Il fiume che scompare

Il fiume che scompare Note dì viaggio dallo Shantung a Mukden Il fiume che scompare Dal nostro inviato speciale MUKDEN, eriugne. Questa penisola dello Shantung attorno alla quale stiamo navigando, contiene i tre quarti della storia, dele reiasioni o meglio dei conjlitti dela Cina con l'occidente e col Giappone. Abbiamo veduto Tsing Tao la baia chiusa, la piazzaforte dove tenarono invano di stabilirsi la Germania ed il Sole Levante, ora girata la punta che dal Mar Giallo adduce nel grande golfo del nord, troviamo subito Wei hai mei, che racconta il principio delle grandi rinuncie del'Europa ai possessi territoriali nela Terra Fiorita (fu abbandonata dall'Inghilterra due anni or sono' e, mmediatamente dopo, Che-Foo che rappresenta con grande efficacia la speciale penetrazione americana fata di organizzazioni religiose-commerciali-scolastiche, specialmente adatte a spargere fra i cinesi il senso dell'avversione verso i bianchi. Un italiano « eroe postale » Procedendo sempre lungo la costa del Pecilì ed oltrepassando le foci del Fiume Giallo, si arriva a Takù allo sbocco del fiume di Tien Tsin, punto assai opportuno per dimostrare la cortezza di vedute del trattamento delle Potenze nei riguardi della Cina. E andando ancora avanti, al nord di Tien Tsin ma rimanendo sempre ungo il mare, si fa la conoscenza di una plaga a dire le vicende della quale sarebbe più adatto un umorista che uno storico, poiché la situazione presente nei paraggi del plinto dove muore sul golfo il baluardo dela Grande Muraglia, è particolarmente comica esaminata nel suo complesso di stazioni balneari, di punti fortificati ancora presidiati da milizie europee, di formidabili sbocchi d'industrie minerarie cinesi e masse di lavoratori completamente bolscevizzate, il tutto dominato, controlato dal Giappone che si affaccia irto d'armi alla frontiera del Manciukuò, che dalla Muraglia precisamente incomincia. Mentre nella bella e verde Tsing Tao, come vi dissi, si ha l'impressione di trovarsi in casa del Sol Levante, a Wei hai wei, che è piuttosto sterile, il ricordo dell'Inghilterra è completamente cancellato. Il luogo era soltanto un porto militare senza sbocchi di strade dall'interno e senza industrie particolari. Alberga attualmente una popolazione peschereccia che da qualche anno ha ccsilitfLltbnapplicato alle sue giunche i «fuori bordo» a scoppio, dimostrando, co- me del resto accade in tutte le po polazioni rivierasche e fluviali della Cina (un buon quarto dell'immenso Paese), che la Repubblica sta divenMndo una mirifica cliente di tal genere d% machine. Fenomeno naturale, dato che per cruesta umanità u companatico principale è il pesce jj mare e di fiume. Il Golfo di Pecilì è straordinariamente ricco delle specie migliori della fauna marina ed i mercati del pesce delle molte e grandi città vi cine al mare (Shantung, Chili, Manciuria meridionale) sono talmente attivi che bastano appena a soddisfare la richiesta. Nessuna meraviglia quindi di trovare il golfo letteralmente pullulante di giunche. Di notte si ha l'impressione di andare incontro a delle lunghe città galleggianti e illuminate, distese suU'ampiezza dell'orizzonte. Che-Foo, strano e piacevole luogo! E' una delle città più sane della Cina. Forse per questo gli americani ne hanno fatto il quartiere generale per le loro iniziative nel Nord Cina. L'abitato, pittorescamente adagiato fra\le collme che guardano il mare, e\un dedalo di viuzze ben lastricate istpmvpmdecfidPlmiaifHabomdsgsqmaHNon ho mai veduto dei pescatori così originali come a Che-Foo. Ardivano in porto con il prodotto della lQr0 fatìca cioè con la pesca non in ces(e ma la dispongono con senso artistico e simmetria sulle coperte delle giunche, a corone, a stella, a poligoni, tenendo conto delle gradazioni di colore, mettendo i grossi pesci al centro, imedi intorno i mi- *g» { si a ira nelle tranauiUe $™ ze avendo sotto gli occhi Vimmagine di una Cina molto addietro nej tempo con farmacie che hanno TptcpfmTsLmmaaPpmcSrdvglgcpgclun aeaaio ai viuzze oen lastricale \ dove s'accalcano duecentomila cine-''si, ma sulle alture si estolle la munificenza « yankee » sotto forma di palazzoni che albergano missioni e scuole d'ogni genere per i cinesi e per le giovani generazioni americane dimoranti in Cina, che qui vengono JK .{ pu)l(o deua Repubblica. Il ™°Jfnl vhKn protetto e permette porto è ben protetto e permette un soggiorno permanente delle navi americane a vantaggio degli occidentali residenti. Naturalmente non manca mai la nave nipponica che vigilale une e gli altri, nonché i cinesi, la maggioranza dei quali è anche qui dedita alla pesca. Gli indigeni che danno al mare sono assorbiti "" industrie locali, dove primeg- aia quella delle calze e dei nastri di seta di cui Che-Foo fa un'esportazione insigne. Pescatori artisti cupata da un'arte o mestiere parti-\colare) noto che i richiami murali stampati hanno preso in pochi anni iin Cina uno sviluppo immenso. Tutte\le mura delle case ne sono coperte e\il gusto e l'efficacia della loro fat-\tura nei disegni e nei colori, superacforse quelli delle nostre affissioni, La figura femminile abbigliata all'antica e alla moderna domina la reclame » cinese che esalta oramai tutte le produzioni indigene possibili ed immaginabili. E i caratteri cinesi sotto le figure ammoniscono \qua': \edi ta c in mostra nelle vetrine pelli di bi-\sce, corna di cervo e di rinoceronte, \tendini disseccati di altre bestie poco accessibili, la stravagante farmacopea cinese enumerata nelle novelle secentesche di Pu-Sung-Ling. Attraverso la strada degli ami da pesca, seguita da quella degli ornamenti per cavalli alla quale succedono le vie delle decorazioni teatrali e funerarie (le «più animate nelle città cinesi dove ogni strada è oc- firià il compratore di preferire i pro-\dotti nazionali agli importati! \L'anarchia politica, almeno nelle Provincie costiere, non impedisce alla Cina di fare passi da gigante come fornitrice di se medesima di una infinità di prodotti che ha imvaratc a fabbricare dall'occidente, oltre agli innumerevoli che ha sempre saputo fare da sola! Sole splendido alla foce del Pei Ho, una fittissima fila di giunche ,w alì'orìzzontè,^ierra invisibile'"tant'tbassa, acqua giallo-carico e quattro ore di arenamento sul fondo melmoso, mentre i vapori che vengono da Tangkù ci sfilano ininterrottisotto il naso e noi continuiamo a girare vanamente le eliche nelle sforzo per liberarci dalla pania sulla quale siamo andati a posare. Finalmente riusciamo a disincagliarci eda raggiungere Tangkù nel fiume Pei Ho, che è.quello di Tien Tsin Tien Tsin * guado del cielo », cioè porto di Pechino. Tien Tsin, come tutti sanno, è una delle maggiori città della Cina del Nord, famosa per albergare le concessioni inglese, francese, italiana e giapponese. Prima della guerra vi erano pure a Tien Tsin le concessioni germanica, austriaca e russa, retrocesse alla Cina La presenza delle concessioni presumeva una facile comunicazione fluviale fra Tien Tsin e il mare, formata appunto da Pei Ho, accessibile alle navi di grossa portata e quindi anche a quelle da guerra. Infatti il Pei Ho era sino a qualche anno fa presso a poco in condizioni da permettere a Tien Tsin di considerarsi come un porto marittimo, com'è' di Shanghai suU'Uam Poo. Le navi cioè raggiungevano la foce canalizzata del Pei Ho dove sorge Takù, risalivano il fiume sino a Tangkù, altra grossa città ad una ventina di chilometri dalla prima dove passa la grande ferrovia che viene dalla Manciuria e va a Tien Tsin e Pechino da una parte a Tsinan e all'Yang Tsè dall'altra, e da Tangkù arrivavano al « guado del cielo ». Ora viceversa i bastimenti di modesto tonnellaggio riescono a malapena a toccare Tangkù e quelli di grosso si accontentano di gettar le ancore alla foce del Pei Ho, perchè questo fiume a monte di Tangkù è diventato un rigagnolo. Nè vi è alcuna speranza che qualche provvidenziale piena gli restituisca il volume d'acqua d'un tempo. Di modo che Tien Tsin, che è ad una cinquantina di chilometri da Tangkù, diventata inesorabilmente una cit\ <-à di terra ferma e tutto il traffico 'passa unicamente per la ferrovia e'di navi da guerra ancorate lungo le rive arginate in pietra, delle concessioni di Tien Tsin nè europei nè cinesi di questa metropoli ne vedranno più mai. L'avanzata del deserto L'inconveniente ha un'enorme portata perchè svalorizza tutto quello che di occidentale esiste a Tien Tsin a cominciare dalle concessioni le quali fra l'altro non potranno più valersi delle difese navali, ma il fenomeno più sorprendente consiste nel fatto che nessuno a Tien Tsin osa proclamare a voce alta il nuovo stato di cose, anzi c'è da scommettere che se i concessionari occidentali dì Tien Tsin fossero uficialmente interpellati sulla condizione portuale della metropoli, non se ne troverebbe uno disposto a riconoscere che in essa il Pei Ho non esiste che allo stato di fiumiciattolo melmoso. Tutto al più diranno che già altre volte la corrente si è ridotta ai minimi termini per ritornare imponente e copiosa alla prima piena. Speranza oramai imponderabile poiché il venir meno del Pei Ho dipende dalle stesse ragioni meteorologiche e neologiche che da una decina d'anni determinano Vestensione del deserto di Gobi verso la Grande Muranlìa. La penetr.azione occidentale in Cina, responsabile in granli r>Pi ùn i A«mm„. il ttumtm riiil rei Ho e dunque il fiume d\parte del disordine politico cinese manutenzione delle dighe che da e ,oche immemorabili *.rano fatte con te canne del sorgo da milioni d'uomini obbedienti al cenno imperiale, vestendersi del Gobi al sud deriva dalte carestie abbattutesi nello Shan ci e nel nord del Chili, che hanno inizxatosi con la rivolta dei boxers e la caduta dell'impero, ha distrutto quelle venerabili istituzioni vecchie di decine di secoli con le quali questo immenso popolo con mezzi primitivi ma efficaci si difendeva dai flagelli della natura, da questa parte del mondo, assai più violenti che in Europa od America. . Nella 3tessa guisa che le terrificanti inondazióni dello Yang Tsè sono provocate dall'abbandono della spopolato quelle regiom uccìdendo le energie dei lavoratori della terra, cioè dei lottatori contro l'avanzata del deserto. La condanna di Tien Tsin a diventare città di terraferma rallegra i governi locali cinesi, che sperano nel yabbandono delle concessioni da parte degli occidentali ed in certa misu- ra soddisfa pure i giapponesi attrezzati in guisa da riuscire a profittare anche di una piccola crescita del livello del Pei Ho per spingere le loro navi il più a monte possibile. Essi, del resto, erano ì soli che sino a due anni fa, quando già il Pei Ho cominciava ad essere in lacrimevole stato, riuscissero a fare attraccare ai moli di Tien Tsin i loro « liners » a fondo piatto per il Giappone, la Manciuria e Shanghai. I nipponici hanno, nella loro concessione di Tien Tsin, una grossa Suarnigiqne comandata da un gene- emnlnlpqidrpdcdazfvLpprpinmnvmpnindgsaponico che mi portava da Shanghai\dopo una breve fermata a Tangkù, ha, filato su Dairen e quarantotto ore appresso ero sul treno per Mukden, assieme al Comando della decima Divisione giapponese (Generale Hirose), che avevo conosciuto a Pori Arthur. Il treno è il direttissimo giornaliero che attraversa tutta la Manciuria, o meglio, che troverà a Ciangciung la coincidenza con quello essenzialmente mancese (scartamento]\russo) per Harbin e la frontiera. di>.Siberia. Le tre brigate del generale Hirose sono già state inoltrate, il\Comando della Divisione occupa l'unico vagone di prima classe agganciato in coda, formato da mezzo « Pullmann » e da un salone osservatorio con piattaforma posteriore. Tutta Dairen giapponese è alla stazione per salutare il generale Hi- rale. Questa forza-è andata man mano trasformandosi in una specie di avanguardia -fissa delle forze giapponesi in Manciuria protesa verso Pechino e pronta ad occuparla se di qui a qualche tempo si verificherà la convenienza di trasportare la ca¬ vitaIc del Manciukuò dal semi-vii nnnnìn Hi nia.ln rhl/nn nlln Vl,,,hi, laggio di Ciang Ciung alla vecchia « Corte del nord », facendo tornare Pu Y nella dimora dei suoi antenati e sua. L'Inghilterra, la Francia e l'Italia hanno pure a Tien Tsin dei presidii militari a difesa delle rispettive Concessioni (noi il Battaglione San Marco) sull'avvenire delle quali mi astengo dal pronunciarmi. Sul treno di Mukden Il iChohu Maru*, il piroscafo nip- rose ed i suoi ufficiali che partono: [autorità, sodalìzi, scuole e ima folla-immensa. Ordine perfetto sulla va-'sta banchina che fronteggia il con-'voglio. Tutto è inquadrato, schiera-'to, militarizzato, a fianco delle ban- diere, dei gagliardetti, degli stendar- '.di: uomini, donne, ragazzi. Nessuna' voce e una profusione multicolore di fiori e di frutta che dalle mani della \ folla passano a quelle dei conducen- [j„7 « ~„.,w,- „„7 , p.„7;ma,«,, ^\li del treno e quindi nel « Pullmann » e nel salone. I fiori sono sciolti, le frutta, mele, ciliegie, pesche, riempiono innumerevoli cestini, gli ufficiali della decima Divisione, riuniti sulla banchina dietro il generale, rimangono impassibili dinanzi all'inesauribile omaggio floreale. Veramen te sono occupati a rispondere agli \inchini delle personalità che partico-\larmente li salutano con altrettanti inchini, ma rigidissimi. Nessuna stretta di mano. Arriva un plotone di soldati che trasportano tre piitraaliatrici pesan- ptrasportano tre mitragliatrici pesan-\ti, ne collocano una sulla wattafor-\ma posteriore ea una a ciascuna del- le due porte d entrata del «Pulì- mann* con i serventi accanto. Dipiù, quattro sentinelle con fucile e baionetta inastata, due alle porte edue sulla piattaforma. I soldati, du- rante tutto il viaggio, rimarranno ritti in piedi sull'attenti, ne varran-'duto nel salone, di fronte ad Hirose, Si parte, fra i «barizai > tonanti ma disciplinati della folla. Sono se- d assisto ad una nuova forma di omaagio dei viaggiatori civili giappoesi al generale. Arrivano in filo- dalestremità anteriore del treno, dano il proprio biglietto da visita alufficiale d'ordinanza, il quale lo resenta al divisionario. Vengono uindi ricevuti dal medesimo. Dieci nchini da parte del visitatore in piei, due o tre cenni di testa del geneale e la sfilata continua. Dura per iù di un'ora. Intanto si corre attraverso la verissima e ondulata campagna manese. I centri importanti sono rari, ove esiste una comunità nipponica nche minima, tutti soìio alla staione con le bandiere, i fiori e le rutta. Ma il treno non si ferma, dee arrivare a Mukden in sette ore. Le mitragliatrici avvertono che i adroni della Manciuria, cioè i giaponesi non si sentono sicuri neppue sul tratto della loro ferrovia. Epure la campagna ha l'aspetto più dillìaco del mondo, salvo le stazioi e i centri abitati circondati da muri difensivi con feritoie e, dove on vi sono i muri, da trincee e salo pure numerose massiccie casse da morto cinesi abbandonate nella camagna. Quegli originali di cinesi scelgono la loro sepoltura nei punti più mpreveduti. Si vede che i giapponesi, neppure nella zona ferroviaria he posseggono da un quarto di seolo, sono riusciti ad avvezzarli ai imiteri. La bara viene lasciata al'aperto nel punto dove verrà se polta perchè lo spirito del morto si avvezzi n al luogo. Stazioni balneari e fortezze Parlo con gli ufficiali del Cornando. Mi spiegano il mistero delle spade da samurai dall'impugnatura lunghissima che portano al fianco in ostituzio)}e della sciabola d'ordinan a del tempo di pace. Son tutte armi reditarie dalla lama affilatissima vvolta nella seta. Apprendo pure un ltro <>. segreto », quello delle 7nostrine di vari'> colore al colletto della emplicissima divisa kaki. In pace ogni arma o corpo militare giapponese ha mostrine d'un colore affatto diverso da entello di guerra... Gli uficiali del Comando, tutti dello Stao Maggiore, sono piuttosto vecchi per il ' grado che coprono, la maggioranza sa farsi capire in russo o in edesco, alcuni in inglese, nessuno n francese. Arrivo a Feng Tien, che è il nome cinese di Mukden. La stazione condurre dall'unico italiano che di mora a Mukden, il sig. Paletti, diretore delle Poste cinesi che oramai ha acquistato il titolo di «eroe poè un mare di giapponesi. Fuori, sul vastissimo piazzale che la fronteggia, il vento del Gobi solleva nembi di polvere. La raggiera delle larghe, nghissime, incolori strade che sboccano nel piazzale, jiancheggiate da casaccie o da palazzi di siile americano, seguite dalla fila dei rozzi pali telegrafici, produce un'impresione delle più sgradevoli. Mi facciostale » della Manciuria per i suoi coraggiosi tentativ-ì di opposizione contro la manomissione nipponica del suo ufficio. Lo trovo fuori della grazia di Dio, dinanzi ad una macchina da scrivere cinese (una delle meraviglie della meccanica americana, póssiede quattromila caratteri e, pare mpossibile, riesce a scrivere in cipese tutto quello che si vuole) che verga la sua ennesima protesta dedicata alla Commissione d'inchiesta di Ginevra. — Com'è ingrata Muliden! — gli dico. — Veramente bella non è wtaistata, specialmente quando soffia iZvento del Gobi. Ma oggi è tragica,— Ma perchè? ' Bai aìnrnn dplVnrriirtrfinno nippon^^ la abitanti cinesi cne scappano per-che nwr possono sopportare la vici-nanza dei giapponesi. Non che amas-sero Cimi So Liang, per carità, ilsuo governo era una peste, ma insomma hanno pcrura del Giappone... Paura del Giappone! Certamente noniio il generalissimo di cui ho fatto conoscere per telegrafo ilpensiero ed i suoi collaboratori divi-Sìnrlnr% jjlr0se. Tamon e Muro, nonesiteranno m Ì!tt„nte ad adoperarej mr.zz\ più rrudcli per mettere deì-i'ordhie in Manciuria e farla finitacon g brigantaggio secolare deU"« j>arj,e rosse » con le scorrerie >'erapine e gli attentati ferroviari deipartigiani di Ma Sciung Scidna ilfamóso Ma che il governo di' Pu Yha vominato ministro della mierraverrti ARNALDO CIPOLLA. , apponese che vi SCOrqe! r

Persone citate: Chili, Ciang, Epure, Feng Tien, Ling, Paletti, Tien Tsin