La condanna dei cinque antifascistiautori del complotto contro l'Oriente Espresso

La condanna dei cinque antifascistiautori del complotto contro l'Oriente Espresso La condanna dei cinque antifascistiautori del complotto contro l'Oriente Espresso Roma, 13 notte, [ciòii primo dei tre gravi processi sui| chequali è chiamato in questa settimana!resa pronunciarsi il Tribunale Speciale! —per la difesa dello Stato, si è iniziato:evastamane. Si tratta, come si abbiamo |vp informati, degli organizzatori di un at- netentato terroristico ell'Orient Express.] AGli imputati sono: Giuseope Balbo,!gaai Sesto San Giovanni; Tranquillo Pu-!to sterla, di Trezzone (Como), residente za anche egli a Sesto San Giovanni; Vit- to torio Scapin, di Rovigo, residente a puMilano; Giuseppe Giunti, di Carriglia, |(Arezzo), residente a Merate; Bruno TJaldini, di San Giovanni Valdarno KArezzo), residente a Milano. Le imputazioni A carico di tutti e cinque i giudicabili, è l'imputazione di aver concertato fra loro di commettere fatti diretti a portare la devastazione e la strage e specificatamente di far saltare, mediante materie esplosive, il treno Orient Express al momento del suo passaggio sul Ponte del Diavolo. n Balbo, il Pusterla, il Giunti devono anche rispondere di detenzione di quattro detonatori e di cento grammi di cheddite; il Balbo altresì di detenzione di due moschetti, nonché di espatrio clandestino e il Naldìni di concorso in questo ultimo reato. Presiede il Tribunale il vice-Presidente, Console Generale aw. TringaliCasanova, e sostiene l'accusa il Sostituto Procuratore generale comm. Fallace. Difendono gli imputati gli avvocati De Sanctis, Manzelli, Paparazzo e De Vincentis. L>e circostanze nelle quali fu concertato il piano criminoso che fortunatamente, per ragioni del tutto indipendenti dalla volontà dei cinque loschi individui, non ebbe esecuzione, sono note. Assiste al dibattimento numeroso pubblico. Primo ad essere interrogato è l'imputato Balbo, che risulta già condannato più volte per reati comuni. — voi sentite, — gli dice il Presidente, — di che cosa siete accusato? — liO so e confermo quanto ho detto In istruttoria; devo aggiungere che espatriai in Svizzera clandestinamente, ma non per motivi politici. — Dove avete conosciuto il Pusterla? — In carcere, dove mi capitava di andare di frequente, perchè ogni festa nazionale... — Voi la passavate in carcere. Non vi domandò il Pusterla se potevate procurargli delle armi ? — Mai. — Ricordate bene, lo avete detto voi stesso al giudice istruttore. Da chi avevate avuto le armi e le munizioni di cui eravate in possesso? — Da un certo Rossi, al tempo della occupazione delle fabbriche: egli doveva espatriare e allora affidò le armi a me. Io le nascosi sotto terra, dove le tenni finché non le dissotterrai per portarle a Sesto San Giovanni. — Uscito il 2 maggio dalle carceri di San Vittore — gli contesta il Presidente — vi siete poi ritrovato con il vostro compagno nella trattoria Popolla in corso Buenos Aires. Fu in detta riunione che stabiliste di commemorare 11 decimo anniversario dell'eccidio del Diana con un altro atto terroristico della stessa portata. — In quella riunione — risponde lo Imputato — non si parlò di attentati. E'-esatto che il Giunti mi disse che era In possesso di quattro detonatori e di un, tubo di cheddite, ma mi dichiarò che gli esplosivi gli servivano per la pesca. Io acquistai i detonatori e la cheddite per incarico del Pusterla, pagando il tutto dieci lire. H Presidente contesta, però, all'imputato le precise dichiarazioni da lui fatte in istruttoria circa l'organizzazione dell'attentato dell'Ortent Express, ma egli ripete di non saperne niente e quanto alla cheddite dice di averla consegnata al Pusterla senza sapere con precisione quello che costui volesse farne. H Presidente rivolge altre domande all'imputato, il quale dice di non ricordare. — Non faceste anche un certo discorso al Pusterla in merito alle due bombe che dite che egli deteneva? — Fu uno scherzo — risponde contrariato l'imputato. — Avevo letto che nell'Arena di Milano si accendevano dei fuochi artificiali ed allora dissi ironicamente al Pusterla, alludendo alle due bombe che teneva: « Sta a vedere che all'Arena questa sera ti faranno concorrenza ». — La verità invece è ben altra, — ribatte il Presidente. — Voi diceste al Pusterla che era quella una buona occasione per gettare le due bombe a scopo terroristico, perchè al rumore degli altri spari vi sarebbe stato modo di svignarsela facilmente. L'interrogatorio del Pusterla Fatto rientrare nella gabbia il Balbo, viene interrogato il Pusterla, anche egli già condannato in reati comuni. E' un anarchico assai noto alla Questura di Milano, più volte denunziato per collocamento di esplosivi, Una bomba « Sipe » fu da lui posta sulla finestra dell'ufficio di Pubblica Sicurezza in Sesto San Giovanni, in segno di protesta per l'arresto di alcuni suoi compagni di fede. Egli dice di ayec conosciuto il Balbo in carcere ed averlo ritenuto un comunista in rapporti con persone denarose. — A tale scopo gli chiedeste del denaro... — dice il Presidente. — Gli dissi che ero in possesso di due bombe « Sipe » con le quali si poteva fare qualche attentato o qualche altro gesto del genere, ma che occorreva del denaro. Egli mi rispose che l'avrebbe procurato. Io mi proponevo soltanto di spillargli dei quattrini, vendendogli del fumo. — Però l'idea dell'attentato fu raccolta e se ne studiò l'attuazione pratica? — Se ne parlò in varie riunioni da noi tenute. Io dissi che ci volevano almeno due o tremila lire e proposi al Balbo alcune dimostrazioni per attirare l'attenzione del pubblico. Ciò mi parve molto « elegante » — soggiunge testualmente il terrorista — e fui io a consigliare di far saltare il Ponte del Diavolo al momento del passaggio dell'Orient Express, perchè il fatto sarebbe stato certamente molto clamoroso. Alla riunione in cui si concretò il piano erano presenti, oltre a Balbo, anche il Naldini e lo Scapin. Il Giunti non c'era, perchè temeva di poter essere da un momento all'altro arrestato. Io sollecitai l'attuazione del piano. Dalle duemila lire eravamo scesi a trecento lire, ma lo Scapin, pur di far presto disse che egli era in grado di portare a compimento il gesto con sole cento lire; ma alle promesse non corrisposero i fatti, perchè io fui arrestato e gli altri, che avevano espatriato per sottrarsi ad ogni responsabilità, caddero anche essi in mano della Giustizia. — Il manuale « Esplodenti e modo di fabbricarli » quando l'avevate acquistato? — domanda il Presidente. — La sera del 30 maggio, allo scopo puramente di studio — risponde il Pusterla. — E' strano però — osserva il Presidente — che insieme col libro vi abbiamo trovato anche gli esplosivi. P. M. (all'imputato) : — Voi dite ora Ebft-axete solo'.venduto, del lume a £&§ sapglimetitstevote crenelto finla insdebocomasente friallDimachalcdicdiedevavoscminiil estepacocoprmBadigrlacemogleEl'atachstavponopsuè tìscdsisampIsci InoadeappPcceemsPctlisrmsicseed iò avete fatto per carpire denaro; perhe non l'avete detto subito, appena arestato? — Perche non ci pensai — risponde vasivamente l'imputato — e poi caplvp che non avrebbero creduto la stonella. Anche lo Scapin, che viene ìnterrogato dopo, risulta più volte condannao per furti, truffe, resistenza alla fora pubblica, false generalità ed assolo per insufficienza di prove dalla tinputazlone di evasione. Egli dice di non i e e o aper niente di niente. Non conoscevate il Pusterla? — gli chiede il Presidente. Non lo conosco. Eppure egli ha fatto esplicitamente il vostro nome, come avete senito. Viene richiamato al riguardo il Puterla e questi conferma che vide più volte lo Scapin e che costui prese pare anche alla riunione in cui si concretò l'attentato al Ponte del Diavolo. Imputato: — Sì, quella sera ero nella stessa osteria, ma non ho affato sentito parlare dell'attentato. — Eppure il Pusterla precisa perino che voi assentivate con cenni dela testa — osserva il Presidente. — Non so come possa dire ciò — nsiste l'imputato. — E perchè avete espatriato clandestinamente ? — Ci recammo in Isvizzera col Balbo per cercare lavoro. Nuove amnesie Il Naldini ammette, a sua volta, di conoscere tutti gli attuali coimputati; ma anche egli sostiene di non aver mai sentito parlare di attentati terroristici. — Ricordate bene anche voi: sapete che il Pusterla ha detto che voi offriste cento lire quale vostro concorso alle spese per l'attentato al Ponte del Diavolo? — gli contesta il Presidente. Il Pusterla mi chiese del denaro, ma solo a titolo di prestito ed io dissi che per il momento non disponevo di alcuna somma. L'ultimo imputato Giuseppe Giunti, dichiara di aver consegnato al Balbo, dietro compenso di dieci lire, i quattro detonatori e la cheddite, che egli aveva acquistato per la pesca. Presidente: — Avete pescato altre volte con la cheddite? Veramente mai. E il Balbo non vi disse a quale scopo acquistava gli esplosivi? — Ritengo per la pesca; ma egli non mi disse nulla. Partecipaste anche voi alla riunione dell'osteria Popolla? — Si, e fu in quella occasione che il Balbo mi chiese di vendergli degli esplosivi; ma nessuno mi parlò di attentato. Gli interrogatori sono esauriti e si passa ai testimoni. Il funzionario che condusse le indagini sul criminoso complotto, dichiara che il piano fu probabilmente ideato da criminali rimasti sconosciuti, che si servirono di Balbo e del Pusterla e degli altri giudicabili come elementi del luogo in grado di condurre a termine l'impresa. L'udienza pomeridiana si apre con la requisitoria del P. M. comm. Falla ce. Egli esordisce rilevando la non co. mune gravita dei fatti che formano oggetto della causa e che hanno sollevato l'indignazione dell'intero paese. Esamina la fredda preparazione dell'attentato, segno di una temibile mentalità criminale che è attestata anche dal contegno dei giudicabili. Costoro sono chiamati a rispondere di aver fra loro concertato atti diretti a portare la strage; siamo quindi in pieno reato e non siamo tenuti a preoccuparci se il reato sia stato o no consumato, se i mezzi fossero o no idonei; è questo chiaramente stabilito dall'artìcolo 3 della legge speciale che punisce come merita anche il solo fatto del concerto criminóso. Venendo a parlare delle singole posizioni processuali, l'oratore dell'accusa nota che perno del complotto criminoso è il Pusterla; ricordata l'ampia confessione fatta da costui in Istruttoria e riconfermata nel pubblico dibattimento, il P. M. ricostruisce i rapporti da lui avuti con gli altri. Inutilmente egli ha tentato all'ultima ora il diversivo della vendita di fumo a scopo di lucro, quasi a scagionare da sè ogni responsabilità. E perchè egli nulla ha mai detto in proposito al momento del suo arresto, quando più logico sarebbe stato che egli si appigliasse a tale sistema difensivo? Perchè acquistò proprio alla vigilia ài concretare il complotto il manuale di cui si parlato per la confezione degli esplosivi? Tutti i fatti accertati, dalla esistenza del materiale esplosivo alle molteplici riunioni tenute, stanno a smentire l'odif,r*,o riniegampnto del Pusterla e a confermare in pieno l'accusa. seme 1 Uvie toduunMstpeCutocale nemdela« nepebidecetotepevedilehatemtuleglav«sp« tuLdipAdLa condanna Dimostrata la partecipazione di tutti i giudicabili al criminoso concerto l'oratore confuta le dichiarazioni fatte in udienza da coloro che si sono protestati estranei al fatto, e conclude: « E' un bruttissimo episodio che me rita una sentenza che sia di severo monito per quanti credono di poter seminare la strage e soffochi i loro istinti di bassa criminalità. Io chiedo che il Tribunale condanni Balbo e Pusterla a 30 anni di reclusione; Scapin e Naldini a 16 anni; Giunti a 15 anni e 15 giorni. Parlano quindi i difensori; dopo di che, alle 17, il Tribunale si ritira per deliberare. La sentenza, pronunziata dopo circa un'ora di permanenza in Camera di Consiglio, condanna Balbo e Pusterla a 30 anni di reclusione; Scapin e Naldini a 16 anni, Giunti a 15 anni e 15 giorni. cotecanlitefesutiscoqccseospMbPdafpftMsmmtvmdgttnpvqclttlbpmgmtvtnzu