Il terrorista Bovone condannato a morte

Il terrorista Bovone condannato a morte Il terrorista Bovone condannato a morte Trent'anni a Meloni, Belloni, Delfini, Enza, Sandri e alla Biaha: dieci a Germani e Mazzocchi T*, Roma, 15 notte. I Questa mattina si è ripreso, dinanzi al Tribunale Speciale per la difesa del 10 Stato, il processo a carico dei dinamitardi della Concentrazione antifascista di Parigi. L'udienza si inizia con l'interrogatorio di Margherita Blaha, la piccola bionda austriaca amante del Bovone. L'imputata, che veste un tailleur scuro, rende con una certa timidità il suo interrogatorio in un italiano abbastanza preciso. Ella ammette di aver conosciuto il Bovone a Savona nell'agosto del '30 e di aver avuto con lui, fin dal primo momento, rapporti intimi. Il Bovone la seguì nelle varie peregrinazioni della Compagnia Maresca di cui la Blaha faceva parte e andò anche a Vienna a chiedere alla mamma della ragazza il permesso di prenderla con lui facendole lasciare la Compagnia. Da Vienna il Bovone si recò a Parigi e poi tornò a Vienna dove la Blaha si trovava. Di qui i due passarono a Reggio Emilia; poi il Bovone -tornò a Parigi. Dopo Reggio, la Blaha'sì. recò.a Rovigo dove, partendo, dimenticò all'Albergo del Sole un bastone che il Bovone ave- ovone anno a riprendere a Rovigo dopo lo scoppio di Bologna. Le accuse della ballerina Presidente: — E' insomma verso la metà di gennaio che fu lasciato a Rovigo il bastone; quando esattamente fu ripreso ? — La notte dal 31 maggio al l.o giugno, dopo l'attentato di Bologna. Dopo aver deposto le bombe a Bologna, infatti, il Bovone mi portò a Ferrara dove dormimmo, e quindi andammo a Rovigo dove fu ritirato il bastone. Nel febbraio mi recai a Milano dove mi raggiunse il Bovone. Insieme andammo poi a Vienna ed egli prosegui per Parigi, per fare ritorno dopo sette od otto giorni. Il Bovone tornò poi a Genova e di qui nuovamente a Vienna. Insieme facemmo quindi ritorno a Genova e ci recammo a Sampierdarena. — E quando avete saputo che il Bovone faceva quel po' po' di roba? — Quando lo vidi confezionare le bombe nel suo appartamento. A Napoli e a Palermo il Bovone già prima mi aveva detto che si occupava di politica contro i fascisti ma io credevo allora che non potesse fare niente di male. — E perchè non lo avete denunziate quando avete visto le bombe? — Perchè gli volevo bene e non po tevo. — E per auesto lo aiutavate a col locare le bombe! — Non l'ho aiutato mai. — Il Bovone ha collocato le bombe in vostra compagnia. Ricordate la « passeggiata » di Bologna, come l'avete chiamata nel vostro interrogatorio? — Il Bovone non mi disse che ci si recava a Bologna. Montammo in macchina e nei pressi di Genova il Bovone caricò, prendendola in un chiosco di giornali, una valigia. Giungemmo a Bologna all'una di notte e ci avviammo con la macchina verso la periferia. Il Bovone fermò ad un certo punto la macchina, aprì la valigia e ne estrasse alcuni pacchetti che mise sotto ì miei piedi. Gettò quindi via la valigia e riprendemmo la corsa con la macchina, Stando al volante, il Bovone con l'altra mano lasciò mano a mano lungo la via cadere i pacchetti. Ero imbronciata con il Bovone per quanto avevo visto... Pres.: — Meno male che incominciaste ad imbronciarvi. — Volli chiedergli una spiegazione ed egli mi disse che si trattava di ordigni che facevano solo rumore e mettevano paura alla gente. — Infatti, il brigadiere Pala ci lasciò la vita! — La notte dormimmo a Ferrara dove arrivammo verso le 3 di notte e l'indomani proseguimmo per Rovigo per ritirare il bastone lasciato all'albergo. — Quando fu che sorprendeste il Bovone a preparare le bombe in casa vostra ? 1 — Fu il 10 giugno e ricordo questa data perchè era il suo onomastico. — E infatti vi regalò uno degli orologi di cui si serviva per le bombe. Da Torino a Parigi Non per questa ragione ma perchè io non ne avevo e glie ne chiesi uno. 11 Bovone si era chiuso a chiave neHa stanza e non voleva aprire. Io insistetti incuriosita, ma vidi che maneggiava degli orologi tagliando la lancetta grande. Aveva anche delle pile, del fili e delle scatole di ferro. Il 16 giugno poi, prima di partire per Torino, il Bovone venne in casa mia ed io lo sorpresi mentre confezionava delle polveri e delle scatole di ferro. Io avevo in bocca una sigaretta ed il Bovone mi avvertì che non mi accostassi che altrimenti sarebbe potuta accadere una disgrazia. Il Bovone, nel così dire, anzi accese un po' di polvere ottenendo una fiammata. Con questo voleva dimostrare che non era una cosa pericolosa. — Al contrario, voleva dimostrare che poteva accadere una disgrazia e che la cosa era pericolosa! E a Torino che cosa faceste? — Con il Bovone andammo insieme all'Albergo Diurno dove egli depose • la valigia. Un pacco però rimase in mano a lui. Ci avviammo quindi lun go un viale fiancheggiato da portici finché giungemmo dinanzi ad un monumento. Qui il Bovono depose il pacchetto vicino alla cancellata di un villino. Tornammo poi all'albergo Fiorìna dove mangiammo. Il Bovone mandò a ritirare da un garzone la valigia all'Albergo Diurno, quindi si allontanò ed io rimasi all'albergo. Sapete se le altre bombe le depositò lui? Non lo so, ma al suo ritorno all'albergo egli non mi disse nulla e ci coricammo. Dopo Torino, il Bovone, in premio, portò la, Blaha a Parigi. Fu verso il 28 giugno. Si recarono a Montmartre e al « Moulin Rouge » dove vennero due amici del Bovone che alla Blaha, secondo quanto ella dice, ispirarono una viva antipatia. La Blaha ballò con il Bovone. « Rimanemmo a Parigi otto giorni — ella racconta — ed al mio ritorno io mi recai a Pcgli per la villeggiatura. Il Bovone si assentò qualche giorno per fare un giro in Italia, ma non mi disse dove andava. ■'fiT'il''periodo in cui Bovone fu a Roma". Bovone da Parigi spedi dei denari alla vostra famiglia a Vienna" — Si; mi p'are 700 lire. Anche un'al tra volta aveva mandato a mia sorel la un'altra somma, credo 780 lire. — Mandò anche a voi del denaro da Parigi? — Cinquecento lire, telegraficamente. — Che cosa vi aveva preannunziato per il 5 settembre il Bovone? — Una gita a Monza per andare a vedere le corse. La sera disse a me e a mia sorella di tenerci pronte a partire per l'indomani. Alla mattina noi eravamo pronte. — Ma avvenne lo scoppio e il resto che sappiamo. — E' vero che il Bovone voleva portarvi, il primo agosto, ad assistere al varo del Rex e ve lo annunziò? — Sì, ma poi non andammo perchè il varo fu rinviato. La corrispondenza con la Francia — Come avveniva la corrispondenza ittraverso la vostra persona? — Il Bovone mi disse che le lettere indirizzate al mio indirizzo quando recavano la scritta « Fraulein » erano per me; quando invece recavano la scritta « Signorina » erano indirizzate a lui ed io dovevo consegnarle a lui. — E' vero che durante la sua permanenza a Parigi il Bovone vi aveva lasciato delle buste belle e confezionato per permettervi di indirizzargli a Parigi la corrispondenza arrivata nel frattempo a Genova? — Si, è vero. — E ricordate l'indirizzo segnate su quelle buste? — Rue Jacques 9, Mr. Facchinetti. — Ricordate proprio esattamente? — Ricordo esattamente. Presidente: — A verbale. Una di queste lettere fu aperta da voi; che cosa diceva? — Allora non capivo bene l'italiano e perciò non saprei dire. — Troppe cose voi non capivate. Non pensaste che la lettera potesse riferirsi a quello che il Bovone faceva con gli amici di Parigi? — No. — Vi disse il Bovone che egli era il « capo » degli antifascisti d'Italia? — Me lo scrisse in una lettera. — Voi avevate mai aiutato il Bovone a confezionare le bombe? — Mi limitai a tagliare le lancette a degli orologi. — Già, vi divertivate anche voi. P. M. : — Al Moulin Rouge il Bovone si .incontrò anche con delle donne? Imputata: — Solo con due uomini che, come ho detto, mi riuscirono cordialmente antipatici. A domanda del difensore, avv. Kernot, l'imputata dice che nei primi tempi della loro relazione essa si intendeva col Bovone a mezzo del dizionario, essendo ancora molto a digiuno della lingua italiana. Si dà lettura della lettera che la Blaha indirizzò alla madre subito dopo l'arresto, nella quale si legge fra altro: « Domenico si è reso colpevole politicamente e siccome noi lo conosciamo, dobbiamo subirne i dolori. Mia sorella è fuori; quanto a me, vedremo». E siamo all'ultimo imputato, il dottor Giuseppe Germani: è un fiduciario della Concentrazione parigina che ebbe incarico di portare a Roma la somma di duemila lire da consegnare al Meloni per lo eventuali necessità in ordine al piano delittuoso affidato agli altri due sicari. Giunto a Roma il mattino del 28 febbraio, si recò infatti nell'abitazione del Meloni, che è in via del Vantaggio, per eseguire l'incarico affidatogli dai fuorusciti Rosselli e Cianca, facendosi riconoscere mediant3 la parola d'ordine « cicoria ». cui fu infatti risposto con l'altra parola d'ordine « lattuga ». Se non che chi rispondeva era un agente di Pubblica Sicurezza che aveva sostituito il Meloni in quella abitazione. Il Germani consegnò prontamente le duemila lire, ma fu non imeno prontamente tratto in arresto E' un giovane piuttosto ajto, dal co • lorito bruno, vestito accuratamente di a e i o a e a a o l è a e o a e a a l u . i e o n n l e ? i a a a o : , a o l i i a o e u n ò n bleu, che rende il suo interrogatorio calcando ogni, frase. L'interrogatorio del Germani Il Presidente gli contesta le circostanze sopra ricordate ed egli dice: Io mi ero recato a Parigi per altre ragioni ed essendo conosciuto occasionalmente da alcuni fuorusciti, il Rosselli, il Tarchiani ed il Cianca, questi mi consegnarono duemila lire da portare in via del Vantaggio ad un individuo che si doveva far riconoscere con la parola d'ordino « lattuga ». Anzi, tanto poco ero a conoscenza dei piani di questi fuorusciti, che anticipai io stesso le duemila lire. Il Rosselli e compagni veramente me le avevano offerte loro stessi, ma avendo io prelevato dal mio conto corrente in quei giorni cinquemila lire, risposi: «I soldi li ho io; vuol dire che al mio ritorno mi rimborserete le spese e le duemila lire che consegnerò al Meloni. Presidente: — Ma allora sapevate che il « lattuga » era un pseudonimo. Come mai non vi accorgeste che doveva esserci sotto qualcosa di losco? — Ho ancora la visione fotografica, per cesi-dire; della' scena del nostro incontro. C'erano il Cianca dinanzi a me; un poco più lontano il Tarchiani; quasi dietro alle mie spalle il Rosselli. Dopo gli accordi avvenuti fra di noi, dissi : « Dunque, vado a Roma in viadei Vantaggio 4, quarto piano a sin! . stra, e consegno duemila lire a questo 1 Meloni « Lattuga ». Ho visto allora il Cianca fare come una smorfia di meraviglia e rivolgersi al Tarchiani. Il Tarchiani a sua volta fece un gesto come di noncuranza: il Rosselli rimase impassibile. Ci fu un momento di silenzio. Adesso, dopo che ho sentito tutto quello che si tramava, sospetto che cosa si nascondesse in quei gesti, ma allora non ci feci caso. Anzi, tan to per ricordarmi meglio, sotto i loro occhi scrissi « Meloni-Lattuga ». Anche oggi, nella situazione atroce in cui questi vili mi hanno messo, io non posso concepire con quale coscienza questa gente, che sapeva che io ero seguito dalla Questura, mi abbia cacciato in questo complotto, — Ma vi parlavano di compartimenti stagni? — Una volta io domandai al Cianca: « Ma che cosa è questo affare di cheddite Berneri? ». Mi risposero: «Noi lavoriamo attraverso compartimenti stagni ». — Ma avete sentito dall'istruttoria che essi erano a conoscenza di tutto e sapevano perchè dovevano mandarvi in via del Vantaggio? — A me però non dissero niente. — E come spiegate che questa gente vi mandava così, cinicamente allo sbaraglio ? " — Ripeto che per me è una cosa inconcepibile. Io ero tanto alieno dall'immaginare che questa gente facesse delle porcherie, che ancora oggi mi domando come possano essersi rivolti a me. Se io non sono morto in galera è perchè sono innocente; ma lei comprende, Eccellenza, che l'atroce imbroglio in cui sono stato messo è per me la più grave delle torture. Pres.: — Infatti, fin dal primo mo mento, voi avete sostenuto che vi avevano taciuto tutto e vi avevano soltanto incaricato di consegnare il denaro Ma non vi metteva in sospetto questo affare del denaro? — Mi avevano detto che il MeloniLattuga era un informatore del processo Rossi; siccome io sono stato sem pre un liberale, non ho creduto com mettere un crimine prestandomi a que sto servizio. Io ero, per così dire, un semplice fattorino che dovevo recapitare la busta con il denaro. Infatti mi sono recato in via del Vantaggio 4; ho bussato alla porta, questa mi è stata aperta: si è presentato un individuo al quale ho detto: Meloni-Lattuga? Nes suna risposta; viceversa, quasi immediatamente, ho visto una rivoltella puntata sopra di me e sono stato arrestato. Pres.: — Già, perchè nel frattempo il Meloni era stato arrestato ed al suo posto vi siete trovato dinanzi ad un funzionario. — Eccellenza, non perchè sono ora qui dinanzi a voi, ma perchè risponde al mio sentire ed alla mia coscienza, dichiaro che, pur essendo stato sempre un avversario de! Fascismo, perchè io sono fondamentalmente liberale, è sempre stata aliena dalla mia mentalità, dal mio passato, dalla mia educazione, l'idea di compiere o di concorrere in qualsiasi azione violenta. Ho già dichia rato, e lo ripeto, che per me è una grande mortificazione trovarmi insieme con degli individui per le cui mani sono passate delle bombe e dai quali respingo con tutte le mie forze ogni solidarietà. Spero che sul nome di mio figlio non venga a gravare simile macchia di infamia. Le parti lese e 1 testimoni L'imputato, che ha reso quest'ultima dichiarazione con voce velata dal pianto, torna quindi al suo posto e si inizia l'esame delle parti lese e del testimoni Sale per primo alla pedana il vec- chio genitore del Brigadiere dei RR. CC. Pala, che depone sulle circostan-ze in cui avvenne, a causa della bomba collocata dal Bovone, la tragica morte del figlio in Bologna. Il carabiniere Luigi Negri ricorda come si trovasse con il Pala quando la bomba fu portata da un conducente di auto alla Stazione dei Carabinieri di Bologna. Il Pala morì in seguito alla esplosione ed il Negri, ferito, fu ricoverato all'Ospedale dove restò in grave stato oltre cinque mesi. A domanda del Presidente, dice di non essere ancora guarito. Pres.: — Comunque, siete stato fortunato! Bravo, avete fatto il vostro dovere! Circostanze non diverse riferisce il vice-brigadiere di P. S. della Stazione ferroviaria di Bologna, il quale dichiara che al punto dove.awenne l'esplosione, passa ordinar^ànjènte molta gente ed è un miracolóV-jJBè non sia avvenuta una disgrazia maggiore. Gino Frassinetti, domiciliato a Bologna, raccolta come fu ferito dalla esplosione, tanto da dover essere ricoverato all'ospedale per oltre un mese. Pres.: — Ed il Bovone dice che le bombe non avevano potenza esplosiva! Il Commissario Menechincheri, Capo della squadra politica della Questura di Roma, riferisce notizie sul-soggiorno in Roma del Delfini e sulle circostanze in cui avvenne il suo arresto. Mario Dall'Armi, compaesano del Delfini, ebbe con lui rapporti. Durante il suo ultimo soggiorno a Bologna, il Delfini telefonò in sua presenza al fratello che risiede a Velletri, per cercare un alloggio. Il dott. Mattia Baldassaro, Commissario di P. S. a Bologna, confermati i rapporti già inviati, aggiunge qualche particolare sulle esplosioni di Bologna. Il vice-Questore di Bologna, dottor Amoroso, riferisce sulla gravità dei danni materiali prodotti dagli scoppi. H carabiniere Calamai, di Bologna, prese con il Negri in consegna dal conducente d'auto l'ordigno rinvenuto in via San Giacomo, e riferisce che l'orologio della bomba segnava le 6,40. L'autista che fece' il rinvenimento, Lazzari, racconta che si accorse dell'involto collocato in mezzo alla strada; lo prese, lo portò al posteggio e 10 mostrò ai compagni. Pres.: — L'avete scampata bella! Il teste racconta che al posteggio si pensò potesse trattarsi di un feto. Pres.: — Un feto che faceva quel rumore? — Ma poi si sospettò la vera natura del pacco e si decise di portarlo ai Carabinieri. Le bombe a Torino n tenente del 1- Reggimento Nizza Cavalleria, Vincenzo Mingione, racconta che il 29 marzo 1931, era di picchetto a Palazzo Reale, a Torino, quando fu svegliato ed avvertito che era stato rinvenuto un involucro sospetto presso la cancellata. Egli intuì subito di che cosa si trattava e si affrettò a portare 11 misterioso involucro al largo, collo candolo in un recipiente d'acqua. L'esplosione avvenne subito; se si foese tardato appena qualche minuto a scoprire il pacco o a portarlo via, lo scoppio sarebbe avvenuto nel luogo dove l'ordigno era stato collocato. Il Questore di Genova, dott. Giuseppe Murino, conferma la lunga e particolareggiata denuncia da lui redatta il 12 settembre a carico del Bovone e dei suoi complici. Lo stesso fanno i com missari di P. S. Pietro Lotti e Renato Wingel, addetti entrambi alla Questura di Genova. A questo punto, l'imputato Bovone, a modifica di quanto ha dichiarato nel suo interrogatorio di ieri, conferma quanto è stato riferito dall'ultimo teste che, cioè, riconobbe nella fotografia esibitagli dal dott. Wingel, l'uomo che aveva visto parlare con Montani al can cello del Campo di Marte a Parigi. La fotografia era quella del fuoruscito Facchinetti. n Questore, comm. Michelangelo Di Stefani, riferisce che alcuni degli orologi sequestrati ài Mazzocchi, avevano una carica della durata di sei giorni. Conferma che l'imputato, appena tratto in arresto, dichiarò che intendeva disfarsi degli ordigni di cui era in poS' sesso ma che non aveva potuto farlo perchè il treno era fermo alla stazione di Domodossola ed appena ripresa ia corsa, egli fu tratto in arresto. Dopo una breve sospensione, depone il caposquadra della Milizia ferroviaria Giuseppe Trischetti, che perquisì il pittore Mazzocchi alla stazione di Domodossola 11 13 ottobre 1931". Racconta che nel gabinetto del treno proveniente dalla Svizzera, dove prestava servizio trovò, dietro lo specchio, dei giornali antifascisti. Egli pensò che chi li aveva nascosti li avrebbe ripresi e si mise di guardia: vide entrare il Mazzocchi che si trattenne due minuti. Quando fu uscito, il Trischetti notò che i giornali 'to fu trovato il materiale esplosivo che l-il Mazzocchi dichiarò poi di avere avu1to da-l Facchinetti, | L'ispettore di P. S. comm, Francesco erano spariti. Fu allora "che" il* c'aro - squadra avvertì l'ufficiale- U 1,™ dai fu fatto scendere e gli[furono De£"auisitii basagli- nella vaiw»^ p nù^4a^^*n£!*ntXc era ^tv^» ?a=otJw^£$ che 11 Ma=zoc-^.av.e_v.a.Jascl1,at0 ?ello scompartimen- Uredì esegui le indagini a carico dell'imputato Sandri. Egli dice che»costui, sceso alla stazione di Oneglia, nBleggiò un facchino per portargli a casa una valigia; i! peso dì questa era però tale che meravigliò il facchino, il quale, tornato in stazione, parlò della cosa, piuttosto fuori del comune, che gli era capitata; ne giunse cosi sentore al funzionario che si recò all'abitazione del Sandri per una perquisizione. Questa dapprima fu infruttuosa, poi portò alla scoperta della nota cassetta dalle pareti d'acciaio che conteneva trecento cartuccie di cheddite. Il Sandri confessò allora ogni cosa e dichiarò che si era indotto ad accettare il rischioso incarico, perchè suggestionato dai fuorusciti, dei quali fece anche i nomi. Esauriti i testimoni di accusa, si inizia 1 escussione dei testi a discarico. I testimoni a discarico Cavanna Enrico conobbe il Bovone alieta di 14-15 anni, ma poi lo perde di vista. Dovrebbe riferire su una caduta del Bovone dalla bicicletta, che avrebbe avuto come conseguenza la commozione cerebrale, ma non ricorda nulla. Ugualmente non può dir nulla al riguardo il farmacista Lagiorio, di Riyarolo. Tale circostanza è però asserita dal Bovone che dice anche di essere stato ammalato di encefalite letargica. Il Presidente dà atto, a questo punto, alla difesa del Germani, di risultare che il Germani, durante la guerra, benché convalescente, chiese di ritornare a! fronte. Carlo Carrà dice di avere conosciuto il Mazzocchi fin dall'infanzia; era buono e timido, da fanciullo... Presidente: — Non bisogna fidarsi dei fanciulli! Il teste dice di essere perciò meravigliato di avere inteso la notizia dell'arresto del Mazzocchi per i fatti accertati a suo carico e ritiene che eli abulico e cedevole per temperamento! abbia subito l'influenza di estranei. Dlcaiara di avere sempre considerato il Mazzocchi come di sentimenti patriottici. Lo ha sempre inteso tenere discorsi politicamente ortodossi... Presidente: — Parlava bene, ma agiva male. Sempre a discarico del Mazzocchi, depone anche il dott. Felice Cova, capo d'un Gruppo fascista di cui fanno parte due nipoti dell'imputato che si comportarono sempre molto bene... Presidente: — ...E che saranno molto meravigliati di quanto ha fatto lo zio! Teste: — Certamente. Anche il Mazzocchi, di cui ero amico di famiglia, pochi giorni prima, del fatto, ebbe ad esprimersi con me elogiando l'opera del Fascismo che aveva potenziato lo spirito della Nazione. Presidente: — E, allora, come spiegate che abbia poi accettato l'incarico che sapete? Teste: — Ne sono molto sorpreso! Il dott. Cova parla quindi delle non buone condizioni fisiche e psichiche del Mazzocchi. Nino Salvaneschi non 3a nulla del fatto, ma dichiara d'essere rimasto sbalordito nel sapere dell'arresto del Mazzocchi, che conosceva ma non riteneva capace di concepire una cattiva azione. Carlo Alberto Lane, citato a discarico del Germani, dice che questi si recò all'estero solo per trovare lavoro, visto che non potè trovare una sistemazione a Trieste. Ciccotti Guglielmo depone a 'favore del Meloni, ripetendo trattarsi d'un giovane orfano da sei anni, che doveva mantenere tre sorelle rimaste a suo carico. Terminata l'escussione dei testi, la parola è senz'altro al Pubblico Ministero, comm. Michele Isgrò. La requisitoria In mezzo al più religioso silenzio, il rappresentante della pubblica accusa dice: « Non è senza emozione che io prendo la parola in questo processo, in cui, in un quadro funesto, si vedono odi, livori e tradimenti scatenarsi biecamente contro la Patria. « Processo grave e complesso. Grave per la natura dei reati commessi dagli imputati, complesso perchè oggi voi dovete giudicare fatti obbiettivamente distinti e commessi in diverse epoche, ma subbiettivamente fra di loro connessi, perchè aventi unica, abbietta origine; complesso perchè io debbo accusare, e voi giudicare, oltre' gii imputati presenti altri più indegni figuri, che al riparo di ogni pericolo in terra straniera, tramano contro i gloriosi destini dell'Italia fascista. « Un'accolta di cani famelici, di farisei, di traditori e di vili impostori, usufruendo dell'ampia ospitalità che godono in terra straniera — ospitalità a volte "compensata con il sangue degli innocenti — m una fucina infernale preiParano 1 Pi" l0*$* delitti al. fine di ap iportare lutto ali Italia. Qui avete i si cari prezzolati, oltre Alpi sono i man! danti Io li denunzio a voi, li denunzio ; airopinione pubblica della Nazione, E ' denunzio all'opinione pubblica del mon¬ do intero. Sono loro la causa e l'origine di tutti i gravi delitti commessi in questi ultimi tempi, sono loro gli idea-