Aspasia

AspasiaAspasia Anche in quel giorno d'aprile di cent'anni fa, a Firenze, il tempo era di una mutabilità snervante: ogni tanto tutto diventava grigio, poi un soffio brusco di vento faceva correre le nuvole su per il cielo schiarito. Alla fine venne il sole e la città ne fu tutta dorata. La signora Fanny fece accendere il fuoco nel caminetto e si levò che era ormai mezzogiorno. Ella era una di quelle donne adorate e felici che possono, quando ne hanno voglia, andare a tavola in vestaglia, e dppo stanno qualche ora alla toeletta a farsi belle per l'ora del ricevimento. Si guardava con compiacenza nello specchio : era chiara e florida e aveva ventinove anni, l'età, in quei lempi romantici, della bellezza raggiante, matura, nel suo pieno splendore, pur già con qualche presagio di tramonto. Una civetteria di più quelle ombre lievi di malinconia nello sguardo, nel sorriso e nei dettagli dell'abbigliamento : il profumo discreto, di mammola e il color viola della veste di seta dalla gonna ampia, dalle maniche sbuffanti. Il col Io sorgeva più candido che mai dal la scollatura guarnita di trina e l'ovale del viso, incorniciato dai ricci pesanti, sembrava quello d'una Madonna. Ella stringeva tra le mani un fazzolettino di trina e reclinava il capo sul medaglione che-teneva sul seno attaccato a un piccolo nastro nero e che sembrava chiudere un ricordo del passato... Il salptto era pieno di fiori : anemoni variopinti e tulipani rossi e gialli; i freschi fiori di cui la primavera fiorentina è così ricca. Sui tavoli, sulle mensole, dei libri, degli albums : un pochetto bas bleu, la signora Fanny era collezionista appassionata di autografi. Egli entrò all'improvviso col suo passo che non si sentiva e rimase là addossato alla portiera come tramortito, pallido come un cencio, senza il coraggio di levare gli occhi a guardarla. « Oh, signor conte, ben tornato ! ». Vi fu un lungo silenzio : nella sottostante via Ghibellina passò un legno che fece tremare leggermente i vetri. Poi egli sedette sull'orlo di una seggiola davanti a lei, che sembrava occupare tutto il divano, nella trionfante ricchezza dell'abito frusciante e narrò del suo viaggio. Tornava da Roma : aveva tanto sospirato di rientrare a Firenze!... Il viag¬ 1gcdtclsclvrdrtqultb.J,dìo era durato sei giorni, egli aveva iresistito a superare ' Appennini senza troppa fatica e tra versato le orride vie tra Roma e Siena senza incontrare briganti. Impossibile esprimere il sentimento di dolcezza e di gioia che aveva provato rientrando nella cara città. In quanto alla sua salute era sempre così così... Ella sorrideva amabile e lusinghiera, ma pensava che non l'aveva mai visto in così cattivo stato. Le pareva più piccolo, più meschino, più minsero che mai con quelle gote cave e quegli occhi malati. E anche piuttosto malvestito. (Era il tempo in cui egli cominciava a sentirsi l'acqua alla gola e a supplicar sussidi dal padre e a non sapere, nonostante gli estremi sforzi per procurarsi i mezzi di sussistenza, come sbarcare il lunario con l'amico Ranieri). Ma come innamorato di lei sempre più ! Era un gusto esercitare tanto potere su di un poeta così noto e celebrato. Ella lo vedeva impallidire e fremere solo a guardarla appoggiarsi languida ai cuscini del divano o a dondolare un piedino fuor della gonna sul tappeto folto....Oh, bella cosa scherzare col fuoco, sentire quello sguardo semispento di malato posarsi sul suo collo, su quel medaglione chiuso, con un tremolio febrile di adorr.zione; vedere guizzare in quel viso atrocemente emaciato dei brividi di una vita sovrumana, come si sente, sotto un'acqua all'apparenza stagnante, fremere una segreta corrente d'acqua viva... Chiamò le sue bimbe in quel tripudio di civetteria : « Giulia, Teresa, Adele!... Venite a salutare 3 signor conte ! ». Tutte e tre vezzose, con quelle mutandine trinate che sporgevan disotto alla vestina ; l'Adele specialmente, di quattr'anni appena, era un amore. Ella le stringenva, le baciava, in una crisi improvvisa e frenetica di amor" materno e metteva in mostra intanto le linee delicate e piene della bella persona il collo candido, tutta quella bellezza che di romantica si faceva in quel momento provocante e sensuale e restava trionfante in se stessa, lontana ed estranea ai tormenti di lui. Egli se ne andò che pareva un morto e Fanny, spiando tra le tendine rialzate della finestra, lo guardò mormorando : «Poveretto...»Poi lasciò ricadere le tendine e tor. nò ad aggiustare i fiori nei vasi. Egli se ne andava con quel passo d'infermo e quel viso di crocifissoIl tempo s'era rasserenato e l'aria raddolcita. Si trovò sulla spalletta dell'Arno quasi senza accorgersene e appoggiato, quasi aggrappato", al parapetto con quelle sue dita scheletriche, guardava l'acqua verdognola che scorreva, con uno sguardo di ebbroEbbro d'amore. Dimenticò se stesso in quel momento, quel suo corpo ch'egli abborriva, quel suo viso che era una condanna ineluttabile alla solitudine, tutto quel suo essere che pareva costruito, creato per la sofferenza, pel dolore, per la sconfittaCome se si fosse inebbriato di una musica celestiale, sentiva ogni sua fibra tremare di tenerezza, di passione il suo cuore spezzarsi sotto ipeso 'fatale dell'inesprimibile, le ginocchia piegarsi davanti ad un altare di cui non gli pareva possibile sostenere lo splendore. Fu un lungolun"o momento. Poi si trascinò a casa e sedette a tavolino, nella stanzuccia già oscura, appena illuminata duna candela. Faceva ancora freddoma eeli non lo sentiva. Una grandombra era intorno a lui, quasi la nule alture degli2T.-M. «li non se ne accorgevalaivevat questo era il suo solo rifu gio. La Poesia lo accoglieva intero; unica consolatrice, come una notte dolce, piena d'oblio e di carezze. * * # Quando cinque anni dopo, nel 1837, Giacomo Leopardi morì, la signora Fanny Targioni-Tozzetti, più che mai bella e serena, felice moglie di un eminente medico e madre fortunata di fiorenti fanciulle, disse ancora una volta : « Oh, poveretto !...». Si parlava molto allora di lui, della sua infelicissima vita, del suo straordinario ingegno, delle magnifiche poesie che aveva scritto. E anche lei ne parlava, nel suo bel salotto di via Ghibellina, sempre adorno di fiori e soffice di cuscini e di tappeti e dolcemente ospitale. La vita trascorreva placida come sempre e ogni tanto qualche ammiratore si faceva in quattro per procurarle un autografo, un volume in omaggio e per condurle in visita una qualche celebrità. Là tra un bicchierino di rosolio e un biscottino, si parlava talvolta di Leo¬ pardi ed ella diceva : « Oh, poveretto, era un mio buon amico... Che perdita, è vero, per la letteratura!...». Una volta passò in quel salotto anche il Ranieri e a lui la signora Fanny domandò chi fosse mai la donna che aveva ispirato al poeta la famosa poesia Aspasia di cui tanto si parlava in quei giorni, quella sirena adorata e poi disprezzata come una fredda civetta, quel tempio senza Dio, quel manichino adorno di fuori, ma vuoto di dentro, quella poetica dimostrazione che la bellezza è una tacita menzogna... Il Ranieri la guardò stupito: «Ma è lei, signora...». Quasi per consolarla si affrettò ad affermarle che non solo Aspasia, ma pure Il pensiero dominante, e Amore e morte, e A se stesso, e Consalvo, eran tutte nate dalla passione che Leopardi aveva nutrita per lei. Oh, sì egli l'aveva amata !... Restò pensosa, ma non turbata. Civetta, vuota, fredda, inaccessibile... Era stata tutto ciò per lui, non pote¬ va negarlo. Si era divertita nel vederlo tanto innamorato di lei, nel farlo soffrire. Crudeltà, insensibilità... Si era baloccata con quella passione di grand'uomo con la stessa perfida grazia con cui sorrideva se il ragazzo del droghiere di faccia impallidiva quando l'incontrava. Si strinse nelle spalle quando il Ranieri le promise che non avrebbe svelato il segreto a nessuno. Oh, se anche si fosse saputo... Un profondo istinto femminile le diceva che dopotutto la posterità non l'avrebbe maledetta : aveva fatto soffrire il poeta, ma gli aveva ispirato cinque capolavori. E rimasta sola andò a mettersi lo scialle e il cappello per la sua solita passeggiata. Camminava languida nella bella luce del tramonto rosseggiante. Era un poco ingrassata : trentaquattro anni... Pensava in quel momento a una cosa sola: era ancora bella?... E a ogni passo si rassicurava : sì, la guardavano ancora. CAROLA PROSPERI.

Persone citate: Fanny Targioni-tozzetti, Giacomo Leopardi, Leopardi, Leo¬ Pardi

Luoghi citati: Firenze, Roma, Siena