Pélissier e Desgrange parlano a "La Stampa,, della drammatica Pau-Luchon e dei suoi attori

Pélissier e Desgrange parlano a "La Stampa,, della drammatica Pau-Luchon e dei suoi attori Riposo a Luchon nel cuore elei Pirenei Pélissier e Desgrange parlano a "La Stampa,, della drammatica Pau-Luchon e dei suoi attori Dal nostro inviato speciale Luchon, 13 notte. Nella mattinata fredda e piovosa i corridori non sono usciti dai loro alberghi, preferendo rimanere a letto fino-all'ora di colazione. Le fatiche sostenute ieri nella spaventosa tappa, compiuta quasi interamente 'sotto la pioggia dirotta, sono risen tite da tutti'e il riposo è assoluta-mente necessario. Soltanto Trueba, berretto basco sulle ventitre, l'ho visto in giro per la linda e civettuola cittadina, seguito ed attorniato da un gruppo di spagnuoli orgo-gliosi per la bella prova data dai loro connazionale e nuovo recordista della salita dell'Aubisque in 49'. Se si pon mente che il precedente record di 53' era stato ottenuto l'anno scorso dal belga Schepers in una giornata di sóle s su strade asciutte, risulta maggiormente l'eccezionalità dell'impresa, compiuta dal minuscolo . atleta spaglinolo e dagli altri che lo stesso record hanno battuto, tra cui i nostri Barrai, Zanzi e Pesenti. I... progressi di Camusso Camusso, no, perchè era indietro ed era a quel posto» di sua volontà. — Sono partito da Pau deciso a non fare assolutamente spreco di forze sulla prima salita — mi ha dichiarato poco fa il bravo corridore di Cumiana, quando sono andato nella villetta dove alloggia la squadra italiana ed ho scambiato quattro chiacchiere con i nostri bravi rappresentanti. — Tanto più — prosegue Camusso — che ero sicuro di guadagnare nella discesa il tempo perduto prima e infatti distaccai tutti i compagni del mio gruvpo. fra cui Leducq, e al controllo di Argelès ero sotto allo spagnuola; e là discesa del Tourmalet • non ha visto come l'ho fatta? No, perchè c'era la nebbia che impediva di vederci a 50 metri di , distanza, e se potemmo scendere al controllo senza incidenti e a relativa velocità, fu dovuto alla verista dell'autista Barozzi. Ma che il bolide di Cumiana sia stato irresistibile lo dimostra il fatto che eqli, dopo un paio di chilometri dal culmine, era già con Benoit Faure e Trueba, distaccandoli anche. A SainteMarìe de Camvan passò infatti coni~7 *• «■» j j.- ~7 :— .- j„ il vantaagìo di almeno un minuto — L'anno scorso — prosegue Camusso — arrivai in basso alla discesa ultimo di tutti. Ieri sono stato il primo. Qualche progresso l'ho fatto, non le pare? — e ride di gusto.- — Non so che cosa avrà scritto di me il signor Desgranae: certo è che non mi rimprovererà più come l'altra volta. Pesenti con il suo poderoso inseguimento durante 130 chilometri e Camusso per la magnifica prova data sul Tourmalet e nella discesa. ~hanno fatto una grande impressione che'hit trovato eco .nei giornali " parigini di stamane. Anche la ripresa di Gestri è degna di lode. Si pensi che senza là bucatura dopo Baonères certamente il pratese sarebbe stato con Pesenti al momento di ricongiunaersi con Benoit Faure e Camusso. In quelle condizioni non ci sarebbe stato da meravigliarsi so tutti e tre i primi posti all'arrivi) fossero stati presi dagli italiani. Certo è, ripeto, che l'impressione qui e forte per la magnifica mova compiuta dai tricolori, anche da quelli sfortunati rome Di Paco o svantag. 'piati fra gli individuali come Zanzi e Barrai. Di Paco in « voi piane » - Le camere occupate dalla squadra 'italiana.sono adiacenti. Via da un uscio si entra nell'altro e si scor' gono i corridori affidati alle cure del massaggiatore che ristora i muscoli duramente provati dallo sforzo di ieri. Ma c'è qualcuno che deve ricorrere al medico. Se, infatti, Camusso più non risente della caduta sul pavé, Pesenti ha male al ginocchio sinistro per l'urto contro l'automobile e Di Paco è tutto malconcio per la caduta sul colle dell'Aubisque. ' ' — Feci un voi piane di sei o sette metri — dice il toscano. — Seguivo un corridore che prese male una curva. Egli cadde, io l'investii e, facendo perno sulla biciclet ta, ruzzolai avanti battendo il fianco e poi lo stomaco contro la roccia. JCanazza mi ha detto poi che sono rimasto più di mezz'ora senza conoscenza e per la paura che io fossi morto si mise a piangere. Finalmente rinvenni e, sebbene ferito e col freno posteriore spezzato, e quantunque dal controllo passassi ultimo di tutti, avete visto come mi sono comportato in seguito. Temevo perfino di ,non poter arrivare entro il tempomassimo. E' una disgrazia molto grave che sia caduto a quel modo perdendo tutto quel tempo, perchè io ho la certezza che a Luchon sarei arrivato molto, ma molto prima. In quanto al vincitore della Pau.Luchon l'avevo salutato nella cameretta che egli divìde con Canazza, che era già scomparso. Lo rintracciai in un'altra stanza intento a firmare contratti per alcune riunioni su pista e a contrattare sull'ingaggio ormai giunto a una cifra rispettabile. Pesenti sa farsi valere: che, se anche su pista non è brillante come certuni, quale sarà lo sportivo che non vorrà almeno una volta vedere l'o¬ -vorrà mmvnu «™■ ™« « v««tleta che ha vinto la più dura tuppadei Pirenei a una media superiore ai venticinque chilometri all'ora ad onta delle avversità atmosferiche che sapete ? La tattica di Pesenti L'anno scorso Antonino Magne su strade asciutte impiegò solo quattro minuti meno del tempo impiegato dall'italiano. Anch'egli, al pari di Camusso, non ritenne di forzare sùll'Aùbisque. Avrebbe voluto essere col piemontese quando questi sferrò l'attacco ai piedi del Tourmalet dopo il rifornimento di Luz, ma confessò di aver avuto un momento dì debolezza. Si riprese poco dopo, ma 'già Benoit Faure e>\" andato avanti ,a raggiungere Camusso e Trueba. Al controllo di Barcges, dove si inizia la seconda e più dura tappa del colle, mise il rapporto 44/23 e conquello andò benissimo senza preoe- ro di riprenderli più tardi Il cruccio di Pesenti riflette particolarmente le due forature da cui fu colpito. — Pensi, mi dice, che avevo le mani talmente intirizzite che. per staccare il tubolare dal cerchione, dovetti afferrarlo coi denti e dare strappi violentissimi. Immagini se giù dal Tourmalet non fossi stato appiedato che cosa avrei potuto fare con Camusso e Benoit. Marchisio, che fece bene l'Aubisque, fu prudente nella discesa. Confessa che era impressionato dalla ripidezza della strada, dalla conformazione delle curve e dalla mancanza dei parapetti. Vedeva certi burironi che a lui, sebbene alpino, da- i „ _ 7- i • - ■ -- ■ \ cuparsi.di raggiungere i^mi, sicu-vano le vertigini. In fondo alla valle si trovò con Morelli e Orecchia che sùll'Aùbisque erano dopo di lui, ma dovette distaccarsene per una foratura. Nel cambio delùa gomma perdette cinque minuti perchè il tubolare non attaccava al cerchione. Attribuisce alle coliche che lo perseguitarono da Nantes fino a Pau la non bella prova di ieri. — Da ieri sera — conclude — le coliche sono cessate. Oggi mi sento assai sollevato e spero di far bene ìa domani in poi. Le nostre probabilità avvenire Nonostante questo inevitabile contrattempo, ma soprattutto per il posto che sono andati a occupare Pesenti e Camusso, nella nostra squadra il morale è altissimo; e ferma è pure la fiducia nel futuro. Molto gradito è giunto stamane ai tricolori il saluto e l'incitamento del presidente dell'U.V.I., on. Garelli, che ha telegrafato esprìmendo a nome di tutti i ciclisti italiani la sua gioia per la magnifica affermazione. Non è forse ancora giunto il momento di pensare a quale dei due italiani spetterà l'aiuto fraterno dei compagni per puntare verso la vittoria finale, ma auguriamo che, arrivato quel giorno, lo spirito nazionale debba essere l'unico a guidare l'azione dei nostri. Neppure si deve ritenere che, finite con quella di domani le lunghe tappe con salite, quelle a venire delle Alpi non possano per la loro brevità non provocare distacchi all'arrivo, distacchi dei quali avvantaggerebbero i nostri grimpeurs. Pud darsi che Leducq e Stoepel vincano in volata le tappe mediterranee, ma si deve anche tener conto dei belgi, che, battuti ieri sulle salite, hanno tutto l'interesse a scatenare una nuova offensiva di cui su qualunque percorso poco avrebbero da temere i due italiani, meglio piazzati nella classifica. Questo dico perchè nelle altre équipes le cotte si sono fatte sentire. Pochi hanno la freschezza e la riserva di energie dei nostri. Non dimentichiamo che siamo appena a un terzo del Giro. Naturalmente i francesi fanno conto sulle bonifiche dei tempi all'arrivo per ritenere inattaccabile la posizione dell'attuale maglia gialla. Questa ha attraversato ieri dei brutti momenti sul Tourmalet. Ma come proibire alla moltitudine dei tifosi scaglionati lungo le salite di aiutare l'alfiere del ciclismo francese con un tale susseguirsi di spinte che gli evitarono di perdere molti minuti oltre i cinque segnati lassù? Anche nell'ultima parte della tappa mancò la sorveglianza della marcia dei primi rappresentanti deZZ'équine azzurra, senza di che io ritengo che il distacco all' arrivo fra essi e ti primo gruppo sarebbe stato superiore ai controllati quattro minuti. Non dissimilmente da quel che pensano ì francesi per il loro André, sebbene con una certa riservatezza, nel clan tedesco la posizione di Stoepel. che è soltanto a due minuti da Leducq. ispira una grande fiducia, ^""'-." nnnn » , Essi parlano poco, ma ho creduto di capire che in seguito al cattivo piazzamento di Thierbach. dovuto a un cumulo di incidenti, Stoepel dovrebbe ormai essere considerato l'uomo di punta della squadra, quello, cioè. a cui i suoi connazionali dovrebbero'porgere aiuto ed assistenza, sì da permetterali di fare nelle più favo-\revoli condizioni possibili l'urto de- cisivo con Leducq. [H' -r • j* u • dm* • giudizio di Henri felissier Ma non interverrà come terzo incomodo, non dico Aerts, a cui non credo eccessivamente nonostante il suo buon piazzamento di ieri, la coppia italiana che sapete? Ho creduto interessante rivolgermi ad Henri Pélissier perchè volesse far conoscere ai lettori de La Stam-pa il suo autorevole qiudizio sugliì italiani protagonisti della memora-[ ^e corsa di ieri. ^o.autore^ nSrl^Auta- V?rche ve 10 ™l™ei>vamici che mi legneranno abbiamo\iaiinenticato che il primo dei fratelli\uPélissier fu un campione di raro va-ìdloro, tanto forte sulla strada quanto scaltro e intelligente nel giudicare^ gli avversari. L'oninione di quest'uomo che parla per esperienza diretta sarà, quindi, apprezzata nella sua singolare importanza. La prima domanda che ho rivolto al non dimenticalo vincitore del Tour del 1923 e stata la seguente: — Che pensate del risultato della prima tappa di montagna di questo Giro di Francia? Senza titubanza alcuna Pélissier ha risposto: — Quello che l'immaginazione popolare ha battezzato « i giganti della strada », dopo la partenza da Parigi non ebbero affatto l'occasione, fino a Pau, di mostrare in salita qualità di energia che nella vita classificano un uomo. Certo lungo le strade dì pianura essi avevano combattuto cercando di imporsi all'attenzione degli sportivi che si estasiano divorando ogni giorno i resoconti dei giornali, ma l'occasione non si era ancora presentata ad essi di offrire quel massimo di potenza e di velocità capace di avere una influenza decisiva, o presso a poco, sul risultato che conta, del quale ognuno, mercè tattiche diverse, cerca di impadronirsi al momento opportuno. Allorchè a Pau, il mattino della partenza, io cominciai ad. osservare la corsa con tutta la mia attenzione compresi subito che, in mancanza delle vedute del panorama, noi avremmo ugualmente avuto uno spettacolo memoràbile; una battaglia alla quale soltanto gli atleti maestri nell'arte di spingere sulle pedivelle avrebbero trionfato nella lotta coi loro avversari. — Per ciò che riguarda il risultato della tappa potete darmi il vostro giudizio ? I <( pesi leggeri » della bicicletta — La Pau-Luchon — prosegue Pélissier — ha rappresentato innanzi tutto il successo dei pesi leggeri. Non è affatto necessario per èssere un gigante della strada essere alto un metro e ottanta oppure pesare 90 chilogrammi. Lasciamo ciò ai calciatori, ai rugbisti e ai pugilatori. Nello sport ciclistico su strada bisogna essere anzitutto un uomo veloce, che sappia adattare il suo fisico alla propria macchina, leggero, dotato di volontà e soprattutto di qualità atletiche. Ho detto ohe la tappa di ieri ha rappresentato il successo dei pesi leggeri. Per rendersene conto è insufficiente, infatti, dare uno sguardo alla classifica. Che vi vedete? Fra i primi dieci, ad eccezione di Leducq e di Ronnse, che sono degli atleti di peso e di statura media, troviamo Stoepel, Jean Aerts, Pesenti, Benoit Faure, Camusso, Archambaud, Lemaire e Wauters, tutti uomini che senza esitazione possiamo catalogare fra i pesi leggeri del ciclismo. Òrbene i pesi leggeri, e voi certamente non lo ignorerete, hanno l'abitudine di attaecare con violenza le salite più ripide. Può darsi che verso la fine essi cedano alquanto, permettendo così ai pesi medi, tipo Leducq e Ronsse, di rinvenire assai forte, soprattutto quando, alla distanza, la piwnura si profila davanti alla loro ruota. — Allora — io gli chiesi — per essere un atleta completo del ciclismo bisogna necessariamente appar tenere alla categoria dei pesi leggeri ? — No — rispose Pélissier — un uomo leggero può essere un eccellente grimpeur, ma per pretendere al ruolo di « asso » altro gli occorre. Prendete il caso di Vìcente Trueba. il quale ieri manifestò di possedere solide qualità di arrampicatore, Ebbene, in seguito gli mancò la resistenza che avrebbe dovuto permettergli di non essere più raggiunto e arrivare primo a Luchon. Per contro tanto Leducq, come Jean Aerts e parecchi uomini della loro taglia, se scalarono i colli con minore irruenza, mantennero più lungamente la regolarità della loro andatura sui 229 chilometri del per- corso, il che qli permise di ottenere suna distanza un tempo minore di rvmsmancfcstrdpdmehi si era mostrato ad essi superiore sulle salite. Interrogai ancora il Pélissier siti particolari della tappa e sul giudizio corso totale che comprende Z'Ait-jche egli si è fatto degli uomini che più hanno brillato. ■Secondo voi chi e stato, traiPau c Luchon, vale a aire suljwHbisque e # Tourmalet, l'arrampica- toro che più vi ha impressionato'-: — gli ho chiesto. — Senza esitazione risponde: Pesenti, e, dopo di lui, Camusso. — E in base a quali considerazioni ? — Semplicemente per l'esperienza che essi posseggono di misurare a occhio la pendènza delle salite e per il modo di scegliere immediatamenteper queste pendenze la moltiplìcaadatta. Inoltre entrambi salgono su-peritamente con lo siile italiano perciti il ciclista'si dondola continua-mente sulla macchina (da noi sidice salire en danseur) e ciò per ot-tenere il maggior risultato di spintain avanti. ! — A quali degli arrampicatori di un tempo potete paragonare questidue uomini? — Potrei rispondere: Bottecchìa. Tuttavia lo siile di Pesenti e di Camusso si differenzia largamente daquello che era una particolarità delvostro compianto campione. Se prò prio volete un esempio, potrei citare quello di due altri vostri atleti: Lucotti e Brunero. Volli inoltre chiedei-e a Pélissier un suo giudizio d'insieme sulla tappa Pau-Luchon e sulla maniera con la quale essa è stata disputata. — Contrariamente a ciò che avviene sui brevi dislivelli che s'incontrano in pianura e sui quali si risponde d'istinto all'attacco di chicchessia, la montagna richiede ri flessione. Quasi sempre l'uomo che vedono generalmente cedere e croi-iare. pesentì e Camusso, che sonouomini esperti, si sono ben quar-dati dai commettere questo grosso errore Ess ebbero ì'accorte"za di ci rare, assi eooero i accortezza ai commisurare lo sforzo che gli erarichiesto con la distanza che aove-vano percorrere. Il risultato fu anello che conoscete. Mentre Ca-musso perdeva qualche minuto in salita, egli li riguadagnava largamente nella discesa, sì da trovarsi al comando della; corsa quandi venne la più lunga. Perciò si può dire che Camusso è stato il primo artefice della vittoria italiana, vittoria che Pesenti completava col brillante successo nella volata finale. Un ultimo chiarimento mi stava a cuore. Ho chiesto al mio interlocutore: I belgi di oggi valgono gli arrampicatori della stessa nazionalità da voi conosciuti nell'immediato dopoguerra? La risposta è stata categorica. — Noi ci troviamo in un labirinto. Voi mi capite. Quelli che uno o due anni fa marciavano bene, al momento in cid ebbero l'esperienza della, montagna perdettero poi varie della loro forma: e ciò proprio nel momento in cui essi dovevano cimentarsi con la montagna. Il motivo di ciò è dovuto, secondo me. alla troppo intensa partecipazione alle corse. Prendete, per esempio, il caso di Demuysère. che quest'anno *» c molto prodigato. Per concludere, vi posso dire che gli attuali arrampicatori belai non valgono i-loro ronnazionali Lambot. Mottiat. Thvs, che furono i « re della montagna ». Essi furono tali perchè non disputavano che il Giro di Francia, o presso a poco. Gestri penalizzato Verso sera, dopo avere appreso che i commissari hanno inflitto unapenalizzazione di un minuto a Ge- stri e ad Alfredo Buia per essere stati sorpresi troppo d'accosto a «imautomobile nella tappa Bordeaux-Pau, il tempo, che per tutta la mat-Una era stato orrìbile, si è messo al bello. Si manterrà tale fino a domattina, e poi per tutta la tau^ che, scavalcando nuovamente i Pirenei, ci porterà sulle rive del Mediterraneo? Stasera gli organizzatori hanno comunicato che. in seguito a una frana caduta sulla strada, si rende necessario un breve accorciamento del percorso prima del Colle di Portet d'Aspet. Cosa da vo — , • ■ e co, sei o sette chilometri, in confron-to alla lunqhezza della Luchon-Per-pigliano, che sta fra i 320 e 325 chi-lometri. I corridori dovranno scft-lare ben cinque colli, il più alto dei quali è il Portet d'Aspet (metri 1074') che s'incontrerà dopo il Col des Ares, al 40.o chilometro di gara. Successivamente vi sono: il Col de Port (metri 1249), cui succederà le discesa su Tarrascon Ariege, il Coi de Puymaurens, che raggiunge a 1930 metri l'altitudine maggiore dèi-.L^iaJì,.» „j,,-7n la tappa ed e lunao ventidue chttp-metri, senza, però, essere faticosocome il Tourmalet: infine il toi a«La Pèrche, dopo di che si scende aPerpignano per circa 80 chilometri.In complesso la tappa, pure essen-do cento chilometri più lunga diZ...„n„ ,i; A «om faticosa E quella di ieri, e meno faticos. ^probabilmente, essa non saia fism-tata con l'accanimento di cut tendiedero prova nella Pau-Luchon. Lapartenza verrà data domattina aiteore cinque. VITTORIO VARALE.