POSTA DI MILANO

POSTA DI MILANO POSTA DI MILANO La preghiera esaudita - Floreale - Una pena che cessa e un ricordo che resta MILANO, maggio. Il Cardinale Schuster, il quale è in fama d'uomo pio ha mostrato al suo greggie ambrosiano di sapersi fare esaudire, non meno che dai fedeli in terra, dai santi in cielo: e infatti è bastato, dopo venti giorni di celesti lacrimazioni, ch'egli facesse aggiungere alla solita messa la preghiera scongiuratrice della pioggia, ad petendam serenìtatem servatis rusticis, perchè il cielo sospendesse ogni ostilità, e l'invocato sereno ridonasse asciuttezza e salvezza alle campagne naufraganti. Ora si dice che proprio la vigilia di quel primo giorno dì sole. Primo Camera avesse acquistato un impermeabile : e che il suo manager Sée, il quale da buon israelita non ammette spese improduttive, se ne fosse dolcemente lamentato: — Un vero boxeur deve possedere la scelta del tempo... L'impetrata serenità, rifulsa a un tratto con improvvisazione miracolosa, ha. suscitato vaste chiarità dì petali da tutti i peschi, mandorli e meli della regione; e come l'avvento solare coincideva con la data dell'Eucaristia, si son viste le strade cittadine riempirsi pur esse di bianche corolle, e cioè degli abitini delle comunicande, che quest'anno usano vaporosi e semplificati, senza nastri alla cintura o gelsomini al- petto. (Attento, o filosofo, anche a queste mode: Poiret ha scritto che nelle vesti delle fanciulle è il vero indice della storia). Care bimbe! Vengono dalle pure nozze con Dìo. Hanno in corpo l'ostia magnifica trice. S'avviano impettite, compunte, con gli occhi rapiti e con un giglio in mano, dal fotografo o dal pasticciere. Qui s'arrischiano a impugnare una ciambella; a tuffarla, con due ditini prudenti, nella cioccolata. Non lo fanno però, ho notato, quelle che hanno Una corona in testa. Cosi addobbate, si sentono un po' sante: e solo a ghirlanda levata ricominceranno a masticare. La grande preoccupazione è di non sciupare, di non macchiare quell'abito che pure dovranno indossare una volta sola. Per ciò non osano neanche sedere. Mangiata la tartina, si rimettono a mani giunte: quasi avessero celebrato un sacrificio. O scuotono la chioma lunghetta che domani, cominciando ad essere donne, tornerà breve — quasi a scacciare, il sopraggiunto pensiero di golosità... C'è un capitolo di Freud, sulle comunicande, che sdegnerei di rileggere. Come egli ha potuto pensare a certe cose, studiandone moti e pensieri? Si vede che le ha osservate in una giornata dì pioggia. Sotto il sole, esse sono tutte limpide e innocenti e soavi, nei loro veli albeggianti, come il fiore dei mandorli e dei meli cui la loro apparizione s'accompagna. Ma il trionfo maggiolino dei fiori ce10 andremo a godere fuori porta: spingendoci magari sino al piano d'Erba, dove di questi giorni si rinnova un antico sacrificale di rose; o sino a Pallanza, dove alla purpurea festa delle azalee, si compendia la celebrazione di tutta la mirabile, incredibile effusione floreale di questa terra irrigata e solatia. Cento giardini mandano a gara iloro dono olezzante: lillà e serenellegiacinti e rosespine. Chi va. lamentando la morte delle viole? Venitele a vedere, quelle che ancora maturano asole della Castagnola. E quanti occhd'anemoni, nella cupezza boscosa deparchi! Quanti occhiolini di miosotidilungo i rivi delle pendici che tanto piacquero ai Bazzaro ed ai Gignous11 rosaio di Villa Branca, che ha due secoli, ha rimesso i suoi bocci immacolati; e sulle erme petrose di San Rejmigio, per l'ennesima volta, ripiovono i petali rosa e violetti dei grandi cespi tropicali che lì custodiscono: tenui colori, che fra poco s'accenderanno sino a raggiungere le vampe dei garofani e dei rododendri: mentre già la camelia si schiude e si screzia, e le azalee cantano a distesa la loro canzone vermiglia, moltiplicando la seta divinamente fatua delle corolle, e lo svario dei rametti, e la fragranza amara. Ahcredetemi: non fu comoda sorte quella assegnatami domenica, fra altri giudici, di premiare i carri più fastosi e più leggiadri fra i tanti convenuti per il Concorso! Premiare l'uno, significava scartare l'altro: e come si fa, ditemi un poco, a bocciare un fiore? In verità, essi sono tutti perfetti; e cioè tutti pari: nè si capisce come in tanta eguaglianza la rosa sia riuscita un giorno a proclamarsi regina, se non usando la prepotenza delle spineAlfonso Karr, che fu l'orticoltore chetutti sanno, non tollerava lo spettacolo dei concorsi floreali: e purtroppo eglvisse i suoi ultimi anni in Riviera, dove ne avvenivano ad ogni stagione, e cioè assai più frequentemente che in questa mite Pallanza, che non fa gran commercio dei suoi giardini, e vi lascia morire in pace quel che in pace vi germoglia. L'autore delle Guépes non poteva soffrire, dunque, la vista deglsteli recisi : e questo me lo va assicu-rando un vecchio giardiniere milaneseche ha bottega in Broletto, e che ha conosciuto Karr cìnquant'annì or sonoquando, giovinetto, dava acqua ai suorosai. Ora io venero Alfons Karrgrande penna e grande cuore: ma mpermetto di contraddire alla sua patetica suscettibilità. Non è gran male, affrettare di un'ora o di un attimo la fine di un fiore: il quale nasce, sempiternamente, per l'immolazione. E poi fiori, a differenza degli uomini, non paiono soffrire spirando, o naturalmente o per mano nostra: tant'è vero che sono belli anche morenti; che sono belli anche morti. Dicevo che le azalee, in questi giardini verbanesi, cantano. Cantavano anche domenica, martiri ammucchiati sul carro del sacrificio. Partecipavano al trionfo, al risoalla festa. Parevano lieti di splendere e profumare, in extremis, pei loro assassini: per noi. Facoltà sublime, che a noi può toccare soltanto con la perfezione degli eroi. In questo sole e tra questi fiori pallanzesi avevo pranzato l'ultima volta con Guido Treves. Povero amico! Ho salutato la sua bara avvolta in una coltre di viole. Ho ripensato quel suo epigramma della violetta modesta, che dava querela alla violetta accademica « per false generalità »... Era un arguto, Guido. Dicevano fosse un mordaceLo dicevano perchè, con quel male che aveva in corpo, pensavano lo dovesse essere. Invece era buono, sensibile e leale. E' giusto (oh, Alfonso Karr!) che un poco di tanti fiori recisi vadano anche a questa sua tomba, che ha finalmente sanato quella sua pena. u..,, U postigliuae.

Persone citate: Alfons Karrgrande, Alfonso Karr, Freud, Guido Treves, Karr, Poiret, Povero

Luoghi citati: Milano, Pallanza