Le confessioni del capo dei terroristi

Le confessioni del capo dei terroristi Le confessioni del capo dei terroristi ì e i o o a a o a ò a e o e n l E siamo ora al Bovone. Il terrorista è fatto uscire dalla gabbia e si porta al centro della pedana. E' un individuo bruno, dalla faccia pallida, affilata, di statura inferiore alla media; veste con una certa eleganza un abito chiaro. Presidente : — Vi leggo l'elenco delle bombe che dal 29 marzo 1931 sono esplose in Italia. Voi direte quali avete messo voi. Per Eologna quante bombe avete confezionato? — Quattro — risponde l'imputato. — Per Torino? — Tre. — Per Genova? — Dapprima tre; poi altre cinque, che sono quelle esplose in casa mia. .lLimputalo conferma la dichiararlo-,ne già resa dicendo di essere stato |cinque volte a Parigi a prendere istruzioni e accordi e tre volte a Vienna, Iper lo stesso scopo. Dice di essersi incontrato con i fuorusciti Montano e Tonelli. Presidente: — Chi sono questi Montano e Tonelli? — Li ho sempre conosciuti con questo nome. — Ma noi sappiamo trattarsi di Gioppi e Rosselli. Conosceste anche una persona che si nascondeva sotto il nome di « lo zio »; sapete chi era questa persona? — Non l'ho mai saputo e lo ignoro tuttora. Ho ritenuto che si trattasse del Facchinetti, ma dalle fotografie che mi sono state poi mostrate lo dovrei escludere! _, Presidente: — Ne riparleremo. E comunque con lo zio che si trattò per fe prima volta della vostra sistemazione in termini concreti. La vostra attività si divide dunque in due periodi distinti. Nel primo si trattava della diffusione > di manifestini ; ( ■ nel ■ secondo della confezione e consegna di bombe. Avevate staWUto,a Pariel che volta a volta con segnalazioni mediante lettere vi sareste incontrato con emissari che vi avrebbero consegnato il materiale esplosivo. Infatti, da uno sconosciuto, presso la Galleria dei Giovi, prendeste una prima volta due valige. C1llTt^pen-Sponde il Bovone. Il materiale inviato dalla Francia Presidente: — Però pesavano quindici chili l'una. Successivamente ritraste, da un altro sconosciuto, un altro pacco sulla strada di Pontedecimo Altri pacchi aveste con lo stesso sistema, Vi giunse poi un pacco di lamiera in ferro- a che cosa doveva servire? A confezionare le bombe. Ed era tutto materiale che veniva dalla Francia? L'imputato conferma di aver ritirato altri pacchi arrivati per ferrovia a Genova e a Milano e che da Parigi erano stati rimessi gli scontrini per effettuare il ritiro. « Ciò — egli aggiunge — ho già detto spontaneamente ». Presidente: — Non tanto spontaneamente: avete confessato solo quello che era già stato accertato. Avete anche dichiarato che non siete stato spinto da altro movente che dalla vostra siste mazione finanziaria. E' vero, avevo bisogno di molto denaro. . . _ Infatti diceste al Montano, a Parigi, che avreste preso per il collo qualche passante pur di fare denari. E stato accertato che dai corrieri venuti dal la Francia, attraverso la montagna, aveste regolarmente il denaro per la vostra impresa. Non sempre; spesso promettevano ma alle promesse non seguivano i fatti — risponde cinicamente il terrorista Fu precisamente nel marzo che tornai a Parigi per esigere dal Montano e dal Tonelli il compenso pattuito. Avevo anche presentato una nota dei miei debiti che volevo mi fossero pagati onde fronteggiare gli impegni e poter riattivare il molino, anche allo scopo di nascondere la mia attività. Presidente: — Avevate molti debiti? Avevo più crediti che debiti. Ma quelli non erano realizzabili ed io cercavo appunto del circolante per soddisfare gli impegni e mantenere il mio nome illibato (impressione). Presidente: — E per mantenere il vostro nome illibato, avevate scelto questo bel sistema. Il preventivo per la vostra sistemazione importava la1 somma di 6500 mensili: le avete avute, — Si, il preventivo era stato accettato. Risulta però che in alcun mesi avete avuto anzi molto di più. — Secondo le spese. Costavate molto, voi, alla Concentrazione ! Con questa battuta l'interrogatorio del Bovone è sospeso per esBere ripreso alle 15,30. Le macchine infernali Alla ripresa pomeridiana assiste un pubblico ancora più numeroso. A lato del seggio del Presidente sono stati collocati i numerosissimi corpi di reato. Una lamiera di acciaio che chiudeva la saracinesca d'ingresso di un negozio in via Montebello, a Bologna, dove esplose una delle bombe del terrorista Bovone, reca ampi squarci in alto e nel centro causati dalla esplosione dell'ordigno. Una sbarra di ferro della cancellata di un villino a Torino fu, dallo scoppio della bomba, contorta come se fosce uscita allora dal fonditore. Il corpo di reato più impressionante è l'ordigno infernale sequestrato in ca .sa del Sandri, ad Oneglia: è una cas- setta d'acciaio dalie dimensioni di 40 centimetri per 20. L'ordigno era desti- nato, come si sa. a far saltare in ariala stazione e l'albergo diurno di Mila- no, ed il perito ha infatti dichiarato che il potenziale dell'esplosivo contenuto nella cassetta equivale a tre proiettili da 149. Si riprende l'interrogatorio del Bovone che viene fatto uscire nuovamente dalla gabbia. L'imputato ha le labbra atteggiate ad un sorriso di sdegnosa sopportazione. Il Presidente chiede nuovi ragguagli su un convegno che avrebbe dovuto aver luogo una domenica dell'agosto scorso a Parigi tra lui e « lo zio ». Il Bovone andò a Parigi ma seppe dal Montani che lo zio non era a Parigi e che il convegno avrebbe avuto luogo una domenica successiva. Il Bovone pensò che si volesse mandare a lungo e cose per ottenere il massimo da lui C0I1 la SDeranza del denaro. Comunque, n Montani gli dette 4000 lire. Tornato tqsssndtrrufva Genova, il Bovone ricevette una lettera da Parigi. Con essa gli si comunicava che lo zio lo avrebbe atteso a Parigi il 15 settembre. Con la lettera lo si incaricò anche di confezionare bombe da fare esplodere in Genova per dare l'impressione che l'antifascismo fosse forte in quella città. Il Presidente fa leggere, negli interrogatori resi dal Bovone, questa tipica frase: « Io non amo che il denaro: non credo che all'egoismo e all'odio per il prossimo ». Il delinquente conferma sostanzialmente queste repugnanti dichiarazioni. Il Cancelliere dà lettura della lettera. E' indirizzata alla madre. Vi si parla di un signor C. dal quale sembra che il terrorista si attendesse una qualche cosa a suo favore. « Non oonosoo che il denaro e la doppia faccia» La lettera quindi prosegue: « Questi egregi signori parenti li ho ben conosciuti e'valutati altre volte'6 'perciò il leggere la tua lettera in merito — ti parrà un patadpsso — è quasi per me lin piacere, una sempre più potènte rri'ol-' la ad inculcarmi nel sangue l'egoismo e l'odio per il prossimo e non conoscere altro al mondo che il denaro e la doppia faccia ». Il Presidente, attraverso gli atti processuali, elenca i diversi invìi di denaro che furono fatti all'imputato: Il 2 febbraio ricevette 750 lire; sempre in febbraio, alla Salita del Turchino, uno sconosciuto gli consegnò due valigie e 500 lire; nel marzo, sulla strada di Pontedecimo, ebbe da un altro sconosciuto pure 500 lire; ai primi di marzo, oltre al rimborso delle spese di viaggio, ricevette ancora 1500 lire; in maggio, a Parigi, ebbe 5000 lire, oltre il rimborso delle spese. A questo punto il Presidente crede opportuno ammonire l'imputato: — Se non è esatto quanto dico potete interrompermi e correggermi. — Ora non mi ricordo esattamente, ma se è scritto è segno che l'ho detto, — Non solo lo avete detto ma risulta anche dalle indagini fatte. Il Presidente continua quindi l'esposizione... finanziaria. In giugno Bovone ricevette ancora alcune migliaia di lire; ed il rimborso delle spese. Nel luglio, a Parigi, quando ebbe l'incarico di recarsi a Roma, ebbe altre 4000 lire. Il 6 giugno '31, nella lettera del Montani, erano accluse altre 2000 lire. Il 13 giugno, in un'altra lettera, erano altre 6000 lire. Nell'agosto, a Parigi, un'altra somma di 4000 lire, salvo un ulteriore conteggio sempre in acconto della sistemazione finanziaria definitiva. In una lettera da Parigi a firma Della Torre — che è uno pseudonimo — p.rnno contenute altre 1500 lire. Ir un'altra lettera, pure a firma Della Torre, altre 2000 lire. In un breve periodo risulta che il Bovone ebbe altre 10.000 lire circa, tanto che ebbe la possibilità di regalare alla Blaha un orologio di platino con brillanti. Alla famiglia della Blaha inviò anche 1500 lire prima ed altre 700 poi. Pagò anche la pensione di Enza ed altre spese. Dalle fatture del garage presso il quale il Bovone affittò la macchina che gli servi per le sue scorribande risulta che egli pagò 3955 lire e che la macchina aveva percorso 4000 chilometri. Le esplosioni a Bologna e a Torino Alla metà di maggio fu avvisato per lettera di ritirare da uno sconosciuto, dando i soliti segni di riconoscimento, due pacchi di materiale esplosivo. Presidente: — Ricordate di aver ri sposto dando la conferma del conve gno? — Io dovevo sempre confermare per lettera che tutto era sistemato in modo che l'appuntamento avvenisse con ogni esattezza ed immancabilmente. — In un'altra lettera vi si domandava se le bombe erano pronte ed in caso contrario di confezionarle subito. E' vero? — Si. E risposi che ne avevo prepa rate auattro. — Allora il Montani vi mandò l'ordine di farle esplodere a Bologna? — No, di consegnarle all'indirizzo]convenuto ai Bologna alla persona in-icaricata di farle esplodere. E' vero che dopo lo scoppio di Bologna vi affrettaste a spedire al Mon-'tani i ritagli dei giornali italiani cheportavano la notizia delia esplosione? nnamcladGsvdoerbacnnsvlpvmnpbarRcaddrbdbimspSi. Gli spedii i ritagli dei giornali ™„P« documentare quello che «lInvero che il Montani vi disse! di non addarvi pèr^^^ gadiere Pala? ... . _ ., I— Si. Io avevo scritto che ero di-ispiacente della morte del brigadiere ed H Montani mi rispose che la colpa noni era mia, ma del brigadiere e del con- ducente che aveva raccolta la bomba. 1 — E tutto questo a voi pareva tanto semplice? Tuttavia, nonostante II vo- stro... dolore, dono il sangue versato a Bologna, riceveste lordine dì portare] tre ordigni a Torino e ottemperaste a quest'ordine. Non solo; ma dopo lo scoppio delle bombe di Torino mandaste ancora un comunicato « Stefani » sulla esplosione. E' esatto ? — E' vero: ero solito dare sempre notizia dell'effetto che gli scoppi producevano sulla opinione pubblica. Un attentato contro il « Rex »' — E dopo quattro settimane il Montani vi diede ancora ordine di preparare altre bombe? Alla fine di giugno riceveste anche l'ordine di preparare un ordigno di piccole dimensioni da far scoppiare per il varo del Rex. Chi vi diede questo ordine? Sempre lo stesso Montani. Pre o]versione che i suoi impegni si limitavaino alla confezione delle bombe, perchè, in omaggio alla divisione del lavoro, i dell'esplosione erano incaricati altri in'dividui. a cui egli avrebbe dovuto, voleta a volta, consegnarle, L'itinerario del Capo del Governo Il Presidente dà lettura di lettere no, in modo che poteva farsi funzionare dall esterno. Lo scoppio sarebbe avvenuto a distanza di sei ore dal momento in cui l'orologio avrebbe cominciato a funzionare. La carica dell'orologio poteva essere data dall'esterno, attraverso un foro praticato nella latta. — E che cosa faceste di questo ordigno? — Lo consegnai a due individui. — Chi erano? — Non li conoscevo. Non erano di Genova, ma erano venuti di fuori. Consegnai loro la bomba alla vigilia del varo del Rex. Insegnai anche agli individui il funzionamento del sistema di orologeria. La bomba avrebbe dovuto essere collocata a Sestrl Ponente. — Per fortuna, il varo del Rex fu rinviato. Che fine fece allora la bomba? — L'individuo sconosciuto provvide a far scoppiare la bomba in altra occasione, credo sei giorni dopo. A domanda del Presidente, il Bovone riconosce di avere una perfetta conoscenza in materia di esplosivi e di sapere perfino come fabbricare la polvere. Ammettete che le tredici bombe le avete confezionate nel mulino? — Sì, nel mio mulino. — Quanto esplosivo era nel mulino? — Quattro o cinque chili. — Avete fatto anche degli studi per adattare delle bombe nella valigia? — Avevo in realtà costruito un nuovo tipo di ordigno porta-bombe in maniera da poter sistemare le bombe nella valigia. A contestazione del Presidente, l'imputato dice di non sapere nulla della bomba di Napoli, nè di quella collocata a San Pietro. — Eppure il 17 giugno, quando fu rinvenuta la bomba, voi eravate a Roma. , ,. — La coincidenza è per me inesplicabile. Anche a Napoli io mi trovai all'epoca dello scoppio; ma vi ero andato per trovare la Blaha. Il Presidente dà lettura dì un brano della Libertà, organo dei fuorusciti che registrava le esplosioni succedentisl a brevi intervalli di tempo come segni della rivoluzione in atto, e chiamava la bomba di Napoli : « Fuochi di gioia per il Duce» e ia bomba di San Pietro: «Fuochi di gioia per il Papa». — Vostra madre e vostra sorella erano al corrente delle vostre imprese? — Nossignore. Solo in ultimo mia madre era venuta a sapere qualche cosa. Devo anzi dire che essa cercò sempre di dissuadermi dal persistere nel mio lavoro. — Che sapete voi del suicidio del pulitore ferroviario Arrivetti, avvenuto in Torino? — Mi è già stato chiesto: ma lo ho già detto che non so nulla al riguardo. — E' certo però che venne dato l'incarico all'Arrivetti di compiere un attentato dinamitardo a Torino. All'ultimo momento l'Arrivetti preferì suicidarsi. Risulta dasrli atti che pochi mesi prima, l'Arrivetti era stato a Riva rolo. — Io non l'ho mai conosciuto. — E' però inesplicabile che il 23 e il 25 gennaio l'Arrivetti abbia alloggiato all'Albergo Italia di Rivarolo. — Ma in che anno? — Nel '31. Presidente : — Le ultime cinque bombe voi avete detto che erano destinate a Genova: risultò invece che esse vi avrebbero dovuto servire per la corsa automobilistica di Monza. — A Monza dovevo andarci io. Vedremo invece quello che diran no l'Enza e la Blah*. Eravate quella sera anche a corto dì quattrini e cercaste un prestito di alcune centinaia, di lire: che necessità ne avevate? — Per ritornare subito a Genova. — Avevate invece avuto disposizione di curare particolarmente Milano, Piazza Mercanti, la sede del Popolo d'Italia, — Anche questa è una coincidenza strana. Ripeto però che le ultime bombe erano destinate alla città di Genova. L'imputato tenta dì accreditare la «l^^"^!'^ e! IV^J*^}^^ JL^J?0bt Idente — era il Capo del Governo. Nel- ile atesse lettere si legge: «Provare d percredere. Pedi di Fasci e dì Milizia, icortei dJ mjmi eoc_ K A u„ corto mo_ - racnto —- contesta il Precidente — vi s; consegnò a Parigi un foglio, in cuio era segnato l'itinerario del Capo del- Governo e gli appunti furono ricopiatia da voi. . e] — E' vero. In una delle visite mi fu è, , e o e ? e a a u a i o e a i a r : a ? a e ò e l o o o. 3 o. e i a a di o, o a . a ^ - e a, _ i i'stato già condannato per reati comu l'ni. Ammette di avere collocato due i'bombe a Genova, una in Piazza di Francia e una in via Ugo Foscolo, u II Presidente lo interroga sui suoi dato l'incarico di controllare l'esattezza di questo itinerario. Si trattava di sapere che fondamento avessero le notizie che erano state offerte da informatori segreti della Concentrazione antifascista e che se le erano fatte pagare profumatamente. Le notizie erano troppo minuziose per non dare nell'occhio, e di qui venne il sospetto che si trattasse di una falsificazione. Perciò, la necessità di verificare. A domanda del Presidente, ammette che controllò l'itinerario, riscontrando anche delle inesattezze. Munito di quattro mila lire per questo incarico, dice che soggiornò a Roma un giorno e mezzo. « Soggiornai all'all'albergo dell'Urbe, presso la stazione, e mi recai a Piazza Venezia. Qui mi fermai una intera mattinata per osservare l'ora dell'ingresso e quella dell'uscita del Capo del Governo. Fui però avvicinato da agenti e costretto ad allontanarmi. Scrissi allora al Montani, dicendogli che avevo controllato i dati inviatimi e li avevo trovati inesatti ». — Sembra invece che voi vi siate fermato a Roma 14 giorni. Vi è stata sequestrata una Guida di Roma. Perchè l'acquistate proprio al momento del ritorno? — Perchè dalla Guida tolsi la pianta topografica e la mandai a Parigi per dimostrare che ero stato nella Capitale. — Che cosa sono questi due richiami accanto a Villa Torlonia che si notano nella vostra Guida? — Erano segni che feci dopo per ricordarmi la località. La contestazione delle lettere continua. In una, a firma Tilde, è detto che si aspettavano notizie dallo zio, quindi si aggiunge: «Cerca intanto di occupare il tuo tempo con qualche gita di piacere: divertiti un poco senza muoverti dalla tua città »• In un'altra. Ietterà è detto: «"Hó preferito'spedirti due pacchi di confetti. H tuo programma turistico va bene. Torna qui subito dopo esserti procurato il viaggio di piacere per questa estate. Accludo lire tremila ». — E' inutile leggere le altre lettere — continua il Presidente» — Un piccolo particolare: perchè portavate in tasca una cartolina con l'effige del Duce, già scritta con l'indirizzo di vostra sorella ? — L'acquistai in piazza Venezia per inviarla effettivamente a mia sorella. Sono però partito da Roma senza spedire la cartolina per dimenticanza. Pensai allora di conservarla per l'eventualità che qualche pattuglione mi avesse fermato. — (Spiegate il congegno dell'invio della corrispondenza attraverso Vienna. — Ricorremmo a questo mezzo per evitare il controllo sulla corrispondenza che, in quanto proveniente direttamente dalla Francia, ritenevamo sospetta alle Autorità di Polizia. L'imputato nega di aver mai pensato di attentare direttamente alla vita del Capo del Governo, ma ammette di avere controllato l'itinerario del Duce e di avere avuto più volte invito a fare attentato al Duce per cui gli era stato promesso anche un milione. Ammette anche di avere fornito notizie e indicazioni per favorire l'organizzazione di attentati al Capo del Governo. Conferma che in un primo momento intendeva diffondere stampe di propaganda. Egli si accinse all'incarico di confezionare bombe a malincuore e adoperò sempre gli esplosivi meno potenti. Presidente: — Non mi pare. La potenza degli esplosivi E qui si dà lettura della perizia sull'esplosione di Bologna mentre il colonnello Pitassi Mannella conferma la gravità dell'esplosione e dei danni subiti dall'edificio della Cassa Nazionale Assicurazioni Infortuni di via Montebello, di cui si esibisce la lamiera del negozio maggiormente colpito Il Bovone ripete che solo le bombe di Bologna furono collocate. A Torino due le consegnò a due sconosciuti che lo attendevano e due le ' collocò presso la cancellata di un villino. Le bombe di Genova furono da lui fabbricate, ma consegnate, per il collocamento, à uno sconosciuto che lo attendeva presso il ponte di Terralba. Una bomba dì quelle dì Genova fu collocata presso l'ascensore di Castelletto per fracassare i vetri. Pres.: — Fracassò ben altro, e voi lo sapete. Ci sono agli atti le fotografie. Ad Enza quante bombe avete consegnato ? »— Se lui lo ha confessato, io non ho niente da dire. Io le consegnai a uno sconosciuto. — Non facciamo giuochi di parole. La Blaha era a conoscenza di quello che voi facevate? — Era una conoscenza molto parziale. — Non sembra, perchè vi ha visto confezionare gli ordigni e maneggiare gli orologi. Lo ha detto lei. Le avete regalato anche uno di quegli orologi. E ora quali altre dichiarazioni avete da fare? — domanda il Presidente. Il Bovone, con una prolissa dichiarazione, insiste nella sua tesi difensiva, negando di avere avuto in animo di provocare la strage e affermando che le sue bombe avevano una potenzialità limitata. Pres.: — Intanto, vostra madre è morta e anche 11 carabiniere di Bologna è morto. Il Bovone viene fatto rientrare nella gabbia. E' ora la volta di Carlo Enza: un individuo di bassa statura, di andamento dimesso, mal vestito. E' cpcrvagdiglidmctl—temdnsqglssctdcrdsnsl rapporti economici col Bovone e l'imputato risponde a monosillabi, a bassls- sima voce. — Ho conosciuto il Bovone — egli dice — perchè venne ad abitare, nell'estate del '30, In casa mia con le due sorelle Blaha. Nel marzo '31 venni sfrattato per morosità e si trovavo molto male. Verso i primissimi di febbraio il Bovone venne a trovarmi. Era di ritorno, da Parigi e mi propose se volevo guadagnare del denaro. Mi disse di an dare a prendere insieme con lui un pac-1co di stampe. Andammo a salita San,,— Non lo dissi io: fu un progettoÌdegli altri. Ma ne fummo scons! ''iti Giovanni, io presi il pacco e lo portai a casa mia. — Sapevate che si trattava di stampe antifasciste? — Lo sospettai. Il Bovone faceva una vita da gran signore e spendeva fino a cento lire al giorno di sigarette. I miei sospetti si accrebbero quantunque sapessi che egli aveva un mulino a Rivarolo. ■— Questo avrebbe dovuto prestarsi all'allontanamento da lui. — Ne avevo bisogno' pe rie mie disagiate condizioni economiche. Risulta che il Bovone promise all'Enza di impiegarlo nel 3uo ufficio e Io portò ad una.pensione dove lo alloggiò con l'amante garantendoli presso la proprietaria. L'imputato, a domanda, racconta come avvenne il collocamento delle due bombe e afferma che il Bovone gli aveva garantito trattarsi di bombe inoffensive che avrebbero fatto del rumore e non altro. —La bomba alla salita di San Giovanni chi la collocò? — Non so. — Sapevate che aBologna una delle bombe aveva ucciso un carabiniere? — Si, ma il Bovone mi aveva assicurato che questa volta si sarebbe trattato di altra confezione. — Delle bombe di Torino, voi non sapete niente? — Niente. — Il 5 settembre riceveste l'ordine di andare a Milano: a fare che? — Ad aspettare la mia amante. — Ma se era già tornata! Non dovevate piuttosto froparvi col Bovone per le bombe da portare a Monza? — Lo nego. — Una volta la vostra amante ricevette 500 franchi da Parigi: da chi provenivano ? — Penso dal fratello di lei. — La vostra amante ha detto invece che provenivano dal Bovone. E' vero che questi vi promise di impiegarvi sul Rcxl — Sì, me lo promise. — Per farvi collocare una bomba anche là, evidentemente. L'imputato nega, ma il Presidente gli ricorda che proprio questo era l'ordine venuto da Parigi al Bovone. Oli altri criminali Ad Enza succede Faustino Sandri, impiegato del Credito Italiano di Qneglla. Magro, occhialuto, dinoccolato, l'imputato ha l'aspetto dell'uomo più inoffensivo di questo mondo e nasconde l'efferatezza del dinamitardo sotto maniere melense. Presidente: — Vi fu sequestrato in casa un ordigno di eccezionale potenza? — Mi è stato sequestrato il materiale per confezionare un tale ordigno. — Si trattava — dice il Presidente — di 24 chilogrammi di cheddtte, 8 detonatori, tre orologi, una pila a secco e pezzi di filo elettrico. Il perito afferma che il materiale è identico a quello del Bovone e identica ne è la provenienza. Conoscevate il Bovone? — No. — In pochi mesi risulta che siete stato a Nizza nove volte. — E' esatto. — Perchè volevate fare scoppiare quella bomba? — Ero suggestionato dalla propaganda del fuorusciti e soprattutto dalla lettura dei loro opuscoli. Le loro insistenze furono tali'-da influire sinistramente sulla mia coscienza e mi conyipsLche iarmia,opera)1sarebbe star.1 ta umana. — Ma voi siete anche un impiegato di Banca e dovevate avere un certo criterio proprio! Il Sandri dice che si voleva fare una repubblica universale sotto la presidenza della Concentrazione antifascista. Racconta che a Nizza conobbe innanzitutto il Musso che gli fornì opuscoli e materiale. — Chi trasportò l'ordigno in Italia? — Il Musso che portò tutto fino a San Remo. Quivi io presi in consegna le due valige che spedii per espresso a Oneglia. Andai a ritirarle e le portai in casa. Quivi le aprii, tolsi il contenuto e cominciai a montare l'involucro. Dentro misi parte dell'esplosivo, rimandando il seguito ad altro giorno. Trecento cartucce di cheddita Pres. — Ma per fortuna foste arrestato. Il perito ha detto che la vostra bomba aveva la potenzialità di tre proiettili da 149, obici pesanti campali (viva impressione), conteneva soltanto trecento cartucce di cheddite. Dove volevate collocare l'ordigTio? — All'albergo diurno di Milano. — Dapprima parlaste della stazione di Milano. perchè la bomba non sarebbe stata capace di far saltare in aria l'edificio. — Il perito dice il contrario. Dopo decideste di collocarla in una galleria presso Giovi. — Non fu presa alcuna decisione, perchè io nos ebbi alcun ordine al riguardo. Ci riservammo di decidere anche perchè non volevamo fare troppe vittime. Presidente: — In una galleria ce n erano parecchie di vittime da fare. 1E allora sceglieste l'albergo diurno di ,Milano. — Sì, dovevamo metterla in un sotterraneo. — E incaricaste il vostro complice Piana, che è latitante, di andare a vedere l'albergo. Gli deste anche cento lire. Il Plana infatti si recò a Milano e vi comunicò che tutto andava bene e che si poteva mettere la bomba in un albergo diurno di piazza Oberdan. Il linguaggio convenzionale fu: « Tutto bene, ho visto la donna che è indicata per te, ma che non ama farsi conoscere. Vieni qui domenica prossima ». Si dà lettura della perizia del col. Pitassi che attesta l'eccezionale potenza del materiale esplosivo dell'ordigno congegnato dal Sandri e che sarebbe stato sufficiente a seminare la strage e a provocare gravi danni. Con un ordigno simile, anche se collocato esternamente, sarebbe saltato in aria un intero palazzo. Il perito afferma trattarsi indubbiamente di esplosivo pròveniente dalla Francia. Pres.: — Doveva venire nessuno da Nizza ad aiutarvi a confezionare la bomba? ,— Nessuno. La parte dell'ex on. Facchinetti Il pittore Guido Pazzocchl, che è una persona dì età, dal capelli grigi, sale sulla pedana a sua volta per l'interrogatorio. Conferma di essere stoto arrestato il 13 ottobre dell'anno scorso a Domodossola mentre introduceva in Italia nella valigia gran quantità di materiale esplosivo e di manifestini antifascisti. Egli dichiara che, essendosi recato a Parigi per sistemare una figliuola ed essendosi incontrato eoi suo vecchio amico on. Facchinetti, fu da questi insistentemente pregato di portare il materiale esplosivo in Italia. Il pittore racconta di avere sempre resistito alle pretese dell'amico, senonchè un brutto giorno il Facchinetti gli rinfacciò il suo atteggiamento pusillanime e gli dete del vigliacco. Fu allora che egli 3i decise ad accettare. Pres.: — Ma come mai è stato possibile che voi, pittore, intellettuale, vi siete indotto a un compito simile? — In un primo temno 11 Facchinetti mi parlò della necessità di fare qualche èosa di particolare — risponde l'imputato con tono di voce bassissima tanto che si stenta ad afferrare le sue parole. — Approfittando delle mie Ireouentl gite a Parigi, dopo aver fatto collocare una mia figlia, egli mi fece intendere che avrebbe voluto che io agissi a compenso di ouello che egli aveva fatto per me. Si trattava di trasportare opuscoli antifascisti e del materiale costituito da capsule esplosive che mi disse avrebbero dovuto servire per il lancio in Milano, con un particolare apparecchio, di biglietti di propaganda a favore di una amnistia politica da reclamare per il 28 ottobre. Ripeto che io mi rifiutai: ma egli insistette e mi rinfacciò una vecchia frase che l'on. Chiesa — egli diceva — aveva messo in giro sul mio conto: che cioè io fossi un fifone. Dopo dì che, io non mi resi più conto di quello che stavo per compiere e accettai 1 incarico. ' Il Mazzocchi racconta che il Facchinetti gli domandò notizie della bomba in Vattcano e gli parlò dell'attività del Bovone. — Io però gli dissi — continua l'imputato — che questi attentati non facevano buona impressione in Italia. .Seppi solo più,tardi che il. materiale , dato a me era identico a quello^del Bovone e non supponevo che il Facchinetti si potesse servire di me ingannandomi per una simile azione. Egli ha abusato doppiamente di me perchè ha anche approfittato delle mie condizioni di salute che erano poco buone essendo io sempre febbricitante. Facchinetti mi disse che la sera del mio arrivo un tale sarebbe venuto a Milano a ritirare il materaile in casa mia. Si dà lettura degli interrogatori resi dal Mazzocchi, da cui risulta che egli a Parigi aveva anche avuto sentore che si stesse preparando il volo di un idrovolante sull'Italia per il lancio di manifesti sovversivi. Agli atti è anche una vibrante lettera scritta dalla moglie del Mazzocchi al Facchinetti ilella quale il sinistro mandante degli assassini è bollato con gli epiteti più roventi ed è smascherato nella sua vigliaccheria l'individuo che tiene le fila della bieca congiura antinazionale senza uscire dal suo comodo rifugio parigino. Alle 19 il Mazzocchi ha terminato la sua deposizione ed il Presidente toglie l'udienza. Il dibattimento sarà ripreso domani con gli interrogatori della ballerina Margherita Blaha e del dott. Germani. Saranno quindi intesi i testimoni. Non è escluso che nella stessa seduta di domani, dopo la requisitoria del Pubblico ÌMnistero e le arringhe dei difensori, al possa avere la sentenza. .1 a a