Tragico scoppio al molo San Vincenzo di Napoli

Tragico scoppio al molo San Vincenzo di Napoli Tragico scoppio al molo San Vincenzo di Napoli Sei vittime . Il Principe di Piemonte visita le salme > Imponenti funerali Napoli, 6 notte. Ieii mattina al molo S. Vincenzo a Napoli, mentre si eseguivano le regolamentari salve d'onore d'artiglieria per la solennità dello Statuto, accidentalmente scoppiavano i cartocci preparati per le salve stesse. Del gruppo degli artiglieri che servivano la batteria venivano investiti dello scoppio subito decedendo il maresciallo capo Sorrentino Giuseppe del Distretto di Caserta, il caporalmagglore Romano Ezio del distretto di Benevento'; il soldato Nolletti Ermanno del distretto di Sulmona; il soldato Mannerini Orano del distretto di Ferrare ed il soldato Chitarra Arturo del distretto di Napoli, tutti appartenenti al lO.o Reggimento artiglieria pesante campale ed il marinalo Libondi Francesco della base Navale di Napoli. Alle sei vittime le Autorità e la cittadinanza hanno tributato solenni onoranze. Alle ore 15,30 le salme, che erano state collocate nella cella mortuaria dell'Ospedale Militare, sono state visitate dal Principe di Piemonte, il quale, dopo essersi soffermato per qualche minuto in raccoglimento dinanzi alle 6 bare, ha voluto stringere la mano e rivolgere parole di condoglianze ai congiunti delle povere vittime, i quali hanno espresso la loro riconoscenza con commozione per l'interessamento augusto alla loro sventura. Alle ore 16 il Principe di Piemonte ha lasciato l'Ospedale militare, ossequiato dai presenti e Immediatamente dopo ha avuto luogo il trasporto funebre delle salme al Cimitero di Poggio Reale. Le sei salme sono state collocate in sei furgoni, ciascuno trainato da sei cavalli e seguiti dalle famiglie delle vittime. Il corteo era aperto da vigili a cavallo e a piedi, in grande uniforme, e dalla fanfara del io. Artiglieria pesante. Seguivano, oltre che una grande folla di cittadini, tutte le Autorità di Napoli, fra cui il Capo di Stato Maggiore Bonzani, in rappresentanza del Ministro della Guerra; le LL. EE. Albricci e Ferrario, l'Ammiraglio Nicastro, S. E. Baratono. Alto Commissario per la provincia di Napoli, il Commissario al Comune barone La Via, il generale dei carabinieri Furlani, il Comandante la Divisione, generale Tua, il Segretario federale Schlassi e tutto il Direttorio, e il Console della Milizia Argentino. Il corteo, che ha attraversato le vie fra una folla commossa di popolo, si è sciolto in Piazza Cavour, donde le salme hanno proceduto per il Cimitero. Ecco, intanto, qualche altro particolare sulla grave disgrazia che è costata la vita a sei balde giovinezze. In occasione della festa dello Statuto e della rivista che doveva essere passata dal Principe di Piemonte, dovevano essere sparati i rituali 21 colpo di cannone dall'estremità del molo San Vincenzo, dove esiste un torrione con due cannoni da 66 millimetri. Al servizio era addetto un reparto del lO.o artiglieria, composto dal maresciallo Sorrentino, dal caporale maggiore Romano, dal caporale Di Brigida e dal soldati Giuseppe D'Ambrogio, Giuseppe Compiaccio, Giovanni Di Meglio, Umberto Schiassl, Armando Nolletti. Vincenzo Scorcalati, Mannericcl e Chitarra. Prestava servizio sul posto un marinaio cannoniere scelto, Francesco Libondl, del distaccamento della R. Marina di Napoli. Esso era il magazziniere delle riservette delle munizioni dei due pezzi. Erano già stati sparati quattro colpi. Improvvisamente, mentre un soldato addetto al pezzo di sinistra teneva in mano una delle cariche, per causa che non è' stata ancora bene accertata, questa è esplosa, uccidendolo sul colpo. La fiammata, disgraziatamente, si è propagata 'a tutte le cariche contenute nelle, riservette, le quali sono esplose producendo un formidabile scoppio, la cui eco si è propagata fino alla città. Una densa nube di fumo ha avvolto il torrione e lo specchio d'acqua circostante, mentre da ogni parte si elevavano grida di spavento. Nella terribile esplosione, il cadavere di un soldato, non ancora identificato, è stato lanciato in aria ed è andato a cadere come un bolide, a poppa della naveasilo « Caracciolo », ancorata nel molo. Il cadavere del maresciallo Sorrentino è andato a finire sulla banchina sottostante al torrione e quello del marinaio, orribilmente mutilato, ò caduto in un battello da diporto. Altri due cadaveri, e sei soldati gravemente feriti, giacevano sul torrione, poco lontano dal luogo dell'esplosione. Uno solo del soldati è rimasto illeso: il caporale Di Brigida il quale, colpito da un forte chock nervoso, non è stato in grado di fare alcuna particolare narrazione dell'accaduto e sull'origine dello scoppio. I primi ad accorrere sono stati gli ufficiali e gli equipaggi dei due sommergibili <; Tito Speri » e « Des Geneys » e della torpediniera « Missori », ancorati al molo Beverello, i quali si sono affrettati a soccorrere i feriti che con auto-ambulanze e automobili sono stati sollecitamente trasportati all'Ospedale militare. Intanto sul luogo del disastro giungevano il generale di artiglieria Bellini, il comandante del porto, il console della Milizia portuaria, il commissario capo del servizio portuario ed alcuni ufficiali di finanza. Si 6 proceduto subito ad una prima sommaria indagine e si è avvertito dell'accaduto il Procuratore del Re e il Giudice Istruttore, i quali si sono recati sul posto con il Pretore Naddei. II Principe di Piemonte, ch'è stato informato del luttuoso avvenimento mentre si svolgeva la rivista, appena terminato lo stìlamento, ha fatto ritorno alla Reggia con la Principessa Maria e ne è uscito subito dopo, insieme al generale Clerici, e in vettura scoperta si è recato all'Ospedale Militare di corso Vittorio Emanuele. Egli è stato ricevuto dal direttore tenente colonnello D'Alfonso e da altri ufficiali medici, i ouali lo hanno accompagnato nella pietosa visita ai feriti, quasi tutti gravissimi. 11 Principe si è intrattenuto presso ognuno dei letti in cui giacevano i feriti, informandosi con vivo interesse del loro stato. Il Principe Umberto è rientrato alla Reggia dopo circa mezz'ora. . + ■ Condannato per lesioni a un ragazzo Alessandria, 6 notte. L'agricoltore Vincenzo Masino, transitava il 18 ottobre scorso in bicicletta per l'abitato di Frugarolo allorchè era stato dileggiato da un gruppo di monelli. Il Masino li aveva redarguiti e, per farli smettere, aveva dato uno scappellotto al più grandicello. Salito di nuovo in bicicletta, le parole di scherno erano aumentate. Infuriato, il Masino era ritornato sui suoi passi, aveva afferrato lo scolaro Pietro Cermelli, di 12 anni, lasciandolo poi cadere a terra malamente si che il monello aveva riportata la frattura dell'avrambraccio destro. Rinviato a giudizio del nostro Tribunale per lesioni, il Masino è stato condannato a sei mesi di reclusione, danni e pese con la condizionale.