La "ruggine" contro la battaglia del grano

La "ruggine" contro la battaglia del grano La "ruggine" contro la battaglia del grano ■ Che la «c ruggine » inizii la sua vita anche sul crespino o bérberis, su alcune bòraginee o sulla mahonia e che di lì trasmigri sul grano è ormai certo; ma è pur certo che se la distruzione del crespino e della borag ghie, resa obbligatoria da alcuni Stati, arreca grandi vantaggi, riducendo assai le infezioni di « ruggine », non basta far ciò per scongiurare l'infezione, perchè anche senza la presenza di piante prime ospiti, le puccinie hanno egualmente vita e cominciano a vivere — ahimè! — proprio sul grano. La diffusione della « ruggine » è provocata soprattutto dall'andamento climatico: se il tempo è, contemporaneamente, caldo e umido, o, pegpio ancora, nebbioso e afoso per mancanza di ventilazione, le spore di «"ruggine » si diffondono con rapidità impressionante; in quarantott'ore si può vedere un intero campo di grano verdeggiante coperto dalle caratteristiche pustole color arancio e poi, della mortifera polvere color mattone; salvo notare, di lì a pochi altri giorni, anche lo stelo intaccato da striature nere, da erosioni rossobrune, e, infine, trovar le foglie mezze secche, la paglia come incenerita, non più del suo bel colore giallo ambra trasparente e turgida, ma grigia e bruciata, le spighe orlate di chiazze rugginose e velate di una fumaggine nerastra che a poco a poco corrode le cariossidi, o, per essere più esatti, impedisce alle cariossidi di maturarsi a mezzo della spi- ga, delle foglie e dello stelo ormai privi di clorofilla, i tessuti verdi elaboranti gli alimenti per la pianta. • Le piante più belle, a vegetazione più lussureggiante, sono quasi sempre, ma non sempre, le più colpite, non foss'altro perchè, avendo le foglie più larghe, offrono all'attacco della « ruggine » un bersaglio più ampio e più vulnerabile. Ma spesso, spessissimo anche le piante a vegetazione normale e debole sono gravemente colpite. E' quel che accade per le malattie infettive: certe malattie della pelle e dell'apparato digerente, proprie della gioventù,, le pigliano con maggior violenza i ragazzi più robusti. Non per questo, però, e mai venuto in mente ad alcun medico di consigliare le madri di non dar da mangiare ai proprii figli tutto quello che occorre loro per far ossa, sangue e muscoli, allo scopo di evitare la veemenza di un possibile attacco di scarlattina. E se vi-sono dei genitori i quali hanno perso nel fiore degli anni, per una febbre tifoidea, il loro primogenito che avevano allevato con tutte le cure,- non per auesto concluderanno esser meglio lasciar venire su come uria pianta selvatica il secondogenito. Vi è chi crede la « ruggine » sia causata dalle eccessive concimazioni azotate. Chi scrive ha potuto personalmente compiere esperienze in proposito e, quel che conta più delle esperienze, osservare settimanalmente in tutta Italia lo sviluppo della .«"ruggine », mettendolo^ in relazionq^eph; le. co'n.cirriazioni. azotate': la-mia. conclusione è ■questa': non. sorj no.le concimazióni chimiche azotate e. nemmswQj.le forti somministraziq^ ni di sostanza organica thè favoriscono lo sviluppo della « ruggine ». Le sostanze azotate potranno favorire l'allettamento se non si usano varietà resistenti al medesimo e non si Seguono quei metodi di semina che lo rendono in pratica quasi-impossibile, ma non la « ruggine » ; le sostanze azotate, soprattutto se non mancano gli alimenti fosfatici, potassici e calcarei, favoriscono l'aumento della produzione e riducono i costi di produzione. . Ma ammettiamo pure, per assurdo, che l'uso dei sei quintali per ettaro di azotati (tanti ne ha somministrati al grano il velite della Battaglia del Grano, il dott. Tubi, che ad Agnadello di Cremona ha prodotto sessantasei quintali di frumento per ettaro) possano favorire 10 sviluppo della « ruggine » più che una somministrazione di soli due quintali.' Partendo da questo assurdo presupposto ed accettandolo momentaneamente per vero, che cosa si potrebbe rilevare? -Quanto segue si rileverebbe: con due) soli quintali di azotati per ettaro non si potrebbero ottenere, nelle,.stessé condizioni di terreno e con altre norme colturali che hanno permésso di ottenerne sessantasei, più di quaranta. Si può, è vero, attenua-; re, ma soltanto attenuare, la gravità di un attacco di « ruggine », se si verifica, ma si rinuncia a priori e sicuramente alla certezza di ottenérne più di sessanta in condizioni normali: un risparmio di quattrocento lire per la rinùncia all'acquistò di altri quattro quintali di azotati:., porta come conseguenza sicura là rinuncia a un maggior provento di duemila lire, il maggior valore del raccolto di sessanta quintali in confronto ai quaranta, prodotto massimo del terreno scarsamente concimato. Ma questa ipotesi e stata fatta per assurdo, e la « ruggine », per fortuna, non si ha tutti gli anni, mentre il raccolto del grano e annuale. Rinunciare ai vantaggi certi e annuali di una buona nutrizione per evitare j danni. ipotetici e saltuari di un'infezione che non è prodotta da eccessi di nutrizione, ma da altre cause; non ancora ben note, equivale a condannarsi a morire d'anemia in pochi giorni, e giovani, per paura di finire la vita apoplettici in vecchiaia. . E' possibile curare la « ruggine » ? E' un interrogativo, questo, a cui non si può ancora rispondere, men che meno, poi, in senso negativo. Come la falce della morte in una popolazione d'appestati, la « ruggine » — la peste del grano — ha, prima della mietitura, mietuto e distrutto milioni e milioni di quintali. Non esito a dire che l'Italia, nell'imminenza di un raccolto granario che le avrebbe permesso di arrivare incredibilmente ■ vicina alla assoluta indipendenza alimentare, ha perso in una diecina di giorni poco meno di un milione di quintali al giorno, subendo un danno che non è lontano dal miliardo di lire. Alcune regioni come il Lazio, l'Umbria, la Toscana, la Campania hanno visto i raccolti falcidiati di una metà, anche di due terzi, in qualche caso quasi distrutti. L'andamento della primavera... mi correggo: la primavera non si è vista quest'anno sotto 11 bel cielo d'Italia: è più giusto dire così : l'andamento della stagione dei mesi di: marzo, di aprile e di maggio, che ha costituito una lunga appendice del lunghissimo, rigidissimo inverno, è stato così favorevole alla vegetazione... della « ruggine » (non davvero a quella del grano, almeno nelle ultime settimane) che se si volesse riprodurre in una serra l'am Diente optimum, per una coltura artificiale di funghi, «ruggine» compresa, non vi sarebbe altro da fare se non prendere per norma la temperatura e le condizioni igrometriche di quei mesi già considerati, almene» sui calendari, appartenenti per diritto alla stagione detta primavera. I trattati di fitopatologia (ne ho sul tavolo a diecine, come sul tavolino da notte del malato-medico si ammonticchiano i volumi che parlano della sua malattia) dicono che la « ruggine » del grano può riprodursi persino otto volte nel corso di una stagione, dando alla luce, ogni volta, centinaia di spore per ogni spora che prolifera: ciò equivale a dire che con una prole di soli cento figli per volta, ogni spora e capace di infestare i seminati con la cifra astronomica di 10.000.000.000.000.000.000 di spore, ossia con dieci miliardi di famiglie di spore di « ruggine » costituite, ciascuna famiglia, da un miliardo di spore! Abbiamo visto come le condizioni ideali per lo sviluppo della « ruggine » siano le pioggerelline seguite da rapidi rialzi della temperatura e le nebbie mattutine. Una volta le nebbie erano la caratteristica del clima inglese e dell'inverno, tanto che quando gli inglesi venivano in Italia niente più li stupiva del vedere « the sunshine » il sole che splende nei mesi di inverno. Ma quest'anno l'Italia, in alcune regioni, è stata deliziata dalle nebbie anche nei mesi della ex-primavera e della prima estate, come Londra in inverno. H 13, il 17, il 21, il 27 di maggio si ebbero da Roma fin quasi ad Ariano di Puglia nebbie così dense che bisognava tenere accesi i fari dell'automobile in pieno giorno se si voleva far strada invece di andare nel fosso: non sono fole, e ciò è occorso a chi scrive. Proprio tra il 5 e il 10 di maggio aveva avuto inizio, quest'anno, la emissione delle spighe, e la fioritura era cominciata tra il 10 e il 15, ossia con una diecina e più di giorni di ritardo in confronto alle annate normali. Se si pensa che i periodi dolla spigagione e della fioritura sono con quelli della formazione dei chicchi, i momenti più delicati della vita del grano, si può comprendere come la temperatura afosa dei giorni successivi a quelli nebbiosi preparasse l'ambiente ideale per far sviluppare la « ruggine » proprio nei giorni in cui il grano attraversava la fase più critica della sua esistenza ed era, perciò, più suscettibile e meno resistente agli attacchi della terribile infezione. Non si sono mai avute giornate veramente primaverili in primavera, ma si sono registrate alcune ondate di caldo improvviso, fatalità disastrosa, a Roma il 7, il 15, il 16, il 19 e il 20 maggio, nei quali giorni, al sole, si ebbero temperature oscillanti fra i 35 e i 38 gradi! "•" Maxon è tutto qui. Iniziatasi l'api parizione 'della 4 ruggine», 13 maggio, e diffusasi con inaudita violenza, in pochi giorni, in poche ore* n meno di quarantott'ore, per essere più esatti — si sperò, per qualche settimana, che si sarebbe arrestata. Così fu per alcuni giorni: il male sembrò stazionario. Ma il 22 maggio si ebbe pioggia al mattino e pioggia nel pomeriggio. Il giorno successivo diluvio per un' ora. Due giorni dopo ancora pioggia. L'indomani altra acqua al mattino, altrettanto si verificò il giorno seguente e così pure di lì a due giorni. Così via per tutto il mese di giugno. Un gior^ no sì e un giorno no, o due giorni si ed uno no, pioggia o nebbia, oppure pioggia e nebbia o caldo. Nessuna meraviglia, quindi, che queste continue avversità stagionai, ripetutesi in molte altre regioni d'Italia, abbiano fatto a Roma il danno che s'è detto. E non c'è nemmeno da meravigliarsi a sentir affermare che, costi quel che costi, è necessario affrontare risolutamente, virilmente, da diverse parti, con tutti i mezzi, non 0 studio della «ruggine», ina lo studio dei sistemi da seguire per arginare la diffusione di questa peste vegetale che ha distrutto in pochi giorni, è bene ripeterlo, raccolti del valore di circa un miliardo di lire. Qui i fitopatologi pure protesteranno che non c' è niente da fare. Risponderemo che si assicurava, da parte di alcuni medici, non sono molti lustri, non esservi possibilità di lottare contro il vaiolo, nè contro 1 tifo, e oggi la scienza, alleandosi con la pratica, ha trovato i! modo non solo di guarire ma,anche di prevenire tali malattie. Altrettanto può essere, deve essere, per la' «ruggine», solo che lo si voglia, che vi si creda, che si duri nei tentativi e, soprattutto, che si abbandonino i pregiudizi teorici, ricordando che la teoria è, come disse il Duce, una prigione mentale da cui bisogna evadere se si vuol essere liberi da fardelli e progredire. MARIO FERRAGim. ncvfnpi'flm

Persone citate: Duce