Vita e miracoli di una enciclopedia

Vita e miracoli di una enciclopedia Vita e miracoli di una enciclopedia PARIGI, luglio. La portata eccezionale dell'Encidopedia francese del 1750, alla quae al Centro Internazionale di Sintesi diretto da Henry Berr e da Abel Rey dedica una suggestiva piccola mostra in uno dei saloni a terreno della Biblioteca Nazionale di Parigi, stette nelj'esser quello il primo cospicuo entativo del genere. L'ideale enciclopedico risale, se vogliamo, ad antenai remotissimi, giacché null'altro se non enciclopedie furono in realtà la opera filosofica di Aristotile e la Somma dell'Aquinate. Il solo difetto di quei primi riepiloghi della cultura di un'epoca era, nei rispetti enciclopedici, quello di mantenersi nella sfera delle pure idee e di fornire mediocre pascolo alla prassi, esaurendo il loro ascendente nell'ambito di una categoria di persone troppo limitata perchè gli effetti pratici potessero risularne più che indiretti e lontani. Per vedere il concetto enciclopedico precisarsi e prender corpo, bisogna atendere il secolo XVII, cioè il Novum Organum di Bacone, l'Enciclopédia dell'Alstedio e il Sintagma fiosofico del Gassendi, usciti' tutti e re fra il 1630 e il 1658, nello spazio di soli yentott'anni. E' tuttavia solo col Dizionario del Bayle, trentanove anni dopo, che l'Enciclopedia assume aspetto pratico, cessando di essere un semplice compendio di opinioni filosofiche ad uso dei filosofi per acquistare carattere di revisione geneale di valori e insieme di prontuario di varia cultura. Ma quasi mezzo se-! colo dovrà ancora scorrere prima che veda la luce un'enciclopedia vera e propria, modernamente concepita. Il fatto si produsse in Inghilterra, circostanza che non sorprenderà chi rifletta alla situazione speciale creaa in quel paese dai progressi fomenativi dalle filosofie del Locke e delo Hume, filosofie interamente orienate verso l'esame sperimentale e in tretta dipendenza del genio pratico della Nazione. La prima Enciclopedia moderna vide la luce in Londra nel 1728 presso l'editore Chambers, n due volumi, sotto il titolo di Cylopedia or an Universa! Dictionary of arts and sciences. Il successo ne u tanto considerevole, che nel 1745 l libraio Le Breton acquistò per la Francia i diritti di traduzione e inviò il Diderot ad intraprenderla. Ineressato dall'offerta, all'autore del Nipote di Rameau, enciclopedico avanti lettera e volgarizzatore nato, non sfuggì il partito grandissimo che i poteva trarre dall'impresa qualora si avesse il coraggio di compilare non più un succinto repertorio di cognizioni utili ma un grande quadro della cultura contemporanea considerata attraverso il nuovo spirito dell'epoca. Rinunziando a farsi semplice traduttore di una compilazione straniera, egli chiese quindi al Le Breton di lasciargli mettere insieme, su quella traccia, una Enciclopedia nuova, di proporzioni grandiose, con grande lusso di tavole e di tipi e tale da imporsi d'ora innanzi come il codice intellettuale del mondo civile. Per concepire un disegno cotanto ambizioso non ci voleva meno ■ del'uomo che Voltaire soleva chiamare l « Pantofilo ». Ma l'editore conosceva di lunga mano quel lavoratore instancabile, se non addirittura grafomane, vulcanico, entusiasta e di una agilità mentale da permettergli di passare con perfetta disinvoltura dala metafisica all'esercizio di un mestiere manuale; e, accettato,tosto il disegno, si associò per attuarlo tre altri librai parigini, fra cui quel Briasson cui sarebbe toccato l'onore di stampare il proprio nome sul fronispizio dell'opera, mentre lo scrittore dal canto suo otteneva la collaborazione del D'Alembert, che, nella propria qualità di matematico e di filosofo, doveva curare la parte scienifica e in un Discorso preliminare definire lo spirito dell'opera : applicazione allo studio dei fatti umani dela filosofia naturale e dei concetti maerialistici in voga. Attorno a questo primo nucleo di compilatori vennero, per naturale attrazione, raggruppandosi i maggiori ingegni dell'epoca: per le materie filosofiche l'Elvezio, il Condillac, il Quesnay ; per le scienze matematiche e per l'astronomia il Bernoulli e il Condorcet ; per la storia naturale il Buffon e il La Condannile; per la chimica ilD'Holbach; per le belle lettere Voltaire e il Marmontel; per la musica il Rousseau; per Teconqmia il Turgot e il Quesnay. Diderot fungeva, per così dire, da factotum della compagnia; e, quando un soggetta non. sapevi a chi affidarlo, te lo illustrava lui in quatro e quattr'otto: Oreficeria, Agricoltura, Carrozzeria, Panificazione sono articoli usciti dalla sua penna, come quelli sulle Campane, sullo Zucchero, il Carbone, la Ceralacca, gli Speroni e perfino gli Spilli! Con un collaboratore di tanta versatilità, gli editori si stimavano certi di non trovarsi mai in imbarazzo. Essi annunziano quindi baldanzosi, nel 1750, chiudendo il manifesto agli abbonati: «Possiamo assicurare che niun'opera conosciuta sarà mai stata così ricca e così istruttiva come la nostra ». E il lavoro incomincia. Sin dai primi passi, tuttavia, gli intoppi non mancano. Il bollente direttore d'orchestra, in perpetua lotta con la Censura, doveva di tanto in tanto ritirarsi a far penitenza nel mastio di Vincennes ; e poiché quando non c'era lui nessuno moveva un dito, sei anni buoni ci vollero solo per lanciare i due primi volumi dell'opera, usciti entrambi nel 1751, a pochi mesi di distanza dal Discorso del D'Aktnbert. Nè i guai finirono lì, che anzi dovremmo dire che lì incominciarono. La diversa fortuna delle Enciclo pedie dello Chambers e del Diderot non dipese evidentemente solo dall'essere l'una in due e l'altra in trentacinque volumi, l'una non illustrata e l'altra sì. Se la Francia, dove l'opera rappresentò al suo apparire un articolo di importazione, divenne il ! a n l paese dell'enciclopedismo a preferenza dell'Inghilterra che ne era stata la culla, le ragioni ne furono varie e complesse. Anzitutto è indiscutibile che l'autorità intrinseca dell'Enciclopedia francese, cui avevano collaborato le maggiori penne d'Europa, fosse di gran lunga superiore a quella del suo modello britannico. In secondo luogo, l'esser compilata in una lingua familiare a tutte le persone colte e avente, per volontà di Federigo il Grande, diritto di cittadinanza nella stessa Germania, doveva fatalmente assicurare alla prima diffusione più vasta, a dispetto della mole e del prezzo di tanto più ingenti. Ma la causa decisiva della diversa risonanza storica delle due opere va cercata probabilmente nell'essere allora l'Inghilterra un paese dove il materialismo utilitario, anima dell'enciclopedismo, aveva già vinta la sua battaglia da un pezzo, laddove in Francia e nel resto d'Europa quella battaglia si trattava ancora di impegnarla. Perchè un esplosivo esploda, un certo grado di compressione è indispensabile : il gas non prigioniero può bastare a cuocere un pajo d'ova, non a far saltare 'in palazzo. Ora al principio del secolo XVIII l'Inghilterra è, già per così dire, un paese dell'Ottocento : costituzionale e parlamentare in politica, materialista e sperimentale nella filosofia e nelle scienze, liberale nelle attività della vita spicciola. Quand'anche l'Enciclopedia dello Chambers avesse avuta la autorità e la mole di quella del Diderot, poteva essa produrvi conseguenze paragonabili a quelle avute da quest'ultima sul continente, dove assolutismo dinastico e tradizione dominavano ancora tanto la politica quanto la cultura e la vita sociale? Sulla Francia del secolo XVIII, monarchia di diritto divino e dogma trascendente gettano ancora la loro ombra, e una battaglia è necessaria per abbattere l'una e l'altro come lo era stata un secolo innanzi nel paese di Cromwell. A tale battaglia l'Enciclopedia fornirà, per forza di cose, piani, metodi e, generali. Per questo tutti gli elementi conservatori dello Stato sono fin dal primo momento contro di essa. Nel 1752, anno successivo alla comparsa dei due primi tomi dell'opera, è solo la segreta parzialità del ministro Malesherbes che li salva dal macero reclamato per loro dalla Congregazione dell'Indice. Sette anni dopo, proceduto a un maturo esame dei sette tomi pubblicati, interviene il Parlamento con la revoca della licenza di stampa concessa all'editore Briasson, revoca motivata, come risulta da una sentenza del 23 gennaio 1759 esposta fra altri interessanti documenti alla Biblioteca Nazionale di Parigi, dal carattere sovversivo dell'Enciclopedia. I dieci volumi mancanti per completare la serie verranno messi in vendita tutti insieme solo nel 1765, quasi alla macchia, grazie all'intervento personale della Pompadour, che ricoprirà il contrabbando con le pieghe fiorite della propria crinolina, senza rendersi conto del nuovo pessimo servigio reso alla Monarchia. Ma, durante i quattordici anni richiesti dalla pubblicazione dei diciassette volumi formanti il corpo principale dell'opera, la zuffa non cesserà di arderle intorno. Ora è lo scandalo prodotto dal trattato di Elvezio sullo Spirito, breviario del nuovo materialismo e fondamento della frenesia individualistica che inspirerà la Rivoluzione, contro il quale muovono, di concerto Arcivescovo e Parlamento, ora è la polemica prò e contro il cattolicesimo, ora sono le dispute intorno ai doveri e ai diritti dello Stato, ora le controversie economiche, -finanziarie, giuridiche, amministrative. La Chiesa è, come sempre, in prima fila tra i difensori dell'ordine, avendo essa immediatamente intuito il pericolo rappresentato, in un paese fino allora cattolico, da quella invadente sètta di apostoli della critica e dell'incredulità. Non dobbiamo, infatti, dimenticare che l'Enciclopedia fu tenuta a battesimo dalle Loggie massoniche, dove la causa aveva trovato avvocati e patrocinatori sin dal 1740 ossia prima ancora che l'editore Le Breton pensasse a convocare il Diderot. Un buon contributo gliel'arrecarono, per di più, i protestanti di'Germania, a cominciare da quel barone d'Holbach la cui opera di .filosofo fu tutta un libello contro la Chiesa.romana, dal Cristianesimo svelato del 1756 alla Teologia tascabile e ai Preti smascherati del 1768. Messo a rumore dalla violenza dell'offensiva dei nuovi libertini, di cui Voltaire è insieme il Papa e l'Alessandro Magno, il mondo ecclesiastico rizza in fretta e furia barricate di libri, buttandosi a corpo morto nella pugna. Escono, così, l'uno sull'altro, l'Apologia della religione cristiatta contro l'autore del Cristianesimo svelato, le Riflessioni di un francescano contro l'Enciclopedia, l'Apologia della Metafisica, il Dizionario antifilosofico, _ i Pregiudizi legittimi contro l'Enciclopedia e via di seguito. Palchetti interi ospitano nelle biblioteche francesi gli esemplari di questa letteratura polemica — meno defunta di quel che non si potrebbe credere — nella quale gareggiano di zelo le penne dei Bergier, dei Berthier, degli Chaudon, degli Chaumeix e di venti altri, per lo più gesuiti e benedettini. Ma gli echi del drammatico conflitto riempiono ormai perfino i salotti, specie quello di madama Geoffrin, bas bleu di fama europea, dove gli enciclopedisti hanno stabilito il loro quartier generale. Giacché avviene nella società parigina della seconda metà del secolo qualcosa di analogo a quanto doveva avvenirvi ai dì nostri dopo la Rivoluzione russa : la nascita di una specie di bolscevismo mondano, di comunismo di società che fa rampollare a dozzine, con centocinquant'anni di anticipo, le madame di Noailles e gli Anatole France in parrucca. Le prime fila della*tengiura che abbat¬ terà il trono non si annodano forse all'ombra del blasone e a due passi dal trono? Nel 1759, allarmato dalla piega assunta da un'impresa il cui scopo doveva inizialmente ridursi a « riunire le cognizioni sparse, esporne il sistema generale e trasmetterlo ai posteri affinchè i lavori del passato non sieno stati inutili per l'avvenire e i nostri nipoti, diventando più colti, diventino insieme più virtuosi e felici », il D'Alembert si ritira dall'Enciclopedia. « Abbandonare 1' opera, scrive inorridito il Diderot a Voltaire, il 19 febbraio,, significa volger le spalle alla breccia ed esaudire i voti dei manigoldi che ci perseguitano. Se sapeste con qual gioia hanno appresa la diserzione del D'Alembert !». In quanto a lui, irremovibile, egli continuerà coi più fidi il suo lavoro di mina, aggiungendo ai diciassette volumi dell'Enciclopedia propriamen¬ e te detta quattro tomi di Supplemento, usciti fra il 1776 e il 1777, più undici di Tavole, uno di Supplemento alle Tavole e due di Indici : in tutto trentacinque volumi. L'ultimo della serie vide la luce nel 1780, nove anni dopo che in Lucca, presso l'editore Giuntini, erano usciti i sedici tomi della prima edizione italiana a cura di Ottavio Diodati. A nove anni di lì, cadeva la Bastiglia. Quattordici anni dopo, uno dei campioni più entusiasti dell'Enciclopedia, assertore fiorissimo del progresso umano, il marchese Antonio Nicola di Condorcet, si suicidava nelle carceri del Terrore alla vigilia di salire il patibolo. L'idillio era finito. D'allora in poi molte altre Enciclopedie, e assai più belle di questa, videro e vedono la luce : ma fortunatamente la loro comparsa non è costata la vita a nessuno. CONCETTO PETTINATO.