La festa del "MakP" all'Accademia Militare

La festa del "MakP" all'Accademia MilitareLa festa del "MakP" all'Accademia Militare Antichissima usanza = Gli anziani e i « cappelloni » = Riti allegri e solenni = II lancio di un aerostato Il secondo Corso dell'Accademia Miitare d'Artiglieria e Genio ha celebrao quest'anno con eccezionale solennià la festa del Mak P. Gli albori dei ento giorni fatidici sono stati salutati ome sempre da canti, fiaccolate, ceimonie intime, direi quasi familiari, di schietto sapore goliardico e miliaresco insieme, ma gli organizzatori della festa hanno voluto che la data 'imprimesse quest'anno nella memoria dei partecipanti con due « numeri » asolutamente nuovi: l'inaugurazione di un gagliardetto con lo stemma reale dell'Accademia ed il lancio d'un palone. Non si tratta, beninteso della solita mongolfiera ad aria calda, come quelle che lanciano i ragazzi dei nostri buoni villici nel giorno della festa patronale, ma d'un vero e proprio pallone sferico, destinato al servizio poetale di lungo corso, fra le nubi, a onore e gloria del Mak P. torinese. Ma di questo, si vedrà più innanzi Le origini del Mak P. si perdono nei tempi. Quando l'Italia non era ancora una, e di libertà, di Nazione, d'indipendenza e di Roma capitale nessuno ancora avrebbe osato farneticare; e nell'austero edificio di via della Zecca, a uscio a uscio con la Reggia, si raccoglieva il fior flore della gioventù piemontese, sotto la guida di grandi maestri delle cui virtù ancor oggi le apidi testimoniano, per ricevere la « militare istruzione » di tutte le Armi, gli allievi dell'ultimo Corso, quelli che s'appressavano oramai al battesimo delle spalline, già usavano salutarsi l'un l'altro, giocosamente, con la frase: «Mac pi sènt.'...», «Mac pi ótanta.'... », « Mac pi dès.'... ». Ciò voleva dire che mancavano cento giorni, ottanta, dieci alla desiata fine dei Corsi! Nacque cosi, spontaneamente si può dire, la festa del Mac pi cento — anzi, per essere più algebrici Mak P 100 o Mak P semplicemente, col P dell'alfabèto greco: festa che dall'Accademia di Torino si propagò rapidamente, dopo il '70, alla Scuola di Modena, all'Accademia di Livorno, alla « Nunziatella » di Napoli e persino, più tardi, alla Scuola di Caserta. A Napoli, naturalmente, il Mak P è diventato 'O Macoli epì, ma l'intenzione è una, unico lo spirito animatore. La rificolona Non v'è allievo che il giorno del Mak P non si fornisca d'un solido metro a nastro e non recida, con un rapido deciso colpo di forbice, il primo centimetro. Domani sarà un altro centimetro che se ne andrà, dopodomani un altro e cosi di seguito, sino alla cesoiata finale. Insomma, si può dire che il Mak P altro non è che il sistema metrico decimale applicato all'ansiosa aspettazione degli uomini. E se v'è un po' di tristezza implicita in questa specie di gaio rito, nessuno l'avverte. Gli officianti sono cosi giovani, e l'analogia con « Peau de chagrin » è cosi lontana! Il programma dei festeggiamenti ha avuto inizio venerdì sera — mentre ancora vibrava nell'aria l'ultima nota garrula della « ritirata » —• con una grandiosa rificolona alla fiorentina. In un baleno, come ad un segnale dato, il cortile d'onore e gli austeri loggiati si sono costellati di palloncini veneziani. Ne uscivano da tutte le tasche, come per un gigantesco gioco di prestigio. Gli allievi del secondo Corso, muniti di palloncino appeso ad una pertica, hanno quindi sfilato cantando le vecchie canzoni soldatesche, in corteo, come nella rificolona autentica, per tutta l'Accademia, fra due fitte ali di * cappelloni v ammutoliti d'ammirazione. Ma la vera festa s'è svolta ieri. Il trombettiere di guardia ha suonato come al solito la sveglia alle cinque. Subito dopo, riaccostate le labbra all'imboosatura dello strumento, ha intonato con rapidi colpi di lingua, il ritornello della prima Compagnia seguito dal lento, nostalgico segnale del « silenzio s> — quello che fa piangare le re msvntattqflBglnsgdprnpizci; elute la prima notte — il che signift1caii ne] linguaggio dei trombettieri: j.. Svegua per tutti e supplemento di lsonno por ouelli del secondo Corso», e' giorno di letizia, oggi, per gli an ] Zjar)j ccj e giusto che al sonno sia con:cc.ssa la sua parte, . . . La trasmissione dal gagliardetto 1 Alle jsette, sveglia, senza più remls- sione. Dalle sette alle otto si svolgo-no le solite operazioni d'orario: puii-zia personale, sistemazione delle carne-rate. Allo otto e mezza, torna in scena questa volta la rivista alla tenuta è ! una pura e semplice formalità. Al se.gnale «Avanti.- gli allievi sciamano, 1 La libera uscita, per i soli anziani, dura dalle otto e mezzo r.ile cucci e mezza. Alle dieci e quarantacinque si svolge al Circolo Allievi una suggestiva cerimonia. Un Comitato di signorine, con a capo la figlia del Comandante, generale Calcagno, consegna agli I allievi dell'ultimo anno un gagliardet-1 ttito, che il capo-Corso riceve e trasmette subito al collega «cappellone», il quale, divenuto anziano, lo consegnerà fra dodici mesi al Corso seguente. All'inizio della cerimonia, il capo-Corso Bonzani ha rivolto al generale Calcagno un forte e sobrio indirizzo di saluto, cui ha risposto il Comandante beneaugurando alle fortune del Corso. La signorina Giorgina Calcagno, figlia del generale, nel consegnare il simbolico dono, ha preso a sua volta la parola, pronunciando con voce sicura un ispirato discorso, che i futuri ufficiali hanno ascoltato in commosso silenzio. Un annuncio per via celeste Ed eccoci, al secondo numero del programma, in ordine di importanza: il lancio del pallone. Si tratta d'un magnifico aerostato, d'un metro e mezzo di diametro, ornato di due nastri con la scritta: «Accademia Militare d'Artiglieria e Genio - Torino - Mak P 100 - 1932». Al posto della navicella, il pallone porta un astuccio d'alluminio, contenente un messaggio, redatto in italiano, francese e tedesco, cosi concepito: «Chiunque, ricuperando questo pallone, lo consegnerà alla più vicina stazione dei Carabinieri Reali, od al Consolato italiano più prossimo, oppure lo invierà contro assegno all'Accademia Militare di Torino, riceverà in dono una medaglia ricordo d'argento ed un Annuario dell'Accademia ». H momento del decollaggio è solenne. Si ode un comando: — Molla! Tagliati gli ormeggi, il pallone si dondola un istante, quasi stupito della ricuperata libertà, poi prende quota lentamente, con un lieve rollio di con tentezza. A duecento metri, ha un sobbalzo, poi punta decisamente verso ovest, nella rotta delle aquile, sorvolando la città. Dove andrà a cadere? In Francia, in Italia o in Svizzera? Questa è la domanda che si rivolgono ora gli allievi, in attesa di conoscere la fine dell'avventura. Dopo il lancio del pallone, tutta l'Accademia — ufficiali superiori, subalterni ed allievi — si è riunita a mensa, in fraterna comunione. Nel pomeriggio, alla presenza di tutti gli allievi schierati nel cortile, il capo-Corso an ziano ha consegnato al capo-Corso«cappellone:, una pergamena, che egli!Lii-uiLvoIta, "levette un giorno dagliantichi colleghi. Interessanti giochi, intercalati qua c là da improvvise beffe e da scherzi, si sono svolti per tutto il pomeriggio. Gli allievi hanno edito per l'occasione, come tutti gli anni, un interessante numero unico. M. C. Bdii dll bd

Persone citate: Bonzani, Calcagno, Macoli