Alla vigilia del ventesimo Giro d'Italia

Alla vigilia del ventesimo Giro d'Italia U «0' POPOLARE E IMPORTANTE CORSA CICLISTICA ITALIANA SU STRADA Alla vigilia del ventesimo Giro d'Italia Mobilitazione generale delle forze ciclistiche nazionali - Imponente partecipazione di campioni belgi, francesi, tedeschi e svizzeri - Dieci squadre di aggruppati e sessanta isolati « Le principali caratteristiche delle tredici tappe e le prospettive della severa lotta (Dal nostro inviato speciale; Milano, 12 notte, inDopo aver attizzato con le prime \sgrandi corse in linea la fiammata del-\fia passione delle follo per il ciclismo su lstrada, i colleglli die nel 1908 davano mente e cuore alla affermazione di quello che avrebbe dovuto poi essere 41 massimo orqano sportivo nazionale, precedendo l'idea dì un quotidiano milanese, lanciavano la loro più bella e grande impresa con questo semplice, storico anniwtcio : « La Gazzetta dello Sport, dopo aver seguita la nuova qloria del ciclismo italiano e creata la sua rinomanza, indice per la prossima primavera il primo Giro d'Italia, con un percorso di 3000 chilometri o 25.000 lire di premi », L'indimenticabile Tullio Morgagni, travolto poi per le vie del cielo, era riuscito, con romagnola volontà di realizzazione, a vincere le incertezze del direttore e dell'amministratore del giornale e a dar vita all'avvenimento che prese e ancor oggi tiene il prima' to tra le manifestazioni sportive ito liane. Parve, allora, azzardo c temerarietà e fu, invece, successo clamoroso, trionfo che iniziava una nuova èra del nostro ciclismo e segnava la fortuna del giornale organizzatore. Da Gonna a Camusso Centoventisette corridori iniziarono la prima prova e quarantanove la compirono; cinque marche vi furono rappresentate. La lotta fra Gonna, che ne uscì vincitore, Gaietti, Gerbi, Ros.signoli, Cuniolo, Pavesi, Beni e ì francesi Petit-Breton, TrouéseUer e Pottier trascinò le folle a un vero delirio di entusiasmo. Da allora altre diciotto volte si ripotè il Giro, interrotto solo nel quadriennio di guerra, illustrato dalle gesta di tutti i nostri maggiori campioni, modificato nel percorso e nella formula tecnica del regolamento, adattato con prudenza alle esigenze dì novità, adoperato con senno alle necessità della propaganda, ma sempre suscitatore di appassionato interesse, espressione della vitalità del nostro sport. Quella del Giro dltalia è una storia troppo bella e troppo vasta per poterla riassumere in poche riglie; citerò soltanto i titoli dei suoi capitoli quali figurano nella visione storica clic potete leggere nell'annuale fascicolo pubblicato dalla Gazzetta dello Sport. La disperata vittoria di Gonna nel 1909 (il < Luis » Disse il suo dramma neU'ultima tappa per il ritardo causato da due forature e annullato poi grazie a un passaggio a livello chiuso); la rivincita e Za conferma di Gaietti, l'uomo cronometro, nel 1910 e 1911; il dominio dei < moschettieri » nell'infelice esperimento della formula a squadre nel 1912; l'affermazione di Orioni nel 1913; la vittoria di Calzolari nel Giro più faticoso, quello del 1914; l'annata famosa di Girardengo alla ripresa del J919; il successo del tenace BeUoni nel 1920; il doppietto di Brunero nel 1921 e 1922; Ze otto tappe e la vittoria finale di Girardengo nel 1923; JBnrici dominatore fra i rincalzi nel 1924; iZ primo successo di Binda nel 1925; Za terza vittoria di Brunero nel 1926; gli anni del dominio di Binda, dal 1927 al 1929; Marchisio primo per 52" nel 1930; Za vittoria di Camusso al Bestrières nel 1931. Titoli che bene riassumono il risultato e il tono delle diciannove edizio ni passate, anche se solo abbozzano gli infiniti e svariati temi che sulle strade d'Italia hanno svolto tutti gli attori più famosi che da un quarto di secolo sono passati sulla scena del ciclismo nazionale. Le trasformazioni del Giro / varìi e talora contrastanti interessi che convergono nella gigantesca prova, le necessità contingenti di propaganda sportiva e industriale, le aspirazioni delle regioni e delle città dalle Alpi alle isole, l'intenzione di sempre migliorare la tecnica del regolamento secondo i dettami dell'esperienza e Ve sempio del « Tour », contribuirono ad evolvere e a trasformare negli anni il quadro e il meccanismo della manifestazione. Lanciato secondo la formula dr corsa individuale con classifica a punti, il Giro diventò, per il solo 1912 una corsa a squadre e nel 1914 adottò la classifica a tempi, che non doveva più essere abbandonata. Dopo una tendenza alla maggiore severità circa l'individualità della corsa, ci si avviò aMe più larghe concessioni del giuoco e dell'aiuto di squadra, tutfora ammesso. In questi ultimi anni si adottarono misure (vantaggi di tempo) per premiare giustamente il vincitore in va lata e ancor più il vi?icifore per distacco. Non si è certo giunti alla perfezione, ma si può dire con sicurezza che il .regolamento del Giro d'Italia non ha ora nulla da invidiare per logica e sportività a quelli delle corse a tappe straniere. La data di svolgimento è quasi sempre caduta tra la metà di maggio ed i primi di giugno. Il numero, invece, e la lungliezza delle tappe hanno subito profondi mutamenti. Nell'ante-guerra, sull'esempio francese, erano di moda le corse lunghe (nel 1914 si ebbe una media di 395 chilometri per tappa!); poi lo scarso interesse che per lunghi tratti presentavano queste fatiche iniziate nelle ore piccole e finite al tramonto, e un più sano senso sportivo consigliarono l'abbreviamento dei per. corsi, che automaticamente portò all'aumento del numero delle tappe, che furono al massimo, nel 1927 e 1930, quindici. Finora se ne sotto disputate n. 207. nrnridqrlzStcvcimtpcnlpapmdmcdCl7omCdmmmmLszddmCqsgdSf5Necessità logistiche e prevalenza'del concetto di qualità su quello diquantità consigliarono tiel 1929 a tra-sformare la formula ad iscrizione libe-ra in quella ad invito. Non fu, quindi,più battuto il record degli iscritti dei partenti e degli arrivati del 1928 (rispettivamente 365, 298, 160). Il chilometraggio totale, da un minimo di chilometri 2443 nel 1909, salì nel 1927 a un massimo di 3728; la partenza fu data quasi sempre da Milano; solo nel 1911 e 1929 da Roma e nel 1930 da Messina; l'arrivo avvenne nel 1911 a Roma e tutti gli altri an- ni a Milano. Sedi di tappa furono sempre: Milano e Roma; Napoli lo fu 15 volte, Torino 14, Genova 11, Bologna 10, ecc. e e I 3160 chilometri di quest'anno Questi ricordi e questi dati mi paio no sufficienti per dare una idea generale di quello che è stato un ventennio del Giro d'Italia; ora lo spazio mi richiama al compito di presentare e illustrare questa ventesima edizione di cui già nei giorni scorsi vi dissi qualcosa mettendo in rilievo Ze sue caratteristiche principali, die sono la relativa facilità del percorso e l'internazionalità del campo dei concorrenti. Sulla prima, però, credo opportuno ritornare per svolgere sotto i vostri occhi il nastro di 3160 chilometri, che in ventitré giorni e tredici tappe saranno coperti dai concorrenti. Pochi elementi, infatti, come il percorso possono illuminare su quello che sarà una competizione ciclistica. Il Giro si inizicrà con tre tappe di pianura (di 207, 183 e 225 chilometri), c/te ci porteranno, per Vicenza e Udine, a Ferrara. E anche la quarta (chilometri 215) sard per quattro quinti piana e non avrà che alla fine l'ascesa a monte Titano, su cui si erge la Repubblica di S. Marino (da 116 a 465 metri di altitudine) e dal quale si scenderà immediatamente a Rimini. Sento difficoltà la Rimini-Teramo (chilometri 280) nella prima metà, nella seconda presenterà le salite di Amandola (da 228 a 525 m.), e quella della Croce di Casale (da 448 a 731 ni.), dalla cui vetta, però, rimangono ancori 70 chilometri prima dell'arrivo. In principio, invece, sono i maggiori ostacoli della Teramo-Lanciano (chilometri 220); Za salita del Passo delle CapanneUe (da 263 a 1283 m.), quella del Bivio Bariscione (da 721 a 894 metri) e quelle di Chieti (da 40 a 325 metri), di Colle Spaccato (da 85 a 355 metri) e di-Casanditélla (da 174 a 433 metri) a trenta chilometri dal termine. La Lanciano-Foggia (chilometri 280) sarà una delle più severe per lunghezza e asperità. Si susseguono le salite di Roccaraso (da 108 a 1285 metri), dì Rio nero Sannitico (da 819 a 1052 metri), di Jelsi (da 625 a 790 m.), di Castelnuovo Daunia (da 490 a 770 m.), quest'ultima a 40 chilometri da Foggia. Meno severe saranno in genere, per salite, le tappe successive. Nella Foggia-Napoli (km. 209) si rifarà quella di Castelnuovo Daunia, poi quella di S. Bartolomeo (da 340 a 600 m.) e infine quella di S. Giorgio La Molare (da 520 a 790 m.); ma tutte e tre sono nei primi cento chilometri. L'ascesa a PaIcstrina (da 250 a 450 m.) sarà Za sola difficoltà della Napoli-Roma (km. 265). Ne sarà irta, invece, la Roma-Firenze (km. 319) che è anche la tappa più lunga. Si comincerà coi Monti Cimimi (da 441 a 814 m.), si proseguirà con Radicofani (da 314 a 760 m.) e si finirà col Passo di Sugarne (da 241 a 537 metri). Nella Firenze-Genova (km. 275) non vi sarà che il Bracco (da 110 a 615 m.), e nella Genova-Torino (km. 264) quelle di Bocchetta (da 7 a 435 m.), di Fabbrica (da 429 a 734 m.) e del Pino (da 315 a 507 m.). Chiuderà, la Torino-Milano (km. 270) con la Serra (da 245 a 590) e il Brinzio (da 296 a 516). Fra una tappa e l'altra vi sarà sempre un giorno di riposo, meno che fra la prima e la seconda, e la terza e la quarta. In complesso, come si vede, gli organizzatori hanno voluto alleggerire la fatica, oltre che in vista del Giro di Francia e del campionato del mondo, per ottenere da atleti più freschi maggiore combattività. Solo una volta si supereranno i 300 chilometri e soZo due volte si saZirà oltre i mille metri. Due uomini, due epoche Su questo campo si batteranno campioni italiani, belgi, francesi, tedeschi e svizzeri. Ho già passato in rassegna le forze aggruppate; ora mi spetta svolgere i motivi di interesse della corsa dettati dal loro schieramento e dal loro contrasto. Non occorre avere sensibilità sopraffina o profonda competenza per afferrare il saliente di tali motivi: il nuovo duello Guerra-Binda. Ha un bel dire il cittigliese di non voler essere più considerato come il solo e neppure il principale antagonista del campione d'Italia e del mondo; folle e critici non hanno ancora trovato, aZZ'infuori di lui, chi possa ancora minacciare o fronteggiare la classe, la baldanza, l'autorità del successore. Lo so che entrambi sono stati anche di recente battuti da altri, ma ciò non Ita affatto compromesso la loro fama, nò ha reso necessaria una revisione della scala dei valori nei loro confronti. Nella quale oggi Guerra si trova immediatamente, e più o meno da vicino secondo 4- giudizi, seguito da Binda. C'è, ansi, chi vorrebbe parità e qualcuno anelie un gradino più alto per questo ultimo. A me basta qui sapere che l'uno è degno dell'altro e nessuno ancora, in linea di classe, è alla loro altezza. Questo distacco e la parte che essi hanno rappresentato e rappresentano da anni mila scena del ciclismo italiano, quella di esponenti massimi di due epoclie, se non di due generazioni, li pongono al centro della mischia, l'uno di fronte all'altro, in un'irriducibile rivalità, al sommo della passionale attesa popolare. Binda si presenta, dopo una dozzina d'anni di carriera, col lustro di due records: quello dei Giri vinti, quattro, e delle vittorie di tappa, trentacinque. Sarà tutt'altro che un rinunciatario, ma può dire di aver fatto abbastanza in questa prova per non sen sadimnesadericobisedesusurigocifrfaraconestvgGsitanadunneininquè pGmincaevpsotechenplimpdigdpl'pNvjdsqgsnuftGqsiqlastcvvndZrtcmStnpcmpadplOtrcgcpvcmmvmspr, \tire il peso della responsabilità e del [i dovere di fare di più. Guerra, invece, Ììgia due volte campione d'Italia e del \mondo, non ha ancora potuto scrivere p,\il suo nome nel libro d'oro del Giro, <8 a e e - come in quello delle altre due più classiche prove italiane: la Sanremo e il Giro di Lombardia. Son gemme che mancano alla sua corotia di « asso > e sono certo desideratissime, direi quasi necessarie per renderla completa. E' vero che i nostri atleti tengono in sommo grado alle maglie o ai titoli, ma è anche vero che nessun fuori classe è tramontato senza aver vinto una cor- sa a tappe, sola misura severa e attendibile della piena disponibiltà. di ogni mezzo di eccello corridore. Ma, a parte questa diversa disposizione spirituale in partenza, io voglio pensare che i due grandi avversari tenderanno con ferma volontà alla vittoria. E allora per far luce su questo confronto, bisognerebbe entrare nel labirinto delle considerazioni sulla, classe, disponibilità e freschezza di mezzi degli antagonisti, sulla compattezza o sul rendimento delle rispettive squadre sul loro adattamento al percorso, sulle risorse che ad ognuno può offrire il regolamento coi vantaggi di tempo ai vincitori. Ma mi guarderò bene dall'affrontare una simile imprudente e vana fatica. Quando avessi tutto ben misurato col mio metro, dovrei finire col concludere: Guerra può battere Binda nel Giro e viceversa. V'invito, quindi, a moderare la vostra impazienza e ad aspettare che, invece della carta, parli la strada. Auguriamoci solo insieme che, il duello Guerra-Binda si svolga senza intromissione della sorte; vi assicuro che in tal caso niente di più bello e appassionante avremo visto che l'urto di questi due colossi del nostro sport. Figure che potrebbero emergere Come da molti anni capita, quell'uno o due protagonisti mettono un po' nell'ombra i compagni di scena. Ma in una corsa a tappe, più che in quelle inFvfledsrliriGslissftaavdsIcfitnS.. rin linea, può venire il momento m cjojcquesii prendono il posto di quelli; cioj smè capitato, per esempio, l'anno scorso per gli incidenti che tolsero di gara Guerra e Binda. Ho già detto che il mantovano ha un valido luogotenente in Giacobbe, il quale sarà ai servizi del capo, ma sempre pronto a prenderne eventualmente il posto. Egli, in altre parole, è una riserva dei « grigi » e un sostituto del campione. Che dire di Girardengo? la sua partecipazione, se può lasciar freddo qualche tecnico, ammalia le folle, risuscita entusiasmi, riaccende speranze. Quali possano essere i propositi e le possibilità di questo miracoloso uomo è un mistero. Aspirante alle vittorie delle prime tappe piane"! Aiuto e consigliere di Guerra? Bandiera della marca che gli sta a cuore? O addirittura pretendente al successo finale? Qest'tUtima ipotesi mi pare un po' troppo avanzata. Non vedo nella squadra di Binda l'uomo di rincalzo, che eventualmente possa prendere iZ posto del capo. Non Di Paco, ancora a corto di la tqcsrmlptmpnlmFmsvoro e mirante al Tour; non Bertoni,' j 77 ~ti~ jìa,««, «mi <*tdeZZa cui tenuta alla distanza non si e|sicun; e neppure Pesentt, il nuovo oc- quieto dei bleuroro, per le stesse ragioni di Di Paco. Ma non è detto che le altre squadre sian Zi a far da spettatrici e da contorno. I bianco-celesti non partiranno con un ordine gerarchico; data la relativa facilità del percorso, Mara e Bovet potrebbero difendere i colori al pari di Gestri, Grandi e Marchisio, per quanto questi sembrino più adatti per una corsa a tappe. Il piemontese specialmente ispira fiducia; per lui dovrebb'esser questa l'annata di piena maturità, nella quale dovrà dimostrare, come lasciò sperare nel 1930, di esser degno di entrare nel novero dei fuori classe. Ricca, certo non meno di ogni altra, di valori individuaZi, questa squadra dovrà trovare nell'intesa e nella disciplina la forza di rendimento e la capacità di manovra. Camusso, capo dei « aaribaZdini » mi Zia fatto un'ottima impressione nel Gì ro di Toscana; il ragazzo è in perfetta salute e forma; smaltite le dure conseguenze del Tour, a loro volta a maro frutto della faticata vittoria del Sestrières, superato il superallenamento della Sanremo, il cumianese è tornato l'agile e sicuro arrampicatore che può guardare in faccia qualsiasi specialista della montagna. Non veloce, ma regolare e tenace, egli sarà sempre alle calcagna dei primi, pronto ad approfittare di ogni loro momento di debolezza o di disgrazia Piemontesi è l'eterna incognita e, al pari di Battesini, farà la parte sua nelle volate. Fedeli e preziosi saranno Orecchia e Firpo. Le sorti dei bianco-ìieri sono affida te in definitiva a Barrai; ma mi par rebbe eccessivo sperare da lui, oltre che dimostrazioni di stile alpino, la regolarità, la resistenza e la velocità necessarie a tenere nel Giro un rango di primo piano. La minaccia degli stranieri Parlare di minaccia non è questa volta fuori luogo, sia perchè la partecipazione straniera non è individuale, ma in isquadra, sia perchè alcuni uomini sono effettivamente di grande valore. Un Antonin Magne e un Demuysère, serviti da compagni dello stesso temperamento e della stessa scuola, possono non solo dare un'im pronta originale alla gara, ma aspirare a tener fronte ai nostri migliori anche sulle nostre strade. Per essere, come essi sono stati, dei protagonisti di Giri di Francia non basta la mediocrità; e in salita, come sul passo, l'uno e l'altro han dimostrato sul Tourmalet e sul Galìbior, in fughe ed in inseguimenti, se non agli arrivi, doti di gratuli routiers, vivaci e combattivi, energici e resistenti. Se il caldo, che essi, e specie il belga, non amano, non li contrarierà, non avre mo mai assistito nel Giro ad un confronto così equilibrato fra i nostri e i concorrenti che vengono d'oltr'Alpi Fra i quattro tedeschi non so chi comando della rappre- , assumerà il [sentativa; più brillanti Thierbach c ÌGeyer, più regolari Buse e Stcepel, tutti ligi aZ setmo di disciplina, affi-e peranno all'esito delle prime tappe la , <gerarchia interna e i compiti rispet e e è - tivi. Pii; modesto mi pare il quartettosvizzero, in cui il migliore dovrebbe essere quell'Heimann che abbiamo avuto occasione di ammirare nell'ultimo Giro di Lombardia. Non c lavile che uno straniero vln- ca U Criro; ma c certo che essi por-teranno nella corsa una nota partico-Zare, nuova, interessante e ricca di insegnamenti. Tutti sanno che in Francia e in Belgio si corre ben diversamente che da noi. Non voglio fermarmi a spiegarne le ragioni, rilevo solo il fatto. Ora e bene che ledue scuole si conoscano e s'incontrinosul nostro terreno; se ne avvantagge-ranno entrambe, e specie quella ita-liana, che ha bisogno di sveltirsi, dirinnovarsi con la profonda trasforma-ione dei fondi stradali. Ed ora dovrei dire degli umili oeZGiro, degli isolati, ai quali è apertosolo il successo di categoria. Ma quan-lo avessi spogliato dall'elenco degliiscritti i nomi dei molti che questosuccesso possono strappare non avrefatto che una lunga citazione di interesse molto discutibile. E' meglio attendere questi giovani noti e ignoti alla prova e sperare che da essi ci venga l'affermazione o la rivelazione di elementi di larghe promesse e dsicuro avvenire. GIUSEPPE AMBROSINO