Torino-Napoli-Milano a oltre 68 km. di media

Torino-Napoli-Milano a oltre 68 km. di media Il prodigioso "raid„ della "Balilla 39 Torino-Napoli-Milano a oltre 68 km. di media Milano, 25 notte, inL'automobile «25597-TO», la prima dvettura Balilla che ha lasciato la pa-'eterna Casa torinese per correre le stra-ì gde del mondo, è arrivata nel pomerig-! sgio di oggi a Milano dalla sua pas- dseggiata inaugurale. Questa si è svol- ta chi un tuwnrcn A\ OOOO ohi 1 n. ! sta su un percorso di circa 2000 chilo metri, ha toccato il territorio di sei regioni, ha avuto come ritmo di marcia una bazzecola: 67 chilometri all'ora. Chi è intenditore giudichi se sia il caso di congratularsi con la Balilla. Sovrattutto giudichino i rieri soldatini di Renato Ricci se la loro nuova collega abbia mostrato di meritare un nome di cui essi vanno giustamente orgogliosi: nome che richiama l'idea di un fanciullo, che, in questo caso, alla luce dei fatti, ha mostrato tutti i caratteri del fanciullo prodigio. L'entusiasmo a Napoli per questa nuova creazione della « Fiat » è stato vivissimo. Luigi Barzini, Direttore del Mattino, si è interessato moltissimo della « Balilla », e si è compiaciuto di darne il seguente giudizio : « E' straordinario come si sia ottenuto il massimo di comodità nel minimo spazio. Conosco deile grandi vetture sulle quali si sta assai meno bene che in questa bombonnière. Il motore e le molle della «.Balilla » mi hanno specialmente sorpreso. Non avrei immaginato che questa vetturetta potesse avventurarsi sulle più ripide salite a 40 km. all'ora e volasse su rudi, sellati con tanta dolcezza, senza scosse violente. E' un piacere* viaggiare su questa concisa perfezione. Peccato che una simile macchina non sia stata creata e diffusa 4 o 5 anni fa. Avrebbe già invaso il mondo, e Ford e Citroen avrebbero dovuto accontentarsi di assai più modeste conquiste sui mercati internazionali >. La partenza da Napoli I lettori hanno già seguito sommariamente almeno la prima parte di questo felice collaudo. Essi già sanno, cioè, che, tenuta a battesimo da un padrino vigoroso, l'« asso » Carlo Salamano, la nuova macchinetta ha co perto d'un sol fiato la distanza che separa Torino da Napoli raggiungendo la metropoli meridionale hi 13 ore di corsa regolare, sicura, precisa, alla media oraria di 66 chilometri, che sarebbe stata anche più alta se qualche forzata sosta dinanzi ai passaggi a livello non avesse ritardato il tempo della bellissima marcia. Quello che è ancora ignoto, perchè è cronaca di oggi sdsocspegvgnbpè che a viaggio di ritorno, svoltosi suun diverso percorso — la Aurelia invece della Cassia — e, per intenderci meglio, la Grosseto-Pi3a invece della Viterbo-Firenze — ha costituito già un brillantissimo superamento del brillante precedente. Con le sue stesse forze la « Balilla » ha battuto il proprio re- cord, che è durato, si potrebbe dire, il solito «espace d'un matin » ed hae l e l a - o i . ; tenuto una media di oltre 67 chilometri all'ora. La partenza da Napoli per questo felice ritorno non era avvenuta veramente sotto i migliori auspici. Quando stamane allo scoccare delle 4 il direttore generale dell'Automobile Club locale, conte Francesco Viti con cui si trovava il direttore della sede napoletana del la Fiat barone Bonelli, ha consegnato a Carlo Salamano il libretto di imma tricolazione della vettura che aveva se questrato all'arrivo e una lettera con cui si autenticava l'identità della mac china e l'ora della partenza, l'oscurità era fonda e un diluvio d'acqua si precipitava dal cielo. Salamano, restio ad ogni consìglio di prudente rinvio e dimentico del suo ruolo di borghese conduttore di una macchina utilitaria, è scattato deciso col gesto del corridore di razza in una sua grande giornata e si è lanciato per la Casilina. Purtroppo però la strada era troppo bagnata e10 slittamento troppo facile e frequente perchè si potesse dare alla macchina11 massimo della velocità e quindi è stato necessario smorzare in note più discrete questo maestoso esordio sinfonico. A Cassino il giorno si era fatto chiaro e illuminava il massiccio fortilizio di San Benedetto alto sulla Valle, ma l'acqua cadeva ancora violenta e la nostra corsa (nella macchina si era imbarcato, particolare insignificanteil sottoscritto succedendo al collega Nosari che aveva compiuto il viaggio di andata) si era tramutata in una precipitosa fuga sotto la pioggia. A Roma abbiamo sostato brevemente alle 7,30 per i rifornimenti. La media era stata in questa tappa iniziale inferiore a60 chilometri all'ora e Salamano se ne mostrava vivamente insoddisfatto' ripromettendosi di migliorarla con ifavore del tempo; favore peraltro ancora assai problematico perchè il cielo non dava che acqua e non prometteva che acqua. Usciti dalla capitale per la Porta Cavalleggeri, abbiamo infilato l'Aureliadiretti a Civitavecchia e a GrossetoAl primo rischiararsi dell'atmosferaSalamano si è anche esso rasserenatosi è composto una placida figura dsoddisfatto dilettante e, fumando sigarette su sigarette, ha condotto la vetd landò allegramente in vista del Tirre'no e delle sfumate groppe maremma ne, superato Orbetello (ridente sulla duplice laguna ai piedi del minaccioso e corrucciato Argentario) abbiamo raggiunto Grosseto con qualche vantaggio sul tempo ordinariamente Impiegato dai direttissimi, toteSatemA Grosseto, dove abbiamo fatto so- Cist a no^ i r-if nmi mont i (r^r- (Hi oryi p trtl-i I _.-sta per i rifornimenti (per gli amatori |gidelle cifre tolgo dai miei appunti que-.ansti dati sul consumo della macchina otto litri di benzina comune ogni cento chilometri), la corsa, pur mantenendosi su un ritmo nutritissimo, ha assunto più che mai carattere di passeggiata e le nostre conversazioni si sono aggirate sull' unico tema della gioia del viaggiare nella propria automobile, gioia in cui ai conciliano le sensazioni moderne della velocità con quel morbido gusto che sempre rimpiangono perduto i lodatori degli antichi mezzi di trasporto, il gusto del paesaggio, del panorama, dell'andare e del fermarsi come e quando pare e piace senza sottostare alla tirannica volontà di un orario ferroviario, di un binario di ferro, del conto profitti e perdite di un imprenditore di viaggi. Ma dail tema generico si scivolava facilmente sull'argomento specifico e nuovissimo, il viaggio di quella deliziosa vetturetta che tanto fiato raccoglieva nei piccoli polmoni e tanta forza nei garretti sottili e tanta comodità ir poco spazio da presentarsi come un modello di equili- cacipaf_tlibdilatiè t'semvvLinconciliabili esigenze dell' automobilismo moderno; di quel-la vetturetta infaticabile divoratrice di strade che continuava a trotterellare veloce con il suo passo sempre uguale, lasciando dietro di sè chilometri e chilometri. Il panorama che si svolgeva ai nostri occhi era dei più svariati; dallo spettacolo della terra maremmana riscattata dalla bonifica, cui attende l'Opera Combattenti, al paesaggio carducciano di Bolgheri, di San Guido, di Doloratico; dalla industre operosità di Livorno, alla grazia antica e raccolta di Pisa; dalle selve che fasciano di silenzio e di verde la soffice pianura di Massa, alle vette Apuane biancheggianti di marmi, la terra ci rivelava inediti aspetti di sue note bellezze. Ecco il film" che la Balilla, nella sua avanzata infaticabile, ci offriva. Poi, a Sarzana, è cominciata la prova più dura, la salita del passo della Cisa, 1041 di altezza, raggiunto in poco più di mezz'ora a zig-zag sulla costa dell'Appennino; e poi la discesa sul versante opposto, per una strada tutta giravolte acutissime che imponevano un continuo lavorìo di freni, senza conJgegTlenze per noi, per fortuna, grazie cMtv»Hn t™ 1» nmitrn.rfanti tendenze e le l abrio tra le contrastanti tendenze e le ( pall'ottimo molleggio della vettura. L'arrivo a Milano Alle 15, la discesa era finita. L'Appennino era valicato e toccavamo il fondo della valle Padana, inondata da sSFttocstadsvPgc I un sole splendido, in cui ci appariva-no fiammeggiare come un presenti otRsltmpqmmltrtdMge , a o n à d è e e o e e a è ù o a a a e, a o ea 0 a ai e riil no a a a mento le prime avvisaglie dell'estate. Di qui la passeggiata verso la conclusione ha accelerato i suoi tempi e macchine più grosse e potenti hanno dovuto cedere il passo alla nostra, imparando che gli ultimi venuti non sono sempre i più trattabili. Fidenza, Piacenza, Lodi, Melegnano: ormai la Madonnina del Duomo è alle -viste. Porta lRomana: un gruppo di persone ci fa | il segnale di arresto. E' la mèta: sono esattamente le 16,55. Dai gentili signori dell'Automobil Club di Milano e dagli amici qui convenuti (vediamo l'ing. Bariona, il commendato Nazzaro, che già presentò la « Balilla » a S. E. il Capo del Governo e a S. M. la Regina, il dott. Ferrari, il dott. Pestelli) si vorrebbe ora il resoconto dettagliato del viaggio, di questo primo brillante viaggio della vetturetta del popolo, della « Balilla », della macchina utilitaria per eccellenza. Ma noi che cosa possiamo dire se non che la corsa è stata piacevolissima, che non siamo stanchi, affatto stanchi, che non abbiamo avuto il minimo, il più lieve incidente? La storia del viaggio è, in sostanza, la storia di questo motore, che ha battuto sempre, senza mente ii massime^ della SscTezione per mente il massimo aena discrezione per un motore. Qualche episodio? Ma sì che c'èqualche cosa da dire al riguardo. Ad esempio, c'è da segnalare l'interesse che la macchina ha suscitato ovunque è stata individuata e soprattutto du- i„ k™«wi c™+„ Tr, Tw.o- rante le nostre brevi soste. In Tosca- na abbiamo sentito più volte parlaredi un «gingillino». Ma quando si è saputo cj^corpacciata d'i chilometriquel gingillino si era fatta, si è dovuto convenire sulla opportunità di cercareun termine adeguato a qualche cosa dipiù sostanziale che alla labile appa-renza delle cose. o. Spassionati hanno assistito entusiasti ai a, nostri rapidissimi arrivi e alle precio, pitose partenze, come se si fosse tratdi tato di una gara, e Salamano e la In alcuni centri, il passaggio dell'automobile era già noto. Gruppi di ap- a- ;« Fiat » fossero stati minacciati da ag-t-; guerriti concorrenti. A Livorno, i con-ea- al nostro fianco, hanno constatato co-rne il nostro motorino desse del filo da rcere anche al loro di tanto più ponte. Ma l'episodio più significativo ehealamano non dimenticherà facilmen- , è accaduto a Montaldo Di Castro a„„n>a^o^,t,ir,o r>nor> rtnroezza costa sull Appennino, poco aopovitavecchia, un paese che delle ori-_, ... . i-^.t. m etnische conserva una improntantica e chiusa. La vettura procedevaauta nell'abitato, sul terreno sdruc-olovole, quand'ecco, ad una svolta,ararsi dinanzi a noi un branco di sco-_p+H „.„ n ^rpmhiniinn azzurro e 1tf ™ „ SfSSrSL^T^ri ra-bri sotto il braccio leggere sul ra-atore le lettere della parola « Bali-I-as- e precipitarsi verso di noi festati-, al grido: «La Balilla, la Balilla!» stato per quell'allegro sciame tutuno. E la macchina si è vista fatta egno alle più affettuose attenzioni. — Be, bel — ha borbottato Salamano premendo l'acceleratore — non orrete mica portarla a scuola con oi ». E. MATTEI.