Grandi discute con MacDonald sui debiti di guerra

Grandi discute con MacDonald sui debiti di guerra La Conferenza di Losanna verso compromessi equivoci Grandi discute con MacDonald sui debiti di guerra La viva risonanza delle dichiarazioni del Ministro degli Esteri Italiano Dal nostro inviato speciale Losanna. 5 notte. Quei due bravi uomini che stanno contrattando alla fiera del villaggio il prezzo della vacca di cui si magnifica la bellezza, senza che nessuno l'abbia mai vista, sono arrivati al momento conclusivo del loro mercato; s'è messo di mezzo un mediatore, non del tutto disinteressato, che cerca di avvicinare le cifre e le modalità di pagamento. E' facile individuare nelle due contrattanti la Francia e la Germania, nel mediatore l'Inghilterra. MacDonald ha ricevuto stamane IIerriot che, forse perchè compieva il suo sessantesimo compleanno, non era del solito simpatico buon umore; poi ha visto vcm Papen; nel pomeriggio le visite si sono invertite, prima von Papen e poi Herriot; stasera egli ha invitato a cena il Cancelliere con la speranza di indurlo ad accettare il compromesso. Il Piano Layton Diche cosa ài tratta? Nel caleidoscopio di cifre e di clausole dei giorni scorsi conserviamo le due più facili a ricordare: quattro miliardi richiesti dalla Francia, e due miliardi offerti dalla Germania. Degli esperti di buona volontà, con a capo mister Layton, direttore dell'* Econpmìst », si sono messi in testa di far coincidere le due cifre con una di quelle abilità di prestigiatori proprie della categoria degli esperti. I loro giochi di bussolotto non riescono a convincere noi, e insieme con noi l'enorme massa dei benpensanti i quali credono immutabilmente che due più due fanno quattro e non cinque; ma noi non contiamo nulla; gli esperti lavorano per gli uomini di Stato, i quali, quando fa loro comodo, sono disposti ad ammettere questa e altre assurdità matematiche. Il Piano Layton, dalle indiscrezioni che sì hanno, può essere così riassunto: la Germania pagherà 2600 milioni di marchi oro mediante emissione di Buoni del Reich da piazzarsi sul mercato internazionale. L'emissione avverrà in due tranches: la prima di. 1600 milioni di Buoni a 90, la seconda di un miliardo di Buoni a 95. Non è contemplato alcun limite di tempo per la moratoria; ma la moratoria è stabilita de facto dalle possibilità del mercato internazionale di assorbire il piazzamento di questi Buoni. L'operazione di emissione e di rimborso dei Bjwni dovrà essere compiuta dentro dieci anni, sempre tenendo presenti le capacità del mercato, in modo che se per ipotesi la condizione necessaria di tale capacità non si manifestasse, l'operazione diventerebbe nulla. Simile eventualità è stata lasciata aperta perchè nel caso in cui tutti i pagatnenti intergovernativi fossero cancellati, l'operazione non avrebbe più seguito? E' una domanda che poniamo per l'avvenire. L'avvicinamento teorico alla somma di quattro miliardi sarebbe determinato dal minor tasso d'interesse dei Buoni, che dal 5 per cento scenderebbe al 4, o al 3 e mezzo per cento. Le condizioni politiche di von Papen Quando la nuova proposta è stata fatta alla Delegazione tedesca, questa ha subito dichiarato di ritenerla inaccettabile, pur costituendo una base di ulteriori negoziati che si svolgono con febbrile alacrità. Ma le obbiezioni possibili non vertono soprattutto sugli aspetti finanziari del mercato, esse mirano principalmente ad ottenere vantaggi di ordine politico: l'abolizione dell'art. 231 sulla responsabilità della guerra, l'annullamento della parte Vili del Trattato dì Versailles, in cui sono fissati i principii degli obblighi finanziari della Germania, il riconoscimento dell'uguaglianza di diritti per quanto concerne gli armamenti. Herriot, il quale uscendo dall'ultima riunione con MacDonald aveva detto « con le tasche vuote ma col cuore gonfio di speranza », ha affermato alla stampa francese che il suo Governo rifiuta risolutamente ogni condizione politica. Come è mutata la situazione in pochi giorni! Mentre all'inizio della Conferenza era la Francia a richiedere di allargare il terreno delle discussioni nel campo politico, è oggi essa che è costretta a difendersi dall'invaaenza delle questioni politiche. Il ragionamento francese è il seguente: quando un condannato viene amnistiato, la sua colpa deve restare ben scritta sulla fedina penale. Sono residui di una mentalità che per fortuna non ha più alcun effetto! Ma MacDonald non si è lasciato disarmare da tali intransigenze, e continua con tenacia a battere in breccia le resistenze reciproche. Così l'art. 231 viene da lui definito come « useless », inutile, ormai senza più riferimento. Il punto più grave è quello dell'uguaglianza dei diritti che ' MacDunala tenta di trasferire a Ginevra sul suo terreno giuridico: la Conferenza del disarmo. Sappiamo da buona fonte che gli elementi hitleriani insistono principalmente per eliminare, le discriminazioni della parte V del Trattato di pace, in modo che, salendo al potere, non siano legati in alcun modo — nella loro azione internazionale — dai vincoli militari di Versailles. Probabilmente si cercherà di accontentare ì tedeschi con prorrfesse generiche. Duplice salvaguardia Tali contrattazioni riguardano più direttamente Francia e Germania; e per gli altri problemi interessanti particolarmente le cosidette Potenze creditrici'! Le dichiarazioni di ieri dell'On. Grandi hanno avuto una forte risonanza, col risultato di contribuire efficacemente alla chiarificazione del problema dei debiti intereuropei. La Delegazione inglese, che nei giorni scorsi aveva bluffato sulla conclusione di uno speciale accordo con la Delegazione francese, si sta convincendo che con la rinuncia di fatto alle riparazioni germaniche sarebbe assurdo lasciare inalterata la questione dei suoi crediti verso gli alleati della guerra, che bisogna arrivare ad una salvaguardia e ad Mita copertura precauzionale. Due giuristi, il nostro Pilotti e l'inglese Malkin, hanno esaminato la questione attentamente e, dopo contatti continui fra le due Delegazioni, è avvenuto stasera un incontro fra l'On. Grandi e MacDonald. Il nostro Ministro degli Esteri si è recato all'Hotel Beau-Rivage accompagnato dal dott. Pirelli e dal Ministro plenipotenziario Buti; egli ha visto il Presidente della Conferenza MacDonald ed i principali delegati inglesi; l'incontro è durato circa un'ora, e ì negoziati sembrano avviati verso una soluzione soddisfacente. Infatti, nella notte, giuristi ed esperti delle due Delegazioni lavorano intensamente intorno alla redazione di un testo di accordo. Il sistema escogitato per salvaguardare la posizione dei debitori europei è duplice. Nell'accordo tra i creditori e la Germania si farà cenno esplicitamente, e più volte, che, qualora tutta la complessa questione dei debiti intergovernativa non abbia raggiunto un'intesa vantaggiosa per tutti, giuridicamente si ritornerà ipso facto agli accordi esistenti prima della Conferenza di Losanna, cioè al Piano Young. Giuridicamente, abbiamo detto, poiché nella realtà dei fatti, saremo completamente nelle mani del destino; la validità giuridica della tesi dei creditori, che non sarebbe infirmata affatto da una ratifica immediata del Reichstag. ■ incontrerebbe però una insormontabile opposizione nella Germania. Inoltre a Losanna sarà concluso un altro accordo, un gentlemen's agreement tra i creditori, di cui le posizioni rispettive saranno meglio specificate; la formula è oggetto di studio, ed essa sarà comunicata ufficialmente alla Germania, come avvenne per gli accordi dell'Aia. La terza parte sarà costituita da quell'accordo molto vago della seconda Commissione intorno ai problemi economici. In ultimo si avrebbe una dichiarazione politica. Contraddizioni Da tutto quanto precede, sia nei confronti diretti della Germania che nei rapporti fra Stati creditori, si osserva come la Conferenza non stia rispondendo agli scopi per'cui era stata convocata; gli equivoci permangono; basti pensare che negli accordi in manipolazione esistono bisticci di questo genere. Si comincia col dire: « Gli obblighi delle riparazioni sono annullati senza alcun riferimento ai debiti di guerra » ; ma subito dopo sì dice: « / debitori europei non rinunciano al Piatto Young ». Il risultato della Conferenza si ridurrà ad avere legalizzato, in una certa maniera più o meno contorta, lo stato di moratoria esistente dì fatto fin dal l.o luglio 1931, dandogli un certo respiro. Sono questi dei temi che avremo modo di sviluppare più ampiamente quando si conosceranno i testi compiuti degli accordi, e che saranno pronti prima della fine della settimana; dovremo metterci le mani net capelli? Ritornando alla cronaca e passando nel campo delle Potenze invitate, oggi si è tentato di calmare la sollevazione dei piccoli Stati che, tenuti per tre settimane alla porta, non avrannò probabilmente altra soddisfazione che quella di sentirsi leggere gli accordi conclusi. A una riunione sotto la Presidenza, di Hymans, a cui hanno partecipato anche i delegati delle cinque Potenze invitanti, e a cui erano presenti i rappresentanti dell'Ungheria e della Bulgaria, il Ministro ungherese Valico ha fatto la questione pregiudiziale se a Losanna si sarebbe parlato solo di riparazioni, o se sarebbero 'portati in discussione anche i proìblemi ecoìiomici. Gli è stato risposto che le riparazioni sono al primo piatto; se c'è tempo si affronteranno anche le questioni economiche, le quali altrimenti saranno rinviate a Parigi per l'autunno prossimo. ALFREDO SIGNORETTL «Il pugno sul tavolo» Parigi, 5 notte. Le dichiarazioni di Grandi alla stampa hanno — com'era prevedibile — fatto sobbalzare di raccapriccio i giornali francesi, taluni dei .quali ostentano di non comprendere come mai una delle Potenze creditrici possa essere « più realista del re », ossia gettare la scomunica sulle riparazioni, quando lo stesso debitore si mostra disposto a pagarne una parte. Non bisogna accordare importanza a tali manifestazioni, il cui significato è uno solo: l'invincibile negazione francese per ogni soluzione dei problemi internazionali, atta a ricondurre effettivamente la concordia nel mondo e di conseguenza a sopprimere quel torbido stato di coije dal quale la Francia ha finora tratto le ragioni migliori della propria forza. Lo stato d'animo del Governo di Parigi di fronte alla tesi del colpe di spugna è paragonabile a quello dei gangsters » americani di fronte alla campagna antiproibizionista. Gli antiproibizionisti — tutti lo sanno — non vogliono sentir parlare di ritorno al regime umido, non già perchè loro non piaccia buttar giù, tratto tratto, un bicchierino e magari una intera bottiglia, ma perchò il giorno in cui il vino dovesse tornare a vendersi ostensibilmente e liberamente, cesserebbe la ragion d'essere del contrabbandiere e verrebbe meno, come per incanto, la fonte miracolosa della sua ricchézza e della sua potenza. E' presso a poco con un -s animus » dello stesso genere che i francesi considerano il disordine odierno del mondo. Questo disordine costa, è vero, alla Francia qualche sacrifizio: ma quali maggiori sacrifizi non le costerebbe il ritorno all'ordine? Giacché ritorno all'ordine significherebbe ritorno .alla prosperità generale, ritorno alla libera iniziativa dei Governi, fine della subordinazione dei Paesi più dissestati di fronte ai meno dissestati, tramonto dell'era dei prestiti politici, cessazione della disparità di potere e di influenza che viziano, nell'intera Europa, il libero e spontaneo giuoco delle forze. Ora, un Paese che ha potuto consolidare giorno per giorno la propria situazione grazie alle difficoltà degli altri, un Paese per il quale queste difficoltà si traducono praticamente in una congestione di oro nelle cs^se del proprio Istituto di emissione, congestione esattamente proporzionale all'anemia che ha colpito le casse degli Istituti di emissione altrui, non può non considerare il ritorno alla normalità come una « dlminutio capitis », come una minaccia. Il senso della condotta francese a Losanna è precisamente questo: cercare, in un prolungamento del processo delle riparazioni, il prolungamento dei vincoli che inceppano l'autonomia degli avversari, alimentare il marasma che mantiene la superiorità relativa della Repubblica sugli altri Stati del continente, in una parola perpetuare il regime asciutto per tenere in vita la propria potenza. Alla luce di questi rilievi, è facile intendere l'impressione prodotta oggi qui da quello che l'« Echo de Paris » chiama « il pugno sul tavolo di Grandi ». Gli organi ufficiosi si fanno in quattro per cercare, sotto il gesto del Ministro italiano, ragioni di piccola cucina diplomatica, le sole che sembrano accessibili alla mentalità francese. Uno dei redattori diplomatici del « Peti' Parisien » attribuisce, per esempio, le dichiarazioni di Grandi al desiderio di turbare il buon accordo franco-britannico, e di impedire che Francia e Jugoslavia conservino un margine attivo sulle somme da versarsi dalla Germania. Un altro redattore diplomatico scrive sulla « Liberto » che Grandi ha agito di intesa con i tedeschi, e in particolare con ven Schleicher. Pertinax sullV. Echo de Paris » parla di « intrigo accuratamente architettato ». Il :< Journal des Débats » sostiene dal canto suo che il gesto italiano è « supremamente abile »; ma poche righe più sotto si pente, e lo dichiara « inopportuno ». Inopportuno, semplicemente perchè rompe le uova nel paniere della Francia e dell'Inghilterra. Tutti questi apprezzamenti che sanno di insincerità lontano un miglio, non debbono scuoterci: l'Italia ha fatto il gesto che si doveva fare e al momento in cui si doveva farlo. Proprio sabato scorso deploravamo su queste colonne : « Nessuno si dà pensiero se la finzione giuridica dei nuovi pagamenti che la Germania non effettuerà mai non avrà come unico risultato quello di fornire agli Stati Uniti un pretesto più che legittimo per rifiutarsi a fare qualunque concessione in tema di debiti. Nessuno si rende conto che il rinvio dei pagamenti, sia pure a tre anni, non farà se non prolungare di altri tre anni il marasma internazionale, con tutte lo conseguenze spaventevoli che esso implica ». Le dichiarazioni di Grandi esprimenti, con tutta l'autorità delle funzioni che ricopre e delle direttive cui ottempera, quel nostro stesso sentimento, vengono oggi incontro alle preoccupazioni di tutte le persone sensate e di buona fede. L'atmosfera da Piano Young o da Piano Dawes, in cui la Conferenza di Losanna è venuta a perdersi, è un vero tradimento nei confronti delle speranze che 'l'opinione mondiale aveva concepito al suo ini zio. Se gli interlocutori che hanno il senso delle loro responsabilità non reagiscono in tempo e con la dovuta energia, tutto quello che sarà stato fatto riuscirà inutile; peggio, riuscirà disastroso. La Germania ancora potrebbe cavarsela come se l'è sempre cavata in passato, vale a dire facendo le viste di adempiere agli impegni presi e in realtà chiedendone la revisione di lì a pochi mesi, perchè ineseguibili. Ma ì creditori ex-alleati? Non avranno essi per questo nuovo piatto di lenticchie, alienata definitivamente la propria capacità di difesa di fronte ai loro propri creditori? E non avranno essi, cosa più grave, con vera e propria follia, fornita nuova esca alla crisi, nuove scuse alla paralisi cronica degli affari, nuove attenuanti alla latitanza del credito? C P.