La trista figura dell'attentatore

La trista figura dell'attentatore La trista figura dell'attentatore Come aveva concepito il folle disegno Roma, 7 notte. La Polizia che dal momento dell'arresto svolge instancabilmente le sue indagini sul passato dello Sbardellotto, ha potuto accertare quanto segue: Angelo Sbardellotto è nato 25 anni or sono a Meli, in provincia di Belluno. Quando aveva appena 17 anni, lo Sbardellotto emigrò, con il padre, a nome Luigi, in Francia dove visse per parecchi anni. Poi abbandonò il genitore, ed a lungo vagabondò, oltreché in Francia, anche nel Belgio ed in Svizzera. Egli ha fatto un po' tutti i me stieri, dal manovale al chierico. Se l'atimmstla diradineacsiracochpoe o a . o e e à i o e e e e a, a ie 1, e o eal n o Il a ni tvi i, o e o, o o io. li n i e d no di o e onnaa to ne. de vIl to eo el eLa so eli, elcondo quanto risulta, il._rinnegatO;fusaSbMvalastchnefinsuil labutoteuacovtecadstmligteszpcmbclile ha ade oia ro E. lo age lo ud io tà eeso ale a di riio, aaha vissuto a lungo a diretto con tatto con i più accesi antifascisti del centro sovversivo di Charleroy. Dalla cinica confessione dello Sbardellotto si è poi appurato che il terrorista, come si era già accennato, è penetrato in Italia attraverso la frontiera del Brennero, con un falso passaporto svizzero usando, per sua stessa confessione, del ribasso ferroviario concesso per la celebrazione del Cinquantenario garibaldino. Obbedendo alle istruzioni ricevute dai mandanti, lo Sbardellotto si è fermato la sera del giorno primo giugno, mercoledì scorso, a Civitavecchia; giovedì 2 ha proseguito per la Capitale ove è giunto con l'accelerato delle ore 7,25. Sua intenzione era di compiere l'attentato all'arrivo del Duce alla stazione di Termini per accogliere le ceneri di Anita. Impedito di fermarsi dato il servizio d'ordine pubblico in Piazza dei Cinquecento, lo Sbardellotto si è appostato all'inizio di via Nazionale, dopo Piazza dell'Esedra, in attesa che passasse il corteo al quale partecipava il Capo del Governo. Secondo le sue confessioni, il delinquente era pronto e deciso ad effettuare il disegno criminoso. Sicché, quando confuso tra la folla assiepata sul marciapiede di sinistra di via Nazionale, sentì dire ad alta| voce — e due signore vicine glie lo confermarono — che il Duce non era nel corteo, lo Sbardellotto ebbe un moto di disappunto e poco dopo si allontanò. Come si ricorderà, il Capo del Governo, dopo avere reso omaggio alla spoglia mortale dell'Eroina in Piazza dell'Esedra, salì in automobile per fare ritorno a Palazzo Venezia e riprendere il suo diuturno lavoro. H rinnegato raggiunse quindi per suo conto il Gianicolo credendo di poter colà mettere in atto il suo miserabile gesto. Nel tardo pomerìggio, dopo aver vagato un po' per la città, il rinnegato partì alla volta di Tivoli per pernottarvi. Scese difatti all'Albergo Regina, per poi fare ritorno a Roma l'indomani, venerdì. Questa giornata è stata, per lo Sbardellotto. di sopraluoghi e di ricognizioni. Da rilevare che il delinquente ha eirato sempre armato e munito dei due ordigni esplosivi. La sera del venerdì lo Sbardellotto ha fatto ancora ritorno a Tivoli, sempre all'Albergo Regina, dove si era aualificato per un tranquillo turista. Sabato mattina giorno 4 (scoprimento del monumento ad Anita sul Colle garibaldino), il terrorista di buon'ora si era recato al Gianicolo dove saneva che sarebbero andati il Re e il Duce. A San Pancrazio però i cordoni di servizio gli avevano sbarrato il passo facendo andare a monte il suo piano criminoso. L'arresto Biecamente deciso a mettere m atto il suo infame disegno, lo Sbardellotto era ridisceso nel centro della città e precisamente nelle adiacenze di Piazza Venezia. Pare anzi che si fosse recato alle ore 14 circa, nell'albergo diurno Cobianchi posto alla fine del Corso Umberto I. Di là era uscito per entrare dirimpetto, nel Bar Mondiale, all'angolo sinistro del Corso Umberto. Qui il criminale ha consumato una bibita uscendo poi sollecitamente dal locale in attesa del passaggio della macchina del Duce. A questo punto, il provvido intervento della Polizia ha sventato il piano criminoso. Un agente di Pubblica Sicurezza di servizio, accortosi del sospetto sostamento, si è avvicinato all'individuo e gli ha rivolto alcune domande.1 Lo Sbardellotto è impallidito leggermente ed ha avuto' un momento di indecisione che non è sfuggito all'occhio dell'agente. Si è però subito ripreso ed ha accennato a voler trarre dalla tasca interna della giacca il suo passaporto. Allora l'agente, al quale frattanto si era avvicinato un collega, ha invitato il giovane ad entrare nel portone del vicino Palazzo Bonaparte. Mentre uno dei due agenti osservava il passaporto la cui alterazione, per quanto abile, è stata subito notata, l'altro ha incominciato a perquisire lo strano individuo che intanto continuava a dire di essere un suddito svizzero di passaggio a Roma per affari. Appena accortisi della rivoltella, una Browning a sette colpi dei quali uno già in canna pronto allo sparo, che lo Sbardellotto portava nella tasca laterale destra dei pantaloni, gli agenti fulmineamente Io hanno ammanettato ponendolo nell'assoluta impossibilità di fare qualsiasi movimento. Continuata allora la perquisizione sul posto stes-j so, gii agenii hnnno rinvenuto le due bombe che il delinquente aveva in suo possesso. Si tratta, come si è detto, di due tremendi ordigni caricati ad esplosivo di alto potenziale. IcBpdsIbtgsGarglm(MnMdImMMddgCgcCabrsdgp1aMLe due bombe juuiuuc jUna delle due bombe, la più picco- '!a, ha la forma di una fiaschetta schiacciata, del volume di un quarto Idi litro. Lo Sbardellotto la teneva in no si Iuna capace tasca del panciotto dalia la parte sinistra. La seconda invece è ilifatta a sella, cioè rettangoI:;rc ma ri- curva, in modo da poter aderire .sui- '. l'addome. Essa è lunga circa 25 centimetri, e ne ha 3 di spessore. Il criminale la teneva appoggiata sullo stomaco e la reggeva con una bretella speciale. Dopo il sequestro, gli ordigni sono stati trasportati al laboratorio sperimentale della Direzione di Artiglieria e qui sottoposti alla necessaria perizia balistica che ha accertato la loro tremenda pericolosità. Intanto, accompagnato in Questura, il falso Angelo Galvini veniva condotto negli uffici del comm. Cocchia, Questore di Roma, e qui sottoposto a stringenti interrogatori, n funzjonario riusciva a fargli confes sare le sue vere generalità: Angelo Sbardellotto di Luigi, di 25 anni, da Meli (Belluno). Nell'archivio esisteva una grossa pratica riguardante la sua persona come noto antifascista residente all'estero. Dopo qualche vano tentativo di tergiversazione, lo Sbardellotto, ormai scoperto, finiva per palesare completamente il suo essere confessando con cinismo il suo criminoso disegno nei particolari che abbiamo sopra riportati. Lo Sbardellotto è un giovane robusto, di statura normale. Al momento dell'arresto vestiva elegantemente un paio di pantaloni fantasia ed una giacca ed un gilet neri; in testa aveva un cappello a lobbia grigio, con nastro nero. Nel portafogli aveva circa un migliaio di lire. Ancora una volta, nell'arresto tempestivo e provvidenziale del sicario che voleva attentare alla vita del Duce, la polizia romana si è mostrata degna delle tradizioni altissime che la onorano e dei compiti delicatissimi che diuturnamente le vengono affidati. Senza una vigilanza intelligente ed accurata, senza la coscienza del dovere più assoluto, senza l'organizzazione e la disciplina che permeano tutte le zone della Pubblica Sicurezza, dalle più alte alle più modeste, il sicario antifascista avrebbe probabilmente potuto portare a compimento il suo nefando piano delittuoso. a| o n e o a e e H o r , a i i o o . o , i o l i o l ò o a m ro e e 4 hi I. mo il a oa o, a n rao go lo ril al n no re, ornn olte nto a anaa s-j ue in è i. I terroristi di Genova Il prossimo inizio del processo 1 Roma, 7 notte. E' stata oggi fissata la data del processo contro il dinamitardo Domenico Bovone e contro gli altri terroristi implicati nei reati di attentato alla vita di S. E. il Capo del Governo e di cospirazione contro i poteri dello Stato. II processo-si svolgerà dinanzi al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato nelle udienze del giorno 14 e seguenti. Presiederà il Tribunale il Presidente Luogotenente Generale on. aw. Guido Cristini e sosterrà la pubblica accusa il Sostituto Procuratore Generale comm. Isgrò. Gli imputati che compariranno a giudizio, per essere stati abbinati i relativi processi sono nove, e cioè: Domenico. Bovone di Bosco Marengo (Alessandria) ; Carlo Enza di Genova; Margherita Blaha, suddita austriaca, nata a Vienna; Guido Mazzocchi, di Milano, ivi residente; Faustino Sandri, di Villanova Monferrato, residente in Imperia; Meloni Pietro di Cagliari, domiciliato a Roma; Ersilio Belloni di Milano, ivi domiciliato; dott. Giuseppe Mario Germani, di Ceneselli (Rovigo), domiciliato in Trieste, e Luigi Delfini, di Velletri, ivi domiciliato. I sicari della Concentrazione Sono state ieri -ampiamente lumeggiate, attraverso le sentenze della Commissione istruttoria, le sinistre figure del Bovone e dei suol complici ed 1 delittuosi piani da loro messi in esecuzione, obbedendo agli ordini della Concentrazione antifascista riparantesi al sicuro in terra straniera. Tale torbida e criminosa attività emerge chiaramente anche attraverso la seconda sentenza della Commissione istruttoria dello stesso Tribunale Speciale che riguarda, più specificatamente, il gruppo Meloni e compagni. E' detto, infatti, in tale sentenza, che sin dall'ottobre 1930 la Concentrazione antifascista aveva da Parigi inviato a Roma un suo emissario: il repubblicano Pietro Meloni, fornendolo di somme e di istruzioni allo scopo di costituire nella Capitalo un punto di appoggio per quelle concertate azioni delittuose da svolgere contro lo Stato ed il Regime fascista. Ali uopo, nell'abitazione del Meloni venivano indirizzati dalla Concentrazione, con bombe e rivoltelle, il Belloni ed :'. Delfini e, con le somme occorrenti, il dott. Germani. II 14 gennaio scorso anno, il Meloni veniva arrestato. Nella sua abitazione in Roma, in via del Vantaggio, veniva sequestrata una boccetta con inchiostro simpatico, una cartina di polvere rivelatrice ed un « Manuale dell'Ingegnere » rilegato in rosso. Egli non tardava a rivelare il suo vero essere: 1 rapporti avuti a Parigi con esponenti della Concentrazione, gli incarichi ricevuti ed i motivi della sua permanenza a Roma. Venivano sequestrate anche due lettere dirette al Meloni, provenienti da Parigi: una impostata in Italia il 12 gennaio 1931, ed una in data 17 gennaio dello stesso anno, contenente un assegno di mille lire emesso da una banca di Parigi all'ordine del Meloni. In tali lettere erano contenuti scritti « simpatici » preannuncianti al Meloni il prossimo arrivo di persona da lui conosciuta a Parigi e che doveva da lui essere ospitata. Questa persona che si era recata a cercare il Meloni in via del Vantaggio, il 6 febbraio successivo veniva tratta in arresto e trovata in possesso d'una falsa carta di identità al nome di Daia j Leone Andrea di Giovanni, carta che, j come poi confessava, aveva usata a o- ' Milano, e di una pistola automatica ta con 24 pallottole. Identificato per il to pericoloso anarchico fuoruscito Ersilio in Belloni, questi faceva, fin dai primi inT ia terrogatori, ampie, precise e circostan è ziate rivelazioni sul criminoso scopo i- della sua venuta in Italia, sui mezzi i- '.micidiali e quelli finanziari da luì rice-