Vigevano capitale delle scarpe

Vigevano capitale delle scarpe Vigevano capitale delle scarpe 30 mila paia al giorno e 15 mila operai - II precursore - Le pantofole del Papa - Storia delle scarpe di gomma e un segreto rubato a Colonia Vigevano 10, notte, ideA camminare per le vie di Vigevano'cioc'è da stupire e da indugiare a sentire tinquasi ad ogni casa un ronzare di mo- sistore elettrico o uno strepito di macchi- na o un picchiare di martello. La fezcittà dà l'impressione di essere tutta spmi grande laboratorio. E lo è, difatti, zioOgni cortile, si può dire, ha la sua fabbrica, piccola o grande, ha la sua bottega. Vigevano lavora alacremente a fare scarpe. Il suo respiro è quello delle macchine per fare scarpe. Ha una gloria e una prosperità da difendere e da consolidare: quella di capitale italiana delle scarpe. L'appellativo non è immeritato: le cose corrispondono alle parole. Vigevano dà in scarpe circa un terzo di tutta la produzione nazionale. La sua attrezzatura è tale da gettare sul mercato 30 mila scarpe di cuoio al giorno. Ora, data la crisi, ne produce di meno: circa la metà. Ma potrebbe benissimo confezionare da sola tutta la merce che viene ora richiesta sul mercato e che è notevolmente diminuita in confronto degli anni scorsi. Motivo per cui finisce per avere ragione quel bello spirito che ha detto: «Vigevano fa camminare tutti gli italiani ». Potrebbe farli camminare. Se si aggiunge che oltre alle scarpe di cuoio ne produce un diecimila di gomma, si vede che ce n'è d'avanzo... Eloquenza di cifre A queste cifre fanno riscontro quelle che si riferiscono alle maestranze. Alle calzature- lavorano qui circa 15 mila operai; ed anche di più se ne sono avuti nell'epoca del massimo lavoro. Se si considera che la popolazione di Vigevano è di 35 mila abitanti, anche tenuto conto che una parte della maestranza è fornita dai paesi vicini, si arriva ad un singolare risultato: e cioè, che in media lavorano nel calzaturifici non meno di due persone per famiglia. Questo fatto si spiega con la circostanza che buona parte delle maestranze è costituita da donne. . Tutte le altre Industrie riunite Insieme occupano non più di tre mila persone; e questa è una riprova della grande importanza che ha qui 1 industria delle calzature. Altre cifre eloquenti. Vi sono non meno di 200 _opmci di tipo industriale (con più di 5 operai), di cui alcuni che occupano 400500 operai; e più di cento ce ne sono di tipo artigiano (fino a 5 operai). Da notare che questo artigianato ha carattere speciale, In quanto si vale tutto del sussidio della macchina Questa, che è dunque la Maggio-re ed autentica ricchezza della città, ha tuttavia una origine relativamente recate Nel 1872Scerto Luigi Bocca, che aveva lavorato in qualche laboratorio milanese, uno ne apri a Vigevano, adottando la novità di impiegarvi jml'lcamente operaie. La cosa fece ab- bastanza scalpore. Si ricorda che verso l'80 egli aprì ad Alessandria una vetrina, esponendovi i suoi prodotti con questa dicitura: « scarpe da donna e da bambino costruite da donne ». Fu verso il '90 che il Bocca trovo più d'un seguace e l'industria si svi- ]^^S^^X^M^!In quarant'anni, quanto cammino! Alle Esposizioni internazionali ^1 cuoio.a ^%S^S^ÌSSSJ? tenutasi , ottotae. ^quarti fabbricanti |hanno stuplto tutti, non esclusi gli «ufficiali » e i rappresentanti del Governo. Vigevano vi si è rivelata. Non si supponeva, in una cittadina quasi sconosciuta o pressocchè dimenticata, tanta vitalità, tanto ardimento, tanta somma di lavoro e di creazione. Ora, finalmente, tutti sanno che Vigevano non solamente invade con le sue scarpe tutti i mercati nazionali, ma anche molti esteri, fra cui alcuni dei più difficili quali Londra e Parigi. Gli è che questi fabbricanti, contrariamente a quante molti credono, non confezionano soltanto tipi correnti a buon mercato. C'è anche chi produce scarpe di lusso, fatte completamente a mano, che i competenti giudicano e i i o i i - ( Prodotti veramente superiori. E lo di-|^ostrano i prezzi, i quali raggiungo- £ a i a e o a aìfuiano iì gusto e - Cercano 11 cliente con tattici mezzi^an - ' Nè quésta merce dì' tipo finissimo è tanto limitata, giacché si avvicina al 10 per cento della produzione totale. Genialità dinamica E qui conviene rendere onore al me rito La larghissima fortuna delle scar pe vigevanesi non è certo venuta da se Se la sono guadagnata questi produttori, 1 quali sanno alla perfezione il loro mestiere. Molti di essi meritano il nome di artisti. Geniali, fantasiosi e dinamici come si conviene a buona Eente lombarda, essi sono sempre alla ricerca di modelli nuovi, di disegni sempre più curati ed eleganti, af- suscitano le mode. a e, n a n sel aa La to za noallpadi vaeleququfolrarriclatattchzavae iLe malardestocacoe desoedavlondeunritdechla19prsogiOsidadimordatache licindidisfpre sevechlonrieimcodamdearSofachratebr55limpidigesamtuprtodsee nasestsesdNcimpnbnnNisSèfrlgilèmdgspbsrche con l'eleganza, con la sfumatura dell'eleganza. Non fanno la concorrenza solamente col minor prezzo, ma anche col nuovo, col bello, con Indovinato. In questo processo di affinamento e di miglioramento, è una gara fra tali produttori, che ha del passionale e dell'epico. Qualche volta qualcuno cade, ma in piedi, senza rinunciare alla lotta. Rivivono qui, trasmessi «per li rami», quella abilità e quel gusto che|—sero famosi ne > ^» Evo ilb»utl| Pdi seta dei telai vigevanesi, broccati e damaschi, e che Lodovico il Moro ammirava e prediligeva. Ecco un esempio di questa ingegnosità duttile, pronta, colorita. Un fabbricante, in questi ultimi tempi, non riusciva più a vendere a qualche centinaio di clienti. Che fece egli allora? Ad ognuno di essi inviò poche paia di scarpe, perchè fossero più facilmente dl^ accettate e. yesdute, ma tutte di mo-crsp deili nuovi, diversi uno dall'altro Egli. cioè, fabbricò scarpe su qualche centinaio. di modelli nuovi... E con questo sistema riuscì ancora a vendere, Il segno della maturità e della perfezione di un'Industria e dato dalla specializzazione. E qui la specializzazione è grande. Vi sono fabbriche che non si dedicano che ai sandali, oppure alle scarpe per bambini, oppure alle pantofole. Sei o sette sono le fabbriche di pantofole, ed anche il loro prodotto varia dal tipo economicissimo a quello elegantissimo e costoso. Ricordiamo questo particolare, per spiegare come qui si siano confezionate anche pantofole per il Santo Padre. Pantofole di raro pregio, si capisce, fatte con un ricco tessuto a trama dorata e scarlatta.. Le ha donate a Sua Santità un attivissimo sacerdote, che ha non pochi meriti anche nel campo organizzativo di questa tipica industria vigevanese, il prof. comm. Don Dall'Orto; e il Papa le ha moltissimo gradite. La specializzazione si estende anche e soprattutto alle scarpe di gomma; ma questo punto merita una particolare menzione, perchè costituisce uno dei capitoli di maggior vanto nella storia dell'industria vigevanese delle calzature. Fino a pochi anni fa non si costruivano in Italia scarpe di gomma, e noi si era completamente tributari dell'estero. Ma questi fabbricanti mal sopportavano un simile stato di cose, ed ecco che nel 1930 uno di essi, la loro avanguardia coraggiosa, si reca a Colonia, ove tale fabbricazione è in grande onore. Egli entra come operaio in uno stabilimento, osserva, scruta, poi ritorna. Valendosi quasi unicamente della sua memoria, fa costruire macchine a simiglianza di quelle viste lassù, e intraprende la lavorazione. Nel 1930 arriva a 500 paia di scarpe; ma presto quelle macchine rudimentali sono migliorate, e l'anno dopo siamo già ad alcune migliaia di paia. Breve. Ora più d'una sono le fabbriche che si dedicano alle scarpe di gomma — da tennis, da spiaggia e da bagno — e di esse lanciano giornalmente sul mercato circa 10 mila paia, così che ora siamo completamente emancipati dall'estero. Questi risultati appaiono tanto più sorprendenti se si considera che sono stati ottenuti in breve tempo e che sì tratta di una lavorazione delicata, complessa e diffìcile. Occorre infatti tenere presente che la scarpa di gomma viene costruita celermente, diremmo vertiginosamente, per potere sfruttare l'adesività che la gomma presenta in certe condizioni. In un'ora e mezza la scarpa di gomma dev'essere cominciata e finita! L'emancipazione dall'estero E dopo le scarpe di gomma sono venute le soprascarpe, tanto da uomo che da donna, e poi ancora gli stivaloni con tutta la teoria delle loro varietà; tutta merce che prima veniva importata e pagata a carissimo prezzo. Ma perchè l'emancipazione fosse completa occorreva che si fabbricasse da noi anche 11 complesso e delicato macchinario che serve alla confezione delle scarpe. Ed anche a questo sono arrivati i volitivi e tenaci vigevanesi. Sono sorte, qui, verso il 1910, le prime fabbriche del genere in Italia; fabbriche che sono andate sempre migliorando ed aggiornandosi, cosi da non temere la concorrenza estera. La fabbricazione di una scarpa comporta 55-60 operazioni, le quali, negli stabilimenti bene attrezzati, vengono compiute da un numero anche maggiore di macchine; alcune delle quali di congegno complicatissimo e delicato. Pensate dunque se non è stato un grande merito questo di riuscire a fabbricare tutto ciò, quasi di sana pianta, con le proprie sole forze. La crisi ha severamente ma non vittoriosamente collaudata la saldezza dell'Impalcatura industriale vigevanese L'organismo si è dimostrato saldo e resistente. Mentre altrove avvenivano i crolli, uno dopo l'altro, qui, fino a pochissimi mesi fa, si tirò avanti senza una defezione. Solamente in questi ultimi tempi si verificarono dissesti- ma in proporzione ben ridotta, se sì pensa ai 300 e più fabbricanti. R fatto è che qui ci si difende a denti stretti dalle calamità dell'ora. Non ci si perde di coraggio. Si riducono orari e lavoro, ma si lavora. Con impegno e vigore anche maggiori di primar La concorrenza è spietata, ma non per questo la si teme. La si combatte a viso aperto, con armi buone. Con la riduzione dei prezzi, ma non con la qualità scadente. Anzi. Non mai come ora si cerca il meglio, il nuovo, il pratico c l'elegante. Qui si disdegna il consorzio, il « trust ». Sarà commercialmente un errore, ma è un atto simpatie». Vuol dire che si fa il mestiere con passione, che ì rischi non fanno paura, che si ama la lotta individuale, quella più corag giosa e bella. Negli anni di maggior produzione il giro di affari era qui di un milione al giorno. Ora si è discesi, ci si è ridotti alle 600 mila lire e forse meno. Ma si difende la posizione a denti stretti, lealmente, con un coraggio che ha dell'audacia. Alla Settimana Vigevanese dello scorso ottobre erano in mostra due paia di scarpe: uno, di tipo « flessibile », che un congegno piegava e distendeva continuamente, senza riuscire a guastare; l'altro, di tipo « im- a i e|—^ ° - - uJ quaie'pioveva incesl| P^» mente dell'acqua, «enza che il e n ? i e Per 11 loro Paese. o- cuoio ne trasudasse. Quelle scarpe e rano un poco come il simbolo di que sti loro fabbricanti; che, per quanto provati dalla difficoltà, non cedono e non deflettono. Quelle scarpe hanno avuto un premio. L'avranno anche questi esemplari industriali, che lavorano per sè. per le loro maestranze, UBALDO LEVA. raritateniscridecaquinmalseutd'sesecutesobilochiepoerGrecudisugavodiconubrsotrmfelancefirisiml'mmsdsoHtintoJcomceciriudc« resIdsiurtfiCstclaadtgddsl«fsfotsrpLtCnc1suspmtmves

Persone citate: Bocca, Dall'orto, Luigi Bocca, Moro, Ubaldo Leva