Il Tanaro, fiume da sistemare

Il Tanaro, fiume da sistemare J^ieixxorxt;© rurale fi Il Tanaro, fiume da sistemare Immaginoso progetto di 600 anni fa -- Irrigazione e ricupero di aree I danni delle piene da Cherasco ad Alessandria: 23 milioni all' anno ASTI, giugno. Questo, della sistemazione idrografica del Tanaro e della sua utilizzazione Irrigatoria, è problema il cui esame, per gli elementi di contrasto che lo accompagnano, sembrerebbe sconcertante ove non si tenesse in considerazione il fatto che le acque sono state in ogni tempo causa di dissidi e di litigi, e che qualche volta, come nel caso dei Salassi della Val d'Aosta, hanno persino servito di pretesto a guerre di aggressione e di sterminio. Del resto non è da oggi che il Tanaro manifesta 11 suo cattivo umore contro le sponde entro le pndcAdmvpquali è costretto a scorrere. Vi è un fl« precedente » sensazionale, per quanto... preistorico. Se la geologia non inganna il fiume, che durante l'epoca quaternaria era entrato nella odierna pianura di Cuneo, allargandosi in un letto di parecchi chilometri, giunto all'attuale confluenza della Stura di Demonte, filava diritto al Po lungo il piano divenuto poi di Bra, Sommarlva e Carmagnola. Più tardi, 11 processo di erosione, che la scienza spiega, determinava sotto la rupe di Cherasco la deviazione del fiume, che muovendo verso nord-est, separava nettamente le Langhe dall'Astigiano, e continuava nella stessa direzione fino ad Alessandria. Era, in altri termini, il letto d'oggi. « Qui dunque, nel quaternario superiore — scrive Giuseppe Rosso in un suo interessante saggio di orologìa storica sulla valle — la rete idrografica della regione ha subito una trasformazione radicale e il Tamaro ha allungato 11 suo percorso di una ottantina di chilometri », // Po in Asti sntdlsChi non ha eccessiva dimestichezza con la nostra storia medioevale (solo l'ignoranza più crassa valse a far rite^ nere quel periodo come tenebroso), potrebbe essere indotto a credere che fosse per prendersi una rivincita contro questo prematuro e indebito passaggio del Tanaro nel Po, che gli astigiani del dodicesimo secolo, uno dei secoli gloriosi del Comune repubblicano, pensarono seriamente a deviare il Po... nel Tanaro; ma la città, che era stata due volte devastata dai barbari per essersi schierata con l'Impero al tramonto, e due volte distrutta dal Barbarossa per aver difesa la propria libertà comunale, possedeva una sua anima d'acciaio unita ad un senso cosi profondo della potenza mercantile, da parerle cosa non impossibile a tradursi nella realtà la romana concezione del trasporto delle acque da un fiume all'altro, non si comprende bene se per necessità di irrigazione e per atto d'imperio sul Piemonte occidentale. Fu, a ogni modo, nel 1224. Quarantasei anni dopo la Zecca astense muterà sul recto delle proprie monete, adottate come norma del relativo sistema dell'epoca, la leggenda di Curradus rex, a ricordo dell'Imperatore che le aveva concesso il privilegio di funzionare, nel verso che-fu giustamente detto leonino: Aste Nitet Mundo Bwncto Custode Sècundo. Intanto la forza della città era già tale che uno dei più celebrati Capitani di allora, il conte Tomaso di Savoja, nel consegnarle alcune importanti terre piemontesi, situate appunto in prevalenza nel diretto bacino del Po, proclamava se, o suo figlio Amedeo, cittadino astense. Il documento è nel Codice di Asti detto de Malabayla, al numero 656, e comincia cosi : « Sia con noi la grazia dello Spirito Santo. Nell'anno del Signore 1224, indizione duodecima, venerdì 13 settembre, in nome del Signore cosi sia. Il signor Tomaso, Conte di Savoja e Marchese d'Italia donò e consegnò o quasi consegnò al signor Pagano di Pletrasanta, Podestà di Asti, ricevente in nome del Comune di Asti e per conto dello stesso Comune, il dominio e la proprietà di Bra e di Fontane, con ogni diritto, giurisdizione comitale e distretto e con tutti gli uomini e le giurisdizioni appartenti al medesimo Conte ed ai predetti luoghi, e specialmente la fedeltà dei signori e degli uomini dei predetti luoghi che quivi ha, nulla quivi ritenendo per sè, ed il ricetto e l'albergheria che ha in Fontane, di modo che il detto Comune tenga e possegga o quasi possegga tutte le cose predette senza opposizione del predetto Conte o dei suoi eredi. E promise di far giurare fedeltà da coloro dei predetti luoghi che avessero giurato fedeltà al medesimo Conte, e che se non volessero giurarla, darebbe opera e farebbe forza contro di essi e contrasterebbe a loro finché l'avessero giurata al Comune di Asti, sicché le cose predette rimangano al Comune di Asti in dominio e il detto Comune non sia tenuto a darle o renderle in feudo allo stesso Conte ». La strada di Suso. L'atto continua dicendo che il Conte «parimenti donò e consegnò al detto Podestà, ricevente a nome del predetto Comune, il dominio e la proprietà di Carignano, Vigone, e Cumiana, con ogni autorità comitale, giurisdizione, distretto ed onore, e con tutti gli uomini e le fedeltà allo stesso Conte appartenenti a cagione dei predetti luoghi, e con acque e pascoli, rupi, rovine e tutte le cose pertinenti al contado ossia giurisdizione, costituendosene possessore o quasi possesspre, finché il Comune di Asti sia entrato nel possesso corporale, volendo in esso trasferirne dominio e possesso». Il Comune di Asti investi il Conte in feudo gentile dei predetti luoghi, ed il Conte promise fra l'altro che se gli venisse fatto di ricuperare Cirlè, Piossasco, Barge, Bagnolo e Pinerolo, terre perdute del suo Contado e Marchesato, anche per esse avrebbe giurato fedeltà al Comune di Asti. «Parimenti — continua l'atto — il predetto signor Tomaso, o suo figlio Amedeo, sarà cittadino d'Asti e comprerà una casa nella città d'Asti al giusto prezzo fino a duecento lire entro sei mesi dalla fatta concordia, e per essa pagherà il fodro al Comune d'Asti, ogniqualvolta che la città verrà pel fodro o per la colletta ». Ma eccoci al punto culminante. L'atto parla prima di una nuova via di comunicazione cui dovrà essere posto mano : « Parimenti sarà tenuto il detto Conte a dare al Comune di Asti una strada, che venga per Susa e Sant'Ambrogio, grossa e minuta, per gen te a piedi e a cavallo, di modo che " strada predetta venga per Vigcne Carignano verso la città d'Asti o peraltro luogo per cui si accordassero ildetto Conte e il Comune di Asti, adeccezione di Rivoli e di Torino». Poi prosegue: «Parimenti il Conte sarà tenuto a dare al Comune ed agli uomini d'Asti, forza, consigliò ed aiuto, per condurre il Po alla Città di Asti, se gli Astensi lo vorranno ». Il Conte «giurò sopra gli Evangeli di Dio di mantenere (i patti) e di far mantenere ed osservare e non contravvenirvi in alcun tempo sotto nessun pretesto». L'atto, stipulato in Asti,,.«in pubbUca assemblea radunata sul !?rndtmsisMercato del Santo, essendo testimoni i signori Guglielmo di Villetta, Ruffino di Sarmatorio, Davide di Crosso, Frasso, giudice del Podestà di Asti, Giorda- fl0 Marcellino suo minte e molti altri », si chiude con la seguente dichiarazione : « Io, Musso Bovicolo, notaio palatino, intervenni, e per comando dei predetti Conte e Podestà cosi scrissi ». Mi è piaciuto riferire con qualche larghezza la materia contenuta nella straordinaria stipulazione, che ci presenta il Conte Tomaso di Savoia nell'atto di giurare fedeltà alla Repubblica davanti al p"opolo riunito in assemblea sul Mercato del Santo, perchè tale documento, mentre ci offre una immagine estremamente viva e pittoresca dei costumi di quell'epoca, dimostra che la clausola di condurre con un canale le acque dei Po nella valle del Tanaro, accoppiato alle altre condizioni imposte al Conte, dovette apparire all'assemblea meno strano di quanto oggi si possa pensare. Peccato che nessun'altra memoria in proposito, sia pervenuta fino a noi. Forse avremmo potuto collocare gli astigiani del Medioevo fra i precursori del moderni canali navigabili, essendo da escludere, data la serietà del documento, qualsiasi carattere di smargiassata, d'altra parte in contrasto con i tempi. Le acque restano al Piemonte Quanto al Tanaro e ai suol due problemi accennati in principio, dalla lettura degli atti messi cortesemente a mia disposizione, per il tramite della Segreteria comunale, dal Podestà on.. Buronzo, si ricava una morale che in verità è difficile racchiudere in una definizione obbiettivamente esatta, tanto certe iniziative succedutesi dal 1917, epoca in cui venne presentata la prima domanda per la deviazione delle acque in Liguria a scopo industriale, fino a ieri, appaiono contraddittorie. Infatti, « in quella circostanza — si legge in un esposto del Podestà di Asti in data 15 giugno 1929 al Prefetto della Provincia — le Amministrazioni provinciali di Alessandria e di Cuneo, assumendo anche la rappresentanza dei Comuni interessati ad esse associatisi, redigevano un primo progetto per la utilizzazione delle acque sul versante piemontese », e prendevano decisa posizione contro la domanda ligure. «Nei 1923, il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici — prosegue il Memoriale del Podestà — affermava l'interesse preminente dell'agricoltura a che le w&fOÈ Sfat Tanaro fossero utilizzate nella rettone piemontese, ed il diritto di questa, che vede le sue terre corrose e distrutte dalle piene del fiume, alla sistemazione del letto lungo il suo percorso ». In seguito fra le Amministrazioni delle due Provincie e i Comuni rivieraschi dei Circondari di Mondovì, Alba, Asti ed Alessandria, si addiveniva alla nomina del Consorzio « Pro Tanaro », con lo rrvpnimpasinctvdgeddpsfctIldmbsnpsdd. „ .„ „_-__ scopo di promuovere e attuare le °P«f lnecessarie a difendere le sponde e gii j abitati dalle piene e dalle erosioni, di;estendere e migliorare l'irrigazione, di Iattuare ogni opera comunque conces- i , «„i „,,j„/n„„ti Ti,ttr, oomViT-o.:sa coi i fini suindicati. Tutto sembrava bene avviato, «senonchè — è ancora il Podestà di Asti che parla le due Amministrazioni provinciali diiAlessandria e Cuneo, senza accordi e senza sentire il Consorzio legalmente costituito, presentavano al Ministero un progetto di variante e prendevano accordi per la costituzione di un nuovo Consorzio interprovinciale con Genova e Imperia, la cui sede fu stabilita a Cuneo». Respinta una prima volta, la deviazione delle acque dell'Alto Tanaro verso la Liguria, veniva dunque in seguito caldeggiata. I documenti che ho avuto sottocchio, non precisano i motivi di questo cambiamento di scena; resta però il fatto che essendosi 1 rappresentanti dei Comuni astigiani opposti con un loro ricorso 2 aprile a a o i i l o e e , , — r a a a di o ti nn r il lOLiue Ueue uycie om;t» suiuu»,d per una superficie irrigabile di milleoi ettari, in base al progetto Norzl, ènaitttds(nq1926 al progetto di deviazione che re-|ca la data 10 gennaio 1925, la pratica si arrestava e le acque rimanevano definitivamente al Piemonte. f canali irrigui Più tardi, il 30 dicembre 1928, i proprietari della Bassa Valle del Tanaro, nel tratto posto in territorio dell'ex-Circondarlo di Asti, convocati dal Commissario Prefettizio di quest'ultima città, facevano voti che la sistemazione del Tanaro fosse affrettata e deliberavano di costituire un Comitato con incarico di addivenire alla costituzione di Consorzi per costruire ed esercire due canali irrigui, uno sulla sponda destra dai Molini di Isola fino al territorio di Rocca d'Arazzo; l'altro sulla sponda sinistra dal ponte di San Martino Alfieri fino al limite del territorio di Asti. n Comitato si adunava 11 6 gennaio 1929, facendo allestire un progetto di massima, dovuto all'ing. Ercole Norzi, per la derivazione di acqua sulla sponda sinistra e la costruzione di canali nei territori di San Martino Alfieri, Antignano, Revigllasco ed Asti, con eventuale estensione alla Bassa Valle del torrente Versa. Dal canto suo il Podestà di Asti Inoltrava domanda per la derivazione di acqua e per la costituzione del Consorzio «Canali Irrigui astigiani ». Il 13 ottobre 1929, il Comitato sì riuniva con 1 rappresen- ^^'^«n»™q^ri"Italiana""Bonifichetanti della Società iwliana BonmcneIrrigazioni, che intendeva provvedere alla irrigazione sulla sponda destra; l'accordo di massima era raggiunto il 9 novembre 1930 e la Società costi- tuiva legalmente il Consorzio irriguoProlungamento Canale di San Marza- n» ithiaimmte si svolgono le trat-cletà Anonima CanaleiDe Ferrari e-sercente nella zona di Fellzzano, chevanta vecchi diritti sulle acque delTanaro, e il Comitato, per un accordo . !?'J^j5*?f a'1™ che forma di di lire 2.523.000; negli atti non risulta il costo del prolungamento del Canale di San Marzano, che interessa una superficie di ettari novecento. Sotto l'aspetto irriguo, il problema è quindi in via di soluzione: ed era tempo, giacché nell'intero corso del fiume il territorio astigiano è il solo che manchi tuttora di mezzi razionant di irrigazione; dal che gli abitanti delle due rive fanno discendere la legittimità della speranza che, nell'interesse dell'agricoltura, altri ostacoli non siano opposti alla realizzazione dei loro voti. Constatazioni di un competente Insoluto rimane sempre invece il lato del problema che concerne la sistemazione del letto del Tanaro. La questione, che si riallaccia alla Bonifica integrale, induce a pensare alla vastità delle zone erose, dal cui ricupe ricostituzione dei boschi fluviali, deriverà alla Nazione, per opera del Governo fascista, un nuovo e forte ap porto di ricchezza. Nel caso del Tanaro si tratta di terreni pingui, di indiscussa fertilità, che ogni anno, mentre i progetti si succedevano al progetti e la trepidante attesa degli agricoltori era di volta in volta fra strata, venivano e vengono ancor oggi, intaccati dalle piene devastatrici. Ho chiesto al comm. geom. Giovan ni Penna, al quale si deve rlconosce- i a a a l o i i e a re il merito di sostenere ormai da un cinquantennio la lotta por la sistemazione, insieme con quello di una tenace opposizione ai tentativi di deviazione delle acque, se era possibile stabilire in cifre anche approssimative le perdite al riguardo. Egli ha cortemente risposto per iscritto : « Da osservazioni fatte nell'ultimo periodo, i danni arrecati dal Tanaro in terreni distrutti per corrosione ed in raccolti perduti a causa dello Inondazioni, nel tratto della vallata compresa tra lajhdi o, al li a , n - foce della Stura di Demonte alla di-, ^Alba, vi sono 18 cnilometn; 30 dal sbsonte di Alba al ponte di Asti; e 25, U'dal ponte di Asti alla diga di Ovi-jmglio. Il problema non è pertanto li-, emitato, come quello della irrigazio-j ane, al territorio astigiano: esso abbraccia una zona di settantatre chilometri, in taluni punti dei quali il letto del fiume si è allargato a perdita d'occhio. Calcolando la cifra esposta dal comm. Penna per tutta l'estenzione dell'ultimo decennio, si ha un danno complessivo che, senza tener calcolo delle perdite precedenti, supera abbondantemente i duecento milioni. Il Tanaro, come si vede, taglia sul buono. FRANCESCO ODDONE. ga presso Oviglio, si possono calco- j£laro Iti vcntltro milioni nll'nnnn» 1Dal nonto di Cherasco 3Tnonte diLpijai ponto ai wierasco ai ponie ai ttV.^ irt onn r\ 1(2 nfìilnma^i' ridi pmsdpatpnGrrigm