L'arma economica e lo scudo politico

L'arma economica e lo scudo politico L'IRLANDA CHE INO IN GIURA L'arma economica e lo scudo politico -(DAL. NOSTRO INVIATO )- DUBLINO, aprile. La prima arma che quelli di Londra hanno impiegato nella polemica giuratoria contro quelli di Dublino è stata tolta dall'arsenale moralìdealista cui ricorre così volentieri la diplomazia britannica durante le prime fasi e nelle mosse scoperte delle sue battaglie: voi dovete giurare, e pagare, — dicevan quelli — perchè non potete far cadere sulla vostra Isola V accusa infamante di non tenere fede alla parola data. Ma a Dublino hanno tenuto duro: la nostra parola — dicon questi — non ve l'abbiamo mai data e se credete di averla è segno evidente che ve la siete presa. ' Di fronte a questo scudo l'arma che mirava a toccare nell'animo degli Irlandesi la corda della sacrosantità dei trattati, si è spuntata. Visto che, battendo a cuori, De Volerà (e la giocata aveva la approvazione tacita o rumorosa dei nove decimi degli spettatori interessati) rispondeva picche, hanno provato a bussare sili denari. Gli hanno detto: voi, col non voler giurare, intendete staccarvi dalla benefica comunità delle Nazioni britanniche; ma badate che molto male ve ne può conseguire giacché non potrete vivere in mezzo al marasma economico mondiale senza la protezione di Mamma Brittannia. Le cinque minacce Questa è una minaccia veramente grossa. Oggi la vita è difficile in tutto il mondo per tutte le Nazioni: è abbastanza facile pensare cosa potrebbe succedere a una Nazione che se è vecchia come tale, dovrebbe tuttavia organizzarsi ex novo come Stato, dovrebbe provvedere ad alterare la propria economia, a investire in nuove imprese quelle risorse che ha, a dirigere verso nuove attività, interne o migratorie, la propria popolazione. De Volerà e amici hanno sentito tutto il pericolo e sostengono che l'abolizione del giuramento non basta a escludere l'Irlanda dalla comunità britannica nè che per ciò soltanto si debba passare a una guerra economica fra i due Paesi. Ne ho parlato col direttore dell'Irida. Press, che è uno dei più vicini collaboratori del Presidente, e da lui ho appreso come il Fianna Fail considera e controbatte le conseguenze economiche prospettate come una minaccia da quelli d'oltrecanale. — Ecco le cinque minaccio — mi ha risposto piantandomi di fronte una mano aperta. Pollice: una barriera doganale contro le merci provenienti dallo Stato libero. Indice: la Gran Bretagna non comprerà più le uova delle nostre galline nè i prosciutti dei nostri porci; li comprerà dalia Danimarca. Medio: una tassa per capo su tutto il bestiame in modo che chi in Inghilterra ha bisogno di cavalli, di vacche, di pecore, abbia convenienza a importarli vivi daCanada. Alle ultime due dita è affidato di rappresentare le minacele più gravi: gli Irlandesi nati e viventi in Gran Bretagna, potranno essere espulsi come può essere espulso qualunque straniero e, in ultimoanche nei nostri confronti verrà applicato quel certo trattamento di favore per cui, quando si sbarcherà in Inghilterra, ci stamperanno sul passaporto il nostro bravo permesso dtoccare il loro suolo a patto che non si faccia alcun lavoro pagato o non pagato. « Se queste minaccie (che badate bene — continua il mio interlocutorc — Sono fatte soltanto dai settorlondinesi meno responsabili) fossero attuate, noi risentiremmo un grosso danno, ma non il maggiore. Più che noi soffrirebbero gli Inglesi. La mia meraviglia è stata abbastanza grossa per giustificare una interruzione : — Mi volete dire come faranno tutti gli Irlandesi che vivono di lavoro a Londra, nel Midland, in Scoziase gli chiudono le porte? E dove venderete il burro, i cavalli, le uova delle vostre campagne e i line la meravigliosa birra delle vostre città? Arma a doppio taglio — Vi persuaderò che il danno più grave verrebbe a loro. Discutiamo le cinque minacce. Primometteranno una tariffa contro lnostre merci e non coìnpreranvopiù da noi. Ma è proprio soltantperehè. gli Inglesi oggi compran e da noi che centinaia di migliaia di essi hanno lavoro e dozzine di grandi imprese fanno affari d'oro anche in questo periodo di stagno! Per esempio: i trasporti fra la nostra Isola e la loro sono monopolizzati da compagnie Inglesi; supponete che gli scambi siano resi, impossibili da una barriera doganale e vedrete che un'altra Società di navigazione fallirà mandando a far compagnia ai tre milioni di disoccupati tutti, quelli che oggi lavorano sulle barche e mi porti dove fan capo le linee dell'Irlanda. Le ferrovie inglesi, sono organizzate in modo di portare dal Mare d'Irlanda ai loro centri le merci comperate da noi: divergete le linee di un traffico stabilito da secoli e vedrete quanti altri ferrovieri andranno a prendere il dole. Aggiungete che in tutta l'Inghilterra ci sono botteghe che tengono porta aperta soltanto perchè vendono prodotti irlandesi; se mettono la barriera quei bottegai non potranno vendere, supponete, formaggio neo-zelandese invece che quello del Munster per il semplice fatto che a due passi da lui c'è qià uno che vende roba « imperiale» e chi ci rimetterà saranno ancora una volta gli Inglesi. « Secondo: le uova e i. prosciutti si possono comprare dalla Danimarca, dicono loro, ma non lo faranno per diverse ragioni: anzitutto ricordate che l'Inghilterra non ha mai comperato da noi una manciata di fieno per i nostri belli occhi, e continuerà a comprare la nostra roba perchè la apprezza, per che ci guadagnano a rivenderla, perchè è sicura di essere rifornita sempre regolarmente. «Terzo: una tossii, sul bestiame così forte da render conveniente l'importazione del Canada. Ve lo figurate il bel vantaggio di ricevere una spedizione di buoi ingr-assati da trenta giorni di mal di mare e col pericolo che oggi o domani il Dominion nord-americano trovi un mercato migliore, perchè, notate bene, l'Irlanda per la sua posizione geografica ha la disgrazia di non avere, quasi, alcun altro sbocco com mercìale che quello cóli'Inghilterra e dì non poter quindi — a differenza del Canada — piantare, quando le convenga, il cliente inglese per uno migliore. « Quarto : non verranno più gli Irlandesi a lavorare in Inghilterra E chi lavorerà in tutte quelle professioni, modeste se volete, ma delle quali gli Inglesi non possono fare a meno e nelle quali eccellono i nostri giovani''. Guardate le colon ne dei giornali dove la pubblicità è economica: cerchino una nurse o un butler, diranno sempre ben chiaro che lo vogliono, o la voglio no, «Irish»; guardate la notizia, di ieri, che vi elenca i nomi di sette irlandesi sui dieci morti in una miniera della Scozia. L'Inghilterra non potrà mandar via questa gente della quale apprezza e in molti, casi non potrebbe sostituire la laboriosità, la resistenza, e alcune specializzazioni prò fessìonali. « Veniamo all'ultimo punto: secondo loro diventeremo tutti stranieri per il fatto che i nostri deputati non giureranno? E perchè? in qual legge, sia pure inglese o britannica, è scritto che se ima delle Nazioni del Commonwealth modifica la <sua» costituzione (cioè bada ai fatti propri pretendendo, magari, che gli altri non ci si ingeriscano} debba perciò staccarsi o addirittura essere allontanata dalla mutua associazione? ». Colore e ombra sulla manovra Questo atteggiamento del partito di De Valera tendente a diminuire la portata dell'abolizione del giuramento va rilevata: con segni sempre più chiari si cerca di dar colore ai lati giuridici della questione per tenere in ombra le finalità e le conseguenze politiche. A sentire il mio interlocutore la faccenda diventa addirittura argomento di una scherzosa storiella. E>co come mi ha rappresentato la ripercussione sollevata in Inghilterra dai propositi antigiuratori del nuovo Governo: — Le preoccupazioni che si danno gli Inglesi mi ricordano la storia di quell'Ebreo al ristorante che, stufo di attendere la zuppa, e affamato, prese una noce da una tavola vicina. Scoppiò tosto una bufera, saettarono lampi, la pioggia venne giti a rovesci: « Tutto questo — commentò l'Ebreo — per una noce! ». Gli Inglesi vedono la storia del giuramento (che—sdsttiacpclptpaqage\qui vogliono far parere non più groso'sa di una novo allo stesso modo: olperchc i nostri Deputati non voglioo\no dire quella parolina — «giuro» — che non si sentono di dire, loro sono persuasi che il tetto del mondo debba crollare sulle >iostre teste Se la questione del giuramento vista o fatta vedere in questa prospetiva non risultasse deformata rispetto alla realtà, ci sarebbe da chiudere l capitolo e con esso l'inchiesta. Ma a quanto si sente nell'aria, le cose si complicheranno ancora e non di poco. Durante la presentazione in seconda lettura della legge per l'abolizione, ci sarà la attesa battaglia parlamentare. Conviene però avvertire che la battaglia sarà soltanto di posizione: la forza dei gruppi e le alleanze combinate da De Valera e quelle perdute da Cosgrave danno alla battaglia una conclusione obbligata: pare infatti non sia dubbio che la legge passerà con una maggioranza di dieci o dodici voti. Ma, quando il Dail avrà così condannato il giuramento, la situazione potrà avere diversi sbocchi. Il Senato, che ha una maggioranza cosgravista, può respingere la legge, temporaneamente soltanto giacche essa dovrà, secondo i termini costituzionali, tornare davanti alla Camera dopo 18 mesi, E' considerato certo che, se il Senato farà così, De Valera scioglierà la Ca mera e indirà nuovamente le elezio ni: in questo caso se il swo Partito riescirà ancora una volta vittorioso, il « Bill » del giuramento, per Costituzione, diventerà senz'altro una legge buona nello spazio di 60 giorni. Ma è molto improbabile che il Senato, pur essendo cosgravista, voti contro il progetto di legge, anzitutto perchè De Valera, tornato al potere, proporrebbe senz'altro una legae per l'abolizione del Senato, organo che anche recentemente egli ha definito « una catena al piede della libertà » ; di più Cosgrave non desidera ora affrontare le urne, sia per non impostare la sua campagna elettorale sulla difesa del Giuramento, sia perchè pensa di avere maggiore probabilità di successo allorché difficoltà di ordine economico allontanino dal Fianna Fail le simpatie di cui gode tuttora nel Paese e che non possono essere notevolmente accresciute dal fatto che i repubblicani potranno scendere a loro volta in campo e accettare finalmente anche la battaglia elettorale. L'antiparlamentarismo di De Valera e C. Nei due maggiori Partiti irlandesi (quello di De Valera per la sua organizzazione parlamentare, quello repubblicano per l'appoggio militare dell'« alare »), c'è un senso di intolleranza e un desiderio di liberazione dal vecchio sistema parlamentare che essi considerano come un relitto della lunga dominazione. De Valera ha cominciato: vittorioso alle elezioni del Febbraio, egli, pur non avendo una maggioranza assoluta al Dail, ha impegnato il Paese su due questioni di un'importanza costituzionale, anzi istituzionale, senza attendere che il Parlamento si riunisse. Se il Senato starà buono e farà passare la legge, i Deputati non giureranno, e le cose per qualche tempo andranno liscie: se invece i cosgravisti, impuntandosi, si schiereranno contro la legge, vedremo un altro Paese in Europa tirare un calcio a quelle bardature di importazione che impediscono ai Governi di goverrMre e alle Nazioni di far la loro strada. E' contro « Lady » la Tradizione e «Lord» il Parlamento, che ce l'hanno, anche qui, e li considerano stampi invecchiati che l'Inghilterra ha distribuito per il mondo sapendo che vanno benone per lei c male per'gti altri. LEO REA.

Persone citate: De Valera