Camusso domina sui tre colli, sbaraglia ogni coalizione e giunge solo a Nizza

Camusso domina sui tre colli, sbaraglia ogni coalizione e giunge solo a Nizza La X tappa del 44 Tour99 riconferma la superiorità dei nostri arrampicatori Camusso domina sui tre colli, sbaraglia ogni coalizione e giunge solo a Nizza Barrai e Marchisio seguono il vincitore e completano il trionfo italiano - Gamusso passa al terzo posto di classifica a sei minuti da Ledncq - La disperata difesa di Stoepel" e dei tedeschi - La cattiva prova dei belgi ~ L'Italia ancora al primo posto nella classifica per Nazioni DAL NOSTRO INVIATO S F» E C 1 A L. E Nizza. 19 notte. Camusso deve venire da « camosciò!» (in piemontese: camòss.i, tanto sulle salile va svelto e facile oh'è unti gioia degli orchi a vederlo. Qualche suo antenato deve avere vìssuto a lungo ira le montagne, alla caccia- del rapido animale, e gli lasciò ih eredità questa dote. Andava già bene da dilettante, quando correva con i colori dello Sport Club Vigor della nostra città: c'erano pp chi che potessero stargli a puri sulle salite e si ricordano di lui strabilianti vittorie riportate appunto staccando. Quello che fece da professionista è ben noto fin dalla tappa Cuneo-Torino,- del- Giro d'Italia dell'anno scorso: dominò in tal inodo sul Sesirièrcs, che alla sera passava in testa alla classifica generale e vi rimaneva fino a Milano. Anche quello che ha fatto una settimana addietro sul terribile Tourmalet è ricordalo: fu una rivelazione per chi non aveva mai avido occasione di vedere al lavoro -il « peso leggero » di Cumiana; ed il collega Desgrange, che una certa competenza in merito ce l'ha sicuramente, diceva da Luchon ai lettori della Stampa il gran bene che egli pensa di questo valoroso grimpeur. Cosa avrà pensato e scrìtto oggi che, per quasi quattro ore, dinanziai suoi occhi ed ai. nostri, il bravo Camusso ci ha fatto assistere ad una « lezione di salita » di cui rare volte vedemmo l'eguale per stile e fluidità ? Una grande giornata tricolore Davvero è stata una grande giornata per il ciclismo italiano, quella che oggi abbiamo vissuta. Dopo le due vittorie consecutive a Marsiglia ed a Cannes, è venuto questo terso successo a premiare gli sforzi e la costanza dei nostri <; tricolori » ed a far esultare il cuore degli sportivi italiani. Altro che déroute (ossia: rotta) di cui parlarono certi giornali di qui dopo la tappa di Nantes o di Bordeaux, non ricordo più bene! Ma stavolta il significato del successo italiano si basa su un triplice ordine di idee che lo rende più splendente e, d_al punto di vista sportivo, ben più importante dei precedenti, di ieri e ieri l'altro: 1) è stato riportato nella prima e più classica-tappa delle Alpi; 2) fa avanzare Càniussó dal 4.o al 3-o posto della classifica generale, avvicinandolo sensibilme/n" te a Leducq ed a Stoepel, che deten-? gono tuttora i primi due posti; 3} vede due italiani — Barrai e Marchisio — occupare, dopo il vincitore, i posti d'onore. I molivi di compiacimento e di esultanza, sono, dunque, tanti che sì affollano sulla punta della mia stilografica e, per metterli in luce come si conviene onde accontentare la curiosità e la passione della nostra gioventù sportiva, non so da quale cominciare. Ma cosa potranno aggiungere le mie povere paróle alla bella impresa che Camusso ha creato a cominciare dai primi metri della salita del Col. de Braus è l'ha proseguita attraverso tre valli, altri due durissimi valichi, per discese pericolose e matte, per 80 chilometri di corsa affannosa e solitaria, solo con il suo cuore di italiano e dì ex-bersagliere, ben lontano, avanti ai suoi avversari coalizzati, magnifica avanguardia di italianità in una terra di cui anche l'aria', il sole, il linguaggio, persino l'odore buono della cucina, sono, gli stessi della nostra diletta Patria ? Davvero che mi è sembrato .di'rivivere le ore fiammeggianti di guerra. Diròche questo 'piccolo atleta piemontese non ■ ha sbalordito soltanto per la sua foga combattiva, irruente, un poco disordinata, e forse teatrale alla maniera del caso Learcn. No. Egli è stato l'artiere paziente e risolutivo, che ha cominciato la sua opera di buon mattino, appena si profilarono ì monti che bisognava scalare. Dove si vede chi ha più forza Egli si dovette sicuramente dire: — Qui non c'è più storie di volate e di minuti regalali a destra ed a sinistra; ci sono le salite e chi ha più forza arriverà prima. Voglio un po' vedere se sono io quel desso. Allò! — E dai primi metri del Cól de Braus prese la testa e non la mollò più, davanti ai suoi avversari, sorpresi e mortificati, invano coalizzatisi per raggiungerlo ed umiliarlo. Ma mi accorgo che sto per parlarvi di quelle ore magnifiche che vissi tra le balze delle Alpi MaritUrne ed ancora non v'ho detto come ci arrivammo. La cólpa è un po' della mia,-aioia; la colpa è.un-po', anche, di Camusso, che è steso sul letto nella camera adiacente alla mìa ed ogni tanto mi .chiama,' ed oaiii tanto ha da dirmi qualcosa. C'è della simpatia e deJZa stima tra noi: non mi disse stamattina, parlando di Cannes, che l'idea di vincere la tappa si accompagnava al.desiderio di fare cosa grata a me, proprio a me9 E poco fa', all'arrivo, quando quelli della « Movietone » lo pregavano di pronunciare qualche parola al microfono, 'volle' rinnovarmi l'onore il dono ch'io accetto non per me ma perchè è anche, soprattutto, U dono prezioso che il bravo Camusso ha fatto al ciclismo italiano. E chissà che... j . . Ma lasciamo di fare gli indovini, guardiamo a quello che è successo in auèsta memorabile giornata. Ci era dispiaciuto di lasciare Cannes, stamane, tanto è ospitale e graziosa. Quando mi portai al controllo di partenza, nella stessa località dove ieri avvenne l'arrivo, trovai i nostri corridori già circondati da una piccola folla di italiani, tra cui il nostro Consóle, che portava loro il saluto e l'augurio della colonia. Di Paco, sempre allegro, sfoggiava un cappellaccio da cotillon; Orecchia mi chiese i.Ptp! M! li\d\SnsdGfdi3stAlasdfvmnzctpsmvrcpdisgocps e e l a i è o a a o a r , E , n a . i a e e ivate ieri essendo stale vendute in pochi minuti; Cainusso e Gestri si .lamentavano di dolori alle caviglie; Pesanti ha tuttora gonfio il ginocchio per la botta ricevuta nella discesa su Marsiglia. In quanto a Canazza la va male: lil padovano soffre di angina ed è dubbio che egli possa finire la tappa. Si è messo una sciarpa di lana attorno pi collo e trema per la febbre. Il sole è già alto, la giornata promette di essere caldissima. La corsa cominciò. Passammo per Golfo Juan, Juan le Pin, Antibes, fra una magnificenza di fiori, di verde, di mare e di ciclo da rimanere incantati. Da Cannes a Nizza ci sono 33 chilometri, che i corridori percorsero in un'ora e otto minuti. Al controllo, situato sulla Promcnade des Anglais, il gruppo bruciò la firma alle 7,38, e in ordine sparso sì accinse a iniziare il giro dei cento chilometri sulle montagne, la così detta boucle del Sospel. Sono gli ultimi contrafforti delle Alpi Marìttine, e mi parve davvero di trovarmi come a casa mia. frammezzo a cose c luoghi conosciuti. Non vi dico delle acclamazioni, agli italiani. Per tutto il percorso i « tricolori » sentiranno alitare attorno a sè l'ejitusiasmo e la passione di migliaia e migliaia di nostri connazionali. . , . Canazza sofferente Piegammo a sinistra, risalimmo le magre acque del Paillon, andammo verso il colle di Braus, la prima dura fatica della tappa, erta salita su cui sovente ì migliori avvantaggiano per non essere più ripresi. Qui vidi, due anni fa, il piccolo Benoit Faure involarsi oome una freccia davanti ai suoi avversari stupefatti. Anche qui l'anno scorso Di Paco compì un bel gesto, scattando di forza. Ma più tardi venne raggiunto. Che avverrà oggi? L'impresa che certamente nacerù dall'attacco dei grimpeurs su queste montagne avrà la sua fase decisiva, oppure si limiterà ad un fatto transitorio, che non lascia traccia? Prima dell'E scarène, che è un &■passino a mezza costa del monte, la strada cominciò lentamente a salire. Vi .erano in testa Demuysère e Leducq, elle non conducevano affatto forte.' Ma quando cominciarono le prime svolte assai erte, si verificarono i previsti distacchi, e con mia sorpresa vidi Barrai fra quelli che perdepanq terreno. Poi sorpassammo Geifeir intento a'cambiare una gomma, Fràntz (il veterano che si trar spina'pietosamente sulle strade per cui-passò per ben due anni rivestito della maglia gialla), Bonduel e Demuysère; poi un gruppetto in cui erano Di Paco. Gestri, Aerts, Lonke; più su Orecchia e Barrai, che aveva ripreso; Sieronski, Archambaud e Speìcher; più avanti ancora Lemaìre, Schepers e Pesenti, che mi fasegno di avere male al ginocchio; poi Ronsse, Marchisio, Stoepel. Morelli e Ledncq, che sono a- cinquanta metri da Zanzi e. Thierbach. Avanti ancora Fayolle, Trueba e Bulla. Cento metri óltre pedalavano soli all'avanguardia i miei due favoriti della vigilia, Camusso e Benoit Faure. Essi assalirono la montagna con decisione, con risolutezza, ma senza ira: Il francese era scomposto, si dondolava sulla macchina, faceva la biscia: Camusso, infinitamente più StUista^q seguiva senza neppure accompagnare con le spalle i cólpi di pedale, regolari, calmi. . Sporgendoci da una curva vedemmo che gli staccati, preceduti da Fayolle, che è di. queste parti e conosce assai bene il percorso, si avvicinavano. Anche Camusso se ne accorse, voltandosi col suo profilo da vecchietta, e, appena premendo un poco di più sui pedali, staccò il francese, involandosi leggero come una piuma. La salita.era stata iniziata 14 minuti prima: non era che un quarto d'ora che il primo arrivato del Tourmalet aveva, dunque, resistito all'andatura del nostro « tricolore ». Vedremo poi come anche il record sia crollato. Guardai in basso e vidi un'altra maglia bianca rossa verde spuntare da una curva. Era Marchisio, l'altro arrampicatore piemontese, che aveva distaccato il gruppo, aveva sorpassato Benoit Faure e si avvicinava lentamente. Terza vidi apparire la maglia color verde rame di Trueba, e poi quelle gialle di due tedeschi. Lo spagnolo saliva bene; se non collo stile di Camusso, certo abbastanza velocemente per attaccare e sorpassare Marchisio quando mancavano due chilometri al culmine. Poi attaccò Camusso, ma questi, senza forzare, badava di tanto in tanto ad accelerare un po', per mantenere la distanza. Certo aveva le sue ragioni per fare così: arrivar primo e solo lassù, e poi nella discesa giocare uno ai quegli scherzi specialità della ditta Camusso e Cainusso. ■ Ma lo spagnolo non l'intendevacosì. Anche a lui fa góla arrivare primo alla cantoniera, se non altro per il premio di traguardo. Se potesse, certo egli parlerebbe così all'italiano. Ma questi è avanti e non si ferma per fargli piacere. Continua da solo, e da solo finirà la corsa. Sul Col di Braus Ecco in quale ordine passaronoai 990 metri del colle di Braus: prima Camusso, a 15 secondi Trueba, a 25 secondi Marchisio, a un minuto e cinque secondi Stoepel e Thierbach, a l'40" Leducq e Fayolle, a 1*50" Barrai, a l'55" Max Bulla, a due minuti Benoit Faure, a 2*20" Morelli. Ronsse, Buchi e Lemaire, a 2'40" Zanzi, a ire minuti Pesenti, Schepers e Bruqère, a 3'30" Orecchia. Dopo cinque minuti non erano passati dei nostri ne Di Paco, nò Gestri. In quanto a Canazza, impossibilitato a continuare per forti dolori alla gola e per la febbre, sapemmo che al passaggio a Nizza a<-n fihhrmdonato. \|■ c\\ L'ascesa al primo dei ire ostavo-li della tappa, vedeva, dunque, al- 1 avanguardia il migliore dei nostrignmpeurs. Pcsaiti in ritardo, mapreceduto da Ledncq e da Stoepel,in chi poteva sperare se non in Ca-musso — che dal giorno del Tour- tnaiet si e classificato fra ì grandiarrampicatori dell'epoca: E intan-&& fu ^>C^S«buona fede, clic Camusso abbia mes-so piede a terra quando, nell'ulti-uto tratto fu raggiunto da Benoit'^ , Faure e da Trueba. No, il piccolo «tricolore », che continua la tradizione degli arrampicatori della sua regione, non- scese mai dalla bicicletta, neppure quando la tempeste'. era più violenta e la strada pareva il letto sassoso di un ruscello. Leducq fora e Camusso cade Le posizioni erano chiare: un temibilissimo grimpettr, forse il migliore specialista in discesa di tutti i presentì « tonfa de France » era in testa; seguivano i tedeschi con Stoepel, clic difende silenziosamente, ma tenacemente il suo secondo posto in classifica; Leducq veniva più indietro. Quali sarebbero state le posizioni in fondo valle, dove il controllo di Sospel aspettava per la firma ? Contemporaneamente, i due nomini più in vista, quello che difende la maglia gialla e l'altro che glie la vorrebbe prendere, gustano le delizie dell'incidente. Leducq fora, ma è appena a terra che sopravviene Speich-cr e gli passa la ruota intatta. Camusso prende male una curva (era la centesima o quasi e poteva sbagliare'.), frena, scarta, fa un volo pauroso di quattro o cinque metri. Un altro si sarebbe rialzalo con l'ossa ammaccale, mica lui, exbersagliere del quarto, che mi fa ricordare il D'Azeglio nei « Rìrordi »: « Soltanio quando avrà gambe e braccia rotte, e non prima, un piemontese può dire: mi pare quest'oggi di non sentirmi troppo bene ». Quindi, se Leducq perdette un minuto, altrettanto dovette perdere il fuggitivo, se non altro per scrollarsi la polvere da dosso. Furono veramente momenti di rara emozione sportiva. Lunga e difficile è la discesa al villaggio di Sospel, che dà il suo nome all'anello dei cento chilometri che i corridori debbono percorrere da Nizza per tornare a Nizza. Tutt'intorno le montagne serrano la valle verso la quale scendiamo pazzamente. Di fronte a noi, dall'altra parte della costa; vigilata dai vecchi forti fi nuovi sono scavati nella roccia, ricoperti di vegetazione, e non sì vedono) la strada al colle di Castillon mostrava le serpentine bianche del suo tracciato frammezzo al verde dei cespugli, sotto i costoloni brulli e morenici. Ancora si salì, e Camusso, ad onta della caduta, era sempre primoDietro di lui si era formato un gruppo composto dui tre tedeschiStoepel, Thierbach e Bulla, dallo spaglinolo Trueba, dal francese Fayolie e dagli italiani Marchisio e Barrai. Naturalmente in questo gruppo si verificarono i soliti sbandamenti; non contìnuamente i suocomponenti stettero assieme: talvolta perdettero terreno, si staccarono, si riunirono, ma copie unità, dirò, tattica, il nucleo inseguitore esistette sempre. Più indietro veniva Pesenti, soloche riguadagnava a vista d'occhio iterreno perduto sulla prima salitaPiù indietro ancora c'erano LeducqBenoit Faure, Ronsse con altri due ó tre belgi, lo svizzero Buchi, i. nostrMorelli e Zanzi. Le posizioni cambiarono quando anche il secondo colle (metri 750) fu valicato. Camusso aveva portato a un minuto e 40 secondi il vantaggio sugli inseguitorimmediati. Si vedeva che Thierbach e Bulla, avvertiti del ritardo di Leducq, tentavano di portc.re Stoepenelle migliori condizioni all'arrivosperando, chi sa!, anche di raggiungere l'italiano ed arraffare quei minuti che sapete. Ci gettammo giù da un'altra valle; brulicavano le strade di « cJiasscurs des Alpes-,, biancheggiavano le pendici di attendamenti e di bivacchi. Quante truppe ha radunato la Francia per le manovre al nostro confine? Agli sbocchi di stradicciole secondarie si affollano eorvées di- mulicarichi di vettovaglie, di cassette dcariucce e di mitragliatrici. Acclamazioni in italiano partivano da quesoldati all'indirizzo del « trìoolore »L'atto cavalleresco mi commuovema nel profondo quel linguaggio risveqlia una dolorosa realtà. Meglio noti pensarci; meglio entusiasmarcanche noi, pel momento, alla vista dell'instancabile saetta tricolore. Da due ore essa e in testa, sola, da due ore la inseguono, ma essa resiste, e affronta nuove salite, si slancia vertiginosamente sulle discese. Adesso gii ultimi contrafforti delle Marittime si spezzano e si ammonticchianola strada sale e scende, si attorcigliasi raccorcia- in spirali, su per le qualil piccolo uomo che non conosce stanchezza e sconforto prosegue implacabile la sua fuga, che è il cominciamento non di una sconfitta, madi una vittoria. . , -. p ,. Un altra caduta di I esenti „. . „ „ 7„; 7>„„,.;„ tjpiif, mrm pDietro a lo spavento di dover Perdere, «swebattuti, ^SSS^JuKfmaB^STtó ^.ffiaSKlSTedeschi e quello di Leducq, che seguiva a quattro minuti, c'era ?esenti. Nella discesa su Menlonc il beiqamasco compie anche lui un pauroso ruzzolone, evita per miracolo di essere investito da un'automobile, risale, ma sanguina da un gomito e nuovamente dui ginocchio. Loggia, olire In. spaccatura fra le ' ' \ ] L'ordine d'arrivo 1. CAMUSSO Francesco, che impiega ore 4,36'40" a compiere i 132 km. della Cannes-Nizza alla media oraria Ljj jjm og620] 2. barim; Luigi, in ore 4.37*58"; « 3.roHrofuigi.inrp^ \ *• stoe-cel m ore 4'398, ; 5' Tnfba' stesso tempo; 6. TMerbach, stesso temlP0' 7- z<mw* in 4,40'19"; 8. PesenU in i r e a i i e i . •MO'41"; 9. Max Bulla, stesso tempo 10. Morelli, stosso tempo; 11. Fayolle, stesso tempo; 12. Alberto Buchi, stesso tempo; 13. Lemaire in 4,41*49"'; 14. Benoit Faure, stesso tempo; 15. Ronsse in 4,42'10"; 16. Leducq, stesso tempo; 17. Moineau, stesso tempo; 18. Demuysère in 4,44'14"; 19. Aerts, stesso tempo; 20. Bonduel in 4'45'51"; 21. Buttafuochi in 4,46'15"; 22. Orecchia, stesso tempo; 23. Schepers in 4,47*10"; 24. Spcicher in 4,47*17"; 25. Di Paco, rjU'3so tempo; 26. Wautcrs, stesso tempo; 27. Antenen, stessa tempo; 28. Guiramand, stesso tempo; 29. Sieronski, stesso tempo; 30. Frantz 4,47*45"; 37. Pancera in 4,50*25"; 49. Sìmoni in ore 4,52*25"; 53. Viarengo in 4'54'21". Benché fuori del tempo massimo sono stati classificati: 60. Bouillet in ore 5,6'55"; 61. Altenburger, stesso tempo; 62. Puy in ore 5,9'35"; 63. Erne, stesso tempo; 64. Gestri in ore 5,13*43". Nei riguardi di questi cinque concorrenti, giunti dopo la chiusura del controllo, il direttore della corsa Henry Desgrange deciderà se verranno mantenuti in gara o meno. Sono stati eliminati, nel corso della tappa odierna: Pitte, Canazza e Cacioni. TI tedesco Olboeter non aveva preso la partenza. . La classifica per Nazioni 1. Italia, ore 239,9'34"; 2. Francia, ore 239,24'59": 3. Belgio. 239,28*59"; 4. Germania, 239,44'4"; 5. Svizzera, 241,3-1'1S". 'La classifica generale 1. Leducq, in ore 79,24'23"; 2. Stoepel, 79,27'3tì"; 3. Camusso, 79,29*44"; 4. Pesenti, 79,37'28"; 5. Benoit Faure, 79,40'36"; 6. Ronsse, 79,46*27"; 7. Aerts, 79,51*13"; 8. Bonduel, 79,51'19"; 9. Archambaud, 79,54*59"; 10. Barrai, 79,57*3"; 11. Thierbach, 79,57*31"; 12. Wauters, 80,1*46"; 13. Lemaire, 80,1' e 57"; 14. Morelli, 80,2*22*'; 15. Demuysère, 80,4*9"; 16. Moineau, 80,5' e 37"; 17. Mazeyrat, 80,6'33"; 18. Ber. nard, 80,7'5"; 19. Schepers, 80,7'50"; 20. A. Buchi, 80,9'39"; 21. Speicher, 80,15,16"; 22. Orecchia, 80,16'34"; 23. Zanzi, 80,16'37"; 24. Max Bulla, 80,18' e 57"; 25. Di Paco 80,27'52"; 26. Geyer, 80,30'16"; 27. Trueba, 80,34'3"; 28. Marchisio, 80,36'42": 29. Gestri, 80,37'37"; 30. Antenen, 80,40'14"; 34. Pancera, 80,50'51"; 43. Sìmoni, 81,16' e 34"; 45. Viarengo, 81,23'20". ■ due montacele, le ultime del gran cerchio alpino che, nume tutelare Ideila Patria, rinserra e protegge le ' vaste pianure fecondate dal Po, laggiù torna a luccicare il mare, laggiù bisogna andare: e la mèta, la fine di questa tormentatissima corsa che anche noi ha preso nel vortice della sua ansia disperata, non sarà lontana. Passa un'automobile italiana. Orlendini mi grida: — Leducq ha quattro minuti! Fummo a Montone e l'attraversammo a cento all'ora. Il povero Pescati' era a cinquecento metri dal gruppo; ce la metteva tutta, ma non riusciva a far diminuire la distanzaFummo alle calcagna del gruppo, daquale erano partiti TMerbach e Fayolle. Ecco l'ordine di passaggio in questa città: 1. Camusso; a l'IO" Thierbach e Fayolle; a 1,30" Stoepel, Bulla, Trueba, Marchisio e Barrai; a l'50" Pesenti; a 2'20" Morelli, Lemaire, Ronsse, Zanzi e Buchi; a 3'20" Leducq e Jean Aerts. Non mancano che 32 chilometrall'arrivo. Camusso difende con l'energia dell'atleta di classe il vantaggio conquistato con tanta ostinata fatica. Una fuga di automobili lo segue, rombanti sotto le palme e i tigli che formano sopra la corsa una galleria di verde e di ombra. Tutte quelle macchine le direstun corteo che faccia scorta d'onora un sovrano. Arranca ancora, il nostro piccolo atleta, sui brevi dislivelli dell'incantevole Cornice chprecede la terza e ultima salita della tappa- Il mio cuore esulta; e direche è in procinto di scoppiare tanta è la gioia che lo riempie. A che prògridare, come fanno gli altri italianche, frammischiati tra la folla, non gli par vero che sia un loro connazionale, un loro fratello, a viancere a trionfare'! No, qui vorrei ci fossero quei melanconici, se ancora nesistono, che vogliono negare l'opportunità di queste partecipazionsportive all'estero... Quél rosso, que bianco, quel verde attorno alle ren [dell'ex bersagliere, davvero mi par\ve qualche cosa di più nobile che una ! maglia di spessa lana. Non passava\forse, una piccola, sia pur piccola\ma degna rappresentanza dell'Italial Montecarlo Beich ci mandò in[contro le sue abitatrici magnifiche {svolazzanti i serici indumenti sma^qlianti e... trasparenti; ma noi no» le guardavamo. Tutti i nostri sguar «. corridore, per'^ n0!ìtro atlc1a- ^r il nostro diletto W^ cUe tr/nfava dei francesi Mei tedeschi, di tutti, \\> T^'ultima fatica : la Turbie' , La Turbie! Ecco la Turbie; la salita è erta e faticosa, sebbene ifondo stradale sia asfaltato. Essa dura sette chilometri, e poi vi sarà la discesa, una discesa sóla, e NizzaAl piede di essa, Camusso ha due mi a i nuti di vantaggio su Thierbach, il quale è tuttora trecento metri davanti al gruppo. Vidi che Barrai si prodigava al comando. Perchè! — Camusa, Camuss!, — senio le veci di piemontesi che acclamano al passaggio del e tricolore ». Camusso ha affrontato la salita. La sua faccia è sfigurata dalla fatica e dalla polvere; sulla coscia ferita ha una crosta insanguinata; ma l occhio e ancora vivo, brilla tuttora della luce dell'intelligenza che lo ha indotto a tentare così risolutamente la grande audacia. Desgrange, che sopravviene, chiede strada, e nel passarmi accosto fa un cenno, come per esprimere la sua ammirazione. Ricordo ciò che il creatore del Tour volle scrivere di Camusso nel giorno di sosta a Luchon, e penso che il « patron » vide bene, e vide giusto in ciò di cui anche noi, da tempo, eravamo convinti: del sano e raro valore dell atleta dì Cumiana- La bellezza di una gesta Intanto i chilometri passavano sotto le ruote che li mordevano; la. fatica attanaglia sempre più i muscoli dell'uomo, ina egli non cede. Certo egli pensa al premio che lo aspetta, alla gioia della sua famiglia, al guadagno che caverà dalla vittoria. Ma che cosa sono questo pre mio e questi applausi in confronto al gusto della vittoria, di cui aia certamente egli sente il sapore nella bocca arsa dalla sete, in confronto al piacere che la lotta crea e nella corsa trova la sua significazione più vera e più profonda'! Non è la preda quella che importa, è l'energia che spinge l'uomo sulta preda; non è il bottino quello che vale, è lo sforzo impegnato per impadronirsene. Questo, io penso, sentono le folle che ammattiscono per le corse, e questo spiega, anche, la nobili') dì tali competizioni, che altrimenti non sarebbero che volgari giochi da circo. Non ho visto oqgi, per due volte, Camusso rispondere con uno schiaffo al gesto degli snettatori troppo « tifosi », che, nell'illusione di giovargli, volevano spingerlo su per l'ultima salita'! Quando lo sport infonde anche questa morale che dà la conoscenza del. bene e del male, e i corridori vi si atten gono, si ha da riconoscere che, come scuola di carattere e di lealtà, quella dello sport è ancora una delle mi gliori. Alzando gli occhi, egli vede lassù, dove la roccia è nuda e arde sotto il sóle di luglio, mandando barbaqli e faville, vede la piega del colle, la sella fra le due montagne. Là finirà la dura fatica, e là Camusso giunqe dopo aver scalato la Turbie a una velocità impressionante. Io vi dico che a ben 4 minuti e 10 secondi egli aveva portato il suo vantaggio sul gruppo dei tedeschi, vantaggio che a Montecarlo era, poco viù di un minuto. Purtroppo, due italiani era no fuggiti da questo gruppo e con tale movimentazione della corsa (i tedeschi sì difesero fino all'ultima stilla di forza!), da togliere a Camusso la possibilità di arrivare a Nizza coi tre minuti di vantagaio necessari per approfittare della bo nifica come mimo arrivato, della supvlettiva di tre minuti. Fu Barrai, l'individuale che non trovò posto nella squadra ufficiale, a partire all'attacco, liberandosi ditutti. Marchisio, lui, che conosce il suo dovere, sebbene, per una questione che non interessa ali sportivi, non partecipi alla spartizione dei premi dei compaani di équipe. Mar chisìo si mosse soltanto quando vide che il terzo piemontese della gìor nata faceva sul serio. Distuccò lui pure i tedeschi e lo spagnolo e rangiuv.se Barrai. A quel punto erano a un minuto e 30 secondi da Ca musso. I records di Camusso In discesa, Marchisio si avvantaggiò, naturalmente, sul compagno ma quando, a pochissimi chilometri dal traguardo, fu avvertito di desi stere, obbedì prontamente. Addito agli sportivi italiani il gesto del corridore astigiano; è un gesto che qli fa onore, anche se gli costò il secondo posto e il secóndo premio all'arrivo. A duecento metri da lui passò Barrai, che non ascoltò niente e nessuno, e continuò ad inseguire Camusso. Ma questi, ormai, era in vista del traguardo, che tagliava vittoriosamente alle 11,6'40"', impiegando 4,36*40" a percorrere i 132 chilometri della tappa. I tempi precedenti restano lungamente battuti, come risulta: 1929, Benoit Faure, ore 4,52; 1930, Peglion, ore 4,53; 1931, Gestri, ore 4,47. Egli ha battuto anche il record della Boucle del Sospel di 8 minuti. Camusso ha scalato ì 990 metri del colle di Braus in 25'40". Il vincitore ha compiuto la tappa usando di un solo rapporto, piuttosto alto, data la conformazione del percorso: 47 per 19, pari a uno sviluppo di 5 metri e 28. Secondo arriva Barrai; terzo Marchisio a completare la bella vittoria italiana. Poi è il gruppo di Stoepel, Thierbach e Trueba, nel quale ha la meglio il secondo piazzato nella classifica generale. Pesenti arriva ottavo, essendo riuscito a raggiungere sulla Turbie parte del gruppo che lo precedeva a Mentone. Gestri, vittima di una grave caduta nella discesa del colle di Braus mentre era con Pesenti, è arrivato sessantaquattresimo, fuori del tempo regolamentare; ma una decisione dei commissari tecnici stasera lo autorizza a continuare la corsa, sempre che le sue condizioni fisiche glielo consentano. Questo è il racconto della decima tappa del Giro di Francia, c credo vi sia ben poco da aggiungervi per mettere in luce la importanza della strepitosa vittoria italiana. Per quel¬ lcnt[lq'.n■- if| n'hs;S\cin\Bmm! spcvmdgsLnGAtpinndslmltgraacscscc2qltsddvpdn o che riguarda -personalmente il vintore, ho già detto abbastanza. Veendo a considerare il comportameno delle squadre, avrete notato — ggendo la cronaca — come anche uest'oggi Leducq si è trovato solo ella fase più intensa della battaglia, suoi compagni essendo troppo ineriori al compito, e Z'équipe belga on è neppure esistila. Gli unici che anno risposto alla poderosa offenva italiana sono stati i tedeschi. ono essi che nell'ultima parte della orsa condussero l'inseguimento, fio a che l'inopportuno attacco di arral, obbligandoli, a forzare ancora maggiormente sulla Turbie, non li mise in condizioni di inferiorità. Es conservano con Stoepel il secondo osto nella classifica generale,^ avvinandosi a Leducq, che oggi è arriato sedicesimo, a cinque minuti e mezzo da Camusso e a 2,52 dal teesco. L'italiano sopravvanza da ogi Pesenti e si installa al terzo poto, a quattro minuti soltanto da educq. Cerbi ricorda... Qui l'esultanza della colonia italiaa e della carovana al seguito del iro ha assunto forme commoventi. ll'arrivo era presente il Console d'I¬ tamtrtmmummrgniavzpftTlspglafct alia, il quale volle congratularsi immediatamente col vincitore, e più tardi venne all'albergo, per conoscere gli altri corridori della squadra tricolore. Nel pomeriggio sono cominciati a giungere a Camusso numerosi telegrammi dall'Italia, fra cui uno della sezione Combattenti di Cumiana, « plaudenti al valoroso commilitone ed ex-bersagliere ». Ila pure telegrafato Giovanni Gerbi, il grande campione del passato, che nelle corse francesi, quando lo sport italiano era povero e negletto, venne audacemente a sfidare i celebri avversari di qui. Nel dispaccio indirizzatomi, il vecchio campione mi ha pregato di ricordare ai giovani e più fortunati successori la sua drammatica mancata vittoiia a Nizza nel Tour del 1908 e di porgere ad essi l'espressione più viva del suo entusiasmo. Grati siamo al vecchio campione di queste memori paróle. I giovani raccolsero la tradizione da lui iniziata, e come lui qui vennero a battersi; hanno vinto, e così riaffermano, attraverso il tempo e le vicende, il perenne valore della gioventù italiana. VITTORIO VARALE.