Il telegramma del Duce a Mac Donald e la risposta del Primo Ministro britannico

Il telegramma del Duce a Mac Donald e la risposta del Primo Ministro britannico Domenica di intensa attività a Ginevra Il telegramma del Duce a Mac Donald e la risposta del Primo Ministro britannico Ginevra, 20 mattino. I delegati rimasti a Losanna si sono assentati per delle passeggiate nei dintorni e l'attenzione polìtica si è apostata a Ginevra, dove anche noi abbiamo dovuto emigrare. Prima di iniziare la cronaca della giornata domenicale, abbastanza interessante, siamo lieti di constatare che l'eco suscitata dal telegramma del Duce per MacDonald, è rimasto, nell'atmosfera dei lavori, come incitamento e mònito. Nel telegramma, indirizzato all'on. Grandi, non appena egli ha avuto conoscenza del discorso di apertura della Conferenza, il nostro Capo del Governo, si esprimeva nei seguenti termini: « El primi al signor MacDonald le mie congratulazioni per il suo di; scorso; bisogna insistere e decidersi se si vuole la ripresa del mondo. — Mussolini ». II Primo Ministro britannico è rimasto personalmente molto commosso e grato della solidarietà del Primo Ministro d'Italia, ed ha risposto con la seguente lettera: « Carissimo Grandi, ricevo la vostra lettera con la quale portate a mia conoscenza le congratulazioni del signor Mussolini per il mio discorso di aoertura di giovedì. Vogliate, vi prego, informare il vostro Capo, che io apprezzo moltissimo la sua approvazione, non solo da un personale punto di vista, ma anche perchè nulla mi dà maggior piacere che il sapere che Italia e Gran Bretagna hanno le stesse vedute nei riguardi dei grandi problemi internazionali che preoccupano gli uomini di Stato. Vi sarò grato se vorrete inviarGli la calda espressione dei miei ringraziamenti insieme con ì miei saluti migliori. Vostro affezionatissimo: MacDonald». Dal testo della lettera, si rileva qualche cosa di. più dei sentimenti personali del Primo Ministro inglese che è animato dalla più grande buona volontà di arrivare a delle soluzioni concrete. L'avere egli accennato esplicitamente alla concordanza di vedute italo-britanniche, è stato notato con molto interesse da questi circoli politici; questa solidarietà tra l'Italia e la Gran Bretagna, che è uno dei punti fermi e di più felice auspicio per procedere innanzi, malgrado le oscure nubi che restano sull'orizzonte, ha avuto ieri un'altra occasione di manifestarsi nel cortese invito al Ministro Grandi alla colazione offerta dalla Delegazione canadese alla Conferenza del disarmo ed alla successiva lunga conversazione che il nostro Ministro ha avuto con MacDonald. Ecco un'altra prova della collaborazione leale ed aperta tra i due uomini di Stato: essa ha il suo particolare significato nel fatto che, tra il signor MacDonald, assistito dai colleghi di Gabinetto: Simon, Samuel e London Derry, avrà luogo una riunione con i delegati americani senatori Watson, Wilson e Norman Dawis e con i delegati francesi Paul Boncour, De Jouvenel, Mossigli. Riunioni e progetti L'incontro a tre, iniziatosi alle 6,30, si prolungava per circa due ore, quindi abbiamo visto uscire Paul Boncour di umore non troppo allegro: il vecchio socialista diventato Ministro della Guerra, ha abbandondonato le antiche ideologie e si è trasformato nel più acceso difensore della tesi militarista francese? E' quello che si ripete e che le indiscrezioni sembrano confermare. Argomento delle discussioni è stata la Conferenza del disarmo, che non si riesce a mettere in movimento. E' inutile ripetere che il massimo ostacolo è sempre costituito dalla intransigenza delle pretese francesi; ma degli equivoci sono sorti anche da parte di altre Delegazioni. Sono numerosi i progetti di compromesso: tra questi, quello della delegazione belga cerca di mettere d'accordo le direttive in contrasto della distinzione qualitativa e quantitativa degli armamenti, della sicurezza, dell'eguaglianza giuridica e della internazionalizzazione. Non vi è bisogno di dire verso quali interessi penda il proqetto di origine belga, ma di ispirazione francese; però è indubbio che qualche cosa si vuol fare, magari per salvare le forme di un fallimento a breve scadenza. E qui entrano nel gioco tutti gli altri problemi politici ed economici che tengono agitata ed inquieta l'Europa: in un certo senso si ripete, grosso modo, la situazione dell'estate 1931, quando negli incontri di Parigi e Londra, si tentò di dare corpo ad una sistemazione europea: quell'aspirazione si urtò contro il rigido atteggiamento di Lavai. I tedeschi tengono ad essere complitamente assenti da queste trattative sul disarmo. Von Papen e von Neurath sono a Losanna in una specie di Aventino: tra riparazioni e disarmo non vogliono ammettere alcuna connessione. La giornata di domani, con il ritorno a Losanna di MacDonald ed Errìot, chiarirà un po' le posizioni! Fino a quale punto potrà reggersi il Cancelliere del Reich sulla sua linea di intransigenza ? Nulla di più probàbile che, per guadagnare tempo, si costituiscano due Comitati: uno per le riparazioni e l'altro per le questioni economiche, anello di legame con l'eventuale Conferenza economica mondiale. Il prestito all'Austria e Je garanzie politiche Tra i problemi particolari, quello all'ordine del giorno concerne il prestito all'Austria di 300 milioni di sterline, in cui sono anche compresi i 100 milioni già avanzati dall'Inghilterra. Ieri sembrava che tutto fosse concluso; invece, all'ultimo momento, la Francia ha mantenute intatte le sue due riserve principali: la prima riguarda il rafforzamento del protocollo del '22, con cui V Austria rinunciava all'Anchluss (il Governo di Vienna non ha difficoltà ad ammetterlo); con la seconda, la Francia pretende l'adesione austriaca al progetto Tardieu, e qui il Governo di Vienna giustamente non ha voluto cedere. Di fronte a questa difficoltà, il Presidente del Comitato, lo svizzero Musì), ha indirizzato ai Governi interessati una lettera abbastanza categorica, con cui si chiede ad ognuno, singolarmente, cosa è disposto ad offrire. Il Governo italiano è stato il primo a rispondere, mantenendo l'offerta di concorso al prestito nella misura di 30 milioni di scellini. Così vengono a cadere tutte le campagne in mala fede contro pretesi ostacoli opposti dall'Italia per il sollevamento delle finanze austriache. Il problema della riorganizzazione di questo Stato, che deve continuare ad esistere indipendente, è urgentissimo; ma, essendo impossibile ogni riunione surrogatrice della sua sovranità e rilevatosi assurdo ed insidioso il progetto Tardieu, bisogna mettersi decisamente su un'altra via: quella che auspica l'Italia di un più organico e più giusto assetto economico che permetta ai due Stati nel cuore del bacino danubiano, Austria ed Ungheria, di assolvere pienamente la funzione loro assegnata dalla stessa situazione geografica. ALFREDO SIGNOROTTI. Una lettera del Re del Belgio per la rinunzia al protezionismo e per la solidarietà internazionale Bruxelles, 20'mattino. In una lettera diretta al suo Primo Ministro, Re Alberto chiede che il Belgio prenda l'iniziativa di misure suscettibili di indurre gli Stati a rinunziare al protezionismo diretto o indiretto. Ecco i passaggi essenziali di questo importante documento: « Mio Caro Primo Ministro, Dopo he la guerra è finita, tutti gli esperti che i Governi hanno consultato hanno invariabilmente espresso l'opinione che la prosperità dei popoli e le loro relazioni pacifiche sono subordinate a una più grande libertà nella circolazione delle merci, dei capitali e della mano d'opera. Dacché la crisi fa sentire i suoi effetti le raccomandazioni degli uomini competenti, si sono fatte sempre più urgenti. Disgraziatamente questi gravi avverthnenti non sono stati ascoltati. Ogni Stato, agendo isolatamente, Iva messo in opera tutti i mezzi di cui disponeva per sottrarre l'economia nazionale agli effetti della crisi; le conseguenze di questa politica di restrizioni sono state nefaste. Essa ha condotto, per riprendere l'espressione del Comitato finanziario della Società delle Nazioni, allo « strangolamento » del commercio internazionale. Da tre anni a questa parte il valore degli scambi internazionali si è ridotto della metà e questa riduzione, come è noto, non è dovuta che parzialmente al ribasso dei prezzi. Gli Stati i cui sbocchi esteri si restringevano non hanno del resto trovato compenso sul mercato nazionale. La capacità di consumo di questo va diminuendo. Durante lo stesso periodo di tre anni il numero dei disoccupati è raddoppiato. La prova è così definitivamente fatta che nessun Paese è in grado, pel giuoco delle sue proprie forze, di distogliere in proprio favore il corso dell'evoluzione economica. Soltanto azioni concertate degli Stati nel senso della solidarietà internazionale potrebbero portare rimedio ai mali profondi di cui soffre il mondo. S' tempo che questa solidarietà si affermi altrimenti che con dei discorsi. Mi sembra che il Belgio non dovrebbe esitare a prendere in quest'ordine di idee le iniziative che le circostanze sembreranno imporre e assicurarsi a tal fine il concorso degli Statì che come il nostro Paese Steno profondamente compenetrati della necessità di un mutamento di politica economica. « So, mio caro Primo Ministro, che le mie preoccupazioni sono pure le vostre e quelle di tutto il mio Governo. Conto su voi e sui vostri col\leghi per pensare ai provvedimenti richiesti da una situazione sempre più angosciosa. « Credetemi sempre, mio caro Primo Ministro Vostro aff.mo Alberto ». Mussolini « il più coraggioso uomo di Stato » Budapest, 20 mattino. I giornali continuano a pubblicare comunicati sulla conferenza di LosanIna ed in ampli commenti pongono in 'grande rilievo la importanza e l'opportunità e l'atteggiamento dell'Italia e la chiarezza inequivocabile dei principi! mussoliniani. II « Pester Lloyd » afferma che il discorso di MacDonald, caratterizzato da una seria preoccupazione e da una ferma volontà di ricercare una soluzione della triste situazione attuale, dovrebbe essere ascoltato da tutti gli altri Stati poiché solo in tal caso potrebbe considerarsi salva la sorte della civiltà europea. « La revisione dei trattati, continua il giornale, risulta inevitabile anche se comporta perinei ai quali dovrebbero adattarsi tutti gli Stati nel loro stesso interesse ». Non si può contare molto che la parola di Losanna troverà ascolto a Ginevra ma il giornale non si rassegna ad abbandonare l'ultima speranza di un accordo tra i popoli. Qualora questi continuassero a dimostrarsi sordi alla parola della saggezza e del buon senso si realizzerebbe la profezia di Mussolini circa i disastrosi conflitti che verrebbero a tormentare l'Europa e se mancherà un condottiero occorre sperare, conclude il giornale, che il buon senso si farà strada. Il « Budapesti Mirlap » ritiene che il risultato ottenuto finora alla Conferenza si debba registrare favorevolmente e che si debba prestare ascolto soprattutto agli incitamenfi di Mussolini. Il « Nemzeti Ujsag » scrive che l'atmosfera psicologica creatasi a Losanna jdimostra come finalmente i popoli posjsono avere speranza in una soluzione. Il « Magyarsg » sostiene che Losanna significherà una svolta decisiva per la soluzione della crisi " mondiale dato che il ritmo del lavori è dettato dal più capace e dal più coraggioso uomo di Stato europeo, Mussolini. Un piano di Steeid per l'applicazione del Covenant Londra, 20 mattino. In un articolo pubblicato ieri dal Sunday Times il noto Wickham Steed analizza le' cause della via senza uscita cui è giunta la Conferenza del disarmo esponendo un suo piano risolutivo. La Conferenza, scrive in sostanza lo Steed, non ha approdato che a risultati trascurabili perchè ignora i due principii che avrebbero dovuto dominare i suoi lavori. Di questi principi! l'uno prescrive la riduzione degli armamenti nazionali al minimo compatibile con la sicurezza nazionale e l'altro l'esecuzione degli obblighi internazionali imposti da un'azione comune. Perchè questo secondo principio è stato ignorato? Perchè qualche Nazione, la Gran Bretagna in modo particolare, non amano e nella pratica ripudiano i mezzi d'azione comune prescritti dall'art. 16 del Covenant. Wickham Steed ricorda le stipulazioni di questo articolo indicando che in Germania e altrove si è giunti a poco per volta a considerare che l'esecuzione degli obblighi internazionali non poteva e non doveva essere assicurata dal ricorso all'azione comune: « E' questa ripugnanza — prosegue Steed — che finora ha reso sterili 1 lavori della Conferenza del disarmo. Ma è strano che nessun delegato importante a Ginevra abbia ancora insistito pubblicamente sulla portata legale del Patto di Parigi dal punto di vista del disarmo ». Il giornalista rileva poi che, discutendo a Ginevra dei mezzi per sapere se avranno il diritto di utilizzare questo o quell'armamento, i Governi che si sono impegnati solennemente a non regolare mai le loro divergenze per mezzo della guerra hanno dato lo spettacolo più assurdo che la Storia abbia mai presentato, talmente assurdo che se tale spettacolo dovesse prolungarsi a lungo la Conferenza sarebbe votata a uno scacco ignominioso. Si può prevenire questa eventualità? Il signor Steed lo crede, a condizione però che un uomo di Stato eccelso, parlando a nome di un Governo che sappia quello che vuole proponga un piano nel quale si troverebbero armonizzati i due principii surriferiti dell'art. 8 del Covenant definendo i modi di esecuzione degli obblighi internazionali a mezzo di una azione comune. Un piano di tale natura dovrebbe riconoscere che l'art. 16 del Covenant è diventato impraticabile e stabilire che in attesa si possa sostituirgliene un altro. Ogni convenzione o accordo per la riduzione degli armamenti dovrebbe essere subordinato alla firma da parte di tutte le Potenze di un impegno. Il signor Steed dà poi il testo di un progetto di tale impegno cui dovrebbero aderire le Potenze per il caso che una delle Potenze firmatario della con- j venzione ricorresse alla guerra in violazione del Patto di Parigi, e, commontando questo testo, sottolinea il grande vantaggio che, secondo lui, si ' avrebbe se l'azione individuale di ogni I Stato non fosse più subordinata allei decisioni incerte di un Corpo quale il ! Consiglio della Società delle Nazioni. Il Congresso dei Fasci istriani eon l'intervento del prof, Marpicati Pola, 20 mattino. Il Vicesegretario del Partito prof. Marpicati ha presieduto oggi a Pinguente il Congresso generale dei Fasci Istriani, Il Congresso si è svolto in un ambiente di grande entusiasmo, e per l'occasione sono stati concentrati a Pinguente oltre 3000 Giovani fascisti, migliaia di dopolavoristi nonché i delegati di tutti i Fasci istriani e centinaia di fascisti. Fra le Autorità convenute erano S. E. il Prefetto Foschi, il sen. Mori presidente del Consorzio dell'acquedotto con tutti i dirigenti della grandiosa opera, il sen. Ghersi, gli on. Maracchl e Bilucaglia, il segretario federale Relli, il Preside della provincia conte Lazzarinl, l'ammiraglio conte Castracane, il comandante della Milizia istriana console De Turris, il Segretario federale di Fiume avv. Gherbaz, ed altre numerosissime personalità istriane. Dopo la sfilata dei Giovani fascisti, comandati dal tenente Rossi, presso la sorgente di S. Giovanni dinanzi all'immenso cantiere ove sta costruendosi l'acquedotto, si è svolto il Congresso. Ha preso per primo la parola il Podestà di Pinguente, il quale ha portato il riconoscente saluto della popolazione della media Istria. Quindi ha parlato S. E. il Prefetto Foschi che ha salutato il Vicesegretario del Partito ed ha fatto l'elogio del Segretario federale istriano Relli, spiegando il significato del Congresso che si svolge a Pinguente, ove mille e più operai stanno realizzando la grandiosa opera voluta dal Duce. Il prefetto Foschi ha concluso inneggiando al Re, al Duce, e all'Italia fascista. Il Segretario federale Relli ha quindi svoltja la sua relazione sulla attività dei Fasci istriani, ed infine il Vicesegretario del Partito prof. Marpicati ha preso la parola per pronunciare un vibrante discorso di esaltazione dell'opera del Regime fascista e portando il caloroso salute del Duce e dell'on. Starace al fascisti istriani fedeli tra i fedelissimi. Il Congresso si è chiuso con una fervida manifestazione all'indirizzo del Duce.