Augusto Turati rievoca a Brescia la figura guerriera di Giovanni Randaccio

Augusto Turati rievoca a Brescia la figura guerriera di Giovanni Randaccio Augusto Turati rievoca a Brescia la figura guerriera di Giovanni Randaccio a l a a e o l g o u i i e l — e i a i di a o e di a i, : e d neoo ai ne. e goBrescia, 30 mattino. , nanniversario della morte, mnlNel 15.o eroica di Giovanni Randaccio, l'Associazione che di lui si gloria, ha voluto evocarne ieri lo spirito, il sacrificio, la nobile, maschia figura in questa Brescia, terra feconda di eroismi, dove risiede la brigata leggendaria che ebbe dal nemico in rotta il battesimo immortale di « Lupi ». Alla celebrazione ha portato il suo ardore di combattente, la passione fascista e l'orgoglio di italiano, Augusto Turati in- una austera vibrazione di spiriti, in una solenne assemblea che riuniva intorno alle bandiere del la Patria tutti gli esponenti del po polo, dai gerarchi dello Stato, dell'E sercito, del Regime alle falangi dei giovani, speranze salde dell'Italia di domani. Il rito si è celebrato al Teatro Grande, adorno di trofei e bandiere, gremito di popolo, di cittadini di ogni età, di ogni classe, di ex-combattenti, mutilati, scolaresche, con i loro capi e insegnanti, madri e vedove di guerra ed esponenti delle organizzazioni sindacali e giovanili fasciste. Sul palcoscenico erano schierate la bandiera della Sezione « Lupi » col commissario cap. Savone, il labaro della 15.a Legione M.V.S.N. «Randaccio » col comandante Console Tomassucoi Medaglia d'oro, le bandiere e le rappresentanze delle Sezioni di Milano, Bergamo e Cremona, quelle delle Federazioni combattenti e mutilati, il labaro della Federazione provinciale fascista, gagliardetti del battaglioni Camicie Nere, dei Giovani Fascisti e delle organizzazioni dell'Opera Nazionale Balilla. Erano presenti tutte le Autorità: Prefetto gr. uff. Solmi, Segretario federale Dugnanl, il vice-Podestà ing. Spada, generale Tognì comandante la Divisione, console generale Malavasi comandante il 7.o Rag' gruppamento Camicie Nere, console Bastianon, Questore Viola, maggiore dei Carabinieri Giudici. Nelle poltrone e nei palchi erano ufficiali dell'Esercito e della Milizia ed altre notabilità. H canto dell'inno dei « Lupi » ha iniziato il rito celebrativo. Quando Augusto Turati si avanza sul palcoscenico insieme col figlio dell'Eroe, Vittorio Randaccio, e col prof. S. Laz- snpv. . L ,zaro, vice-presidente dell'Istituto fa-|scista di cultura, l'Imponente a3sem-,blea scatta m piedi con un applauso e fervidi « alala » all'Eroe, al Duce, a Turati. Le parole di Augusto Turati Cessati gli applausi, prende la parola Augusto Turati. « Non vi sembri strano — egli dice — che io abbia voluto accomunare la celebrazione del ricordo di un grande Eroe alla chiusura dell'anno accademico dell'Istituto fascista dì cultura; parmi anzi che l'accoppiamento sia perfetto, sia degno e aderente al nostro spirito. Perfetto e aderente perchè la nostra cultura non sia qualche cosa di vuoto e di fantastico, ma sia la continuità di uno spirito guerriero che ha avuto la sua manifestazione eroica e glo riosa, che vive entro il nostro spirito e vuole perpetuarsi in esso. « Dovrei ora dirvi di Randaccio, se colui che fu il vate del popolo italiano non avesse detto, cantato e scritto di lui come meglio non si potrebbe, non come poeta che guarda gli eroismi dalla poltrona o dallo studio, ma come poeta che ha vissuto le vicende eroiche della nostra grande epopea. Se questo grande Poeta della guerra e dell'Italia non avesse cantato di lui, io parlerei con meno poesia, certo con meno impeto Urico, con minore potenza espressiva ma certo con pari cuore di combattente e con eguale cuore di fante. «Ricordare gli episodi, ricordare la morte e l'eroismo sarebbe forse ritornare un po' indietro col nostro cuore tormentato e dolorante per rivivere le divine ore (badate, non è poesia) che precedevano ogni attacco, le ore che segnavano il distacco dalla trincea, che era l'ultimo riparo contro la morte, per andare nell'inferno in fondo al quale era tutta tenebra e tutta luce. Se il Poeta non avesse esaltato questa perfetta figura di fante, io direi l'orgoglio di essere fante. Ma sarebbe turbare questa divina intimità che si è creata fra poeti ed eroi se io dicessi parole o tentassi armonie di parole. « Lasciate solo che io vi inviti qui a rivivere viva la vita di questo soldato che ha veramente voluto entrare nella grande fornace rovente con cuore perfetto, con cuore puro, con animo alto. Lasciate che io lo esalti alla presenza di suo tìglio che qui rappresenta l'animo generoso del Padre; lasciate che davanti a coloro che gli sono stati compagni, che gli sono stati vicini, magnifiche figure di soldati e di eroi, l'amico Tomassucci, Medaglia d'oro, e l'amico Savone, che gli fu vicino nell'ora del trapasso, lasciate che io vi preghi,o Ivi scongiuri di ricordare in Lui tutti i nostri Morti, tutti i nostri fanti, questa magnifica fioritura che il popolo italiano, nell'ora del dolore, ha mandato dalle case, ha espresso dalla terra, ha sospinto su dalle zolle, ha tolto dal seno alle madri, ha tolto dal cuore al padri; questa meravigliosa fioritura di vite che ha lanciato incontro alla morte per consacrare il suo diritto alla vita, alla giustizia, alla potenza e alla libertà ». Le nobili parole suscitano un senso di profonda commozione che si esprime in un impeto di applausi. Augusto Turati, dopo una breve pausa, dice ancora: «Lasciamo il puro Eroe al suo destino di gloria e, dopo questo inizio che ci riconcilia con la vita e ci fa migliori, guardiamo un poco a questo nostro mondo ». L'oratore infatti viene a trattare del « dramma dei popoli », tema del discorso conclusivo dell'anno accademico dell'Istituto fascista di cultura. Egli.analizza con acuto spirito critico e con squisita sensibilità politica la situazione attuale concludendo che solo da Roma, negli antiveggenti mòniti di Benito Mussolini, è stata detta alle Nazioni tutte la parola della realtà e additata la via che può condurre alla vera pace è alla restaurazione economica. Gli applausi entusiastici e gli «alala» che salutano la fine del discorso di Augusto Turati si fondono, coi .ganti della Patria che chiudono il solenne rito e accompagnano il figlio dell'Eroe mentre, insieme con le Autorità, lascia il teatro. L'omaggio ai Caduti della Gardesana Augusto Turati ha voluto, nel pomeriggio, portare il saluto ai «Lupi», riuniti intorno al figlio di Randaccio e alla Medaglia d'oro Tomassucci, accolto da vibranti dimostrazioni. Quindi in automobile ha percorso la Gargnano-Riva per andare a rendere omaggio agli operai Caduti sulla breccia del lavoro durante la costruzione della magnifica Gardesana occidentale. Davanti al ricordo marmoreo, geniale opera d'arte a forma di tempio classico eretta in una larga insenatura della strada, dirimpetto alla lapide in bronzo infissa nella roccia del mon- te a indicare u punto dove era segnato raborrito confine cancellato dalla vit. torla deIle j itulianei Augusto Tu- rati, che era accompagnato dalle Autorità e dai Gerarchi di Brescia e dall'ing. Cozzaglio progettista e direttore della costruzione della GargnanoRiva, è rimasto in muto raccoglimento per qualche minuto. Ritornato a Brescia, Augusto Turati ha inaugurato nella serata la nuova sala di scherma della Società ginnastica « Forza e Costanza », alla presen- za di tutte le Autorità civili e militari e di una folla di ginnasti e di invitati che gremiva l'ampia palestra. In un breve discorso rivolto particolarmente al giovani atleti, Augusto. Turati ha rilevato che la vecchia Società Ginnastica di cui è presidente, aprendo la nuova sala di scherma, intende sviluppare questa forma di attività con la stessa intensità che caratterizza tutte le altre branche dello sport e desidera che essa sia ugualmente affollata. Ha esortato poi ì giovani ad amare la scherma, ad addestrarsi in essa con passione per mettersi in grado di sue cedere agli anziani e continuare la tradizione di belle affermazioni di cui essi si sono resi campioni. Cessati gli applausi, sono incominciati gli assalti ai quali ha preso parte anche Augusto Turati in un incon tro di fioretto col maestro Colombetti e uno di sciabola coll'olimpionlco Ro sicchetti, fatto segno a calorose e incessanti acclamazioni La giornata dei « Lupi » si chiudeva alla caserma Randaccio con la visita ai « Lupi » in servizio, ai cimeli della gloriosa brigata e l'omaggio alla stele che reca incisi i nomi dei Caduti e dei decorati, ma soprattutto con la nuova affermazione dell'alto spirito di cameratismo che fonde e stringe in una sola grande famiglia ufficiali e soldati, « Lupi » in servizio e « Lupi » in congedo, mirabile e salda espressione della fraternità cordiale che è vanto, forza e vincolo inalterabile fra tutte le armi del nostro glorioso Esercito. o\ rvtligdgGcfpflGtcBritdiEdVdRvdrGadrrsmmuf

Luoghi citati: Bergamo, Brescia, Cremona, Gargnano, Italia, Milano, Roma