La Galleria d'arte moderna restaurata e riordinata

La Galleria d'arte moderna restaurata e riordinataLa Galleria d'arte moderna restaurata e riordinata naesaepaazzo-agrattuneegars-empnuove nuovevsioni - Un secolo di pittura - L'incanto lirico del paesaggio - Invito agli autori Si riapre stamani alle 10 con cerimonia intima riservata a pochissimi invitati, ed alla presenza del' Podestà e del vice-Podestà Gianolio, la nostra civica Galleria d'arte moderna che dal mese di marzo era chiusa per importanti lavori di restauro onde risulta notevolmente ampliata, e per un completo, intelligente riordinamento delle opere. Non è ancora la definitiva e tanto attesa sistemazione propugnata nel 1929 dalla Stampa con una campagna giornalistica ch'ebbe il compiaciuto consenso delle maggiori personalità artistiche italiane, e deliberata — appunto in seguito a quella campagna — dal dott. Paolo Thaon di Revel il 2 gennaio 1930 con uno di quegli tastAficpepiFduLcascoganpiortostguatti nobili e coraggiosi che legano ad:siun Podestà la gratitudine di una città'paIntera: la costruzione, cioè, di un nuovo palazzo architettato con razionali criteri di modernità e destinato a riunire le nostre quadrerie. Opera di rivalutazione E', ad ogni modo, un passo innanzi (di grande interesse) nell'opera di rivalutazione dei patrimoni artistici torinesi per troppo tempo trascurati fino a generare nell'opinione pubblica italiana il grossolano errore che le nostre collezioni d'arte — tranne i tesori egiziani e alcune poche raccolte del Museo d'arte antica — siano di scarsa e persino minima importanza; ciò che è falso, come vedremo. Opera di rivalutazione necessariamente lenta e cauta, ma alla quale nè il Podestà nè i suol collaboratori immediati hanno lesinato fede ed entusiasmo. In questi ultimi tre mesi non è quasi passato giorno senza che il dott. Thaon di Revel o i due'vice-Podestà Gianolio e Silvestri (specialmente il primo) venissero nella Galleria di corso Galileo Ferraris 30 ad accertarsi di persona del buon proseguimento dei lavori in corso, a consigliare e ad incitare; ma forse il maggior merito di queste persone egregie consiste nell'aver ricono sciuto come si doveva l'attività, la prudenza, la cultura del dott. Vittorio Viale, direttore dei civici Musei, e nell'avergll largamente concesso la possibilità di manifestare il suo spirito d'iniziativa. Chi si doleva del triste deterioramento di questi locali di per sè assai infelici, dell'affastellato dlsordine delle sale, del soverchio affollamento di pitture mediocri che andavano a danno di quelle insigni, chi rammenta la malinconia squallida che prendeva a passar questa porta, sarà ora gradevolmente sorpreso da un senso di ariosa libertà, di riposo e di calma che viene dalle ben ritmate cadenze della collocazione nuova dell'opere, dalla gioia, infine, di poter contemplare con agio senza il fastidio visivo delle tele troppo accostate, senza la contaminazione del banale ed anche del brutto fra. l'interessante e lo schiettamente bello. Nell'elogio al Viale non si cela certo un rimprovero a quanti lo precedettero nella direzione: ciascun d'essi fece allora quanto poteva; ma era necessario che venissero tempi nuovi e più franchi aiuti e più chiara comprensione del concetto recentemente espresso dal Duce della «pubblica utilità » dell'arte, per poter agire con profitto, per poter spendere senza timori gretti le centomila lire (e si noti che sono ben poche in confronto al lavoro compiuto) necessarie a ripulire tutti i quadri, a restaurare oltre cinquanta « pezzi » del Fontanesi, a rafforzare pericolanti pareti, ad aprire e render sicuro al piano superiore il già esistente ma inutilizzato spazioso salone che con la.sua balconata girante intorno e al di sopra dell'atrio d'in gresso aumenta considerevolmente la siditoLAvagnpoveroputinealpmcepesieclefaentie apdeDvipochalscbmIVricaBmvdndracresialidggNgfdmqlilmcsqsnogedcapacità del Museo. Di tutte queste!,novità simpatiche e attraenti potrà1 * rendersi conto già da oggi pomeriggio il pubblico, perchè il Podestà ha de ciso che fino alla fine del mese di giugno nella Galleria d'arte moderna si possa entrare gratuitamente, tanto nel giorni festivi quanto in quelli feriali, sempre allo scopo di avvicinare la cittadinanza ad una raccolta che va conosciuta, goduta, apprezzata come merita. Vecchio Piemonte Un'altra buona notizia. Raggiunta, da parte di parecchie tele inutili l'onesta oscurità dei solai per porre in valore — come abbiam detto — le più rappresentative, anche l'attuale catalogo... andrà in pensione. Ce ne dispia- i ^ per ja fatica impiegata dal compi 1 latore nello stendere gli accurati dati &*g&^»~ modo che in un vecchio articolo com I battemmo qui nettamente i concetti in i formatori della lunga prefazione, ci rallegriamo adesso che sia tolta dalla circolazione ima «guida» che negando 1 (l3a„ jg» Veslstenza di una scuola pit iTSa piemontese (basti pensare, per i l°nca V„"„,ÌX>=iia «Senni» rii pL™ rilevaT.1 *saurd°,*lf„i™ ™fJ,t- ^ dpgbiClglsÈpitgpsfsnfdriorslnCed all'influenza dell'insegnamento fon- r tanesiano), svalutando quasi tutti i nostri artisti regionali eccetto Fontanesi, Avondo, Pasini e Delleani, facendo difficilissime e contorte riserve persino per uno dei più grandi capolavori della pittura italiana ottocentista, VAprile di Fontanesi, era per il visitatore sprovveduto fonte di dubbi e di traviamento. L'ora della giustizia e della verità scocca di solito rara e tarda; ma quando scocca è la benvenuta. E molta luce di verità si va facendo oggi su questa Galleria — e diremmo anche su una visione d'insieme della pittura piemontese — mercè il nuovo ordinamento di Vittorio Viale. Gli autori, posti nel loro esatto « fuoco » estetico, sfollati e quasi disciplinati, guidano di sala in sala alla compren- sione migliore. Prima — appena oltre passato il vestibolo delle statue— Mas- simo D'Azeglio liberato dai troppi studi, restituito alla sua funzione di schietto romantico con l'Ulisse e Nausicaa, La morte del Conte di Montmorency, le Arpie, ecc., e di anticipatore della nuova pittura con gli studi di boschi, degni della scuola francese di Barbizon; poi Giuseppe Camino, Cesare di Benevello, Angelo Beccaria, Amedeo Augero e Costantino Sereno beniamini del pubblico domenicale pei soggetti patetici o truculenti, Francesco Gonin che nella Famiglia fiamminga dimostra già altre preoccupazioni. Essi introducono idealmente alla stupenda sala così caratteristicamente piemontese di Carlo Pittara, Carlo Piacenza, Edoardo Perotti; e diciamo stupenda soprattutto per il Pittara (di cui si sono conservati quattro dipinti tutti eccellenti mandando in soffitta la inutile e mastodontica Fiera di Saluzzo che faceva andare in visibilio il popolino entusiasmato da tante galline, da tanti cani e cavalli e montoni e cavalieri e venditori alla rinfusa), del quale gli apologisti infaticabili e tendenziosi del Delleani faranno bene a studiare i Dintorni di Rivara, del 1861, per convincersi che assai più grande del troppo esaltato pittore di Pollone è il pochissimo citato Pittara quando dipinge alcune mucche e un pascolo. Ma della scomparsa della Fiera di Saluzzo il buon pubblico, che ama il melodramma lagrdmoso, potrà rifarsi nella sala IV (che diremo la sala del quadro storico) con L'Innominato e il Pietro Micca di Andrea Gastaldi o col Federico Barbarossa passa per Sn.sa di Bartolomeo Giuliano; però attenti a non equivocare con lo studio per là Savritry del Gastaldi stesso, mezzo nudo di donna ch'è una delle gemme della pittura di figura intorno al '70, nè con i Funerali di Tiziano di Enrico Gamba, che come rappresentanza di pittura storica restano il tour de force di un valentissimo artista venticinquenne, ma che ancor oggi si impongono per la tonalità mirabile e per l'allucinante senso d'angoscia e di pauroso silenzio che grava su Venezia desolata dalla peste. Fontanesi Ed ora, signori, se l'avete in testa giù il cappello: si entra da Fontanesi Nel cinquantenario della morte del grande reggiano, di più non si poteva fare. Restaurato magnificamente (e ne demmo qui notizia) l'Aprile, accuratamente rivedute tutte le tele minacciate, questa nuova collocazione renderà felics il conte Tournon che del grandioso lascito Camerana fu esecutore testamentario e che giustamente si doleva che le duecento preziose opere non risaltassero col dovuto onore. Adesso tra questi splendori si circola, si respira, si contempla con inesausta ammirazione. Cosi disposti, con riposi creati da opportuni tramezzi, quadri e studi me glio segnano i momenti decisivi della evoluzione fontanesiana, cominciando dal Mattino del 1858 e dagli studi del ,gnàanìo fino ai quattro studi * del Lago Maggiore, del periodo sùbito precedente la morte. Restano in magazzino una trentina di « pezzi » dubbi, ma ricompare lo studio di Creys fra il '55 e il '62, già guasto ed ora rinato. Citeremo dei titoli? Ricorderemo, dopo l'Aprile, la Quiete, la Stalla, il Traghetto a S. Mauro, la Donna al fonte, l bozzetti per l'Aprile (sottratto adesso all'oblio) per 11 Lavoro, per la Nube? È' inutile, perchè non c'è qui palmo di pittura che non rinnovi il prodigioso incanto lirico, l'indefinibile fascino poetico di un'arte che ormai sempre più giganteggia nella prospettiva del tempo e che non tarderà a prendere il posto che l'attende fra le somme manifestazioni dello spirito. Ebbene, a quest'uomo che gli imbecilli accusavano di non saper disegnare (si vegga la stupefacente macchietta segnata a manico di pennello suUo studio che reca sul rovescio il prezzo di lire cinquecento!), il nostro Museo, ahimè, .non credette opportuno, fra il '69 e l'82, di comprare un sol quadro; e quelli qui presenti son dovuti al lascito Camerana, a quello Pezzo di Mombello, e al doni del Ministero della P. I. e di Vittorio Avondo. Ciò valga di conforto a chi oggi, lavo- mpmigaacèlsFcpdlstsstsicltdpmgltaCGdSrmRtiddeCs"Cblt rando, si dibatte in difficoltà; ma sia, mònlto anche ai molti giovanotti che per aver esposto una volta a Venezia (e sappiamo quanto sia difficile...) stimano senz'altro loro dovuto l'ingresso in una pubblica Galleria. Fino al Novecento Dopo Fontanesi, al quale è compagno coi sei studi (due di recentissimo acquisto) il lionese Ravier che tante affinità pittoriche e sentimentali ha col reggiano, l'ingresso alle altre sale è un poco opaco. Tuttavia Mosso, Allason, Gaspare Bugnone, Viotti, Giuseppe Falchetti, Vertunni, Chialiva, Faldi, Canaperia, Bertea, Corsi, accolgono con la cordialità modesta propria della loro pittura. Segue la Scuola di Rivara coi quattro D'Andrade del lascito già da noi illustrato, con Pastoris, Rayper, Bertea, la scuola cosi tipicamente piemontese, che si riassume appunto — nel titolo e nella sostanza artistica — nella distesa prativa di Rivara (1869) del D'Andrade; seguono Avondo, Pasini, Quadrone, e i diciannove Delleani non inutili a ricondurre il pittore biellese a quelle più limitate proporzioni che gli competono, alle seconde file, cioè nella produzione del suo periodo. Rivediamo poi, nella sala Vili, i ben noti Cremona, Mose Bianchi, Signorini, Pagliano, Zona, Yunck, Gordigiani, la deliziosa bimba del Fattori, ed il delicatissimo Bonatto-Minella,. non ancora abbastanza riconosciuto. Con Boccardo, Ricci, Giiardi, Guido Gonin, Giani, Cosola, Pascal, Morgari, con gli otto Grosso, e via via da Belloni a Bezzi, da Bazzaro a Tito, siamo condotti a Stefano Bruzzi, del quale nella mostra retrospettiva di Piacenza non vedem mo certo cosa tanto bella come questo Richiamo, a Pellizza da Volpedo, al trittico di Grublcjv a Vittorio Cavalieri di cui il comm. Omodel-Zorini ha da poco donato al Museo la Primavera del 1902, al veramente grande (e non esitiamo sull'aggettivo) Reycend della Campagna canavesana, al Follini della splendida Siesta, opere dell'82 e del "92 di sorprendente attualità di gusti. Calderini ed il Porto Corsini di Alberto Rossi chiudono la bellissima sfilata. Poi, purtroppo, la parentesi dei eattivi acquisti (non tutti sacrificabili), delle espressioni del malgusto che imperversò specialmente dal 1900 alla guerra. Quindi i contemporanei, i cui nomi sono storia in atto, valori in discussione o entità già quasi accertate: da Carrà a Bosia, da Casorati a Soffici, da Menzio a Carena, e via dicendo. Splende fra loro, libero da dubbi, lo Spadini comprato a Roma l'anno scorso. Cosi la nostra Galleria s'accresce, ora con acquisti, ora con lasciti, come il lascito Pillino che ci ha portato documenti di scuole varie francesi, la Giovinetta, della infelice Constance Mayer, morta d'ambre per Prud'hon, la bellissima scena idillica del Diaz, il prezioso Boudin, maestro di Monet, la Marina di Jules Dupré. Queste pitture sono nel salone e lungo là balconata del piano superiore, insieme con il Seminatore di Pollonera, Nomano, Calarne, Scrosatl, Migllara, Tesio, Raffele, Bagetti, Girolamo Incitino, ecc. Qui si citano semplicemente dei nomi, ma l'ordinamento sagace è sottinteso, Ordinamento, ripetiamo, che nell'ambiente di cui attualmente il Museo dispone, non potrebbe essere migliore Sono in costruzione i mobili che conterranno i quattro o cinquecento disegni, incisioni, acqueforèi, di Fontanesi D'Andrade, e di quasi tutti i maggiori artisti piemontesi; e se appena alcuni autori viventi vorranno, di loro iniziativa, chiedere al Viale di sostituire qualche opera loro con altre più convincenti, non potremo per ora domandare di più. mar. ber, PcFPsnctcsdMcpcfiacgpsbpnsltmnttsndlepgcsptClpzcrsnbzcvCrlrcpcgmocCaCpr1