona per tentare le fortunose vie degli oceani. Alla nave hanno lavorato, a Roma, 30 carpentieri per circa una ventina di giorni; questa cifra e il costo della nave, 50 mila ire, possono rendere una pallida idea di che cosa essa sia nella realtà. La caravella presenterà al pubblico il cassero di poppa, largo ben dieci metri, emergerà dai flutti che la circonderanno per largo tratto, confondendosi con la oscurità e avrà una visuale verso il fondo di 15 metri. L'albero maestro, che spiegherà al vento le maestose vele delle navi primitive e sul quale si imbroglieranno dei veri e pronrii sartiami, sarà alto ben 21 metro. Sulla tolda la terribile scena del terzo atto richiamerà 200 uomini di ciurma e gli interpreti principali. Un apposito macchinario contenuto nella carena e nel quale, con cento altri congegni, è stato applicato il sistema dei piani « coulisse », le permetterà di rollare, di beccheggiare, di mutare direzione e, infine, di arenarsi. Spettacolo che promette di essere terrificante di realtà quando le apposite macchine, opportunamente celate, scateneranno la più violenta delle tempeste. Ma il « miracolo » di Ansaldo non è tutto qui, questa sarà solo la parte che il pubblico potrà guatare: i macchinisti, una vera compagnia, sessanta, come nel lasso di pochi minuti avranno costruita una nave e preparato un oceano, così, pure nel giro ai pochi minuti, smantelleranno ogni costruzione — oh! cantiere di cose inaudite — disarmeranno la nave e spezzetteranno l'oceano per fare il posto al materiale dell'atto successivo: tonnellate e tonnellate di costruzioni che appariranno e scompariranno nel groviglio di 2000 persone, polche tanti saranno complessivamente gli esecutori, mentre il pubblico — è facile pronosticare le solite 20 mila persone — nell'intervallo, avrà appena il tempo di sorseggiare una bibita rinfrescante e di contemplare il meraviglioso spettacolo di se stesso. Pericle Ansaldo, che pure si è rotto il capo ad escogitare tutte le impensate possibilità, mi dice queste cose con molta calma e con molta naturalezza; la sua mano, però, mentre egli parla, si muove'un po' convulsamente e tradisce il suo orgasmo: il suo amor proprio è chiamato, domani, a battersi in una lotta artistica nella quale è tanto facile stramazzare sulle ginocchia, affogare nel ridicolo e nell'impossibile, quanto difficile è vincere superbamente. Spettacolo superbo Giacché ho detto qualche cifra, sarà interessante sapere cosa occorse per attrezzare uno spettacolo del genere. Ansaldo, che le ha tutte sulla punta delle dita, mi snocciola, mescolando uomini e cose, un rosario di cifre non indifferenti: 300 coristi, 140 professori d'orchestra, 50 ballerine, 50 proiettori da 2000 a 6000 candele pei ottenere il famoso « brillo », migliaia di lampade per la luce diffusa — la massa luminosa può andare tutta, con una semplice manovra, in resistenza: scemare d'intensità, cioè, fino nel nulla — sette vagoni di legname, 1 vagone di ferramenta, 5000 costumi, 3000 calzari, 1000 parrucche, 15 scenografi sotto la diretta sorveglianza di Alberto Scaioli ed Ercole Sorniani, la batteria dei lampi e l'attrezzeria dei tuoni — ingigantite per l'occasione — le cosidette « proiezioni d'acqua » per rendere la pioggia A voler enumerare ogni cosa c'è da non finire più. Il tutto, a posto, su 8000 metri- quadrati di palcoscenico! Il mio interlocutore mi accompagna, poi, sul Podio Reale a convincermi di quella che è la sua geniale-innovazione. Una delle lacune più gravi del passato era data dalla linea dell'ultimo gradino che, alle spalle del palcoscenico, sorgeva come una muraglia a togliere il senso del nulla dietro, la scena e a dare, costantemente, l'impressione d'essere raccolti in una immensa scodèlla. Ansaldo ha risolto questo problema costruendo, ai lati del boccascena, 6 enormi monoliti — alti 18 metri, sui quali poggia un architrave, nell'interno del quale si potrebbe pranzare comodamente in 10 — tali da rompere, per un lungo t. atto, la continuità della linea dell'ultimo gradino. Essi sono disposti ad angolo, In modo da poter essere adibiti come ricoveri di materiale e come inquadratori della scena, come torri di sorveglianza e di comando e come castelli per i giochi di luce. Dal Podio Reale la scena appare in tutta la sua imponenza. Superando il passato, quest'anno, quinte e drappeggi — specie nella scena dell'oceano, nella quale si vorrà dare la sensazione dell'infinito — copriranno tutta la scalea posteriore al palcoscenico: un qualche cosa di scenicamente enorme. // giardino delle meraviglie Il « clou » delle attrazioni sceniche sarà, indubbiamente, questo arditissimo — direi quasi temerario — tentativo oceanico. Ma con esso bisogna anche ricordare, per l'imponenza con cui saranno attrezzate, la scena indiana della marcia, nella quale sfilerà tutto l'esotismo dell'Estremo Oriente e nella quale 1500 persone, nei costumi più bizzarri, seguiranno il corteo della regina, e la « festa del salone », all'ultim'atto del « Ballo in maschera », che verrà adattata, per l'Arena, in un fantastico giardino architettonico. All'inizio del quadro, per completare l'effetto, verrà incluso il «ballo delle quattro stagioni » dei « Vespri Siciliani ». La scena del « Campo solitario », infine, permetterà di trasformare l'Arena in un orrido spaventoso, infernale, in cui la fantasia avrà largo campo per sbrigliarsi. « Questo è quanto; — mi dice Pericle Ansaldo in zenese — e scusa molto se... è poco!». Poco no, proprio: veramente un qualche cosa di più unico che raro. Questa sera era atteso anche Giovacchino Forzano il quale, come già l'anno scorso, porterà la sua competenza e la sua riconosciuta capacità nel gioco degli spostamenti delle masse e nella ricerca degli effetti d'assieme. Il quadro coreografico, cosi, sarà al completo e, curato con meticolosità sotto tutti i rapporti, sarà anche tale da garantire fin d'ora il successo più clamoroso. Con Forzano è atteso anche il grosso dei divi: Beniamino Gigli, Aureliano Fèrtile, Giannina Arangi-Lombardl, Lina Bruna-Rasa, Ntny Giani, Franci, Borgioli, la Casazza, la Carosio, il basso Zambelli, i Maestri Felloni e Bavagnoli, le prime ballerine, Bianca Galizia e Bice Del Frate,... Tutti gli altri, che anche qui, a nominarli tutti, non si finirebbe più. La Scaligera attende, come ormai vuole la gentile tradizione d'arte, questo soffio di bellezze armoniose e questo cimento di audacie artistiche, con impazienza, ' appassionandosi alla sua « stagione » sempre di più e sempre più innamorandosene. Già da un mese non si vive che nell'atmosfera della « stagione », direi quasi che già da un mese — dopo averne parlato, nell'attesa, per mesi e mesi — non si respira che nell'atmosfera della lirica. Negli immensi saloni del « Pallone » i coristi e le corifee danno gli i ultimi ritocchi alle prove d'assieme; al Filarmonico l'orchestra ha invaso tutta la platea. Gli esecutori che, la sera, si recano a « provare » in Arena potrebbero essere di per se stessi, per un qualsiasi altro teatro, un buon pubblico. Nell'Anfiteatro Romano sono la massa ignota ed uniforme del palcoscenico, delle comparse che... scompaiono; • perchè il pubblico dell'Arena converge, sempre più, da tutte le parti del mondo. • CARLO MANZINI.

Luoghi citati: Catalogna, Estremo Oriente, Lisbona, Roma, Verona