Prontezza fulmidea, generosa solidarietà dei marinai dell'"Artiglio"

Prontezza fulmidea, generosa solidarietà dei marinai dell'"Artiglio" Il " Prometeo „ giace ancora nell'abisso Prontezza fulmidea, generosa solidarietà dei marinai dell'"Artiglio" Grazie ai palombari italiani Io scafo sarebbe già stato ricuperato se l'Arsenale di Cherbourg avesse potuto disporre di mezzi adeguati di sollevamento Dal nostro inviato Cherbourg, 11 mattino. Nel saloncino dell' Artiglio l'ammiraglio Malanoy, Capo dello Stato maggiore della Marina francese, ha detto con voce commossa al capitano Carli : — Io vi ringrazio in nome della Francia e della Marina per quello che avete fatto con tanta generosità. Noi non saremmo probabilmente riusciti a realizzare questo prodigio di rapidità. Poiché quello che maggiormente ha impressionato gli alti ufficiali della marina francese, questi vecchi lupi di mare che hanno scavalcato il bordo dell' Artiglio con agilità giovanile, è stata la sveltezza con la quale - gli italiani sono riusciti a mettere in mare gli scafandri. In meno di due ore dall'arrivo delta nave il palombaro sabato è disceso nelle onde e mezz'ora dopo lo scafo era ritrovato. I francesi, ammirati e meravigliati, non hanno lesinato il loro fervido e leale plauso. Generosi ma vani tentativi Sabato sera e ieri mattina. ogni tentativo è stato mutile. La corrente sottomarina camminava con una velocità fra le 4 e le 5 miglia e i palombari italiani, appena entrati nell'acqua, hanno visto il loro pesantissimo scafandro assumere quasi la posizione orizzontale e si sono sentiti trascinare lontano. Lenci è risalito da una immersione sfinito, coi nervi e coi muscoli massacrati dello sforzo lungo e pesante. Ben peggio è accaduto agli scafandri dei palombari francesi di grande profondità giunti da Tolone. Essi, anche per mancanza di esperienza, hanno derivato fuori del quadrilatero delle boe e sono stati allontanati qualche momento dal bordo con un pezzo di legno mentre stavano per cozzarvi pericolosamente contro. Sulle operazioni compiute a tutto ieri la Prefettura marittima ha comunicato ieri sera alle ore 21 la seguente nota: « Le circostanze del naufragio del Prometeo potevano lasciar supporre che l'acqua avesse immediatamente invaso il bastimento da un capo all'altro. Malgrado ciò sono state messe in opera tutte le risorse e tutti i mezzi come se si fosse stati certi che il personale era ancora vivo nello scafo. Il ritrovamento del Prometeo è stato fatto nel tempo minimo ed era presso a poco terminato la sera del 7, tanto che all'indomani una boa telefonica era scorsa fin dal suo arrivo alla superficie ove è rimasta pochissimo tempo. Gli appelli telefonici sono restati renza risposta; come pure le audizioni fatte con l'apparecchio deZZ'Ailette. Sono state fin da allora prese tutte le disposizioni per mettersi in contatto con lo scafo: un palombaro per grandi profondità proveniente da Tolone, il Jules Verne rifornitore di sottomarini, il Rostro e Z'Artiglio con i loro potenti mezzi sono stati messi a nostra disposizione nel più breve termine. In attesa dell'arrivo di queste due navi tutto il materiale e tutte le installazioni richieste per facilitare il loro lavoro sono stati preparati affinchè essi potessero cominciare le loro operazioni subito dopo l'imbarco di tale materiale. « Nel pomeriggio del 9, dalle 14 alle 17, un palombaro era sullo scafo e ne riconosceva lo stato. Il tentativo fatto allora per comunicare con le persone del sottomarino è risultato vano. La seconda immersione del palombaro deZZ'Artiglio, effettuata il 9 alle ore 19, non ha dato risultato alcuno a causa della corrente e della scarsa visibilità in quell'ora. scolto è stato deposto sulla chìglia del sottomarino. Questo apparecchio non ha percepito alcun rumore interno. « La immersione di domenica mattina 10 luglio è durata due ore. Essa è stata fatta con lo scafandro articolato deZZ'Artiglio. Tale immersione è stata arrestata e poi ripresa. Il Rostro continuerà le immersioni domani ». Una deficienza fatale Fin qui il comunicato della Prefettura marittima. E' ora opportuno e necessario anche per una constatazione di massima stabilire nettamente due verità essenziali. Le operazioni dell'Artiglio, effettuate con quella prontezza e quello spirito di sacrificio che contraddistingue i nostri marinai, hanno nettamente stabilito che le possibilità di salvare o di risollevare un sottomarino affondato esistono quasi sempre. Se nulla è stato possibile fare, la ragione è una sola: che sono mancati i mezzi di sollevamento. La Marina non dispone qui che di un pontone atto a sollevare un peso di 600 tonnellate mentre il sommergibile ne pesa 1500. Il pontone che può sollevare circa 2000 tonnellate è in viaggio dal porto di Tolone. Non si può certo far colpa a questi valorosissimi marinai di non essere completamente attrezzati alle eventualità delle sciagure fulminee, ma si può notare che questo avvenimento tristissimo deve servire a persuadere le Marine a tenere sempre in efficienza i mezzi di superficie ora che i palombari dell' Artiglio hanno dimostrato la possibilità di compiere tutti i lavori di profondità. Continuano le indagini sulle cause della catastrofe ed esse prendono una piega nuova. Stabilito quasi con certezza il fatto che una manovra errata o un guasto improvviso provocò l'apertura fulminea delle valvole dì entrata dell'acqua, è ugualmente certo che qualcuno nel posto di comando se ne accorse subito e ordinò in alto l'ordine: « Chiudete gli sportelli! ». Orbene, tre di questi sportelli furono chiusi, uno restò aperto e precisamente quello da cui era salito in coperta il comandante. Una Commissione speciale d'inchiesta, ad ogni modo, redigerà d'urgenza i suoi rapporti da inviare al Ministero della Marina. Intanto negli ambienti marinari francesi si fanno alcune constatazioni, e cioè che il Prometeo, il quale procedeva ad alcune prove, non aveva a bordo che una piccola parte del suo « armamento » ; il telescopio non era collocato, lasciando vuoti gli orifici sulla chiglia. Gli esercizi di immersione non erano però ancora stati contemplati, e per questo motivo non vi era a bordo la riserva di ossigeno. Queste indicazioni, a poco a poco divulgate, hanno affievolito le più tenaci speranze di ritrovare viva una parte dell'equipaggio, di guisa che, fin dalle 13 di ieri, in tutta la città di Cherbourg agli edifici pùbblici e su tutte le navi del porto le bandiere sono state messe a mezz'asta. Ormai è certo che nessuno dei 63 uomini sopravvive. La Prefettura marittima ha fatto intanto consegnare alle famiglie più bisognose di alcuni degli scomparsi del Prometeo i'primi soccorsi di urgenza. Il comandante del sottomarino scoìnparso ha inoltre fatto la seguente dichiarazione: « Secondo me, nessuno vive più a bordo del Prometeo. Esso faceva tentativi alla superficie e non era equipaggiato per la immersione, tanto più che non era mai stato sott'acqua. GU italiani ^eV'Artiglìc " tiri lu¬ stro sono sempre oggetto di manifestazioni di affetto e di riconoscenza. In questa malinconica città del Nord francese, la popolazione sente che essi stanno scrivendo una pagina di generoso cameratismo, e le madri e le spose dì Francia guardano con un senso di amore questi giovani che si prodigano in uno sforzo senza pari. Ieri mattina l'Ammiraglio francese ha chiamato il Comandante Carli e gli ha detto : « Sabato voi avete avuto a vostro bordo varie diecine di miei uomini ai quali avete provveduto i viveri; vi prego di mettere tutto in conto. Penseremo poi alla sistemazione amministrativa della vostra magnifica opera ». I marinai italiani non vogliono compensi Il capitano Carli si è inchinato, ha sorriso ed ha risposto : « Signor Ammiraglio, il nostro modesto bastimento è fiero ed onorato di avere a suo bordo voi ed i vostri prodi soldati. Non parliamo nè di compensi nè di rimborsi. Il comm. Quaglia ha già nettamente dichiarato che egli ha inteso soltanto di compiere un atto di fraterno cameratismo ». L'Ammiraglio, commosso, ha stretto la mano al nostro Comandante. UArtiglio era immerso ieri sera in una immensa cerchia dì nebbia così fitta e così spessa che ì suoi ma rinal non ne ricordano l'eguale. Tutte le operazioni sono rimaste così interrotte su un mare che è calmissimo come una lastra di acciaio. Lo spettacolo ù impressionante; dal ponte di comando deZZ'Artiglio insieme al capitano Carli per qualche ora abbiamo vanamente cercato di riconoscere un punto qualunque in quella massa di cotone che era l'atmosfera. Sulla nostra sinistra la boa sonora della diga di Cherbourg emetteva ogni due minuti un lugubre ulu lato dì allarme. Sulla sinistra sentivamo le campane di un incrociatore svedese ancora in rada. Da tutti i punti dell'orizzonte e dal mare invisilnle, giungevano urli di sirene e rintocchi dì campane. Profili di navi in rotta a velocità ridottissima sbucavano improvvise e erano visibili soltanto a trenta o quaranta metri di distanza da noi. Mentre pranzavamo nella saletta abbiamo inteso il marinaio sul ponte battere a gran colpi la campana, a martèllo; ci siamo precipitati in alto. Era un grosso rimorchiatore della difesa che ci ha evitati per miracolo. Quando stavo per scendere a terra, il capitano Carli ha dato la rotta al timoniere del motoscafo e lo ha fornito di una bussola perchè la nebbia era talmente densa che l'imbarcazione avrebbe corso il rischio dì non trovare più Z'Artiglio tornando da terra. La nave è pronta per salpare per Brest ma è impossibile vedere la punta dei moti ed uscire dal porto un grosso piroscafo della Cunard ha dovuto arrestare bruscamente te macchine a pochi metri da noi per non investire il Jules Verne, ancorato all'entrata della rada. L'Artiglio non poteva arrischiarsi inutilmente contro questa muraglia dì oscurità; partirà quest'oggi se la nebbia si alzerà sul mare; al suo posto si recherà domani mattina sulla boa il Rostro. / suoi pa lombari, di concerto con gli ufficiali della Marina francese, cercheranno ancora di fur scorrere altri cavi sotto lo scafo. Per ora la nebbia grava sul gran de arsenale della costa di Normandia come un immenso velario di lutto sceso sul dolore di tutto un popolo^ ITALO SUM.IOTTI.

Persone citate: Carli, Cunard, Jules Verne, Lenci, Quaglia