Festa d'arte fra i tempii di Pesto

Festa d'arte fra i tempii di Pesto La settimana salernitana Festa d'arte fra i tempii di Pesto Pesto, 21 notte. Recarsi a Pesto, oggi, costituisce una duplice gioia dello spirito. Molti credono ancora che, per raggiungere i templi millenari che si ergono sulla piana di Porsano, occorra affrontare i disagi che il Lenormand enumerava intorno all'80, quando la piana era ima palude e le strade erano viottoli disastrosi. Fino a pochi anni or sono, il viaggio di Pesto era lungo e faticoso. Oggi vi si giunge in due ore da Napoli, in auto, su strade asfaltate che sono biliardi, e vi si giunge in treno, comodissimamente ed economicissimamente. E i templi di Poseidonia, che hanno visto sorgere tre civiltà, la greca, la lugana e la romana, sono oggi immutati nella loro divina armoniosità; e d'intorno, la nuova civiltà si rivela in provvide e vaste opere di bonifica. Le manifestazioni della settimana salernitana, che sono culminate in questa festa d'arte, fra i templi di Pesto, hanno richiamato dove fu l'antica grande Poseidonia, una folla numerosissima e pittoresca. Moltissimi di quelli che avevano sem; pre sentito parlare di Pesto, e magari ne avevano a volte finanche descritto la suggestività senza esservi mai stati, hanno cólto l'occasione offerta loro dal Prefetto di Salerno, S. E. Soprano, dal Comitato turistico e dall'Istituto del dramma antico, per raggiungere in veloci torpedoni o con treni, i nuovi scavi che Amedeo Maiurl e Antonio Marzullo vanno facendo, per rimettere al sole le strade, le tombe, i monumenti delle tre civiltà susseguitesi: monumenti fra i quali, quello prettamente talico della Pace, che è ora isolato dal recente scavo e che verrà ricostruito nei dettagli, è arricchito delle sue colonne, che ora giacciono nell'episcopio del Duomo salernitano. Da Teocrito a Pizzetti Quindi, pubblico numerosissimo, che» oltre la bellezza selvaggia del posto e la maestà di quei monumenti, che sfidano i millenni, ha ammirato ciò che i professori Maiuri e Marzullo hanno compiuto, per allestire — con antiche pietre del teatro —• un vero e proprio anfiteatro, fra il tempio di Nettuno e la basilica, affinchè 11 pubblico possa trovarvi comodamente, posto; e lo stile e la suggestione siano rispettate. La manifestazione per la quale si sono adoperati Franco Liberati, l'on. Pace, presidente dell'Istituto del dramma antico, il prof. Visco, il Conservatorio di Napoli, la Società Scarlatti, è stata onorata dalla presenza del Principi di Piemonte. Ad iniziare lo spettacolo classico è stato l'«Amoroso colloquio» che si vuole sia di Teocrito. Il dialogo pastorale è apparso, nella sua realizzazione, suggestivo, specialmente per la bellezza dello scenario naturale. L'attore Turi Pandolfini ha suonato la zampogna, che è servita a creare l'atmosfera al dialogo; e la Baccalal e il Loveri hanno r?.so la pari;-; di Dafne e Jannello. Bene ambientato è apparso il mimo di Eroda. Pandolfini ha reso con pittorica comicità '.a figura dell'avido maestro Guadagna, coadiuvato dall' intelligente Bianca Famarò. Di forte rilievo è apparsa la « fattura » di Teocrito, con i suoi toni or Irati, dolorosi e tenui, or sensuali. L'attrice Giovanna Scotto ha vissuto con rovente anelito la passione della denna. che vuol congiungere e condurre a sè l'amante lontano. Fra l'uno e l'altro mimo, l'orchestra diretta da Franco Michele Napoletano, ha eseguito il bel coro della <• Medea » e le danze dell'* Ifigenia » di Giuseppe Mule, il « coro dei vecchi » -del Pizzetti. i tre interludi di Honegger. Ma l'attesa maggiore era per la seconda parte del programma. Sensazione riva, commossa di arte, ha lasciato in tutti la riproduzione deIV« Agamennone» di Ildebrando Pizzetti, che il maestro ideò In occasione della rappresentazione al teatro greco di Siracusa della tragedia eschilea, alla quale fu data l'attuale forma, per i concerti Toscanml a New York. In questa riproduzione di Pesto c'è un fatto nuovo: l'integrazione mimicocorale che, col consenso dell'autore, ha dato della visione pizzettiana la signora Mimile Casella. Quella del Pizzetti è un'altissima pagina, nella quale stile od espressione sono due volti di un medesimo oseretto. Non Ve ombra di cerebralità, perchè non c'è affatto ricostruzione dello stilismo esteriore. Qui tutto è profondità di espressione e adeguatezza di atmosfera. Ma cosi, come vogliono i canoni greci, il dolore non deturpa mai la bellezza della linea; l'equilibrio fra intensità e serenità è sempre raegiunto, senza sacrifìci di sorta. L'architettura della composizione è prettamente greca: i vani episodi istrumentali e corali, essendo disposti simmetricamente intorno ad un episodio centrale, in cui campeggia la profetessa tragica Cassandra. L'ultima parte è injrrandita nelle proporzioni ed è accresciuta nella sonorità dell'aggiunta del coro, le cui sonorità doloranti si slargano come linee vive di un terminale fregio in altorilievo. E questa simmetria di costruzione è elemento di arte, cioè di espressione, non per quel che la simmetria rappresenta di per sè, ma per l'intima fusione con gli elementi spirituali. Potenza espressiva La grandiosità del mito e la umanità espressiva sono ambedue raggiunte; ed è in questi elementi che- Minnìè Casella ha tratto ispirazione per la sua interpretazione plastica. La sensibile e intelligentissima artista ha con acuto studio, rilevato tutti gli elementi costruttivi delle pagine plzzettiane, e su quei toni ha creato i suoi gesti base; e sugli sviluppi di quelli, <*!i sviluppi delle sue figurazioni. Le ideazioni che la Casella ha della danza corale, non assomiglia a quella di nessun altro artista Ella aveva a sua disposizione trenta allieve, che un mese fa erano a digiuno di ogni elemento di mimica espressiva; eppure è riuscita a trarre da esse figurazioni tragiche, soprattutto dinamiche, di grande espressività. Le quattro corifee, le signorine Barracchi, Pattison, Fiorentino e Mimmo, allieve della scuola di Capodimonte, che la Casella ha istituito sotto il patronato di S. A. R. la Duchessa d'Aosta, hanno coadiuvato la danzatrice, con encomiabile penetrazione. L'aderenza della realizzazione plastica alla musica è spesso perfetta. Quello che conta è il "rado di intensità espressiva del dinamismo, che la Casella è giunta a realizzare, movendo e atteggiando la sua -vibrante massa di danzatrici. Gli atteggian.cnti crescono d'intensità col crescendi interiore musicale; c pur serbando l'austerità arcaica, la danzatrice infonde alle persone quell'umanità ch'è presente nella musica. Cassandra non è sempre sovrumana: la sua tragedia ù nel nrevedere la sventure e nel sentirà' impotente ad evitarle. E il suo corpe e quello delle sue corifee vibrano come strumenti sensibili, nell'attegglarsi al dolore che si universalizza. Questa prima manifestazione, resa indimenticabile dalla suggestiva visione delle millenarie colonne, che trionfano nella lotta col tempo, non potrà rimanere isolata. L'acustica, l'armoniosità del campo visivo, !a rettezza del luogo dovranno indurre l'istitute del dramma antico a nuove esnerienze. p specialmente a anelle musicali corali e mimiche, che abbisognano dello scenario naturale e sono manifeitqy.ion' vive di arte per niente cerebr.-U. A. P.