Bonduel vince in volata la seconda tappa dei Pirenei movimentata e dominata dai tricolori Gestri e Pesenti e dagli individuali Barral e Cacioni

Bonduel vince in volata la seconda tappa dei Pirenei movimentata e dominata dai tricolori Gestri e Pesenti e dagli individuali Barral e Cacioni Giro di Francia: Da Luchon a Perpignan scalando quattro colli Bonduel vince in volata la seconda tappa dei Pirenei movimentata e dominata dai tricolori Gestri e Pesenti e dagli individuali Barral e Cacioni Pesenti passa ai 3° posto e Camusso al 5° della c'assifica generale ■ Leducq avvantaggia di altri due minut (dal nostro inviato speciale) . PerPignano, 14 notte, Lhi avrebbe detto che la tappa daLuchon a Perpignano avrebbe dato luogo a una furiosa e ardente battaglia, di poco inferiore, come violenza, a quella che ieri l'altro ebbe per scenario i giganti dei Pirenei percossi dalla tormenta'! Dico subito che la lotta si accese sui colli primieramente incontrati sulla strada — e ciò fu merito di due italiani — poi divampò furibonda appena si iniziò l'ascesa al Puyrnaurens e continuò con ritmo quasi selvaggio per oltre cento chilometri fino alle porte di Perpignano e ancora coi nostri tricolori nella funzione di primi attori. Che importa che nell'ordine d'arrivo pubblicato qui a fianco i nostri bravi corridori non siano premiati secondo il merito che si sono guadagnato ? Sappiano gli sportivi italiani che oggi tre loro connazionali, dico Pesenti, Cacioni e Gestri, hanno inflitto una sbalorditiva lesione di ciclismo ai loro avversari, lezione che soltanto per ragioni estranee al valore di chi la stava impartendo non trovò conferma nell'arrivo; sappiano gli sportivi italiani che, qualunque debba essere il risultato finale di questo combattutissimo Tour, che non è ancora giunto alla metà del suo percorso, i nostri atleti ancora oggi si sono comportati magnificamente, come nessuno avrebbe potuto forse prevedere. Non era, infatti, nella tradizione che la seconda tappa dei Pirenei, appunto perchè sopravveniva alla faticosissima Pau-Luchon, avrebbe dovuto disputarsi all'amichevole, senza attaccarsi gli uni e gli altri, tutti indistintamente di Francia e di Lamagna, essendo ancora stanchi per la famosa fatica precedente? Ma no, che gli italiani — quelli che, secondo certi colleglli francesi, erano a Nantes completamente en aerolite (letteralmente: in rotta) — come se la Pau-Luchon fosse stata per essi uno zuccherino, oggi hanno assunto un atteggiamento risolutamente offensivo. Dirò poi che questa offensiva ini è parsa piuttosto slegata e priva di un obbiettivo preciso. Comunque, essa resta una prova magnifica, degna dell'ammirazione e della riconoscenza degli sportivi italiani. I « tricolori » padroni della corsa Chi potrà mai descrìvere la gioia commista all'angoscia, quel raro godimento che soltanto lo sport nobil•mefite'inteso può dare, quando oggi, dopo l'ultimo controllo, sulle strade che correvano incontro a Perpignano così mediterranea, così calda nel sole, quasi nòstra, dei quattro corridori che componevano il gruppo di testa ben tre erano italiani? Il bis della tappa di ieri l'altro stava per verificarsi; e ijwltre, ad accrescere la nostra esultanza, si profilava un'evenienza alla quale stentavamo a credere: Pesenti era in procinto di portarsi primo nella classifica generale! Ah, che forse il destino volle punirci perchè tropvo presto ìtei nostri cuori ci eravamo abbandonati alla gioia di un clamoroso, auspicato trionfo! Pesenti, Gestri e Cacioni venivano raaqiunti sulla soglia del palazzo incantato e costretti come altrettanti succhiatori di ruote a disputare una volata pur che sia con la ventina dei sopravvenuti. Davvero che la loro vrodezza costruita con coraaqio indomabile e con spettacoloso sfoggio di energia, avrebbe meritato sorte migliore. Fino a dodici chilometri da Perpignano. diciamolo ancora una volta, i nostri erano padroni asso- luti della corsa m cui c'erano stati dei dominatori che portano un solo e caro nome: italiani. Se la sfortuna più Mera e poi la coalizione franco-,bélqa ebbe ragione dell'impeto t.ri-icolore è un particolare che nulla toglie alla bellezza della pesta com-\piuta. Sarà, verciò, bene che io ven-hga a variarvi subito della corsa, fe- dele al sistema che avanti tutto i\lettori hanno diritto alla cronaca dei fatti, più che all'interpretazione di questi. Comincierò da stamane, dal momento in cui questa memorabile Lwhon-Pervi'anano venne al mondo. Brillavano tuttora le stelle quando i primi corridori si radunarono per la partenza. Ma poiché ali « assi » arrivarono aTlu spicciolata con loro comodo, il « via » ai 75 « Tours de France » non fu yotuto dare che alle 5.20 e in ritardo sull'ora fissata. Faceva freddo. Scendemmo la valle della Gave. non più uaqiosa e cuna come la trovammo ieri l'altro; adesso il vrimo sole accende faville sui boschi e le cascate spumeggianti ci salutano con una musica cara e conosciuta. Salutai con nostalgia le cime ferriane che ci lasciammo alle svolte e foravano il cielo ormai azzurrigno. Un- nevaio scintillava lontano. Noi voltammo a destra coi corridori e puntammo decisamente verso oriente. Prodezze di Barrai sul Portet d'Aspet La salita del primo colle della giornata, il Col des Ars (metri 839) non ha lunga storia: foratura di Di Paco prima del culmine, idem di Archambaud in discesa, urto di Camusso nella ruota di un concorren te e conseguente caduta che gli faperdere contatto. ' „ , . . . . . Ma per poco, che rientrerà prima che all orizzonte si profili la prima délla (nomata: il CoZaspra fatica della giornata: il Col del Portet d'Aspet. Per giungere ai 1064 metri del colle la strada s'inerpica bruscamente quasi sommersa nel foltissimo bosco di faggi. Le ruote slittano sul bagnato, il gruppo si disgrega in tanti grappoli di uomini che arrancano faticosamente. Il luogo è meno selvagaio dell'Aubisque, ma lu pendenza della strada non è da meno. Le automobili vanno, su a sussulti e fumano, dai fo¬ odiatori. La salita si fa implacabile, ma Barrai vuol scherzare. La maglia de Port su per le svolte larghe che abbracciano il monte. Quale differema dall'Aubisque e dal Tourmalei, dove la strada affrontava di petto altezze sdeanose di cime e di curve. Una maglia marrone, di cui non ravviso il proprietario, era in testa al plotone sempre numeroso; e poi vidi quella verde di Camusso e ha gialla di Leducq. Gl'italiani erano al centro del gruppo. Venne fuori Pesenti a provare le forze degli av- verde-rossa del minuscolo Piemonte se si porta ad assumere il comando della fila e va tanto svelta che ben presto i distacchi si fanno sensibili. Facile e sciolta è l'azione di Barrai sulla durissima ascesa e soltanto Pesenti, Trueba è Schepers riescono a stargli a paro; e quando manca circa un chilometro dal culmine, Barrai scatta e avanza da solo. V'è un premio lassù, duemila franchi, al primo corridore che vi passerà e un altro di mille franchi al primo degli individuali. Barrai li intasca entrambi. A 25 secondi e separati da pochi metri arrivano Schepers, Trueba^ e Pesenti. L'italiano era stato il più energico nella difesa. Dopo un minuto passò Verwaecke e a due minuti Marchisio, Alfredo Buchi e Demuysère. Gli altri italiani passarono in quest'ordine: Camusso, Gestri, Morelli, Orecchia, Canazza. Di Paco veniva in ritardo perchè nell'inseguimento era stato appiedato un'altra volta. L'episodio, però, non ebbe seguito, che nella discesa sul controllo di Saint-Girons (Km. 80) poco alla volta i distaccati riprendevano; Barrai veniva assorbito dal gruppo che contava, tra una sessantina di uomini, anche Di Paco, il quale coronava così con successo il lungo inseauimento. L'andatura era ridotta. Pareva che nessuno volesse assumersi la briga di faticare oltre il necessario per arrivare a Perpignano prima di sera. Pensammo anche alla eventualità di non raggiungere i 27 chilometri di media oraria: il che avvenendo, domani l'altro sarebbero state date le partenze separate tra assi e individuali. Risalimmo così un'altra valle incassata tra altissime muraglie-ricoperte di folta vegetazione, costeggiando altre acque fragorose dì spuma. La corsa passava tra le gioaaie pirenaiche svegliando gli echi delle gole. L'aeroplano fotografo che segue il Tour si cacciò anch'esso arditamente nella valle, compiendo audaci evoluzioni, volando rasente ai boschi; veniva tanto basso che vedemmo la sua ombra proiettarsi sulla strada davanti al cofano della nostra « 525 ». Sono le nove; il sole già scalda; siamo in ritardo di mezz'ora sulla tabella di marcia. Settanta corridori assieme. Per l'arrivo a Tarascon ci sono due strade: a sinistra la route nationale n. dèstra una seconda¬ ria. Prendiamo a destra perchè qui c'è una salita che ha nome Col de Port. Meriterebbe ancora l'avpellativo che la colorita immaginativa degli sportivi gli ha dato, quello di « giganti della strada ». se essi venissero indirizzati a definire le loro querele che interessano il mondo su vie facili e viane dove non c'è da spendere fino all'ultima stilla della vropria energìa, a esempio dei giovani e ad ammonimento dei fiacchi? Perciò senza rimvianto lasciamo le vie senza salite; perciò con gioia andiamo verso ì monti dove si lotta e, se non sempre si vince, sempre ci si batte da uomini d'onore. Quale differenza da ieri l'altro quando ali alti Pirenei espressero la loro difesa e il loro corruccio in modo così smelato! Ma oaai il cielo è beniano. il sole scalda i muscoli, la montagna è meno arcigna. Gestri primo sul Col de Port Salirono i corridori anche il Col infiacchisce. Un'ora, due ore di mar-\versori. L'orizzonte si faceva più vasto. Sotto i nostri occhi si stendevano groppe e selle, vigilate più in là. dai Pirenei, in alcuni punti ancora chiazzati di neve. Camusso avanza, Archambaud risponde. Figure secondarie vengono ingoiate dal corteo delle vetture. Demuysère andò a lavorar" alla sua maniera, scrollando il testone fra le spalle massiccie. Ma i trenta arrivarono, che poi furono venti quando a due chilometri dal passo Pesenti nuovamente si fece alla finestra. TI arupvo si saranò. Barrai mi fece cenno che la sella ali si moveva e perdette terreno. Poi fra due montagne un avallamene: è il valico. Quando manca un chilometro, uno scatto di Gestri porta lo scompiglio nel plotone. Sul culmine fra due ali di curiosi e una doppia fila di automobili il toscano passa primo alle 10.20 seauito a po^hi metri da Mazexirat. Trueba, Speicher. Camusso. Pesenti. Schepers e altri. Demuysère è a 14 secondi. Di Paco e Leduca a 25, Ronsse. Aerts e Zanzi a 40; Barrai a 1.20. — Sono i tremila franchi che ti pesano? ali grido. Barrai sorride beato e allarga la bocca così. Scendemmo nell'alta valle rorida d'acque e già colma di calore. Sono le undici. TI sole, l'ardente sole me- •diterraneo batte sur corridori e It infiacchisce. Un ora, due ore di mar- eia cosi. Si andò all'assalto delle tontane si svaligiarono le birrerie. \d vassò una, bottiglia a Di,Paco> questi a Sieronski; quello che' individuale. resta è per un Tarascon, una Tarascon che non è quella che immaginate, ma un'altra che pare si chiami sur Ariège, era stata toccata alle 10,45, con un'ora di ritardo sulle previsioni. Ancora 191 chilometri rimangono da percorrere. A che ora arriveremo a vedere il rosso castello di Perpignano ? La terza e più greve fatica della . c\chon, avevano attaccato il Puymau-\tappa non era lontana. Si chiama il Puyrnaurens. E' un colle situato a 1950 metri di altitudine; per giungervi, la strada è lunga venti chilometri, tutti in salita, partendo da Aix-les-Thermes (Km. 164 dalla partenza). Loaicamente il grosso plotone di settanta e più uomini avrebbe dovuto affrontarla contemporaneamente; poi la salita si sarebbe incaricata di araduare essa i valori: è sempre stato così, anche gli anni di Bottecchìa. Ma stavolta è diversamente. La battanlia si accese in pianura. qualche chilometro avanti auestà località. Vi fu uno scatto di Max Bulla, l'austrìaco chp non ha mantenuto le promesse lasciate scorgere l'anno scorso nello stesso Tour; e fu tanto improvviso e condotto con risolutezza, che molti si distaccarono e furono taalint: definitivamente fuori dalla corsa: tra essi Di Paco. Al comando si trovarono col Bulle un solo italiano ed era Gestri e voi Leducq. i belai Schepers e Lemairp il tedesco Thierbach. gl'individuali Favolle Mazevrat e Verwaecke. Pesenti e Camusso seguivano in un secondo gruppo. Cacioni in testa sul Puyrnaurens Questo avvenne, come ho detto, che il Puyrnaurens era già cominciato. Io volli fermarmi al punto dove la fatica si fa più aspra e cioè aU'Hospitalet, un otto o nove chilometri dal culmine. Non vi dico la folla che c'era e la lotta tra le automobili per mantenere le posizioni. Ne vidi, anzi, una nel fossato che costeggia la strada, quasi schiacciata contro le roccie. Per giungervi avevo rimontato varii piccoli gruppi e gl'italiani in quest'ordine: Canazza, Di Paco con Viarengo, Orecchia, che allora allora ha dato la ruota a Camusso, Simoni, Barrai che è niente meno che assieme a Benoit Faure e a Trueba; Pancera, Marchisio; poi vi sono Camusso con Zanzi, Morèlli e tre francesi. Otto uomini, dei 78 partiti da Lu- rens con anticipo sugli altri. Essi e- rano: due francesi: Leducq e Ma,zeyrat; tre belgi: Schepers. Lemaire ' !~ e Verwaecke; il tedesco Thierbach; due italiani : Gestri e Cacioni. Questi veniva da lontano; era stato tra i sorpresi dallo scatto di Max Bulla, ma aveva reagito e aveva saputo portarsi all'avanguardia. E veniva avanti bene e saliva con tanta facilità che gli « assi » lo guardavano a bocca aperta e per la sorpresa non poterono far altro che inchinarsi alla sua superiorità. Cosicché la terza salita importante della tappa, ansi, la più lunga e anch'essa dotata di un fortissimo premio, vide in testa primo un italiano. Sul colle l'ordine di passaggio fu il seguente: 1. Cacioni; a 0*4.0" Mazeyrat, Verwaecke e Gestri; a 2'35" Schepers, Lemaire e Thierbach; a 2'40" Leducq e Bulla; a 3' Pesenti; a 4'45" un gruppo dì tredici corridori, tra cui gli italiani Camusso, Zanzi, Barrai, Marchisio e Morelli. A questo punto cominciò la terza fase della corsa, che per oltre tre ore tenne i nostri animi in sospeso. Camusso, come è naturale, avvantaggiò talmente nella discesa che presto fu alle spalle del gruppo di Leducq, Pesenti e compagni, i quali avevano raggiunto i due belgi Schepers e Lemaire e il tedesco Thierbach. E speravano, aiutandosi gli uni con gli altri, di riacciufféèe presto i quattro che li avevano distaccati in salita. Eh, sì. I conti tornavano bene sulla carta, ma non nella realtà. E la realtà è che oggi Gestri marciava in modo spettacoloso, mentre gli altri tentennavano o, pure volendo, non potevano ottenere dal loro fisico ciò che gli chiedevano: il sano e forte atleta toscano, risplendente di salute e di forza, agiva alla maniera dei grandi campioni. Distaccava i due individuali e raggiungeva Cacioni, proseguendo con lui in velocissima corsa la fuga verso la mèta. Ma questa era ancora lontana. ,Adesso eravamo a pochi metri dalla frontiera spagnola, sgusciammo tra questa e la Repubblica di Andorra per un tratto di strada neutra e l'entusiasmo delle popolazioni che ci salutavano era tipicamente mediterraneo. La gente, a veder passare i corridori, ballava la ?ipue, tenendosi sotto il braccio e urlando per la gioia. La fuga di Gestri e Cacioni Che dovevo fare io ? Mi sfogavo a tormentare il mio cronometro. Rileggiamo insieme il mio taccuino: Passaggio al controllo a rifornimento di Bourg-Madame, a 100 chilometri dall'arrivo: Gestri e Cacioni passano alle 13,46, seguiti a 3' dal gruppo composto da Leducq, Pesenti, Bulla, Schepers, Lemaire, Thierbach e i due individuali di prima; a 5' seguiva un altro gruppo numeroso con gli italiani Morelli, Zanzi, Camusso, che aveva avuto rallentato il suo slancio nella discesa dal cattivo funzionamento della catena. La lotta in quegli ultimi cento chilometri diventò selvaggia. Altro che la passeggiata dell'anno scorso! La caccia era ormai contro i due fuggitivi e mi sorprese che Pesenti passasse sovente al comando per tirare lui pure. Leducq avverte il pericolo e mette sotto il rapporto grosso. Ciò non impedisce che il vantaggio dei due fuggitivi aumenti di uh altro minuto in pochi chilometri. Gestri è continuamente in testa. La sua azione potente e facile riempie di gioia. Poi penso con rimpianto al ritardo che si buscò nella tappa di Caen e che adesso grava assai, grava troppo alla sua classifica generale. Si salì al Col Rigai e poi al Col de la Perche, entrambi a 1600 metri, dove cronometrai che il distacco era stato portato a 5'25" sul gruppo dei quindici inseguitori. Tra questi, ed era ora, gli italiani se ne stavano passivi. Ebbi l'impressione che l'andatura fosse scemata. Forse perchè rientrò Barrai e il tedesco Thierbach, poco prima attardato da una delle tante forature che lo colpiscono? Leducq vorrebbe essere il primo nella discesa, ma c'è Camusso che gli bagna il naso in questo genere di acrobazie. Sfidando le curve strette e sassose, la maglia tricolore si invola letteralmente... Leducq a terra! 1 nostri se ne accoraono e raddoppiano di audacia, onde approfittare della discesa e guadagnare terreno prima che cominci la pianura, gli ultimi cinquanta chilometri della orsa. Lemaire a terra! Tanto il francese che il belga umpiono da sè il cambio della r/omma. Ma Camusso è nuovamente attardato dal salto della catena ed è lanciato sulla strada da Pesenti che ha distaccato in discesa tutti i suoi avversari, salvo Zanzi e il francese Bernard. Dietro di lui quali e quanti capovolgimenti stanno avvenendo ? Erano le ultime due ore di corsa, quando l'ansia della gara diventò un'ossessione, lo pensavo alla possibilità dello strepitoso trionfo italiano: forse tutti e auattro i primi posti ai nostri corridori. Ma pensavo che Leducq è forte, è molto forte ed è scaltro e sa parlare agli uomini quando gli possono servire. Aerts era stato appiedato anche lui: ma nessuno dei suoi connazionali gli prestò aiuto. La fermata della maglia gialla infonde nuova foga a Pesenti, che si libera anche di Bonduel e di Stoepél, che, tenetelo presente per quello che dirò dopo, è secondo nella classifica generale. La sfortuna contro Gestri e Cacioni Fino al momento in cui ancora con lui erano Stoepel e Leducq certo che a Pesenti non conveniva tirare e concorrere così al raggiungimento di Gestri e Cacioni — che sono molto in ritardo, come è noto — ma poiché rimase senza la compagnia dei due stranieri, la tattica passiva, che prima era giustificata, adesso era da capovolgere. Anche senza sperare di raggiungere Gestri e Cacioni, che le ultime notizie davano aver portato a sei mintiti il loro vantaggio, giusto era che Pesenti cercasse di frapporre ucsdcAadticsqPnlnsrtivrtcpairqrstspbAnRtsfpzssmgqpstobgddvdlmAarvadnsqlnpgsCtd1gnlnmtIn5Vn(VrStserBlLgttislIpc3Gle coloro che lo precedevano in clm-\*sifica. >bMa quale drammatica corsa quella di oggi! Quale avversa sorte crudel- [mmente aizzata contro, i nostri! Cacio- ni in una curva è urtato da una automobile, ma, quando si rialza, il suo compagno è lontano. Gestri, che era stato costretto poco prima a cambiare una gomma, il che aveva fatto in meno di due minuti, a 40 chilometri dall'arrivo, cioè a Villefranche, in una curva attraverso l'abitato, slitta e cade ed entrambe le gomme, pure senza scoppiare, escono dal cerchione. 10 ho assistito alla scena. Sfigurato per l'ira e pel dolore, il viso profondamente segnato dalla fatica e dallo strazio di veder svanire per una causa così banale il vantaggio conquistato di forza, il povero Gestri seppe resistere all'ingiusto colpo del destino; reagì, rimise le gomme sui cerchioni, le gonfiò, riprese la corsa. Aveva perduto tre minuti. Eppure all'ultimo controllo, posto a 40 Km. da Perpignano, egli era ancora in testa, valorosa sentinèlla dello sport italiano, che la musica municipale, certo involontariamente, accolse al suono della Marsigliese. Ah! la nostra gioia di vedere quattro italiani fra i primi cinque! Perchè a un minuto e 40" passeranno Pesenti, Cacioni e Bernard e a l'50" Zanzi. Ma non basta questo: nel gruppo che veniva subito appresso c'erano: Camusso, Morelli e Barrai, i quali precedevano di un minuto Leducq e Stoepel. L'appassionante finale 11 finale di gara fu appassionante in modo superlativo. Forse poche volte tante emozioni furono procurate da una corsa su strada. Da oltre cento chilometri durava la caccia, anzi, le cacce che i varii gruppi selvaggiamente si davano; finché a Pesenti, che si trascinava dietro instancabilmente Cacioni e Bernard, riuscì di acciuffare il toscano. Da quel momento e con le forze che gli restavano, Gestri si mise a disposizione del bergamasco. Gli ultimi trenta chilometri furono una angoscia... Sapevamo che Leducq aveva preso sotto il suo comando tutti i belgi trovati sulla strada, salvo Aerts, lasciato al suo destino. Erano in una ventina, ma Demuysère, Ronsse, Schepers lavoravano per tutti, guadagnavano terreno su Pesenti, giunto all' estremo delle sue forze, e su Gestri, che si era troppo prodigato. Pesenti ha la coscienza di vivere l'ora più grande della sua vita. A Perpignano ci sarà non soltanto la vittoria di tappa per lui, ma anche — chissà? — la maglia gialla. Ancora venti chilometri, ancora quindici chilometri. Urliamo come pazzi perchè le automobili si scostino e facciano passare le maglie tricolori. I bordi della strada tutta ombrosa sotto i platani centenari brulicano di spettatori. Ma la nostra gioia è troncata. Mancano soltanto dieci chilometri a Perpignano quando la pattuglia dei belgi spiegati a ventaglio davanti a Leducq ci passa di fianco. E' finita! Se volete sapere altro, leqaetd, l'ordine d'arrivo del qruppo che or" mai contava venti uomini. Il 21.o, Archambaud, rompeva la macchina agli ultimi trecento metri (che arrivo attraverso la città!} e percorreva la distanza a passo di corsa fino a cadere esausto sul traguardo. Essendo Aerts arrivato in ritardo, egli perde il suo posto di terzo nella classifica aenerale, che è preso da Pesenti. Camusso avanza al quinto posto. VITTORIO VARALE. ì a o n . i o o a , è , e o a a l n e e i o o a e a Ordine di arrivo 1. BONDUEL (Belgio), che compie 1 322 Km. della Luchon-Perpignan in ore 11,50'31", alla media di chilometri 27,210. 2. Leducq (Francia), a mezza lungh.;3. Stoepcl (Germania), id.; 4. Schepers (Belgio), id.; 5. B. Faure (•:!.), (1° itogli indidualt), id.; 6. ex-aequo: Demuysère, Ronsse, Morelli, Camusso, Marchisio, Bulla, Thierbach, Mazeyrat, Horemans, Zanzi, Barrai, Pesenti, Gestri, Cacioni, Bernard, id. 21. Archambaud, in 11,51'57"; 22. Vervaecke, in 11,52'32"; 23. Sleronski, in 11,56'29"; 24. Pancera, in 12'0'52"; 25. Wauters, id.; 26. Moineau, id.; 27 Aerts, in 12,1'2"; 28. Trueba, in 12,4'18"; 29. Speicher, in 12,5'42"; 30. Fayolle, id.; 31. Rey, id.; 32. ex-aequo: Antenen, Alfredo Buchi, Lemaire, Alberto Buchi, Simoni, Guirand, Orecchia, Alexander, Rebry, Di Paco, id.; 42. Lapeble, in 12,11*27"; 43. Goulème, in 12,15'37"; 44. Geyer, id.; 45. A. Bulla, in 12,20'49"; 46. Loncke, id.; 47 Viarengo, in 12,23'5"; 48. Buttafuochi, id.; 49. Rich, id.; 50. Pitte, in 12,25'35,r 51. Raas, id.; 52. Brugère, id.; 53. Venot, id.; 54. J. Muller, id.; 55. Le Goff, id.; 56. Buysse, id.; 57. Neuhardt, in 12,28'41"; 58. Bouillet, id.; 59. Moreels, in 12,34'25"; 60. Unbenhauer, id.; 61. Olboeter, id.; 62. Kutzbach, id.; 63. Frantz, in 12,41'10"; 64. Canazza, ld.; 65. Bidot, id.; 66. Erne, id.; 67. Peglion, in 12,48*45"; 68. Altenburger, id.; 69. Vanzenried, in 12,57'15"; 70. Decroix, in 12,57'70"; 71. Cornez, in 13,1'53"; 72. Barthelemy, in 13,7'1". Eliminati; Pipoz, Hermann Muller e Naert. La classifica generale 1. Andrea LEDUCQ, in ore 56,8*59"; 2. Stoepel, in 56,12'4"; 3. Pesenti, in 56,17'45f'; 4. Benoit Faure, in 56,19'45"; 5. Camusso, in 56,20'50"; 6. Archambaud, in 56,2519"; 7. Aerts, in 56,27'57; 8. Bonduel, in 56,30'26"; 9. Ronsse, in 56,30'39"; 10. Bernard, in 56,37'18"; 11. Marzeyrat, in 56,37*33"; 12. Wauters, in 56,38*15"; 13. Demuysère, in 56,40'53"; 14. Lemaire, in 56,41'6"; 15. Schepers. in 56,41'28"; 16. Thierbach. in 56,41*59"; 17. Barrai, in 56,42'3"; 18. Moineau, in 56,43*39"; 19. Gestri, In 56,43'52"; 20. MoreZH, in 56,45'27"; 21. Speicher, in 56,48'57"; 22. Alberto Buchi, in 56,52'44"; 23. Zanzi, in 56,55'16"; 24. Geyer, in 56,56'57"; 25. Max Bulla, in 56,57'37"; 26. Orecchia, in 56,58'8"; 27. Horemans, n 57,6'6"; 28. Di Paco, in 57,9'57"; 29. Guiramand, in 57,11'57"; 30. Antenen, n 57,14'45"; 31. Trueba, in 57,14*57": 32. Rebry, in 57,15'22"; 33. Alfredo Buchi, in 57,15'28"; 34. Venot, in 57,18'1"; 35. Pancera, in 57,18'26"; 36. Lapébie, in 57,19'38"; 37. Marchisio, n 57,20*40"; 38. Neuhard, in 57,21*7"; 39. Bidot, in 57,23*36"; 40. J. Buysse, n 57,33*2"; 41. Varvaecke, in 57,37r20"; 42. Sieronski, in 57,38*20"; 43. Loncke, in 57,39*37"; 44. Simoni, in 57,42*9"; 45. Fayolle, in 57.49'; 46. Viarengo, in 57,49*57"; 47. A. Buia, in 57,55*42"; 48. Kutzbach, in 57,57*31'; 49. Goulème, in 57.58'24"; 50. Buttafuochi, in 57,58'28"; 53. Canazza, in 58,6'3S"; 54. Cacioni, in 58,9'15".