La scalata del M. Bianco esordio dell'alpinismo

La scalata del M. Bianco esordio dell'alpinismo le conquiste della montagna La scalata del M. Bianco esordio dell'alpinismo psoLa montagna — aspetto fra i più grandiosi della Natura — ha In ogni tempo esercitato un'influenza molto potente sugli uomini. La montagna che suscitò dapprima mistero, timore, ripulsione, e fu segno di divisione, successivamente e gradualmente si trasformò, col volgere dei secoli, jn campo di studi scientifici, in teatro di lotte formidabili fra popoli, in palestra di ardimenti, in vivaio di industrie. Attraverso le barriere montuose furono aperte le vie classiche — strade e ferrovie — di comu-1 nicazione fra le genti. L'alpe è oggi un elemento fondamentale nella vita di molti Paesi, e ad essa salgono falangi di persone: più nessun tratto dell'immensa catena alpina con tutte le sue diramazioni in ogni direzione, ha misteri per gli uomini che vi hanno studiato, sotto molteplici aspetti, tutte le forme esterne e vi hanno indagato le leggi naturali della creazione. mvlssppctlcCk, vi 2 ir T suUesempl° udiffusosi dalle Alpi — le esplorazioni c si susseguono nei più elevati ed im-;Vpervi massicci: ed uno dopo l'altTo dal1 Tetto del Mondo alle Ande ed alla Terra del Fuoco, dal Canada al Caucaso, dal centro dell'Africa alle ghiacciate Alpi della Nuova Zelanda e della Tasmania, cadono i veli dell'incognita e l'Uomo afferma superbamente il suo dominio. Lotta magnifica dell'intelligenza e della volontà umana che ha segnato la strada col sacrificio di schiere di valorosi; battaglia contro la natura più ribelle che ha dato all'umanità grandiosi frutti. In questo evolversi della conoscenza e della conquista della montagna, le Alpi Occidentali e, particolarmente, il suo nucleo centrale, che assurge alle più elevate altitudini di tutta la catena alpina, ebbero la massima funzione. In quel grandioso teatro natii Oprale che, fulcro la superba cupola del dsovrano Monte Bianco, si distende con immensi ghiacciai, con colossali ed ardite costruzioni rocciose, con linee della più alta e potente signorilità, da un lato verso le Pennine — il Cervino ed il Monte Rosa — e verso la Svizzera, dall'altro verso le Graje, le Cozie, la Savoia ed il Delfinato, l'Uomo ha iniziato il suo primo contatto con la vera montagna, è salito per la prima volta verso le superbe altezze per studiare le leggi della natura, ha gettato i semi dell'alpinismo, che ivi si affermò e si sviluppò, diffondendosi poi negli altri settori delle Alpi e dilagando per ogni dove vette eccelse esercitavano il loro fascino. E' dapprima un avvicinamento spirituale alla montagna, è un'ammirazione fatta di rispetto e di curiosità che traspare attraverso le pagine di quegli artisti che dalla lontana pianura o da qualche valico hanno volto gli occhi verso le altezze ghiacciate. Tralasciando la nota salita di Petrarca, nel 1336, ' al Mont Ventoux (m. 19-12), in Provenza, con la quale si vuole da molti identificare l'origine ufficiale dell'alpinismo, è certo che la prima impresa di conquista alpina, è realmente quella, pure ben conosciuta compiuta da un italiano, da Rotarlo d'Asti, il l.o settembre 1358, sulla vetta del Rocciamelone (m. 3537). La popolare montagna piemontese che noi torinesi amiamo contemplare nella sua .elegante forma caratteristica, sulla sinistra orografica dalla Val le di Susa, ha, dunque, nella storia dell'alpinismo, una importanza notevole. Ma erano contatti sporadici, questi, con la montagna e che, certamente, poco avevano a che vedere con quello che l'alpinismo doveva in seguito divenire. La storia classica delle ascensioni ha inizio nel XVHI secolo: il Monte Bianco incomincia a far sentire la sua attrazione, ed artisti e scienziati affluiscono nella Valle di Chamonix e l'idea di conquistare il Monarca delle Alpi si fa strada fra i valligiani e fra i forestieri che ogni anno si ritrovano più numerosi alla base della grande montagna. Ed ecco che, attorno al 1770, si hanno i primi tentativi di scalata al Monte Bianco, spinti esclusivamente dalla pas dgrpvLsoatsctglsrdsipvcècasLpsvtsLsssione che l'affascinatrice montagna sa isuscitare: in quell'epoca, per opera dell giovane pittore ginevrino Marco Teodoro Bourrit e di alcuni suoi compagni, si hanno le prime manifestazioni di vero alpinismo, e sui fianchi che dalla massima sommità delle Alpi scendono su Chamonix viene già raggiunta ed oltrepassata l'altitudine di 4000 metri. Frattanto la fama del magico mondo di ghiacci si spande ovunque: Goethe, di fronte ad un tramonto che egli osserva dal Montenvers, esclama entusiasta: «E' una luce che noi non possiamo spiegarci: la sua bellezza è assolutamente straordinaria ». Nel 1760 giunge a Chamonix lo scienziato Horace Bénédict de Saussure, di famiglia originaria francese, ma nato in Svizzera, il quale, nella storia dell'alpinismo, costituisce un vero caposaldo. Egli, ansioso di poter salire il Monte Bianco per compiervi studi di fisica e di geologia, sprona i montanari (le primitive guide che accompagnavano i viaggiatori sul margine della Mer de Giace) e promette una vistosa ricompensa a coloro che, per primi, conquisteranno l'altissima vetta; una comitiva composta di Francois e Michel Paccard, Victor Tissai e Couteran, il 14 luglio 1775, pur pervenendo ad un'altitudine considerevole, non raggiunge la cresta sommitale. I tentativi si susseguono, ma, di fronte ai continui insuccessi, lo scoraggiamento incomincia ad infiltrarsi fra i montanari, malgrado gli incitamenti di Bourrit e di Saussure, fra i quali è sorta una rivalità per la priorità della conquista. Bourrit, debole in forze, non cessa 'dallo studiare nuove vie di attacco, dall'organizzare nuove comitive: una di queste, il 16 settembre 1784, riesce a compiere la prima ascensione del !Dòme du Goùter, montagna di 4300 metri: soltanto più un dislivello di 500 metri la separava dalla cima agognata Saussure, nel frattempo, osservando le prove del suo rivale Bourrit e traenìdone ammaestramento, organizzava un Berto piano di attacco col concorso.di 'Jacques Balmat, di Chamonix. Questo •ìor^upK Baimai ai n:.-.. vuulu 1^&^«?Ò infetto dì^ruida al- SSaaE? un drammatico tentativo effettuato il 26 giugno 1786 per la cresta cosidetta delle Bosses, il 7 agosto dello stesso anno, in unione al dotor Michel Gabriel Paccard, di Chamoix, tenta decisamente la grande aventura: i due lasciano il paese sepaatamente per non destar sospetti: l'uica persona al corrente del progetto è una piccola mercante, amica del dottore, alla quale egli aveva raccomandato di osservare il Monte Bianco all'indomani. Balmat e Paccard trascorrono la notte alla base del ghiacciaio che attraversano il mattino seguente per raggiungere dapprima i Grands Mulets e poi, verso le 14, la base del passàggio dei Rochers Rouges. Accolti da un vento furioso, essi proseguono faticosamente l'ascesa: il cappello di Paccard vola verso l'Italia! Mano a mano che la salita si fa più faticosa, il dottore sente gli effetti della stanchezza e si sofferma ad ogni istante. Balmat comprende che se non lo abbandona, non potrà raggiungere la sospirata vetta che egli sente oramai vicina. Poco più tardi, la grande cima bianca, immacolata fino a quel giorno, non ha più secreti per il valoroso montanaro di Chamonix. Balmat ritorna poscia presso Packard, lo esorta a continuare l'ascesa verso la vetta che è prossima: con un ultimo sforzo il medico riesce a vin- cere gli effetti del,a depressione, e, nel Vora del tramonto, i due compagni con templano dalla vetta del Monte Bianco il meraviglioso panorama. Con un magnifico chiaro di luna Balmat guida la piccola comitiva sana e salva, nel ritorno a Chamonix. Il Re di Sardegna nominava il savoiardo Balmat du Mont Blanc. La vittoria suscitò ammirazione e stupore, e, naturalmente, accese discus sioni, tuttora non spente, sul contributo effettivo che il montanaro ed il medico avevano apportato alla conquista. Saussure, l'anno seguente 1787, il 4 agosto, sotto la condotta di Jacques Balmat, e scortato dal proprio domestico e da 17 guide, con gli strumenti scientifici, raggiunse alle ore 11 la sommità del Monte Bianco. Con questa impresa, con quelle numerose del prete cattolico Placidus a Spescha di Disentis sui monti della Svizzera, con le esplorazioni del francese Belsazar Hacquet nel massiccio del Gross Glockner (m. 3788) nelle Alpi Austriache, sorge definitivamente, sullo scorcio del XVIII secolo, fra le esplicazioni multiformi dell'attività umana, l'alpinismo, inteso nel suo significato più elevato e più puro, nel quale alla curiosità esplorativa di una parte della Terra, all'elemento diremo sportivo, si associa il concetto che la conoscenza delle montagne è indispensabile allo sviluppo della cultura dell'uomo. EUGENIO FERRERI

Luoghi citati: Africa, Canada, Italia, Nuova Zelanda, Provenza, Sardegna, Susa, Svizzera