Entusiasmo di folla sulle strade del Piemonte

Entusiasmo di folla sulle strade del Piemonte Entusiasmo di folla sulle strade del Piemonte A Torino Ettore Meini ha ottenu-\to la sua seconda vittoria del Giro \ con una volata ancor più chiara, re- [golare e convincente di quella che lo portò vincitore sul traguardo di Firenze. Se, infatti, allora si potè concedere come attenuante alla sconfitta del campione del mondo e del suo predecessore per opera del toscano, la non perfezione della pista e la sorpresa di cui si disse vittima il mantovano, oggi'si può con sicurezza affermare che il vincitore è stato sul cemento del Motovelodromo- l'uomo più veloce, più meritevole del successo. Meini: atleta di classe Lo scatto col quale egli ha parato, anzi, prevenuto quello di Guerra e la tenuta alla velocità per gli ultimi duecento metri classificano definitivamente Meini tra i finalisti di gran classe, tra i routiers dotati di maggior velocità pura, di maggior senso di posizione, di più pronto intuito nel frangente delicatissimo della volata. Se la folla, che gremiva il campo di corso Casale non ha accolto la vittoria del bianco-bleu con quel calore di entusiasmo con il quale avrebbe accolto un successo della maglia tricolore, gli è perchè è rimasta sorpresa che l'atleta di eccelsa fama e di larga popolarità fosse battuto da un giovane non ancora salito ai fastigi della notorietà, che non aveva ancora convinto pienamente delle sue altissime doti. E la fólla, lo sappiamo, non è molto tenera con chi le toglie la soddisfazione del trionfo dei suoi idoli. Ma ora che ha avuto la conferma piena e inconfutabile delle qualità che avevo rilevato in Meini dopo i suoi onorevoli piazzamenti in ogni sprint e la vittoria fiorentina, non le parrà esagerata l'esaltazione che faccio di questo simpatico e modesto corridore, e non dovrà dolersene pensando che il ciclismo italiano acquista in lui un esponente di grande avvenire e un elemento di più per rendere più incerte, cioè più interessanti e appassionanti, le soluzioni che in velocità potranno avere le grandi corse nazionali. Troppa è la sportività torinese per essere schiava di idolatrie e negare a un giovane la gioia del suo consenso e della sua ammirazione. Per dire tutto del vittorioso finale di Meini non bisogna tacere che anche questa volta, come a Firenze, esso è dovuto in non pìccola parte alla collaborazione utilissima, direi quasi, decisiva di Demuysère. Questi è un po' la locomotiva belga, ed essere alla sua ruota in pista vuol dire assicurarsi una magnifica posizione ed essere condotti con energia ed intelligenza. Demuysère ha fatto il giuoco di Meini, mettendosi in piena azione ad un giro, in modo da impedire a Guerra di lanciarsi secondo il suo sistema preferito. Rimontare un uomo alla velocità presa dai due bianco-bleu non è impresa facile neppure per un Guerra, che non è uno scattatore, come è Meini. Così che, quando il mantovano ha voluto prendere il comando ai duecento metri, ha trovato così pronta reazione nel toscano da non poter più riuscire nel suo intento. La potenza e il rendimento superiore del Nnomio Demuvsère-Meini è l'unico elemento che sminuisce lo smacco dei battuti, fra i quali Mara e Binda debbono riconoscere che le loro doti di velocità non sono più quelle di una volta. I fatti salienti della tappa Illustrato così l'epìlogo della Genova-Torino, non molto rimane a dire di questa tappa, disputata in condizioni atmosferiche ideali, se non su strade sempre perfette, alla media non eccezionale, ma neppure insignificante, dopo undici giornate, di circa 29 all'ora. Il suo inizio, francamente, mi ha fatto per un'ora credere che l'ipotesi di un diverso atteggiamento di Guerra, avanzata a Genova, nei confronti di Pesenti e di in \Demuysère osse tati altro che fondata. L'azione del campione . imondo sulla salita della Colletta era coso'avrebbe potuto contrapporre l'impetuosa'ripreso di Pesenti. che \si è difeso come un leoncello, da solo, lhanno fatto ebollire qucst'offensiva, che si può dire abbia fornito l'unicai fase veramente emozionante della 'giornata. _ \Sulle salite non si è andati alla baionetta nepmire oggi. I soliti lievi distacchi, le solite numerose e pronte riprese. E in piano Moineau dopo Mondovì e Buse dopo Asti hanno inutilmente tentato dì far prendere alla corsa l'asprezza del combattimento; son rimasti soli ad agitare una vana minaccia, ad esaurirsi in un inutile sforzo. So che ali stranieri, siano essi belgi o francesi o tedeschi, si meravigliano di questa passività dei nostri e soprattutto di quella di Guerra. Ma non starò a spiegare ad essi, come ho spiegato più volte a voi, le ragioni, un po' tecniche, un po' sentimentali, che da Napoli in poi hanno chiuso gli italiani nelle loro posizioni di difesa e di attesa, e che, in fondo, sono le stesse che mi fanno da tempo considerare Pesenti vincitore del Giro. La cronaca vi dirà che la maglia rosa è stata messa in difficoltà sul Pino. E' questo un segno che la sua resistenza è minata, che la sua posizione pericola. Niente di tutto questo. Pesenti ha accusato l'eccessivo rapporto, ecco tutto. Non è un uomo che sta calando chi può sostenere una controffensiva come quella da lui svolta dalla Colletta a Celle. Il bergamasco, statene certi, saprà difendere la sua maglia sino a Milano. Uomini da citare all'ordine del giorno, oltre quelli che ho già nominato, sono Barrai, Cacioni e Scorticati, fra i più brillanti e generosi; Bertoni, saldo più che mai; Bellandi, ancora una volta primo degli isolati. La classifica generale non subisce spostamenti nei primi posti; ma Mara si è riavvicinato a Stoepel. Fra gli isolati Cavallini, due volte appiedato negli ultimi chilometri, si vede seriamente* minacciato da Bonino, dal quale ore lo separano solo sessantaquattro secondi. Il battagliero inizio Eravamo' andati a letto ieri sera fra tuoni e lampi e scrosciare di pioggia; ci siamo alzati questa mal Una che mare e cielo rappacifieatì\si baciavano voluttuosamente in un bagno caldo di sole. Punto di ritrovo è Sampierdarena e per andarci è un affare serio, tanta è la ressa di gente che preme c soffoca l'avanzare dei corridori e delle macchine al seguito. Non vi dico poi dell'ammassamento dinanzi al recinto in cui si adunano i concorrenti; uno spettacolo imponente ed impressionante, che da solo basterebbe a svelare il caldo animo sportivo di Genova. Nei conversari di attesa apprendo che Guerra si c quasi completameli-■te rimesso dalle ammaccature della caduta di Genova Btnda dMmfirsposizione viscerale e Mara dai suoiforuncoli. Si parte alle 7,25 e, molto prudentemente, si va fino a Voltri, cioè finché dura il pericolo della folla, ■„delle strade sconnesse e delle rotaiedel tram. Non costa cosi caro adOrecchia riprendere dopo una fora-)tura. Erba non turba la calma suipiani di Invrca e pare si debba su-perare tranquillamente anche la Colletta, dove ad Erba succede Barrai, quando vedo partire come una freccia la maglia tricolore, seguito da quella- grigia di Bergamaschi. Nello slancio i due prendono cento metri di vantaggio su Bertoni, Demuysère e Negrini, primi a reagire al colpo inatteso, e a loro volta di altrettanto innanzi agli altri. Così si scende a Varazze, dove il trio dei più immediati inseguitori piomba sulla coppia dei fuggitivi, ma manca quel che più conta, Pesenti. La maglia rosa dà furiosamente la caccia a duecento metri di distanza portandosi dietro Binda Albino, che ogni tanto lo coadiuva, Rinaldi, che rimane passivo, e Scorticati, che deve accontentarsi di difendersi. Dietro questi tre è la fila allunga- 'ta che l'impegno di Rovida non rie-sce a non far perdereterreno; su diuntratto di salita Albino'nonreggealVazione violenta d\F.es.f^nfZ^'tuisce il pencolo costituito dal bino-\quintetto di testa si è messo a tirare vero emozionante, perche potrebbe tessere il punto di partenza di uno[sviluppo di incak<*sMl'.conbei;uenze. i Ma basta un'altra rampa di tre'cento metri per vedere Pesenti in \poche rabbiose e impetuose pedalate \nes!™n° sfoggi velleità offensive, la > . fi esaurita là cronaca di que3tó L ft modifica la formazio°_ ne ^ compaginelacuimarciaè, ]„ nil„„ «ft^SfestjUA «v* msn' sulla media di 2 < Siamo in Piemonte; sullo sfondo azzurro spunta da prima la pirami- \de bianco-nera del Monviso, adaqia.ta sulla base vaporosa di nu£ole \oas3e ) La'pericolosa discesa dalle rupi i[di Leseqn0 è fatta con molta pru-' , a o i e o l i , e , , ..a Ceva, dove passiamo alle 10,50,'trascinare Scorticati e Rinaldi addosso ai cinque prima di Celle. Pare che l'episodio debba essere chiuso e invece si riapre quasi subilo per colpa di un motociclista che nella svolta del passaggio a livello dopo il paese manda a gambe levate Bergamaschi, Pesenti e Scorticati! Il primo perde tempo per liberare la macchina rimasta impigliata nei pedali della motocicletta, mentre gli altri due possono riprendere prima. Ma intanto il centinaio di metri così faticosamente riconquistati, è di nuovo perduto. Sta per rinnovarsi l'appassionante duello, quando Guerra è messo a piedi da una gomma. Immediatamente Negrini e Rinaldi attendono il loro capo e Demuysère fila via a tutto vapore sotto là vigile guardia di Bertoni. La seconda controffensiva di Pesenti è non meno decisa della prima; per un po', è in piano, egli non riesce a riportarsi sotto, ma quando si presenta un altro pezzo di salita, il montanaro di Zogno sfoga tutta la sua forza, lascia Scorticati che lo seguiva come un'ombra e riacciuffa di nuovo il belga e il suo compagno. Il ritorno della màglia rosa, dopo la perdita di un collaboratore come Guerra fa l'effetto di una doccia fredda sull'ardore combattivo di Demuysère che rinunzia immediatamente alla lotta. Riprende Scorticati ad Albissola e poi tutto il gruppo condotto da Canazza e Gremo. Ritorna la calma A Savona ritorna anche Guerra con Bergamaschi. Abbiamo compiuto 43 chilometri in un'ora e 20' cioè alla media di poco più di 32. La fase accesa dal campione del mondo è poi tenuta viva da Demuysère è quindi definitivamente chiusa. A Savona comincia la lunga salita del colle di Cadibona. Fatticcioni si mette a condurre, poi Rovida e Barrai si danno il cambio; per quanto salita progressiva seleziona delle mediocrità. All'avanguardia rimangono Gremo, Barrai, Guerra, Binda. Pesenti, Bertoni, Demuysère, Rovida, Giacobbe, Rinaldi, Bellandi, Bonino, ma il grosso segue scaglionato in poche decine di metri e poi si riammassa in discesa, finendo così con un nulla di fatto nella prima seria salita della giornata. Raggiunto Millesimo, si attacca la seconda, quella di Fabbrica. Quando vi avrò detto che Barrai, Bertoni, Rovida, si succedono • nella guida senza forzare e che quafranta uomini li seguono fino in cima, denza. Sui cinque chilometri del piano della Gatta i 55 uomini procedono su due fila ai lati della strada come un plotone di fanteria- in marcia, quando Merviel tronca le. calma con un'energica tirata. Fuoco di paglia! Si ritorna a camminare sui 25 all'ora. Si sale al santuario di Mondovì e si scende alla città del creatore del Giro d'Italia, l'indimenticato Carlo Costamagna. Bonino primo a Mondovì Alle 11,40 si presenta al rifornimento di Mondovì una cinquantina di corridori prontamente riforniti e vivamente applauditi dall'enorme folla scaglionata sul viale della stazione. Taglia primo il traguardo Bonino. Il figlio di Carlo Costamagna t .presenta un grosso mazzo di fiori,a Colombo. Sono presenti tutte lei\Autorità cittadine e il Comitato e. organizzatore che ha tutto predi-']spoH? £er lor7dmf.,e » rifornimen-,to. Molto applaudito e complimen- e-i.iù svelti ad afferrare i loro sac-eau, Berto- sono ragia. Demuyattaccano suopera del e:francese, che però nessuno coadiu- o;vu. La presenza, nel qrupnetlo. dei .\primi quattro della classifica gène- rate, toglie ogni ragione a questo improvviso acceleramento. Man mano che Moineau cala, ritorna Scorticati, poi Buse con Canazza. Allora il francese non insiste e Barrai, Binda e Stoepel precedono gli altri nel ricongiungimento. Bonaccia assoluta fino a Possano. La salita che attraversa la città e l'annuncio di un premio di traguardo per il primo isolato, stuzzicano GiunteUi, che, impegnandosi a fondo, la spunta e forma un gruppo con Barrai, Bertoni, Guerra, Pesenti. Demuysère, Verwaecke, Canazza Gremo, Stoepel e Geyer. Ma succede ancora la solita storia. Ritornano tutti e l'andatura è da passeggiata, resa più comoda e salutare, dal sole mite e dalla frescura che sale dalla campagna ancora bagnata. Si va in questo modo per Possano, Cervere e Bra. Qui la media è già scesa sotto i 27. E' dopo questa città che Godihat suona la sveglia partendo all'improvviso a tutta velocità. Non si lasciano sorprendere Barrai, Pesenti, Binda, Bertoni, Demuysère, Buse. Invece Guerra è colto alla sprovvista in mezzo, alla fila e non può rispondere a tempo alla botta del francese. Il quale però, nonostante replicate richieste, non trova chi 10 aiuti a sostenere il tentativo di continuare la fuga. Scoraggiato si alza sul manubrio e allora è Demuysère, seguito da Barrai, che prende 11 posto di Godinat..Ma è troppo tardi, e Bergamaschi e Giacobbe riconCucono Guerra: ai tre seguono po' gli altri, in tempo per iniziare insieme la salita dopo Alba. Binda, che si.era poco prima incaricato di mandare a vuoto uno scatto di Bergamaschi, batte la strada e quindi ne lascia l'incarico a Barrai, che a sua volta lo cede a Mara. Il tricolore è brillantissimo in questa azione che viene intensificando verso la cima dove la catena è ridotta a una ventina di anelli. Ma altrettanti e più si riagganciano nella discesa su Castagnole che vede passare il nutrito e pacifico plotone preso di petto da un robusto vento contrario. Binda primo sul Pino In vicinanza di Costigliole avviene una serie di incidenti che, però, non hanno alcuna conseguenza: forano Gremo e Morelli, cade Cipriani e per poco non va a finire sotto le ruote di un'automobile; buca Bertoni e Binda... da buon gregario lo riporta in gruppo; e infine e a terra Barrai. Ma tutti rimediano facilmente alle loro disgrazie perchè l'inseguimento costa poca fatica. Siamo in zona gerbiana : cartelli e manifesti inneggiano a « Piciot » e al suo allievo GiunteUi, il colore pre* ferito è il rosso, fatidico e tradizio.naie. Il rifornimento è perfettamen'te organizzato e riccamente dotate- dal Dopolavoro. Vi si presentano tutti alle 15 precise. Troviamo la strada dopo Asti in pessime condizioni, e in molti punti in riparazione. All'inizio della salita, dove Bergamaschi fora, Buse torna, dopo tanto tempo, a farsi vivo tirando con estrema decisione. Cadono... dal grappolo gli acini non più freschi: rimangono attaccati solo Canazza, Guerra, Pesenti, Demuysère, Barrai, Gremo, Mara, Bertoni e Godinat. Ma tutta fatica sciupata è quella del tedesco, che rimane senza rinforzi quando ha già speso tutto il suo : nessuno gli dà una mano e allora s'acqueta è Orecchia riconduce tutti gli staccati. Sul Dusino Bertoni tiene un comando che tutti sopportano; poi Rovida fa una delle sue mattate scappando a pieni pedali e precedendo di un duecento metri gli altri per circa cinque chilometri; quindi molla e ricompare nel gruppo riportato da Binda Albino. Nel frattempo Barrai è obbligato a cambiare una ruota. Due volte Cavallini si deve fermare per una gomma prima di Chieri, dove la compagine è ancora costituita di 56 u;iità e il traguardo è vinto da , \ \ Folco.Eccoci alla.salita del Pino \ La salita comincia dolce e si ina\sprisce alla fine del rettilineo: sotto ■ l'azione di Bertoni e Anton Magne nladctomcacotodGApzaSsèCremsuqmphgdtrenGl'mesBcvrfiad\Magne fa una breve sparizione al comando, che gli viene subito rubato da Bertoni e cedono così fra ali altri Gremo. Rinaldi. Cipriani e Mammina. A due chilometri dalla vetta avanza la maglia tricolore, che è svanita da una verdina di uomini, poi a turno si prodiqano Maefne. Burrai e Bertoni. In testa rhrtinnono questi tre con Guerra, Binda, Bcllan- ecrAteG9timsvvdinsCnnL9PM5in59c9intaoinBin1ti9999BM92gta2ta92n93Ain99F9Mta494V}1o]"1Fir61616 di, Balmamion, Demuysère, Meini, Mara, Giacobbe, Scorticati, Orecchia, Cacioni e Zuffi. Quest'ultimo insieme a Mara, Balmamion e Magne sono ì vinti verso il culmine. Si ingaggia una lotta vivacissima fra Bertoni, Guerra e Binda per l'onore di giungere prima in vetta. In questo stringer di ferri cedono Bellandi, Orecchia e Scorticati. All'ultimo anche la maglia rosa appare in difficoltà a fianco di Cacioni. Pesenti è staccato di una ventina di metri quando Binda porta l'ultimo attacco, al quale risponde energicamente Guerra, mentre anche Meini perde contatto. Sulla vetta del Pino Binda ha una ruota di vantaggio su Guerra ed entrambi sono seguiti da vicino da Bertoni, Barrai, Giacobbe e Demuysère. Giù per la discesa, per quanto difficilissima, gli staccati compiono miracoli di audacia per ricongiungersi e infatti Cacioni, Meini e Scorticali prima, poi Bellandi, Mara, Pesenti, Balmamion e Orecchia riescono a piombare sui primi guidati da Guerra e Barrai. In una delle curve più strette Mara cade trascinando Orecchia e Balmamioìi. I tre si rialzano senza conseguenze, ma più avanti Balmamion e Orecchia sono di nuovo a terra. Barrai, poi Guerra gareggiano in temerarietà, e Mara non è da meno perchè alla fine della discesa è di nuovo coi primi. Sul corso Casale, a un chilometro dal Velodromo, il gruppo di testa è così formato da Barrai, Guerra, Bertoni, Pesenti, Binda, Giacobbe, Demuysère, Bellandi, Cacioni, Scorticati, Meini e Mara. Cacioni e Barrai conducono velocissimamente il tratto sino all'ingresso di pista dove l'ordine dei primi è questo: Cacioni, Guerra, Meini, Mara, Demuysère. All'entrata del rettilineo opposto del primo giro il belga ruba di prepotenza il comando a Cacioni e accelera. Suona la campana, sfilano Demuysère, Meini, Guerra, Mara, Binda e Cacioni. Demuysère, per non perdere il comando, aumenta progressivamente ed è completamente lanciato sul penultimo rettilineo, a metà del quale Guerra cerca rimontare al comando, ma Meini lo previene e i due passano Demuysère. In curva Meini ha una buona macchina di vantaggio su Guerra; il campione del mondo entra in piena azione ai cento metri, ma il toscano risponde con pari energia ed entra in rettilineo con Guerra a ruota; il mantovano tenta l'ultimo sforzo sui einauanta metri, ma ancora una volta Meini reagisce e conserva intatto il suo vantaggio sulla linea del traguardo. Mara e Binda non possono che superare anch'essi Demuysère e finire rispettivamente terzo e quarto. La. maglia rosa, che si è ripresa nel travòlgente finale, non partecipa alla volata e si accontenta di' aver lo stesso tempo dei primi. GIUSEPPE ÀMBROSINI