La politica estera dell'Italia fascista nel discorso Grandi alla Camera

La politica estera dell'Italia fascista nel discorso Grandi alla Camera La politica estera dell'Italia fascista nel discorso Grandi alla Camera La chiara politica mussoliniana di fronte ai problemi delle riparazioni e del disarmo La crisi economica mondiale -- Roma e le questioni dei Paesi danubiani e balcanici La situazione nel vicino e nel lontano Oriente --1 cordiali rapporti con la Turchia e la Grecia - Gli insopprimibili bisogni dell'espansione italiana , ■ _ >—- Il posto al sole Roma, 4 notte. L'on. Grandi ha voluto deliberatamente lasciar da parte i problemi più spinosi e centrali dell'attuale grave momento internazionale; perciò si è limitato a una riaffermazione della continuità coerente della politica italiana che ha avuta la sua recente e sintetica enunciazione nell'ordine del giorno del Gran Consiglio. Egli non ha voluto infierire contro quei metodi e quelle ambiguità che stanno portando la civiltà presente verso un fallimento progressivo dei suoi valori non soltanto economici. Dei nuovi negoziati si approssimano ed è opportuno attendere pazientemente per qualche mese, anche se le speranze siano tutt'altro che rosee. Riparazioni, debiti, disarmo, esclusivismi economici, gli anelli della fatale catena che è ai piedi dei Popoli, dovranno-pur essere spezzati perchè è assurdo pensare che alla-fine l'umanità non trovi le energie necessarie per uscire dal marasma: per l'Italia, ha ripetuto il Ministro, non esistono difficoltà insormontabili e se gli altri Stati dimostrassero di possedere quel senso di responsabilità dall'on. Grandi felicemente definito « civismo internazionale » che anima il regime fascista, l'indirizzo verso la ripresa sarebbe già stato dato. Aspettiamo quest'ultima prova in cui è da augurarsi che, finalmente, sotto la spinta di necessità inderogabili gli ramini di Stato concretino quella « visione intuitiva della soluzione » che hanno le masse. Così pure non può essere informata ad eccessivo ottimismo la situazione in Estremo Oriente che ogni giorno riserva delle sorprese e dove le forze in contrasto non si sono affatto chiarite nei loro obiettivi e nei loro atteggiamenti. L'Italia che è presente non può che esprimere il desiderio di una conciliazione fra gli antagonismi in modo che il ritmo della vita batta normalmente in una zona che con l'immensità dei suoi bisogni potrebbe forse costituire la chiave di volta nello slancio dei traffici. • .. Altra questióne Che ristagna è quella della così detta sistemazione danubiana e. non perchè sia stato passato agli archivi un progetto miracolista e tendenzioso a un tempo quale era quello di Tardieu, ma perchè frattanto i singoli Stati non hanno seguito la via che l'Italia ha da un anno indicato, degli accordi particolari coi Paesi danubiani. Se su tale ordine di problemi immanenti l'esposizione del Ministro doveva rilevare, e non davvero per colpa dell'Italia, la sterilità dei risultati, altri orizzónti sono apparsi in cui le promesse del domani ispirano maggiore fiducia. L'Italia per la sua posizione geografica e per la sua storia non deve essere considerata soltanto unità del continente europeo: il suo respiro è mediterraneo e altri mari, altri continenti si parano dinanzi ai suoi sguardi, non lontano miraggio ma vicine realtà, piene di vita e di avvenire. Quando si dice che l'Italia è la prima grande Potenza con cui l'Africa e l'Oriente asiatico vengono a contatto muovendosi verso occidente, non si ripete una frase retorica ma si afferma una condizione insopprimibile di fatto che assegna al noBtro Popolo, una funzione assolta già- nella storia remota ma oggi ridotta a iniziative frammentarie o embrionali. L'Italia è in Europa e nell'Europa vuol restare con tutti i diritti e con tutte le responsabilità connesse alla partecipazione attiva, alle vicende Yarie, tumultuose e spesso gloriose del vecchio continente. Ma dall'Europa essa è proiettata verso le sponde africane ed asiatiche di cui prima avverte le necessità, i sentimenti, le aspirazioni; in tale posizione privilegiata è il segreto della nostra libertà di movimento, di cui sarebbe stolto non tentare di approfittare proprio ora che l'Europa e l'Occidente in genere sono attraversati da una crisi spaventosa di depressione morale e materiale. Noi dobbiamo avere una politica in Oriente abbastanza elastica nei metodi come conviene nelle relazioni con quei Popoli, ma costante nei fini. Noi soprattutto dobbiamo valerci di quella inferiorità che abbiamo, rispetto ad imperi colossali, cioè delle mani nette, per sollevare il nostro prestigio. Per quante riserve si possano fare, è in negabile che il complesso mondo arabo del vicino Oriente marcia verso forme di indipendenza sempre più completa. La nostra inferiorità del passato e del presente si muterà in una superiorità morale che non mancherà di avere i suoi riflessi politici ed economici. Dopo aver ascoltato il discorso del Ministro Grandi abbiamo la certezza che questa politica orientale non solo esiste ma sta già dando i suoi frutti. Dalla prospiciente Albania fino alle lontane coste della penisola arabica non c'è discontinuità di amicizie e di simpatie. L'alleanza col piccolo regno di Zog, che gode di un periodo dì pace quale non conobbe mai nel passato, è, malgrado ogni insinuazione, salda e inattaccabile. Più oltre, nell'attesa che Grecia e Bulgaria riescano una buona volta a sistemare le loro controversie, i nostri rapporti con Sofia ed Atene sono cordialissimi e non tralasceremo alcuna occasione di mostrare a quegli Stati che la nostra amicizia ed il nostro appog¬ gtqiccntcchacsEnRvrzPtGidMd"vlfbb gio costituiscono dei vantaggi non trascurabili. La « Locamo Egea », questo capolavoro della diplomazia italiana, a differenza dell'altra Locamo maggiore è pienamente efficiente come se ne è avuta la prova nella sistemazione delle acque territoriali di Castelrosso per cui non c'è stato bisogno nemmeno di ricorrere a una Corte arbitrale. Gli applausi con cui la Camera ha sottolineato la prossima visita a Roma del Capo del Governo turco, Ismet pascià, e dell'intelligente suo collaboratore il Ministro degli Esteri Tewfik Ruschdi bey indicano le simpatie dell'Italia verso la Repubblica di Kemal pascià, con cui vi sono tante concordanze di interessi. Proseguendo, abbiamo la vasta zona araba dei mandati, in cui uno, PIrak, sta per assurgere alla dignità della indipendenza. Quando il trapasso fu discusso a Ginevra, il Governo italiano volle mettere bene in chiaro alcuni punti di un procedimento così originale nella storia. Ma ciò senza la minima intenzione di ostacolare le giuste ambizioni del regno di Feysal. Tanto è vero cstplamrdts che oggi, definite alcune questioni, siamo i primi a salutare l'Irak Stato sovrano, auspicando che al più presto anche la Siria e la Palestina, le cui popolazioni sono per lo meno altrettanto civili e capaci di quella mesopotamica, possano godere di un regime di assoluta indipendenza. Per finire questo rapido quadro di intese, l'unico territorio che costituiva una interruzione di relazioni cordiali, l'Hegiaz, dopo che ha regolato le sue divergenze con lo Yemen da tempo legato a noi da un trattato, è entrato in normali rapporti diplomatici col nostro Paese. L'Italia non ha da temere dal risveglio delle Nazioni asiatiche: anzi così si accelera il raggiungimento di un migliore equilibrio di forze in un continente in cui noi non possediamo nulla e nello stesso tempo, esauriti i privilegi politici, spetterà naturalmente alla'nostra penisola il compito di smistamento e -di collegamento fra l'Europa e l'Asia. Ma vi è un altro continente a cui dobbiamo rivolgere lo sguardo con la coscienza di non commettere alcuna ingiustizia, e di non essere contro i tempi, l'Africa. Purtroppo una pic¬ cola parte' dell'Africa è un campo di sfruttamento diretto da parte della prolifica è attiva razza italiana. Uno degli errori capitali di Versailles va riparato e, comunque volgano gli eventi, la storia dirà che l'aver negato possibilità di espansione pacifica e laboriosa al popolo italiano fu grave colpa. Il mondo, se non vuole precipitare, se vuole rinnovarsi in una gara feconda e non in urti catastrofici, deve riconoscere questo diritto: il diritto a un posto al sole per i Popoli che lo meritano. Il popolo italiano è fra questi in prima linea. ALFREDO SIGN0RETTI. La seduta Roma, 4 notte. Con l'atteso discorso del Ministro Grandi, la Camera ha concluso oggi l'ampio ed elevato dibattito sul bilancio del Ministero degli Esteri. L'aula è già molto affollata in tutti i settori quando, alle 16 precise, il Presidente GIURIATI dichiara aperta la seduta. Al banco del Governo notiamo il Duce, i Ministri Giuliano, Grandi, Ciano, Rocco, De Borio, Bal¬

Persone citate: Ciano, De Borio, Duce, Egea, Tardieu, Tewfik Ruschdi